L'Italia preromana. I siti piceni: Numana
Insediamento piceno situato a sud di Ancona, sulle scogliere che costituiscono le ultime propaggini sud-orientali del Monte Conero, tra le quali si doveva trovare l’antico porto.
La sua posizione chiave per i collegamenti tra la costa e l’entroterra, dovuta alla presenza di un protetto scalo marittimo, ha fatto sì che il sito, occupato già dalla preistoria e nell’età del Bronzo, si sia sviluppato soprattutto nell’età del Ferro, a partire dal IX sec. a.C., divenendo uno dei principali porti del medio Adriatico nel corso del VII e fino al IV sec. a.C. Le necropoli di N. sono una fonte preziosa di informazioni per ricostruire la storia delle popolazioni picene e dei contatti commerciali intrattenuti con l’area alpina sud-orientale, il Veneto, l’Italia centrale e l’Etruria, con le popolazioni transadriatiche e la Grecia, oltre che con l’Adriatico meridionale, come indica il rinvenimento di ceramiche daunie. N. fu centro di lavorazione e smistamento dell’ambra baltica nel VI e nel V sec. a.C. e soprattutto della ceramica attica diretta verso i mercati dell’Italia centrale e del medio Adriatico, traffici probabilmente gestiti dall’aristocrazia locale. L’abitato e i luoghi di culto nella fase picena non sono conosciuti se non per alcuni sondaggi eseguiti in aree circoscritte del centro urbano; resti arcaici sono stati individuati sul monte Albano e nei pressi della chiesa del Crocifisso.
Più di 1500 tombe sono state invece scavate in diverse aree circostanti N. e nel vicino comune di Sirolo. Le necropoli si concentrano tra Sirolo e N. sul colle di Montalbano, nell’area del cimitero comunale, in località I Pini, Molinella e nei fondi Quagliotti e Davanzali. In questi ultimi sono state rinvenute incinerazioni in ossuari d’impasto coperti da ciotole o scodelloni deposti entro pozzetti troncoconici, con corredo costituito da oggetti di bronzo (anellini, spilloni, rasoi, ecc.) databili al IX sec. a.C. (Piceno I) e inumazioni con defunto rannicchiato della fase successiva, IX-VIII e VII sec. a.C. (Piceno III- III), nelle quali compaiono armi di ferro, monili e fibule di bronzo e ambra. A partire dal VI sec. a.C. (Piceno IV A) i nuclei delle aree sepolcrali si ampliano e si raggruppano in prossimità del centro urbano. In questa fase è databile una serie di sepolture a inumazione in fossa comprese entro fossati anulari, come il Circolo delle Fibule e altri sette circoli cronologicamente successivi, recentemente individuati, di cui fanno parte i circoli A e B nell’area del cimitero comunale. I corredi erano costituiti in maggioranza da vasellame fittile di produzione locale e da oggetti di ornamento, soprattutto fibule, anellini di pasta vitrea, vaghi d’ambra.
In località I Pini è stata rinvenuta una tomba principesca databile nella seconda metà del VI sec. a.C., composta da due fosse distinte: una destinata a una inumazione femminile, con due carri smontati e il corredo personale della defunta, comprendente un grandissimo numero di fibule, pettorali con pendagli d’avorio e ambra, una phiale d’argento greco-orientale; nella fossa adiacente ceramiche locali e di importazione (bucchero e ceramica attica), bronzi (un tripode etrusco, una hydria greca), una kline intarsiata d’ambra e avorio di probabile produzione ionica. In una fossa periferica erano state sepolte le due mule utilizzate per il trasporto funebre. Dall’area di una necropoli, forse quella del colle di Montalbano, potrebbe provenire la testa elmata del guerriero di pietra calcarea pertinente a una statua di dimensioni poco più grandi del vero, rinvenuta sotto le ripe di Sant’Anna e datata variamente nel VII o agli inizi del VI sec. a.C. A partire dalla fine del VI e fino alla metà del IV sec. a.C. (Piceno IV B e V), la ceramica attica costituisce il nucleo principale di importazioni dal mondo greco, riesportata nei centri dell’entroterra marchigiano e dell’Italia centrale. Le ceramiche sono riconducibili alle principali botteghe ateniesi e si tratta, nella maggioranza dei casi, di prodotti di alta qualità, tra cui spiccano grandi crateri a volute e spesso interi servizi da simposio, come quello della tomba Giulietti-Marinelli del 460 a.C.
In attesa dell’edizione sistematica dei complessi tombali non è tuttavia possibile ricostruire un quadro di insieme delle importazioni che, a partire dalla fase finale del V sec. a.C., comprendono anche esemplari di produzione lucana e apula. Continuano comunque i contatti con l’Etruria e con l’area alpina sud-orientale e probabilmente con gruppi di individui di provenienza celtica; a questi contatti seguirà, nella fase successiva (Piceno VI), lo stanziamento di nuclei di Galli della tribù dei Senoni, testimoniato dalla presenza di armi e monili di quella cultura nelle tombe, presenti in gran numero, oltre che nella stessa N., nella vicina necropoli di Camerano. L’importazione di ceramica attica attraverso lo scalo numanate sembra continuare almeno fino al terzo quarto del IV sec. a.C. attestandone la vitalità, non compromessa dalla politica siracusana a favore di Ancona, e permettendo forse di riconoscervi uno dei centri di produzione della ceramica alto- adriatica. L’importanza del centro come porto diminuì a vantaggio di Ancona in età romana e i resti di questa fase sono assai modesti, limitati a un tratto di un acquedotto. Da N. proviene la stele funeraria di età augustea di Chelidò, opera locale.
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