L'Italia romana delle Regiones. Regio IV Sabina et Samnium: Alba Fucens
Città degli Equi, odierna Albe. Colonia romana nel 303 a.C. (Liv., X, 1; Vell., I, 14), fu trasformata in municipium dopo la guerra sociale.
Collocata lungo il tracciato della via Valeria, godette di discreta floridezza in età imperiale. Distrutta dal terremoto del 346 d.C., venne progressivamente abbandonata: si ha traccia di impianti artigianali nella zona sud-est, mentre ai margini del foro sorse fra V e VII sec. d.C. un primo edificio di culto cristiano. Una seconda chiesa (X-XI sec.) presso le mura a nord di colle San Pietro attesta la continuità di frequentazione del sito fino all’Alto Medioevo. L’abitato romano, che si articola su tre cime e nel vallone intermedio, è racchiuso da una poderosa cinta muraria in opera poligonale di III maniera; risale all’epoca della fondazione della colonia e presenta quattro porte. A nordovest la cinta è rinforzata da un muro poligonale forse d’epoca annibalica; addossato a esso è un grande bastione absidato a un’estremità, con all’altro capo una tomba e annesso heroon. Il complesso è ritenuto un ginnasio alla maniera greca, forse dedicato dal triumviro Marco Emilio Lepido al fratello, ucciso da Pompeo nel 78 a.C. mentre difendeva A.F.
Dalla parte opposta della città, il pendant urbanistico del monumento descritto è il cosiddetto Muro di Silla. L’imponente opera va posta in relazione con la monumentalizzazione dei due accessi alla città della via Valeria, da Roma e verso il Fucino. L’impianto urbanistico si articola in insulae con il lato lungo sugli assi viari principali che corrono da nord-ovest a sud-est. L’assetto monumentale corrisponde a quello di fine II - inizio del I sec. a.C. Lungo il decumanus maximus (via del Miliario) si dispongono (da nord a sud) sul lato sinistro il comizio e il foro, con all’estremità sud un portico colonnato con numerosi pozzetti connessi con riti comiziali che lo individuano come il diribitorium. Superato il cardo maximus, seguono la basilica con colonnato sui quattro lati; il macellum; alcune botteghe; le terme; il cosiddetto “santuario di Ercole”, una grande area porticata con a nord un piccolo sacello incuneato nell’edificio termale. La piazza, a cui si accede attraverso un ampio scivolo a gradoni, è stata identificata con un mercato di ovini e/o del sale. Sul lato destro di via del Miliario vi sono numerose botteghe e una domus. Fra le abitazioni indagate ad A.F. vi è una casa repubblicana presso le mura sotto il colle San Pietro, con pavimenti di signino a scaglie di marmo e a mosaico bianco e nero.
A ridosso delle mura a nord-ovest della terrazza del Monumento, una domus ha restituito ambienti mosaicati e finemente affrescati. Sull’altro lato del foro corre la via dei Pilastri, che giunge fino al teatro, la cui cavea si appoggia alle pendici del Pettorino. L’edificio presenta due fasi costruttive tra la fine del II e la metà del I sec. a.C. Adiacente al teatro è una grande piazza porticata, recintata da un muro in opera incerta, con le fondazioni di un tempio tetrastilo sul lato corto a nord-ovest; all’estremità opposta è un’esedra con al centro un ambiente rettangolare, dove è attestata l’esistenza di un culto isiaco. Il complesso presenta due fasi edilizie: la prima di età giulio-claudia, la seconda con rifacimenti della metà del II sec. d.C. Sotto il colle San Pietro è l’anfiteatro con ingressi in opera poligonale e quadrata originariamente sormontati da due iscrizioni, che ricordano la costruzione eseguita con un lascito testamentario di Macrone, prefetto del pretorio di Tiberio. Le aree sacre erano collocate in cima ai colli: sul San Pietro la chiesa romanica omonima sorge sul tempio di Apollo con cella bipartita. Risale al III sec. a.C. come i resti di un altro tempio sul Pettorino con podio in opera poligonale e cella del pari bipartita.
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