L'Italia romana delle Regiones. Regio IX Liguria: Albenga
Città della riviera di ponente (lat. Albium Ingaunum; Albingaunum), nella omonima piana costiera del fiume Centa.
Ricordata dalle fonti come capitale della tribù dei Liguri Ingauni con il nome di Albium Ingaunum, fu coinvolta nelle guerre romanoliguri e puniche, offrendo rifugio a Magone (Liv., XXVIII, 46, 11; Per., 29). Municipio dall’età cesariana, con cittadini ascritti alla tribù Publilia, controllava un’ampia giurisdizione, la cui prosperità economica era garantita dalle coltivazioni agricole, presto inglobate nel latifondo, e dall’inserimento nei circuiti commerciali, principalmente marittimi, ulteriormente potenziati dal 13 a.C. con la costruzione della via Julia Augusta. Vi nacque il Proculus che tra il 280 e il 282 d.C. tentò di usurpare il titolo di imperatore a Probo.
Alcune epigrafi testimoniano la presenza di un ceto senatoriale, cui si devono diverse opere pubbliche, e l’esistenza di un campus di incerta localizzazione. La ricostruzione della città, distrutta da Ataulfo nel 411, e in particolare delle mura si deve a Flavio Costanzo, tra il 414 e il 417. Al futuro imperatore Costanzo Rutilio Namaziano, sostato ad Albenga, indirizza un elogio in uno dei frammenti del De reditu suo recentemente scoperti: allo stesso Rutilio è stato attribuito anche il testo della famosa epigrafe (CIL V, 7781), che illustra l’elogio di Costanzo in cinque distici.
Scavi e ricerche condotti da N. Lamboglia a partire dai primi anni Trenta del Novecento sono ripresi dal 1984 a cura della Soprintendenza Archeologica della Liguria. Nulla si sa dell’oppidum preromano, che doveva essere ubicato a ponente, sul Monte (colle di San Martino) dove sono state messe in luce esili stratigrafie con materiali attribuiti al IV-III a.C., mentre la città romana si estendeva nella sottostante piana costiera. Fenomeni di bradisismo e apporti alluvionali, nonché il cambiamento d’alveo del fiume Centa – avvenuto nel Medioevo – da nord a sud della città murata, hanno determinato notevoli variazioni paesistiche, come lo spostamento di alcuni chilometri dell’originale linea di costa e un potente rialzamento del suolo con il conseguente interramento dei resti. I ritrovamenti più antichi (stratigrafie nell’area del nuovo ospedale) risalgono alla fine II - inizi I sec. a.C.
Il primo circuito murario, di cui si sono individuati due tratti in opus incertum, a sud e ovest, è datato archeologicamente nella prima metà del I sec. a.C.; su di esso risultano impostate, nei tratti indagati, le cinte successive (V sec. d.C.; Medioevo e tardo Rinascimento). L’intero tracciato, che racchiude un’area pentagonale con lati irregolari, certamente condizionati da preesistenze, è tuttora chiaramente leggibile nel tessuto urbano moderno. Dell’impianto romano Lamboglia ricostruiva cardine e decumano allineati ortogonalmente sull’incrocio delle attuali vie Medaglie d’oro (cardine) e B. Ricci - E. D’Aste (decumano). Tale ricostruzione presenta tuttavia aspetti problematici. Risultano orientati secondo gli assi ipotizzati i resti di due domus, rispettivamente di età augustea, a ovest, ristrutturata nel IV sec. d.C., e claudio-flavia, a sud, mentre numerosi sono gli edifici fuori le mura, con diverso allineamento. A ovest si sono messi in luce due lati di un imponente edificio porticato (50-60/V sec. d.C.) che circondava con almeno tre lati un’area aperta con un basamento centrale, di incerta interpretazione. Nell’alveo del Centa affiorano i resti del presunto edificio termale, ricordato da un’epigrafe, otto o nove piloni dell’acquedotto e un gruppo di recinti funerari di I-II sec. d.C., nonché due tratti convergenti di una poderosa muratura, parallela all’angolo sud-ovest della cinta, con contrafforti a pettine, la cui funzione non è chiaramente interpretabile.
Altri monumenti funerari costeggiano la via Julia Augusta, il cui tracciato da Albenga ad Alassio è stato quasi totalmente ricostruito: tre recinti (I-II sec. d.C.), un colombario con tracce di pitture (I sec. d.C.) e, in posizione panoramica, il cosiddetto Pilone, piccolo monumento a torre del II sec. d.C., restaurato da A. D’Andrade nel 1892. All’attività del porto, che doveva trovarsi in località Vadino, si collega il relitto di nave oneraria del I sec. a.C., affondata al largo della primitiva foce del Centa, con un carico di anfore e vasellame a vernice nera, ora conservato nel Civico Museo Navale di A. Sulle pendici del Monte sono visibili ampi tratti di muri, con tracce di affreschi, pertinenti all’anfiteatro (m 70 x 50), costruito su un terrapieno, poi occupato da un’area cimiteriale.
Documentano la precoce cristianizzazione, culminata con la creazione della sede episcopale forse già nel IV sec. d.C., le fortificazioni paleocristiane come la prima cattedrale, la chiesa di S. Vittore e il complesso di S. Calocero, eretto nel V-VI sec. d.C. sul sito di una necropoli in uso dal I sec. d.C. La ripresa degli scavi in quest’ultimo edificio ha evidenziato resti del primo impianto della basilica cimiteriale, tra cui una “cripta” con volta a botte realizzata con anfore tardoantiche e impostata su un robusto muro di età imperiale. La più importante e monumentale testimonianza dell’architettura paleocristiana di V secolo resta il battistero, a pianta ottagona interna, decagona all’esterno, ancora conservato nell’impianto originale, non restaurato dagli interventi successivi; all’interno sono visibili le vasche battesimali e un mosaico parietale con iscrizione.
N. Lamboglia, Per l’archeologia di Albingaunum, Albenga 1934.
G. De Angelis D’Ossat, I Battisteri di Albenga e di Ventimiglia, in RIngIntem, 2 (1936), pp. 207-50.
N. Lamboglia, Liguria romana, Alassio 1939, pp. 119-64.
Id., La Liguria antica. Storia di Genova dalle origini al tempo nostro, I, Milano 1941.
Id., Ritrovamenti ad Albenga dal 1945 al 1947, in RStLig, 14 (1948), pp. 128-32.
G. Grosso, Tombe romane scoperte in regione Doria ad Albenga, in RIngIntem, 11 (1956), pp. 51-55.
N. Lamboglia, Topografia storica dell’Ingaunia nell’antichità, Bordighera 1956.
Le fonti antiche sono raccolte in: G. Forni (ed.), Fontes Ligurum et Liguriae Antiquae, Atti della Società Ligure di Storia Patria, Genova 1976.