L'Italia romana delle Regiones. Regio X Venetia et Histria. Sviluppi dell'indagine archeologica nella Venetia et Histria
In questi ultimi anni si è ampliato straordinariamente il quadro delle nostre conoscenze sulla X regio. La quantità di dati nuovi proviene non solo da un’intensa attività di ricerca topografica e da un numero crescente di indagini archeologiche condotte in area urbana e sul territorio, ma anche da approfonditi studi interdisciplinari volti a ricostruire il paesaggio antico.
Sono state promosse importanti occasioni di incontro e molteplici sono state le iniziative di alto livello che hanno contribuito ad avviare un nuovo e articolato dibattito su questa parte della Cisalpina romana. Contributi di novità si registrano innanzitutto per quanto riguarda le problematiche connesse ai fenomeni di romanizzazione: dati significativi provengono dall’area padana, in particolare dal Veneto orientale, e dalla zona alpina centro-orientale (dal Trentino-Alto Adige all’alto Friuli). L’aggiornamento della documentazione archeologica riguarda poi le città (pianificazione, edilizia pubblica e privata), la strutturazione delle necropoli, le tipologie dei monumenti funerari e l’organizzazione dello spazio rurale (viabilità e centri minori). Si rilevano infine numerosi studi su classi di materiali indicative per la conoscenza dei caratteri della produzione artistica e dell’artigianato e per la ricostruzione degli aspetti produttivi e commerciali.
Ricerche, scavi e progetti di valorizzazione evidenziano il fervore degli studi che in questi ultimi si registra per l’area del Trentino-Alto Adige. Larga parte dell’odierna regione fu inserita nella X regio con una ripartizione in quattro distretti afferenti ciascuno a un municipium: Trento (Tridentum) ebbe il tratto della Val d’Adige compreso tra Merano e Rovereto e le valli dell’Arvisio e del Noce; a Feltre (Feltria) fu assegnato il territorio della Valsugana e del Tesino; a Brescia (Brixia) fu attribuita l’area dell’alto Garda e della valle del Chiese e a Verona spettò il controllo del comprensorio della Vallagarina. Il settore settentrionale fu invece subordinato all’ordinamento provinciale: la Val Venosta, con le sue convalli, rientrò tra il territorio della Rezia mentre la Val Pusteria e probabilmente la Val di Fassa furono assegnate al Norico.
La morfologia orografica della regione condizionò fortemente il disegno progressivo della viabilità principale e secondaria, ancora oggi di difficile ricostruzione in alcuni tratti. Gli ampi solchi vallivi corrispondenti ai grandi fiumi (Adige e Isarco) costituirono i due privilegiati assi di collegamento nord-sud; un ruolo di rilievo ebbe anche la direttrice naturale rappresentata dalla valle della Rienza o Val Pusteria, orientata in senso est-ovest, che, oltre allo spartiacque di Dobbiaco, va a unirsi alla valle della Drava. L’area fu organizzata in funzione di questi importanti percorsi stradali, lungo i quali sorsero i centri riportati sugli antichi itinerari, in buona parte a continuità di vita. Recenti studi riguardano la mansio di Sebatum (San Lorenzo di Sebato), sorta ai lati della principale via di attraversamento della Val Pusteria, la mansio di Endidae, nei pressi di Egna, e la stazione di Littamum, corrispondente all’attuale San Candido.
I dati a disposizione indicano la complessità dei processi di romanizzazione e testimoniano in generale caratteri di sostanziale continuità anche dopo l’età del Ferro per gli insediamenti minori alpini e i loro ambiti. La trasformazione fu lenta e graduale e con ogni probabilità le diverse comunità distribuite sul territorio continuarono la loro esistenza senza grandi modifiche anche dopo la formalizzazione augustea. In ambito altoatesino la continuità con la precedente tradizione protostorica è data dal tipo di sistema insediativo, caratterizzato dalla presenza di aggregati spontanei formati da più edifici piuttosto che da nuclei sparsi, e dalla tipologia edilizia: la “casa retica” tipo Blockhaus, ampliata con l’aggiunta di nuovi ambienti e rinnovata grazie a tecniche avanzate, divenne infatti la struttura abitativa maggiormente impiegata. Resti di questo tipo di edificio sono stati individuati di recente a Elvas (vicino a Bressanone) e a Tesido, nelle vicinanze di Monguelfo. Uno sviluppo della casa di tipo alpino è stato riconosciuto nei pressi di Bolzano, centro che sempre maggiori indizi portano a far coincidere con la statio di Pons Drusi collocata dalla Tabula Peutingeriana a 40 miglia da Trento.
Per quanto riguarda il Trentino meridionale, il sistema insediativo rurale predominante fu invece quello sparso. Nell’area, caratterizzata da fertili pianure, si ebbe una capillare distribuzione di forme proprie dell’economia di sussistenza e di strutture collegate allo sfruttamento agricolo destinato al mercato. A questa ultima categoria appartengono il vasto edificio messo in luce a San Giorgio di Arco, costruito tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., e quello rinvenuto a Nago, frequentato dal III al VI sec. d.C. A nord di Trento, un grande insediamento rustico è stato scavato all’altezza dell’odierna Mezzocorona: il sito, sorto con caratteri indigeni presenti per tutto il I sec. d.C., fu riorganizzato nei primi anni del II secolo con la costruzione di almeno tre fabbricati disposti attorno a un cortile. L’unico complesso architettonico dotato di una pars urbana ricca e articolata, decorata con raffinate pitture parietali di III stile pompeiano, è la villa di Isera nella Vallagarina. Molteplici le attività che si svolgevano nell’ambito della villa, dalla coltivazione di alberi da frutto (albicocco, mandorlo, pesco e noce), di cereali (orzo, frumento volgare e spelta), di leguminose all’allevamento di bestiame da pascolo, in particolare di caprovini.
Tridentum (Trento) fu fondata a ridosso di un’ansa del fiume Adige intorno alla metà del I sec. a.C. (municipium) come avamposto strategico nel cuore delle Alpi. Il centro urbano, delimitato su tre lati dalle mura (a nord furono verosimilmente sostituite dal fiume) e caratterizzato da uno schema regolare a planimetria quadrangolare, ebbe il suo massimo sviluppo edilizio a cavallo tra il I e il II sec. d.C. Una vasta area della città antica (1700 m2 ca.) è stata di recente sistemata e valorizzata; si tratta di un segmento urbano che comprende un tratto del muro di cinta orientale (ca. 40 m), resti di una torre trasformata in età tardoimperiale in porta urbica, un lungo segmento di strada, ampi settori di strutture abitative e botteghe artigiane.
La parte centrale della X regio è stata oggetto negli ultimi anni di una costante attività di ricerca; scavi urbani e sul territorio, indagini topografiche volte a ricostruire l’organizzazione della rete stradale e le divisioni agrarie e studi su classi di materiali hanno permesso di avere un nuovo quadro documentario. Una maturazione della ricerca riguarda in particolare la fase di passaggio alla romanità per le comunità insediate nel Veneto orientale (tra II e I sec. a.C.). Importanti studi hanno contribuito a definire i lineamenti dei processi di acculturazione che hanno contraddistinto la romanizzazione in questa parte di territorio. La penetrazione romana nel territorio che Livio chiama Venetorum angulus fu graduale e pacifica. I fattori trainanti vanno ricondotti principalmente alla fondazione della colonia latina di Aquileia (181 a.C.), al disegno progressivo della rete stradale (la strada Bononia- Aquileia, di cui sono discussi l’identità del costruttore e la data di realizzazione, la via Annia, stesa nel 153 o nel 131 a.C., e la via Postumia costruita nel 148 a.C.), agli arbitrati finalizzati alla ridistribuzione del territorio tra le diverse entità già strutturate nell’ambito della comunità veneta, alla militanza indigena nelle truppe ausiliarie e alla progressiva assimilazione nella civitas romana. Non meno importanti furono gli interventi di urbanizzazione di cui si ha sempre più maggior evidenza. In centri come Altino e Oderzo l’indagine archeologica ha riconosciuto il persistere dello sviluppo insediativo dall’abitato indigeno a un centro culturalmente e urbanisticamente romanizzato. Si sono andati chiarendo anche i tempi e i modi dell’omologazione amministrativa, dalla concessione del diritto latino nell’89 a.C. (ius Latii) al conferimento del diritto romano nel 49 a.C. e all’abrogazione del provvedimento che aveva ordinato a provincia la Gallia Cisalpina nel 42/1 a.C. In questo periodo divengono municipi i principali centri del Veneto: Adria (Atria), Padova (Patavium), Vicenza (Vicetia), Altino (Altinum), Treviso (Tarvisium), Asolo (Acelum), Oderzo (Opitergium), Feltre (Feltria) e Belluno (Bellunum). Le uniche colonie furono Iulia Concordia, fondata nel 42 o 40 a.C., ed Este (Ateste), dove vennero stanziati militari dopo la battaglia di Azio.
Altino
Lo stato della ricerca per quanto riguarda Altino e i problemi collegati al momento di transizione alla romanità tra il II e il I sec. a.C. sono stati oggetto di studi che hanno messo in evidenza il precoce avvio del processo di romanizzazione attraverso il quale il centro veneto, scalo aperto a rotte mediterranee, divenne un nodo portuale e commerciale di ampie proporzioni. Il primo intervento di organizzazione dell’assetto idraulico-ambientale dell’area risale al periodo compreso tra l’apertura della via Annia (153 a.C. o 131 a.C.) e l’acquisizione della municipalità. Si datano in età repubblicana la costruzione di un settore della banchina fluviale relativa alla sponda occidentale di un canale posto a oriente del Museo Archeologico, la probabile sistemazione del Sioncello e la realizzazione di alcune opere di canalizzazione. Nell’ambito della prima metà del I sec. a.C. si colloca anche la costruzione dell’approdo monumentale della città, che per struttura e funzione rispecchia il modello della porta urbica a cavedio centrale quadrangolare con due torri a pianta quadrata, circolari all’interno. A questo primo intervento urbanistico seguì la progettazione unitaria e di età augustea.
Le esplorazioni archeologiche hanno da sempre privilegiato le zone sepolcrali (dalle necropoli proviene una straordinaria quantità di materiale databile tra la fine del I sec. a.C. e la fine del I sec. d.C.) a discapito del centro urbano, del quale si conoscono per ora limitati settori. Rimane ignota l’ubicazione del foro e dei grandi edifici di carattere civile e religioso; una recente disamina riguarda l’edilizia domestica, alla quale appartengono resti databili per lo più al I sec. d.C. Alcuni rinvenimenti documentano la presenza di ville nella immediata cintura urbana: il grande complesso situato oltre il limite urbano nordorientale si affacciava scenograficamente sulla sponda del Sioncello con un fronte porticato.
Asolo
Sulla parte sommitale del poggio di Asolo si estendono il teatro romano e le strutture monumentali ad esso connesse, oggetto di un accurato studio svolto a seguito di sistematiche campagne di scavo. L’ampio poggio meridionale fu sistemato con terrazzi già in epoca preromana e alla fase di romanizzazione (tra II e I sec. a.C.) si datano i materiali di una stipe votiva entro fossa subcircolare (i materiali appartengono all’orizzonte dei Reti e dei Veneti, mentre le offerte di bovini, caprovini e maiali rimandano a rituali tipicamente romani). Risale alla prima età augustea la creazione di un ampio terrazzo destinato a ospitare una piazza porticata sostruita su un criptoportico. Poco più tardi, tra l’età augustea e quella tiberiano-claudia, fu addossato alla parte sud del criptoportico il muro di frontescena del teatro. Per la terrazza superiore del complesso è stata proposta l’identificazione con il foro.
Belluno
I pochi elementi a disposizione non consentono una ricostruzione della città antica sorta nella parte meridionale della penisola alluvionale delimitata dal Piave e dal torrente Ardo. Sono noti resti di abitazioni di un certo decoro con pavimentazioni musive databili al II secolo d.C. Testimonianze funerarie provengono dalla zona interessata dal passaggio dell’arteria che risaliva verso il Cadore.
Este
Una importante messa a punto degli studi su Este antica risale al 1992. La città romana, sorta in corrispondenza di un abitato paleoveneto complesso e articolato, fu vivace e attiva nelle sue manifestazioni culturali ed economiche. Si registra una buona documentazione per le necropoli, poste in zone marginali non interessate dall’espansione edilizia moderna, mentre piuttosto lacunosi sono ancora i dati relativi al centro urbano. Le informazioni si riferiscono soprattutto all’edilizia privata, alla quale va collegata una serie di importanti documenti databili a partire dal I sec. a.C. e di cui sono stati individuati due principali momenti di sviluppo, uno in età augustea e uno agli inizi del II sec. d.C. Poco o nulla è noto degli edifici pubblici anche se gli studi tendono a localizzare il foro nella zona cosiddetta “all’Olmo”.
Feltre
Nuovi dati si registrano per Feltria o Feltriae, centro alpino situato lungo la naturale via di raccordo tra la valle del Piave e quella dell’Adige attraverso la Valsugana. Ricerche e scavi hanno consentito di verificare lo sviluppo dell’impianto urbano, risalente presumibilmente all’età augustea, anche lungo le pendici del colle detto “delle Capre”. Il complesso archeologico meglio indagato (per una superficie di oltre 900 m2) e in seguito reso fruibile è quello individuato nell’area di Piazza Duomo. Si tratta di una vasta area organizzata in funzione del passaggio di una strada principale, basolata e provvista di marciapiedi, dalla quale si staccavano due percorsi secondari. Su uno di questi si affacciavano delle abitazioni dotate di pavimenti musivi; in prossimità dell’altro incrocio si trovava una costruzione di cui sono stati portati alla luce alcuni ambienti di vaste proporzioni. Ad esso, forse da identificare con una schola, si può forse collegare una grande statua acefala di Esculapio di età antonina. Nelle adiacenze di piazza Maggiore è stata individuata una vasta area pubblica scoperta, lastricata, costituita da una piazza porticata, forse da identificare con il foro o con uno spazio correlato alla presenza di un edificio monumentale (forse un tempio).
Iulia Concordia
La colonia, fondata nel territorio tra i fiumi Lemene e Reghena in coincidenza di un abitato dell’età del Ferro, formatosi a sua volta su un agglomerato della fine dell’età del Bronzo, fu circondata da mura esplorate di recente in alcuni tratti. Le indagini hanno confermato le rappresentazioni cartografiche ottocentesche che riproducono una cinta dotata di porte monumentali a quattro fornici in corrispondenza della via principale della città (via Annia); questo dato si desume dalle scoperte effettuate nell’area dell’odierno piazzale di Santo Stefano. Lungo il decumanus maximus si disponevano a sud il foro, chiuso al traffico veicolare, al quale appartengono basi con Giove Ammone e con Medusa, e a nord il teatro. Poco consistenti rimangono i resti relativi all’edilizia domestica. Edifici funerari di notevole impegno strutturale e decorativo sono testimoniati dalla presenza di tre lastre di soffitto pertinenti a monumenti a pianta quadrangolare (età giulio-claudia) e di uno stipite in calcare di Aurisina, decorato da un cespo di girali e biga.
Oderzo
Il centro romano si sviluppò in corrispondenza di un abitato indigeno di cui è possibile ricostruire lo sviluppo a partire dall’VIII sec. a.C. Esso era organizzato in isolati regolari e comprendeva due distinti settori gravitanti sul tracciato di un percorso stradale. I primi indizi di una radicale trasformazione dell’assetto urbano si datano in età tardorepubblicana. Si tratta dei resti del primo impianto del foro rinvenuti sotto il complesso di età augustea, verosimilmente da collegare a un intervento urbanistico unitario, e di un edificio formato da sette vani giustapposti, databile nell’ambito della prima metà del I sec. a.C., da identificare con una struttura di stoccaggio (horreum) o con il mercato alimentare (macellum). A questo periodo va riferito un capitello corinzio-italico conservato presso il Museo Civico Archeologico “Eno Bellis”, mentre testimonianze epigrafiche indicano la presenza di altri edifici pubblici. La monumentalizzazione della città risale all’età augustea: furono costruite le mura (un breve tratto con una porta secondaria è stato rinvenuto di recente) e il foro venne ristrutturato e dotato di apparato monumentale. Il complesso era costituito da una piazza rettangolare lastricata, delimitata sui lati maggiori da portici sopraelevati e chiusa sul lato corto meridionale dal Capitolium. Lungo il braccio occidentale del portico si apriva la basilica, a tre navate, e si sviluppava una sequenza di botteghe a pianta quadrata. Una ristrutturazione dell’area in età severiana è documentata dall’impianto di tre edifici al di sopra delle botteghe e dalla presenza di una lastra con testa di Giove Ammone. Nel settore nord della città era ubicato un edificio termale con schema di tipo assiale. Riguardo all’edilizia domestica si distinguono i complessi rinvenuti in via dei Mosaici e via Mazzini.
Delle zone sepolcrali quella meglio documentata è la necropoli tra la città e la via Postumia (loc. Spinè), della quale sono state messe in luce oltre 200 sepolture databili nell’ambito del I sec. d.C. Pochi ma significativi sono i rinvenimenti di monumenti sepolcrali che documentano lo sviluppo di una edilizia funeraria di buon livello qualitativo. Si tratta di una lastra di soffitto di tholos (prima metà del I sec. d.C.) e di una lastra con la raffigurazione dell’Hora dell’Estate. Sono inoltre documentati altari cilindrici e ottagonali che assieme ai coronamenti di urne a forma semisferica si trovano in grande concentrazione solo nei centri di Altino e Concordia.
Padova
L’atto conclusivo dell’inserimento progressivo del centro paleoveneto nel mondo politico economico romano fu la creazione del municipium, avvenuta nel 49 o nel 45 a.C. La città, dotata di un porto fluviale e ben inserita nella rete della grande viabilità, divenne un importante centro commerciale. Secondo Strabone, Patavium superava per importanza gli altri centri dell’area padana e si distingueva per la ricchezza dovuta alle produzioni manifatturiere, in particolare la lana, e alla fitta rete di scambi commerciali. La città era attraversata dal Meduacus (Brenta), che definiva due distinti settori collegati da ponti. Le indagini non hanno individuato l’area del foro, che con buona probabilità si trovava nel settore occidentale (le strutture rinvenute sotto piazzetta Pedrocchi sono state collegate alla basilica civile). Ben documentati sono invece gli edifici da spettacolo (teatro, anfiteatro e forse circo), ubicati nel settore orientale della città, e il macellum, caratterizzato dalla presenza di triportico e con il quarto lato aperto in direzione degli approdi fluviali. Le principali necropoli si estendevano a nord e a sud, in corrispondenza di importanti arterie stradali: la messa a punto degli studi sembra indicare per quella meridionale una maggiore estensione e una presenza di personaggi legati a famiglie di rilievo.
Treviso
Nell’ambito della prima metà del I sec. a.C. si inquadra una vasta e organica opera di bonifica finalizzata a un piano di urbanizzazione dell’area. Questo dato si ricava da recenti indagini archeologiche effettuate presso i limiti sud-occidentali dell’antico centro urbano: negli strati sottostanti a due domus di età imperiale è stato possibile rilevare un intervento di bonifica a travi orizzontali e pali verticali. Le tracce dell’impianto urbano di Tarvisium sono ancora evidenti nella morfologia dell’abitato moderno: esso è diviso simmetricamente e ortogonalmente da due assi stradali principali (via Martiri della Libertà e via Indipendenza/via S. Margherita) che con buona probabilità vanno a sovrapporsi a cardo e decumanus maximus. Si segnala il recupero di numeroso materiale di reimpiego, tra cui sono notevoli i resti di un monumento funerario a edicola con quattro acroteri a palmetta, databile nel I sec. d.C.
Vicenza
L’insediamento veneto, documentato almeno dal VI sec. a.C., fu un importante nodo di collegamento fluviale e terrestre con i centri di pianura e con l’articolato sistema di siti collinari. Poche sono finora le testimonianze riferibili agli anni premunicipali: alcune strutture si riferiscono forse a un tempio e a un edificio con funzione di magazzino. Dopo il 49 a.C. il centro fu riorganizzato e dotato di una cinta muraria realizzata con una tecnica a filari passanti di mattoni sesquipedali, simile a quella impiegata per la costruzione delle mura di Verona. Il tratto urbano della via Postumia costituì l’asse portante dell’impianto della città e fu assunto come decumano massimo. Due sono finora i ponti accertati: si tratta del ponte degli Angeli, mediante il quale la via Postumia oltrepassava l’Astico, e del ponte di San Paolo oltre il Rettone. Mancano informazioni intorno al complesso forense, di cui sono stati individuati alcuni tratti del lastricato nella zona centrale della città. Era certamente connesso con un criptoportico articolato in due navate coperte da volte a botte e suddivise da una sequenza di arcate su pilastri. Nell’ambito del disegno di ristrutturazione urbana tra seconda metà del I sec. a.C. e inizi del I sec. d.C., si colloca la costruzione, fuori dalle mura, del teatro (noto con il nome di Berga). Per l’edilizia privata si distingue una ricca domus con criptoportico presso la piazza del Duomo. A Vicenza si conservano ancora i resti dell’acquedotto romano (circa 3 km a nord-ovest della città).
Studi di carattere territoriale, scavi e altre iniziative hanno ampliato il panorama delle conoscenze sull’Italia nord-orientale. Molteplici sono i settori della ricerca e i temi di indagine che sono stati arricchiti di nuove prospettive. Grazie ai nuovi dati si è andato sempre più chiarendo il composito orizzonte culturale nel quale andò a inserirsi l’elemento romano e si è avuta maggiore chiarezza sui tempi e sulle modalità del processo di romanizzazione che, nelle aree più marginali, sembra estinguersi solo nella primissima età imperiale. Il quadro generale del territorio si è arricchito di nuove testimonianze riferibili alle fasi più tarde della cultura veneta (tardo III-I sec. a.C.). Il recupero di iscrizioni graffite su ceramica e altro materiale ha riempito in particolare quel vuoto documentario che caratterizzava la fascia territoriale compresa tra il Tagliamento e la Slovenia occidentale. Iscrizioni in alfabeto venetico sono ora documentate a Montereale Valcellina, Sevegliano, Gemona, Zuglio e Stramare di Muggia su ceramica grigia o su ceramica a vernice nera, a Verzegnis su laminetta votiva, a Zuglio anche su patera di bronzo e a Ovaro su lastra lapidea. I dati raccolti indicano la presenza di gruppi di genti celtiche.
Ritrovamenti casuali e ricerche sistematiche hanno fornito una mole insperata di materiali di tipo La Tène, sinora pressoché assenti in Friuli, databili principalmente ai secoli III-I a.C. Le informazioni di maggior interesse provengono dalla Carnia centrale, territorio che svolse un ruolo fondamentale nell’ambito dei rapporti tra l’area padana e altoadriatica e il mondo transalpino in tutto il corso della protostoria, in particolare dell’età del Ferro. All’interno di questo rinnovato quadro d’insieme si inseriscono i risultati di uno studio condotto sui materiali provenienti dalla necropoli protostorica e romana di San Servolo/ Socerb, ai piedi di una collina posta a sud-est di Trieste (in territorio sloveno). I nuovi dati indicano la presenza di genti celtiche almeno dal III sec. a.C., fino anche dopo la fondazione di Aquileia e le fondazioni cesariane di Tergeste, che recenti studi vorrebbero dedotta in anni precedenti al 52 a.C., di Forum Iulii (Cividale) e di Iulium Carnicum (Zuglio). Nelle aree periferiche fino alla primissima età imperiale non si registra un radicale cambiamento nelle tipologie funerarie; l’elemento discriminante rimane dunque il legame con le tradizioni preromane.
La fondazione di Aquileia (181 a.C.) diede un decisivo impulso al processo di trasformazione del territorio, occupato nella fascia di pianura da foreste di querce e carpini e da zone umide con ontani, salici e pioppi e da aree incolte destinate alla pastorizia. Le terre furono sottoposte a una graduale ma incisiva opera di disboscamento e di risanamento e il territorio fu organizzato in modo da consentire un migliore sfruttamento del suolo. Le principali arterie stradali, legate alla pianificazione territoriale e inserite in maniera funzionale nel paesaggio agrario, rivestirono il ruolo di linee organizzative per l’occupazione dello spazio rurale. I grandi assi in entrata e in uscita da Aquileia furono disposti attorno al centro urbano quasi a formare una raggiera; erano collegati tra loro mediante un sistema di vie secondarie destinate a facilitare gli spostamenti esterni alla cinta muraria. Alcune strade sono tuttora oggetto di discussione per quanto riguarda la denominazione e la data di realizzazione. La discussione investe in particolare la definizione del tratto terminale della via Postumia, costruita da Sp. Postumio Albino nel 148 a.C., e la datazione della via Annia, da attribuire a T. Annio Lusco, console nel 153 a.C., o a T. Annio Rufo, pretore nel 131 e console nel 128 a.C.
Nel I sec. a.C. la città nord-adriatica divenne il punto di partenza per l’espansione e la successiva conquista dei territori a nord delle Alpi e verso Oriente. Per raggiungere il Norico esistevano due itinerari che nel tratto di pianura seguivano un unico percorso. L’arteria risaliva la pianura friulana fino a Tricesimo (ad Tricesimum, a circa 30 miglia da Aquileia) e proseguiva verso nord, presumibilmente fino all’odierna stazione della Carnia. Qui la strada si biforcava in due tracciati obbligati dalla conformazione dei luoghi: un percorso si dirigeva attraverso la valle del Fella, passava per Santicum (Villach in Austria) e arrivava a Virunum (Zollefeld); l’altro risaliva la valle del torrente But passando per la città di Iulium Carnicum, valicava il Passo di Monte Croce Carnico e arrivava ad Aguntum (Dolsach, presso Lienz) nell’alta valle della Drava. Per raggiungere il Norico esisteva anche una strada che evitava Aquileia e risaliva la pianura partendo da Iulia Concordia. Il percorso di collegamento con la Pannonia passava verosimilmente per Gradisca d’Isonzo (forse da identificare con la stazione ad Undecimum) e risaliva la valle del Vipacco per arrivare alla mansio Fluvio Frigido (Ajdovscina, in Slovenia). Altra grande via era quella che da Aquileia portava a Tergeste e si spingeva poi fino alla costa istriana e alla Dalmatia. Questo asse stradale passava per la zona del Lacus Timavi, dove si trovava un importante santuario di età repubblicana, nel luogo legato al mito di Diomede, dove venivano venerate anche altre divinità (il dio fluviale Timavo, Saturno e Spes Augusta). Altri importanti luoghi di culto extraurbani si trovavano a Monastero, nei pressi di Aquileia, a Strassoldo, subito a nord di Cervignano, a Sevegliano, sito che ebbe notevole importanza dalla metà del II sec. a.C. (sono state recuperate numerose lastre architettoniche in terracotta dipinte in bianco, ocra, rosso e azzurro), e a Ponte Orlando, dove la via Annia superava il fiume Aussa.
Oltre all’agricoltura e all’allevamento, l’economia si basava sullo sfruttamento di una materia prima che nella fascia di pianura era particolarmente abbondante: l’argilla. La presenza di banchi argillosi insieme alla ricchezza di acque furono certamente i fattori determinanti per il sorgere di fornaci, dedite principalmente alla fabbricazione laterizia ma anche a quella ceramica. Questa vocazione artigianale doveva essere in parte autonoma e in parte integrata ad altre forme di produzione. Grazie a recenti studi, mirati a definire l’organizzazione territoriale del comprensorio del Medio Friuli, è stato possibile accertare il collegamento delle fornaci a ville rustiche, delle quali, sulla base dei bolli, sono stati individuati anche i proprietari. Per la produzione laterizia si è accertata una circolazione a raggio ristretto ma anche indirizzata al rifornimento di centri adriatici lontani dell’Istria e della Dalmazia. Le officine, già in parte attive nel I sec. a.C., conobbero il massimo della fioritura nel corso del I sec. d.C.
Per quanto riguarda la tipologia delle ville presenti sul territorio, si distinguono le ville dell’entroterra e le ville marittime costruite sulla costa rocciosa del litorale giuliano. I dati più antichi per il primo tipo di complesso risalgono al terzo e al quarto venticinquennio del I sec. a.C. anche per zone periferiche quali Coseano e Vidulis. La villa del Gorgaz presso San Vito al Tagliamento fu tra quelle possedute da famiglie importanti del primo periodo imperiale; a differenza di altri siti, in questo complesso edilizio si registra un’importante fase nel pieno II sec. d.C., come documentano alcuni materiali tra i quali una statuetta di bronzo raffigurante Ercole in riposo, un’applique con testa di Medusa e un elemento di carro. Settori abitativi di alto impegno decorativo e settori rustico-produttivi sono documentati nella villa di Torre di Pordenone. L’edificio, risalente alla prima età imperiale (a questo periodo riportano raffinate pitture parietali, resti di pavimentazione, laterizi bollati, antefisse, una statuina di satiro, ceramica e vetri), fondeva le caratteristiche proprie delle ville di pianura con la tipologia delle ville panoramiche di ambiente marittimo: l’impianto originario, proiettato mediante un’ardita serie di terrazzamenti sull’altura soprastante, era articolato attorno a una corte centrale, probabilmente decorato da antefisse. La prima fase edilizia delle ville situate lungo la costa tergestina e istriana si colloca tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. Forse in età cesariana si data la prima fase edilizia della villa di Barcola, caratterizzata dalla presenza di strutture architettoniche particolari, come l’arcaizzante atrio tuscanico o il giardino turrito. A differenza del resto dell’Italia, l’economia gravitante su queste strutture non subì alcuna flessione alla fine del II sec. a.C. Una delle attività che ebbe nuovo vigore in avanzata età imperiale per la presenza degli eserciti fu la produzione tessile. Le ville costiere furono abbandonate a partire dall’età costantiniana, fenomeno che non trova riscontro nel territorio aquileiese, dove gli impianti rurali (come Joannis, Coseano e Vidulis) sembrano avere una nuova fase di sviluppo.
Un notevole incremento degli studi si registra anche per i centri urbani. Appare sempre più evidente che anche Tergeste, come prima Aquileia, ereditò le funzioni degli antichi empori preromani che si svilupparono nei punti di intersezione tra le rotte costiere della Venetia orientale e gli sbocchi a mare di antichi percorsi transalpini chiamati vie dell’ambra. Scavi archeologici condotti soprattutto lungo il versante sud-occidentale del colle di San Giusto hanno consentito di avere maggiori informazioni sul tessuto urbano (organizzazione spaziale e viabilità) e sulla edilizia abitativa (domus di piazza Barbacan e di via Donota); la messa a punto della documentazione relativa ad alcuni importanti edifici come il teatro, costruito in età augustea, e il propileo sulla sommità del colle di San Giusto, ha inoltre permesso di acquisire importanti dati sull’architettura monumentale.
Una revisione quasi completa della documentazione riguarda Iulium Carnicum, la città romana più settentrionale d’Italia, situata lungo il percorso dell’arteria stradale che collegava Aquileia con Aguntum. Grazie alle recenti indagini sono state formulate nuove ipotesi sull’area del complesso forense, sia sulle fasi edilizie di età imperiale sia su quelle tardorepubblicane e tardoantiche-medievali. Nell’ambito di questo rinnovato interesse degli studi sono stati realizzati importanti lavori tra cui l’aggiornamento del corpus epigrafico, l’analisi complessiva dei materiali provenienti dalle vecchie indagini e la rilettura del complesso termale a nord-est del foro (metà I sec. d.C.).
Una parte della penisola istriana, fino al fiume Arsia, fu inclusa nella X regio augustea. La zona orientale fece parte della Dalmatia, con i municipi di Alvona e di Flanona (odierne Labin/Albona e Plomin/Fianona). Il territorio fu conquistato nel 177 a.C. e a partire dalla seconda metà del I sec. a.C. fu sottoposto a un vasto programma di sviluppo insediativo e urbano di cui il primo atto istituzionale fu la fondazione della colonia di Pola (46-42 a.C.), sulla punta meridionale della penisola. La colonia ebbe un momento di grande sviluppo in età augustea quando fu riorganizzata l’area forense, con la costruzione di un Capitolium affiancato a due templi gemelli, e quando furono edificati due teatri e altri arredi urbani, tra i quali l’Arco dei Sergi. In epoca cesariana o poco dopo si data il primo intervento edilizio di Nesazio. L’oppidum romano, sull’area di un castelliere protostorico, sorse non lontano dalla strada che da Pola conduceva a Tarsatica (Rijeka/ Fiume). Un esteso programma di ristrutturazione urbana fu effettuato nell’ultimo periodo augusteo: la piazza forense venne organizzata secondo lo schema esistente nella vicina Pola (tre templi allineati sul lato corto occidentale) e furono realizzate importanti costruzioni come il complesso balneare doppio, il mercato/collegio e le tabernae. L’altro importante asse stradale della penisola serviva la costa occidentale (cd. “via Flavia”) passando per il municipio di Parentium (Parenzo, 30 a.C., poi colonia di Tiberio). Dalle due arterie principali si diramavano tracciati secondari verso la costa e verso l’interno; è nota l’esistenza di un percorso che dalla strada sulla costa orientale consentiva l’accesso agli insediamenti di Piquentum e Rotium. La centuriazione delle due colonie istriane di Pola e Parenzo seguiva lo stesso schema, con le centurie sul modulo dei 710 m, e aveva il medesimo orientamento. Lungo la costa sorsero lussuose ville marittime, inserite nel paesaggio con maestria architettonica e urbanistica: i complessi architettonici di maggior prestigio, sono quelli di Val Catena a Brioni (grande villa con due peristili, ricche pavimentazioni musive e decorazioni parietali), di Valbandon presso Fasana, di Barbariga tra Pola e Rovigno (con peristilio centrale aperto verso il mare) e di Sorna nelle vicinanze di Parenzo. Lungo la costa ma anche all’interno si trovavano le ville rustiche, di dimensioni minori, adibite alla produzione e alla conservazione dei prodotti della terra. Nell’agro di Pola due sono le strutture complete nella pianta: si tratta della villa di Siana e quella di Saraja presso Peroj. Nell’agro di Parentium si trovava la villa di Cervera: essa si estendeva sulla sponda meridionale di una insenatura sulla cui sponda settentrionale, a Loron, si conservano i resti di una importante figulina anforaria, in funzione fino alla fine del IV sec. d.C.; vi si fabbricavano anfore e altri prodotti ceramici, sicuramente terra sigillata e forse ceramica comune e materiali da costruzione.
Le necropoli e i monumenti funerari sono stati analizzati in alcuni esaurienti lavori. Le maggiori informazioni provengono dai dintorni di Pola e in misura minore da Parenzo; sono noti tuttavia anche esempi di monumenti funerari da abitati minori (Piquentum, Nesactium, Alvona e Flanona). Il monumento più importante della classe dei grandi mausolei è il cosiddetto Mausoleo Ottagonale presso la Porta Gemina di Pola, databile alla prima metà del I sec. d.C. Da Pola provengono numerosi esempi di stele, con e senza ritratti, e are di cui una con epigrafe.
In generale:
Forum et Basilica in Aquileia e nella Cisalpina Romana, Udine 1995.
G. Cavalieri Manasse - E. Roffia (edd.), Splendida Civitas Nostra. Studi archeologici in onore di Antonio Frova, Roma 1995.
P. Croce da Villa - A. Mastrocinque (edd.), Concordia e la X Regio. Giornate di studio in onore di D. Bertolini nel centenario della morte, Atti del Convegno (Portogruaro 1994), Padova 1995.
M. Buora (ed.), Lungo la Via dell’Ambra. Apporti altoadriatici alla romanizzazione dei territori del Medio Danubio (I sec. a.C.-I sec. d.C.), Atti del Convegno di Studio (Aquileia-Udine 1994), Udine 1996.
C. Compostella, Ornata sepulcra. Le “borghesie” municipali e la memoria di sé nell’arte funeraria del Veneto romano, Firenze 1996.
R. Salerno - G. Tasca - A. Vigoni (edd.), La Protostoria tra Sile e Tagliamento. Antiche genti tra Veneto e Friuli, Piazzola sul Brenta 1996.
F. Fontana, I culti di Aquileia repubblicana. Aspetti della politica religiosa in Gallia Cisalpina il III e il II sec. a.C., in Studi e Ricerche sulla Gallia Cisalpina, 9, Roma 1997.
M. Mirabella Roberti (ed.), Monumenti sepolcrali romani in Aquileia e nella Cisalpina, Trieste 1997.
J. Bonetto, Mura e città nella Transpadana romana, in L’album, 5, Portogruaro 1998.
M. De Franceschini, Le ville romane della X Regio (Venetia et Histria). Catalogo e carta archeologica dell’insediamento romano nel territorio, dall’età repubblicana al tardo impero, Roma 1998.
S. Pesavento Mattioli (ed.), Bonifiche e drenaggi con anfore in epoca romana: aspetti tecnici e topografici, Atti del seminario di studi (Padova, 19-20 ottobre 1995), Modena 1998.
G. Sena Chiesa - M.P. Lavizzari Pedrazzini (edd.), Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici delle Alpi, Milano 1998.
G. Sena Chiesa - E.A. Arslan (edd.), Optima via, Cremona 1998.
P. Basso, Architettura e memoria dell’antico. Teatri, anfiteatri e circhi della Venetia romana, Roma 1999.
G. Cresci Marrone - M. Tirelli (edd.), Vigilia di Romanizzazione. Altino e il Veneto orientale tra II e I sec. a.C., Atti del Convegno (Venezia 1997), Roma 1999.
S. Santoro Bianchi (ed.), Studio e conservazione degli antichi insediamenti minori nell’arco alpino, Atti dell’incontro di studi (Udine-Forgaria 1997), Imola 1999.
C. Tiussi, Il culto di Esculapio nell’area nordadriatica, in Studi e Ricerche sulla Gallia Cisalpina, 10, Roma 1999.
P. Brogiolo - G. Olcese, Produzione ceramica in area padana tra il II secolo a.C. e il VII secolo d.C.: nuovi dati e prospettive di ricerca, Atti del Convegno Internazionale (Desenzano 1999), Mantova 2000.
E. Buchi (ed.), Storia del Trentino. II. L’età romana, Bologna 2000.
Abitare in Cisalpina. L’edilizia privata nelle città e nel territorio in età romana, Trieste 2001.
G. Bandelli - F. Fontana (edd.), Iulium Carnicum, centro alpino tra Italia e Norico dalla protostoria all’età imperiale, Atti del Convegno (Arta Terme-Cividale 1995), Roma 2001.
G. Cresci Marrone - M. Tirelli (edd.), Orizzonti del sacro. Culti e santuari antichi in Altino e nel Veneto Orientale, Atti del Convegno (Venezia 1999), Roma 2001.
G. Cuscito (ed.), I Celti nell’Alto Adriatico, Atti delle Tre Giornate di Studio, Trieste 2001.
F. Oriolo - S. Vitri (edd.), I Celti in Carnia e nell’arco alpino centro orientale, Atti della giornata di studio (Tolmezzo 1999), Trieste 2001.
C. Zaccaria (ed.), Strutture portuali e rotte marittime nell’Adriatico di età romana, Trieste - Roma 2001.
M.S. Busana, Architetture rurali nella Venetia romana, Roma 2002.
G. Cuscito - M. Verzár-Bass (ed.), Bronzi di età romana in Cisalpina. Novità e riletture, Udine 2002.
V. Galliazzo (ed.), Via Claudia Augusta, Atti del Convegno Internazionale (Feltre 1999), Asolo 2002.
G. Gorini, Problematiche e metodi di indagine nell’economia monetaria della X Regio, in Ritrovamenti monetali nel mondo antico: problemi e metodi, Atti del Convegno Internazionale (Padova 2000), Padova 2002, pp. 177-91.
A. Sartori - A. Valvo (edd.), Ceti medi in Cisalpina. Atti del Colloquio Internazionale (Milano 2000), Milano 2002.
G. Cresci Marrone - M. Tirelli (edd.), Produzioni, merci e commerci in Altino preromana e romana. Atti del Convegno (Venezia 2001), Roma 2003.
Zona settentrionale:
E. Cavada (ed.), Archeologia a Mezzocorona. Documenti per la storia del popolamento rustico di età romana nell’area atesina, Mezzocorona 1994.
G.M. Tabarelli, Strade romane nel Trentino e nell’Alto Adige, Trento 1994.
E. Cavada (ed.),Materiali per la storia urbana di Tridentum, in Archeologia delle Alpi, 3 (1995).
M. de Vos, La villa romana di Isera, in U. Tecchiati (ed.), Dalle radici della storia, Rovereto 1996, pp. 175-82.
E. Cavada, Popolazione e organizzazione del territorio a settentrione del lago, in E. Roffia (ed.), Ville romane sul lago di Garda, Brescia 1997, pp. 87-109.
Id., Trentino Alto Adige. Età romana, in L. Endrizzi - F. Marzatico (edd.), Ori nelle Alpi, Trento 1997, pp. 429-66.
S. Pesavento Mattioli, La strada della Valle dell’Adige da Verona a Trento e il problema della Via Claudia Augusta, in G. Sena Chiesa - M.P. Lavizzari Pedrazzini (edd.), Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici dell’Europa, Milano 1998, pp. 263-65.
E. Baggio Bernardoni, La Porta Veronensis a Trento, in AVen, 21-22 (1998-1999), pp. 95-109.
G. Ciurletti, Tridentum sotterranea, Trento 2001.
S. Di Stefano, L’edilizia fra pubblico e privato. Strutture insediative e complessi rurali in area medio alpina atesina, ibid., 49 (2001), pp. 539-57.
B. Maurina, Edilizia residenziale a Sebatum (San Lorenzo di Sebato, Bolzano/St. Lorenzen, Bozen), in AAAd, 49 (2001), pp. 559-98.
C. Bassi, Una nuova dedica ad Ercole ed un frammento di epigrafe dalla Valle di Non, in Archeologia delle Alpi, 6 (2002), pp. 177-87.
Id., Nuovi dati sull’assetto urbano di Trento romana. Due teste femminili in marmo conservate presso il Castello del Buonconsiglio di Trento, ibid., pp. 337-48.
M.R. Caviglioli, Uomo e territorio nella Vallagarina tra età del ferro e Altomedioevo. Considerazioni sulla Carta Archeologica di Giacomo Roberti alla luce di nuove ricerche, ibid., pp. 75-131.
E. Migliario, Confini di comunità e comunità di confine di area alpina centro-orientale in età romana, ibid., pp. 57-74.
L. Dal Ri - S. Di Stefano (ed.), Archeologia romana in Alto Adige. Studi e contributi / Archäologie der Romerzeit in Südtirol. Beiträge und Forschungen, Bolzano - Wien 2002.
Zona centrale
- Altino:
M. Tirelli, L’archeologia invita: il Museo Nazionale e gli scavi di Altino, Padova 1995.
Id., Horti cum aedificiis adiuncti: i monumenti funerari delle necropoli di Altinum, in AAAd, 43 (1997), pp. 175-210.
S. Cipriano - G.M. Mandrini, La villa suburbana e gli impianti produttivi lungo il Sioncello ad Altinum, in QuadAVen, 14 (1998), pp. 125-39.
M. Tirelli, La ritrattistica altinate tra l’età repubblicana ed il principato flavio, in RA, 22 (1998), pp. 46-59.
M. Asolati - C. Crisafulli, Ritrovamenti monetali di età romana nel Veneto. Provincia di Venezia. Altino I, Padova 1999.
A. Finocchiaro, Ceramica “tipo Aco” ad Altino, in QuadAVen, 15 (1999), pp. 146-59.
E. Zampieri, Presenza servile e mobilità sociale in area altinate. Problemi e prospettive, Portogruaro 2000.
S. Cipriano - G.M. Sandrini, La villa altinate extraurbana lungo il Sioncello, in AAAd, 49 (2001), pp. 787-92.
F. Fornasier, I mosaici di Altino: considerazioni preliminari, ibid., pp. 793-800.
M. Tirelli, Tasselli per la ricostruzione dell’edilizia urbana di Altino romana, ibid., pp. 479-505.
Id., Il porto di Altinum, ibid., pp. 295- 316.
F. Ghedini - A. Bondesan - M.S. Busana, La tenuta di Ca’ Tron. Ambiente e storia nella terra dei Dogi, Sommacampagna 2002.
– Asolo:
G. Rosada (ed.), Il teatro romano di Asolo. Valore e funzione di un complesso architettonico urbano sulla scena del paesaggio, Treviso 2000.
– Belluno:
L. Alpago Novello, L’età romana nella provincia di Belluno, Verona 1998.
E. Buchi, Società ed economia dei territori feltrino, bellunese e cadorino in età romana, in Romanità in provincia di Belluno, Belluno 1998, pp. 75-125.
G. Fogolari - G. Gambacurta (edd.), Materiali preromani e romani del santuario di Lagole al Museo di Pieve di Cadore, Roma 2002.
– Este:
G. Tosi (ed.), Este antica. Dalla preistoria all’età romana, Este 1992.
P. Zanovello, Pavimentazioni di età romana: contributo allo studio dell’edilizia privata in Este antica, in AVen, 21-22 (1998-1999), pp. 223-49.
A. Toniolo, Vetri antichi del Museo Archeologico Nazionale di Este, Venezia 2000.
– Feltre:
M. Rigoni, Nuovi dati sulla realtà urbana di Feltre romana, in Romanità in provincia di Belluno, Belluno 1989, pp. 177-93.
Id., L’area archeologica sottostante la piazza del Duomo di Feltre, in AVen, 16-18 (1993-1995), pp. 69-78.
Id., Feltria, in Lungo la via Claudia Augusta. Feltre e il Feltrino. Luoghi e opportunità, Treviso 2002.
V. Galliazzo (ed.), Via Claudia Augusta, Atti del Convegno Internazionale (Feltre 1999), Asolo 2002.
– Iulia Concordia:
E. Di Filippo Balestrazzi - P. Croce Da Villa, Il Foro di Concordia, in AAAd, 42 (1995), pp. 193-210.
C. Zaccaria, Origini della storia di Concordia romana, in P. Croce da Villa - A. Mastrocinque (edd.), Concordia e la X Regio. Giornate di studio in onore di D. Bertolini nel centenario della morte. Atti del Convegno (Portogruaro 1994), Padova 1995, pp. 175-86.
E. Di Filippo Balestrazzi et al., Concordia Sagittaria, in R. Salerno - G. Tasca - A. Vigoni (edd.), La Protostoria tra Sile e Tagliamento. Antiche genti tra Veneto e Friuli, Piazzola sul Brenta 1996, pp. 185-305.
E. Di Filippo Balestrazzi - A. Vigoni - M. Balestrazzi, Pozzi e strutture murarie nell’area ad est del teatro romano di Concordia, in AVen, 21-22 (1998-1999), pp. 151-64.
P. Croce da Villa, Il Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro e le aree archeologiche di Concordia Sagittaria, Concordia Sagittaria 2001.
P. Croce da Villa - E. Di Filippo Balestrazzi (edd.), Concordia Sagittaria. Tremila anni di storia, Concordia Sagittaria 2001.
– Oderzo:
M. Tirelli, Il foro di Oderzo, in AAAd, 42 (1995), pp. 217-230.
M.S. Busana, Oderzo. Forma Urbis. Saggio di topografia antica, Roma 1996.
R. Trovò, Canalizzazioni lignee e ruota idraulica di età romana a Oderzo (Treviso), in QuadAVen, 12 (1996), pp. 119-34.
M. Tirelli - F. Ferrarini - S. Cipriano, Oderzo (TV): strutture di bonifica con anfore presso il molo fluviale e la necropoli sud-orientale, in S. Pesavento Mattioli (ed.), Bonifiche e drenaggi con anfore in epoca romana. Aspetti tecnici e topografici, Atti del seminario di studi (Padova 1995), Modena 1998, pp. 135-56.
E. Possenti (ed.), Il Museo Civico Archeologico “Eno Bellis”, Oderzo 2000.
S. Cipriano - F. Ferrarini, Le anfore romane di Opitergium, Treviso 2001.
S. Cipriano - G.M. Sandrini, La banchina fluviale di Opitergium, in AAAd, 46 (2001), pp. 289-94.
M. Tirelli (ed.), Decorazioni parietali romane ad Oderzo. Lo scavo nell’area del cinema Cristallo, Oderzo 2001.
– Padova:
S. Cipriano, La necropoli romana di Piazza De Gasperi a Padova, in AVen, 16-18 (1993- 1995), pp. 55-68.
M. Baggio - S. Toso, I mosaici di via Zabarella (Padova), in Atti del IV Colloquio dell’Associazione italiana per lo studio e la Conservazione del Mosaico, Ravenna 1997, pp. 987-1000.
I. Bonetto, Le vie armentarie tra Patavium e la montagna, Treviso 1997.
C. Compostella, I monumenti funerari di Este e di Padova: immagini e committenti, in AAAd 43 (1997), pp. 211-40.
S. Cipriano - S. Mazzochin, I bolli di C. Laecanius Bassus: un aggiornamento alla luce di nuovi dati da Patavium, in AquilNost, 69 (1998), pp. 361-78.
Iid., Il quadro economico di Padova tra il I secolo a.C. e il I sec. d.C.: i dati dalle bonifiche di anfore, in Archeologia e Calcolatori, 10 (1999), pp. 289-304.
S. Pesavento Mattioli - S. Mazzochin - M.G. Pavoni, I ritrovamenti di anfore presso l’anfiteatro romano di Padova, in BMusPadova, 38 (1999), pp. 4-44.
Iid., I ritrovamenti di anfore presso l’anfiteatro romano di Padova, ibid., 58 (2000), pp. 7-44.
G. Baldissin Molli (ed.), Padova. Città tra pietre e acque / Padova. A City of Stone and Water, Padova 2001.
S. Cipriano - S. Mazzochin, Scambi economici tra Patavium e le regioni iberiche: il quadro complessivo dallo studio dei depositi di drenaggio, in Conservas, aceite y vino de la Bética en el imperio romano, Congreso Internacional (Sevilla-Ecija 1998), Ecija 2001, pp. 787-92.
H. Hiller - G. Zampieri (edd.), Padova romana, Padova 2002.
S. Pesavento Mattioli, Nuovi dati sull’economia di Padova in epoca romana: le importazioni di allume, in BMusPadova, 99 (2003), pp. 7-18.
– Treviso:
M. Tirelli (ed.), Lo sviluppo di un settore urbano di Treviso dalla fase di romanizzazione all’età moderna attraverso i primi risultati dello scavo dell’ex cinema Garibaldi, in QuadAVen, 12 (1996), pp. 29-40.
– Vicenza:
A. Moneti, La domus del criptoportico di Vicenza: una ipotesi di ricostruzione di un sofisticato edificio privato urbano in Cisalpina, in RA, 17 (1993), pp. 45-50.
A. Bernardelli, Ritrovamenti monetali di età romana nel Veneto. Provincia IV. Vicenza, 2, Padova 1997. Zona orientale – in generale: R. Salerno - G. Tasca - A. Vigoni (edd.), La protostoria tra Sile e Tagliamento. Antiche genti tra Veneto e Friuli, Padova 1996.
S. Santoro Bianchi (ed.), Studio e conservazione degli antichi insediamenti minori nell’arco alpino, Atti dell’incontro di studi, Udine- Forgaria 1997, Imola 1999.
Archeologia e risorse storico-ambientali nella Pedemontana e nelle valli del Friuli occidentale, Atti del Convegno (Meduno 2000), Pordenone 2001.
G. Bandelli - F. Fontana (edd.), Iulium Carnicum, centro alpino tra Italia e Norico dalla protostoria all’età imperiale. Atti del Convegno (Arta Terme-Cividale 1995), Roma 2001.
F. Oriolo - S. Vitri (edd.), I Celti in Carnia e nell’arco alpino centro orientale, Atti della giornata di studio (Tolmezzo 1999), Trieste 2001.
Gli echi della terra. Presenze celtiche in Friuli: dati materiali e momenti dell’immaginario, Atti del Convegno (Gorizia 2002), Pisa - Roma 2002.
G. Tasca (ed.), Giornata di studio sull’archeologia del Medio e Basso Tagliamento in ricordo di Giuseppe Cordenos, Atti della giornata di studio (1999), Pordenone 2003.
– viabilità e territorio:
C. Gomezel - F. Prenc, Rivignano. Cenni di storia, Udine 1995.
L. Villa, Osoppo. Storia, arte, archeologia, Udine 1995.
M. Buora (ed.), I soldati di Magnezio. Scavi nella necropoli romana di Iutizzo Codroipo, in Archeologia di Frontiera 1, Trieste 1996.
C. Magrini, Due insediamenti romani nell’Isontino, in AquilNost, 57 (1996), pp. 81-100.
C. Tirone - P.C. Bigotti, Pasiano in età romana. Ricerche archeologiche e toponomastiche, Pordenone 1996.
V. Vedaldi Iasbez, Una nuova aretta votiva all’Aesontius. A proposito del basso corso dell’Isonzo, in AquilNost, 57 (1996), pp. 109-36.
T. Cividini, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli, 1. Sedegliano, Udine 1997.
M. Faleschini, Ipotesi ricostruttiva del tracciato viario romano da Timau al passo di Monte Croce Carnico (Iter ab Aquileia per compendium Veldidenam), in QuadAVen, 13 (1997), pp. 190-95.
P. Maggi - T. Cividini, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli, 3. Basiliano, Udine 1997.
G. Rosada, Viabilità e centuriazione nel Friuli romano. L’infrastruttura logistica in una regione di frontiera militare ed economica, in L. Gandi (ed.), Pordenone- Gemona. Dalla Serenissima agli Asburgo. L’antica strada verso l’Austria, Treviso 1997, pp. 22-34.
T. Cividini, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli, 4. Mereto di Tomba, Udine 1998.
M. Buora (ed.), Quadruvium. Sulla strada di Augusto. Dalla preistoria all’età moderna, in Archeologia di Frontiera, 3, Trieste 1999.
G. Cantino Wataghin (ed.), Antichità e Altomedioevo tra Livenza e Tagliamento. Contributo per una lettura della carta archeologica della Provincia di Pordenone, Pordenone 1999.
A. Conte - M. Salvatori - C. Tirone, La villa romana di Torre di Pordenone. Tracce della residenza di un ricco dominus nella Cisalpina Orientale, in Quaderni del Museo Archeologico del Friuli Occidentale, 2, Roma 1999.
M. Durigon, Le grotte del carso triestino in età romana, in ArcheogTries, 107 (1999), pp. 29-157.
M. Faleschini (ed.), Archeologia a Moggio Udinese, Udine 1999.
P. Maggi - T. Cividini, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli, 6. Mortegliano - Talmassons, Udine 1999.
T. Cividini, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli, 7. Lestizza, Udine 2000.
D. Degrassi, Le strade di Aquileia. Nuovi itinerari tra Friuli e golfo adriatico, Gorizia 2000.
E. Montagnari Kokelj (ed.), Gorizia e la valle dell’Isonzo: dalla preistoria al medioevo, Gorizia 2000.
F. Prenc, Il territorio tra Concordia e Aquileia nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio e brevi appunti a proposito di una proprietà della gens Titia, in Quaderni Friulani di Archeologia, 10 (2000), pp. 71-90.
C. Zaccaria - C. Gomezel, Aspetti della produzione e circolazione dei laterizi nell’area adriatica settentrionale nel II secolo a.C. e II secolo d.C., in La brique antique e médiévale. Production et commercialisation d’un materiau, Actes du Colloque International (Saint-Cloud 1995), Rome 2000, pp. 285-310.
F. Fontana, Le villae maritimae della Regio X, in AAAd, 49 (2001), pp. 653-67.
P. Maggi, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli, 8. Rivignano, Udine 2001.
I. Marmai, Siti archeologici del Comune di Travesio, Pordenone 2001.
F. Oriolo, Da Aquileia verso il Norico. La strada romana del Passo di Monte Croce Carnico / Von Aquileia nach Noricum. Die römische Strasse über den Plöckenpass, Gorizia 2001.
T. Cividini, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli, 9. Castions di Strada, Udine 2003.
– centri urbani:
P. Riavez, Il porto antico di Trieste, in AttiMemIstria, 43 (1995), pp. 59-89.
P. Ventura, Tergeste romana. Elementi per la forma urbis, in ArcheogTries, 104 (1996), pp. 11-123.
S. Colussa, Elementi per una nuova interpretazione del Lapis Decussatus cividalese, in Forum Iulii, 21 (1997), pp. 45-67.
F. Fontana, A proposito dell’area forense di Iulium Carnicum, in AquilNost, 68 (1997), pp. 201-10.
F. Oriolo - S. Vitri, Museo Archeologico “Iulium Carnicum”. La città e il suo territorio nel percorso espositivo, Reana del Rojale 1997.
S. Colussa, Appunti sulle mura romane di Forum Iulii, in Studi Cividalesi, 25 (1998), pp. 15-16.
M. Verzár-Bass, Il Propileo di Trieste. Un edificio trionfale, in MEFRA, 110 (1998), pp. 758-89.
Ead., Trieste romana: l’estensione del tessuto urbano, in ArcheogTries, 48 (1999), pp. 161-200.
S. Corazza - P. Donat - F. Oriolo, Trasformazione e abbandono nell’area meridionale del Foro di Iulium Carnicum: nuovi dati stratigrafici, in G. Bandelli - F. Fontana (edd.), Iulium Carnicum, centro alpino tra Italia e Norico dalla protostoria all’età imperiale, Atti del Convegno (Arta Terme-Cividale 1995), Roma 2001, pp. 237-74.
F. Fontana, Luoghi di culto nel centro romano di Tergeste, in AquilNost, 72 (2001), pp. 89-124.
F. Mainardis - F. Oriolo, Iulium Carnicum: domus tardorepubblicana con iscrizione musiva, in AAAd, 49 (2001), pp. 801-11.
F. Maselli Scotti, L’edilizia abitativa a Tergeste: esempi recenti, ibid., pp. 669-92.
F. Maselli Scotti - P. Ventura, Strutture portuali di Tergeste romana, ibid., pp. 201- 209.
M. Vidulli Torlo, Il Lapidario Tergestino al castello di san Giusto, con schede epigrafiche di F. Mainardis, Trieste 2001.
C. Zaccaria, Tergeste e il suo territorio alle soglie della romanità, in AAAd, 48 (2001), pp. 95-118.
– materiali:
M. Buora, Fibule ed altri materiali in bronzo dell’abbigliamento del periodo antonino-severiano in Aquileia e nell’area medio-danubiana, in Memorie Storiche Forogiuliesi, 75 (1995), pp. 191-202.
Id., Anfore Almagro 50 e Almagro 51 nell’alto Adriatico, in Quaderni Friulani di Archeologia, 5 (1995), pp. 190-92.
P. Donat, Osservazioni su due contenitori da trasporto di forma “San Lorenzo 7 e simili” da Zuglio (UD), ibid., pp. 193-98.
S. Santoro Bianchi (ed.), Castelraimondo. Scavi 1988-1990, II. Informatica, archeometria e studio dei materiali, Roma 1995.
C. Gomezel, I laterizi bollati romani del Friuli-Venezia Giulia. Analisi, problemi e prospettive, in L’album, 4, Portogruaro 1996.
C. Magrini, Fibule romane del Museo Archeologico Nazionale di Cividale, in Forum Iulii, 21 (1997), pp. 31-44.
F. Maselli Scotti (ed.), Il Civico Museo Archeologico di Muggia, Trieste 1997.
S. Vitri - P. Donat, A proposito della circolazione di alcune forme di ceramica grigia e di ceramica grezza in area friulana nel periodo della romanizzazione. Gli esempi di Montereale Valcellina (PN), Zuglio (UD) e Paularo (UD), in S. Santoro Bianchi - B. Fabbri (edd.), Il contributo delle analisi archeometriche allo studio delle antiche ceramiche grezze e comuni: il rapporto forma/funzione/impasto, Atti della I Giornata di archeometria della ceramica, Bologna 1997, pp. 101-108.
A. Giavitto, Forum Iulii (Cividale), in Supplementa italica, n.s. 16, Roma 1998, pp. 195-276.
M. Buora, Osservazioni sulle fibule dei tipi Alesia e Jezerine. Un esempio di contatti commerciali e culturali tra l’età di Cesare e quella di Augusto nell’arco alpino orientale, in AquilNost, 70 (1999), pp. 105-44.
R. Auriemma, Le anfore del relitto di Grado e il loro contenuto, in MEFRA, 112 (2000), pp. 27-51.
M. Buora, Elementi della cultura materiale venetica, celtica e romana, in AAAd, 48 (2001), pp. 150-85.
Id., La seconda edizione del Corpus Vasorum Arretinorum e lo studio dei bolli relativi alla Venetia e all’area transalpina, in AquilNost, 72 (2001), pp. 241-300.
F. Mainardis, Tesserae nummulariae tra Aquileia e Virunum: gli esemplari di Iulium Carnicum, in Carinthia romana und die römische Welt. Festschrift für Gernot Piccottini, Klagenfurt 2001, pp. 163-70.
F. Oriolo - M. Salvadori, Decorazioni parietali private nella X Regio: i casi della villa “imperiale” di Aquileia e della villa di Torre di Pordenone, in AAAd, 49 (2001), pp. 629-51.
A. Giumlia-Mair, I clipei di Iulium Carnicum. Interpretazione dei risultati di analisi metallurgiche, in AAAd, 51 (2002), pp. 525-39.
F. Oriolo, A proposito di una statuetta in bronzo conservata nel Museo Archeologico di Zuglio, ibid., pp. 541-50.
C. Tiussi, La collezione di Franco Marinotti a Torviscosa (Udine). Materiali scultorei di età romana, in Studi e Ricerche sulla Gallia Cisalpina, 15, Roma 2002.
M. Vidulli Torlo (ed.), La necropoli di San Servolo. Veneti, Istri, Celti e Romani nel territorio di Trieste, Trieste 2002.
Istria:
F. Cassola, Note sulla romanizzazione dell’Istria, in Scritti di linguistica e dialettologia in onore di Giuseppe Francescano, Trieste 1995, pp. 59-69.
G. Fischer, Das römische Pola. Eine archälogische Stadtsgeschichte, München 1995.
F. Rossi, La romanizzazione dell’Istria, ancora una volta, in AttiMemIstria, 43 (1995), pp. 355-65.
A. Starac, Unutraènjost Histrije u vremenu rimske vlasti, in HistriaA, 26 (1995), pp. 58-106 [riass. it.: L’Istria interna all’epoca della dominazione romana].
R. Matijašić - K. Burai, L’antica Pola e il suo circondario, Pola 1996.
A. Alisi, Istria. Città minori, Trieste 1997.
R. Matijašić , L’Istria tra l’antichità classica e la tarda antichità, in AVes, 48 (1997), pp. 203-18.
È. Mlakar, L’anfiteatro di Pola, Pola 1997.
F. Stener (ed.), Rovigno d’Istria, Trieste 1997.
K. Mihovilić - R. Matijašić (edd.), Nesactium, Pula 1998.
F. Rossi, L’Adriatico e la romanizzazione dell’Istria, in Homo Adriaticus: identità culturale e autocoscienza attraverso i secoli. Atti del Convegno (Ancona 1993), Reggio Emilia 1998, pp. 201-22.
F. Tassaux, Apports recents de l’epigraphie a l’histoire economique et sociale de Brioni, in Epigrafia romana in area adriatica, Actes de la XI Rencontre Franco-Italienne sur l’épigraphie du monde romain (Macerata 1995), Macerata 1998, pp. 77-99.
G. Rosada, Oppidum Nesactium. Una città istro-romana, Treviso 1999.
A. Starac, Rimsko vladanje u Histriji i Liburniji, Pula 2000 [Il dominio romano su Istria e Liburnia].