L'organizzazione bellica assira: la composizione dell'esercito, le strategie e le tattiche di attacco
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La ricca e particolareggiata raffigurazione delle gesta militari dei sovrani assiri su ortostati scolpiti offre una fonte preziosa e piuttosto fedele della composizione, organizzazione ed attività dell’esercito assiro. Si possono distinguere le unità principali (fanteria, cavalleria e reparto carrista) e, soprattutto, si possono avanzare, con l’ausilio delle fonti epigrafiche, ipotesi sulle tecniche di combattimento e sulle strategie di attacco.
Le milizie assire del IX secolo a.C. e della prima parte dell’VIII secolo a.C. possono essere definite come un esercito nazionale, essenzialmente composto da soldati assiri arruolati tramite il servizio della leva. In seguito, a partire dalla riorganizzazione delle regioni conquistate ad opera di Tiglat-pileser III (re dal 745 al 727 a.C.) e dall’arruolamento sistematico di soldati stranieri, si può invece parlare di un esercito multietnico.
Documenti dell’epoca di Tiglat-pileser III e Sargon II (re dal 722 al 705 a.C.) testimoniano l’impiego di soldati stranieri con particolari specificità ed abilità (come esperti combattenti su carro o come addestratori di cavalli, in seguito all’introduzione in Assiria di specie equine provenienti dall’Egitto e dalla Nubia).
Gli uomini dell’esercito assiro sono raggruppati in tre grandi unità: fanteria, cavalleria e reparto carrista, talora formate da soli soldati e talora comprendenti elementi stranieri (truppe ausiliarie). A seconda del tipo d’arma impiegato nel combattimento si distinguono arcieri, lancieri, frombolieri e guastatori.
Non in tutte le unità sono presenti gli stessi corpi: i frombolieri e i guastatori sono esclusivi della fanteria, che costituisce il nucleo più numeroso e il vero punto di forza dell’intera compagine militare assira. Le ricche raffigurazioni dei rilievi parietali documentano sia il cospicuo numero di fanti sia la versatilità delle azioni di questa unità che è largamente coinvolta in tutti gli schieramenti tattici, tanto negli scontri in campo aperto che negli assedi.
La fanteria leggera è composta di soldati arcieri e lancieri, principalmente di origine straniera, che non sono provvisti di panoplie difensive pesanti e spesso combattono senza la protezione di scudi. In particolare gli arcieri – perlopiù di origine aramea – combattono a piedi nudi, senza armatura ed elmo sulla testa: indossano semplicemente una benda sulla fronte annodata alla nuca. I lancieri sono invece provvisti di un elmo (che ha una caratteristica cresta sulla sommità), di uno scudo e indossano una sorta di corazza formata da un disco metallico tenuto sul petto con lacci di cuoio intrecciati sulla schiena. Lo scudo dei lancieri ausiliari è costruito con canne intrecciate, talvolta con rinforzi metallici lungo i bordi e nella parte centrale. Arcieri e lancieri della fanteria pesante sono invece provvisti di più efficaci armi e panoplie difensive: portano elmi metallici a punta, vestono una corazza metallica che protegge l’intero corpo (come nelle immagini del IX secolo a.C.) o solo il busto (come nei rilievi del VIII e VII secolo a.C.), indossano stivali e sono inoltre protetti da più ampli scudi di forma circolare o ellittica. Gli arcieri e lancieri della fanteria pesante sono normalmente Assiri che combattono alle spalle dei soldati ausiliari che occupano il fronte dello schieramento, come si vede nelle scene raffiguranti le marce di spostamento dell’esercito e gli assalti alle roccaforti nemiche. Le armi dei soldati della fanteria leggera consentono veloci manovre, come il salire rapidamente su scale lignee per raggiungere la sommità delle mura nemiche. Alle loro spalle, altri soldati ausiliari ed infine gli Assiri della fanteria pesante coprono l’azione di sfondamento. Spesso gli arcieri e i lancieri assiri della fanteria pesante combattono in coppia, affiancati l’uno all’altro, protetti da un alto scudo poggiato a terra e tenuto in piedi dal lanciere. Questo schermo protettivo è particolarmente efficace nelle operazioni di assedio, quando i nemici si difendono lanciando dardi e oggetti infuocati dalle fortificazioni delle loro città.
La cavalleria costituisce la seconda grande unità dell’esercito assiro. È essenzialmente composta di soldati assiri, sebbene i sovrani (in particolare Tiglat-pileser III e Sargon II) registrino nei loro documenti l’arruolamento di personale straniero impiegato soprattutto nell’addestramento e nella cura dei cavalli. In cavalleria combattono soldati arcieri e lancieri che sono abbigliati ed equipaggiati come i loro omologhi della fanteria; i lancieri sono talvolta provvisti di scudo, che portano sulla schiena mentre cavalcano. L’uguale dotazione offensiva e difensiva implica che i cavalieri possano combattere anche come fanti: il cavallo è un mezzo di trasporto usato per raggiungere il campo di battaglia e la città cinta d’assedio; tuttavia in determinati contesti d’azione, esso è impiegato in manovre di inseguimento ed accerchiamento del nemico.
I cavalieri cavalcano e combattono in coppia: mentre l’uno ha il compito di tenere le briglie di entrambi i cavalli, l’altro può facilmente imbracciare l’arco e scoccare frecce senza dover controllare la propria cavalcatura. Questo schema è in uso nel IX secolo a.C. e può essere chiaramente osservato sui rilievi di Assurnasirpal II e sulle fasce bronzee delle porte del tempio e del palazzo a Balawat di Assurnasirpal II e di Salmanassar III (re dall’858 all’824 a.C.). A partire dall’VIII secolo a.C., con il regno di Tiglat-pileser III, l’introduzione e la diffusione dell’uso della martingala (una cintura di cuoio che, fissata al morso, passa dietro la testa del cavallo) rivoluziona le modalità di guida del cavallo ed il suo impiego in contesto bellico. I cavalieri sono indipendenti e possono usare ora l’arco ora la lancia nelle loro incursioni nelle file nemiche. Recentemente, proprio partendo dall’osservazione delle coppie di cavalieri sui rilievi parietali assiri, si è tentato di chiarire il significato del termine kallabu della documentazione epigrafica, variamente interpretato e tradotto come “messaggero”, “condottiero di truppe”, “guastatore”, “truppe leggere” e associato all’unità di fanteria. In realtà il kallabu sarebbe un cavaliere, e precisamente colui che, armato di lancia, affianca il compagno munito invece di arco: allo stesso tempo, il suo particolare equipaggiamento consentirebbe una sua facile trasformazione in soldato di fanteria.
La terza ed ultima unità dell’esercito assiro è costituita dai carri. Il reparto carrista raccoglie al suo interno soldati assiri arcieri e lancieri. Nel corso del tempo, dal IX al VII secolo a.C., la forma e l’impiego del carro in contesto bellico mutano alquanto. Nel IX secolo a.C. il carro trasporta solitamente due soldati (il numero dell’equipaggio sale a tre quando anche il sovrano assiro è presente). Il primo soldato ha il compito di guidare il carro reggendo le redini, mentre l’altro, armato di arco, scocca frecce contro i nemici. Il carro è un mezzo rapido e sicuro per attraversare il campo di battaglia investendo e inseguendo le truppe, ma è anche equipaggiato con uno scudo ed una lancia, sicché anche i soldati a bordo del carro, una volta portatisi sul luogo dello scontro, possono, proprio come quelli della cavalleria, divenire fanti arcieri e lancieri, a seconda delle necessità.
Nell’VIII e, in particolar modo, nel VII secolo a.C., la struttura del carro si ingrandisce: si passa da un carro con una ruota a sei raggi ad uno con una ruota a otto raggi e l’equipaggio sale a quattro soldati (il guidatore, accompagnato da altri tre soldati armati). A bordo del carro, essi sollevano gli scudi a protezione di se stessi e degli altri soldati; scesi dal carro, si convertono in fanti e lo scudo diventa un’efficace arma di difesa contro le munizioni lanciate dai nemici dall’alto delle mura negli assedi e negli scontri corpo a corpo. Per il VII secolo a.C., si potrebbe quindi parlare di fanteria mobile, ossia di soldati fanti che, temporaneamente, usufruiscono del carro per potersi rapidamente muovere sul campo di battaglia ed ingaggiare, in seguito, scontri ravvicinati.
L’esercito assiro comprende anche civili, addetti alle incombenze amministrative e talvolta in azioni collaterali e di preparazione dell’attacco. Le numerose lettere della cancelleria assira offrono preziosi indizi per comprendere appieno il vasto e complesso impianto della macchina bellica assira prima, durante e dopo la campagna militare.
All’interno del campo militare, si distingue, per la posizione spesso centrale e per le dimensioni maggiori, la tenda alloggio del sovrano. Dal IX all’VIII secolo a.C. il re assiro è direttamente impegnato sul campo di battaglia (è rappresentato sovente mentre insegue i nemici con il suo carro). Nel VII secolo a.C., egli svolge invece una funzione di comandante in capo che osserva dall’esterno lo svolgersi dello scontro ed attende i positivi risultati della battaglia.
La particolareggiata raffigurazione della macchina bellica assira permette di farsi un’idea abbastanza precisa delle strategie di attacco dell’esercito assiro e quindi della disposizione tattica delle truppe a seconda del modello strategico scelto. In base alla strategia scelta, solo alcune unità ed alcuni corpi specializzati sono chiamati ad un’azione diretta di attacco, mentre le altre unità dell’esercito assumono ruoli di copertura e di difesa.
L’assedio è la strategia largamente impiegata dagli Assiri. I rilievi parietali la documentano con dovizia di particolari. Soldati dell’esercito assiro sono raffigurati ai piedi delle mura nemiche o mentre cercano di raggiungere la sommità delle fortificazioni su scale di legno e rampe artificiali. Contemporaneamente, arcieri e frombolieri, con il continuo lancio di frecce e munizioni, impediscono, o comunque rallentano, la reazione dei nemici sui bastioni. Il bersagliamento dal basso distoglie anche l’attenzione degli assaliti dalle operazioni dei soldati guastatori che, alla base delle fortificazioni nemiche, sono intenti ad aprire brecce e tunnel nella tessitura muraria. Per questo, l’esercito assiro si avvale anche di arieti e di torri d’assedio. Nelle preghiere rivolte alla divinità solare Shamash il re assiro gli chiede quale tecnica sia più efficace per conquistare la città nemica e questi testi mettono in evidenza non solo le modalità di conquista di una città, ma anche i tempi dell’azione di accerchiamento, assedio ed assalto.
Cavalleria e carri sono largamente utilizzati negli scontri in campo aperto, anche se i monumenti offrono pochissimi esempi di raffigurazioni di battaglie in campo aperto. I testi degli Annali dei sovrani assiri lasciano intendere che l’esercito si confronti in campo aperto con il nemico solo quando costretto. In questo caso i carri risultano particolarmente efficaci sia per contrastare quelli dell’esercito nemico sia per travolgere e inseguire la fanteria avversaria. Nella battaglia contro le tribù degli Arabi nel VII secolo a.C., gli strateghi dell’esercito di Assurbanipal optano per un inseguimento su carro dei cavalieri arabi a dorso di cammelli: stando al racconto di Erodoto nel primo libro delle sue Storie, i cavalli sono impauriti dal forte e particolare odore dei cammelli, ma una volta aggiogati ai carri, è più difficile per loro ribellarsi ed indietreggiare di fronte al nemico.
La cavalleria è un’unità particolarmente versatile ed agile che può agire con movimenti lungo le ali dello schieramento ed incursioni nei fianchi avversari e cambiare rapidamente formazione e tattica, inseguendo i nemici in rotta. Nello scontro campale presso il fiume Ulai che vede Assurbanipal opporsi al sovrano elamita Teumman, la cavalleria assira si muove sul fianco destro del proprio schieramento, attaccando il fianco sinistro dell’armata nemica e spingendo gli avversari verso il centro del terreno di scontro, dove la fanteria assira interviene spingendo gli Elamiti nelle acque del fiume alle loro spalle. Quello che nella strategia avversaria doveva essere una protezione contro un possibile attacco da tergo diventa invece un punto a favore degli Assiri.