L'Ungheria
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Gli Ungheresi plasmano l’area del bacino del Danubio, determinando il profilo dell’Europa centrale. Il Paese si evolve da una forma politica sacerdotal-militare alla monarchia. L’adozione del cristianesimo da parte di Stefano I è una mossa politica, tesa al rafforzamento della nascente monarchia. Sovrani filobizantini o filo-occidentali si succedono a lungo. Superati i disordini interni, l’Ungheria si lancia, in opposizione o in accordo con Bisanzio, nella conquista dell’Europa balcanica.
In conseguenza dei movimenti dei popoli delle steppe, circa 20 mila guerrieri magiari, con al seguito 400 mila persone, nella primavera dell’895, guidati dal re Arpad, giungono sui Carpazi, per poi dilagare nelle pianure danubiane. Feroci come i Vichinghi, ma anche più rapidi nelle loro azioni, i Magiari, tra l’895 e il 955, saccheggiano violentemente le terre d’Europa, finché, nel 955, vengono sconfitti a Lechfeld da Ottone I di Sassonia. Da quel momento, i superstiti si sparpagliano per le pianure dell’odierna Ungheria, diventando stanziali e dandosi alla pastorizia e all’agricoltura. La società rapidamente si stratifica ed emerge ben presto un’aristocrazia di capi militari che diventano grandi signori terrieri.
L’arrivo e lo stanziamento degli Ungheresi rimaneggia ampiamente l’area del bacino del Danubio, determinando il profilo dell’Europa centrale. Il regno magiaro costituisce tra XI e XII secolo, fino all’arrivo dei Mongoli, la forza organizzatrice di genti eterogenee sparse nella vasta pianura danubiana. La loro presenza è vitale non solo per la nascita dell’Ungheria, ma anche della Boemia, Polonia, Croazia, Serbia e Austria. Di fatto gli Ungari costituiscono una barriera che separa gli Slavi del Nord da quelli meridionali; sono anche fattore di unione dei principi germanici, che riconoscono a Ottone il merito di averli fermati.
L’Ungheria nasce come regno su base patrimoniale: tutti i diritti e le proprietà sono in mano al principe regnante. Il Paese si evolve da una originaria forma politica sacerdotal-militare alla monarchia, da una confederazione di tribù allo stato centralizzato, dall’economia pastorale alla proprietà della terra. I rapporti tra i Magiari e le popolazioni slave preesistenti sono, fino all’XI secolo, rigidamente separati.
Dal punto di vista religioso il Paese segue da vicino il percorso compiuto dalla Polonia. I primi contatti col cristianesimo avvengono grazie a Bisanzio. Nel 950, un prigioniero greco, il monaco Hierothos, viene consacrato primo “vescovo della Turchia” (con questo nome i Bizantini indicano l’Ungheria). Ma la battaglia di Lechfeld, oltre a rendere stanziali gli Ungheresi, segna anche l’affermazione dell’influenza germanica e, quindi, del cattolicesimo. Nel 974 il principe magiaro Géza si fa battezzare con tutta la famiglia secondo il rito latino. Nell’anno 1001 suo figlio Stefano, d’intesa con l’imperatore Ottone III, riceve da papa Silvestro II la corona, lo scettro e il titolo di primo re d’Ungheria. Il regno cristiano d’Ungheria ottiene una diocesi a Esztergom, dove ha luogo l’incoronazione con il crisma papale, che estromette dalla corsa al trono i rivali sostenuti dai Bulgari e dagli ortodossi filobizantini. L’adozione del cristianesimo è, quindi, una mossa politica, tesa al rafforzamento della nascente monarchia. Da quel momento l’Ungheria, come la Polonia, è saldamente cattolica. Tutta la politica di Stefano I si incentra sull’organizzazione e sul consolidamento della Chiesa ungherese: i vescovi servono a esercitare un controllo territoriale; i decreti promulgati dal re prevedono che ogni villaggio sia obbligato alla costruzione di una chiesa. Questa attività di ampio sostegno a favore della Chiesa cattolica, porterà nel 1083 alla canonizzazione del sovrano ungherese.
Fin dalla sua nascita, il Regno di Ungheria persegue una politica di forte espansione ed egemonia nell’Europa centro-orientale. Nel 1004 acquisisce il controllo della Transilvania. L’opera di consolidamento del potere di Stefano I è scossa, tuttavia, dalle lotte tra i membri della famiglia degli Arpadi e dalle resistenze degli antichi capi tribù.
Spesso, alla base di queste lotte c’è lo scontro non risolto tra le tendenze filogermaniche e quelle filobizantine. L’associazione con Roma non spezza, infatti, tutti i legami ecclesiastici, culturali e politici con Bisanzio. La Chiesa ortodossa controlla una dozzina di monasteri di rilievo. La stessa conquista della Bulgaria da parte degli imperatori d’Oriente all’inizio dell’XI secolo rende, anzi, necessario il mantenimento di buoni rapporti con Costantinopoli. L’equilibrio raggiunto da re Stefano non è mantenuto dai successori. Sovrani dell’una e dell’altra fazione si succedono, mutando la direzione della politica del Regno. Re Salomone, ad esempio, ottiene la corona nel 1063 grazie all’appoggio germanico. Il duca Géza ha invece tendenze filobizantine. Quando diviene re nel 1074, sposa una principessa bizantina e riceve da Costantinopoli la corona che costituisce la metà inferiore della nota corona reale ungherese.
Una certa stabilità è raggiunta con Ladislao I, che pone fine alle lotte interne e inizia a svolgere un’intensa attività di politica estera. Proprio la vulnerabilità dei vicini balcanici rende l’espansione del regno un’impresa più facile. Inoltre, alla fine del secolo, il peso e il potere dell’Ungheria cresce per la sua posizione strategica di passaggio per le truppe imperiali alla volta delle crociate. Si ha quindi l’annessione della Slavonia tra la Sava e la Dava. Nel 1091 Ladislao interviene nelle lotte per il trono della Croazia.
Alla fine dell’XI secolo l’Ungheria condivide con l’impero bizantino l’egemonia sull’area danubiana. Su tutti i territori conquistati, i nobili magiari di fede cattolica si insediano dando vita a vaste proprietà fondiarie su cui vivono popolazioni slave, germaniche e rumene. Il declino di Bisanzio, poi, permette di consolidare ulteriormente la supremazia ungherese. Il nipote di Ladislao, Colomanno I, appellandosi al diritto ereditario degli Arpadi, nel 1102 sottomette il regno croato e nel 1105 acquisisce anche le città dalmate, aprendosi un varco importante verso il mare. In questo caso gioca un ruolo importante l’alleanza con Bisanzio: nel 1104 la figlia del defunto Ladislao, Irene, sposa Giovanni II Comneno erede al trono bizantino, aprendo la strada agli Ungheresi per la conquista della Dalmazia. Gli Ungheresi peraltro, in cambio aiutano l’imperatore bizantino contro i Normanni.
I rapporti tra la famiglia imperiale greca e i sovrani ungheresi fanno sì che esponenti cacciati dall’Ungheria trovino rifugio a Bisanzio. Questa situazione provoca, a lungo andare, dissapori da parte ungherese, tanto che quando re Stefano II non riesce ad ottenere il rientro in patria di alcuni dissidenti, avvia la conquista dei territori imperiali di Belgrado, di Nissa, avanzando fino a Filippopoli. Questa è il primo episodio di una lunga e aspra lotta, che oppone nel corso del XII secolo l’Ungheria a Bisanzio per il controllo della penisola balcanica, durante la quale si alternano fasi di alleanze e di pace a fasi di aperto conflitto.
Gli Ungheresi devono fare i conti, nella seconda metà del secolo, con la politica del nuovo imperatore Manuele I, nipote per via femminile di san Ladislao, che vuole intraprendere una politica di riconquista dell’antico Impero romano, penetrando in Europa a partire proprio dalla parte ungherese. Manuele porta per due decenni guerra all’Ungheria, e quando non usa le armi, manovra le fazioni interne ungheresi per assecondare il suo ambizioso piano. Riesce a mettere quasi a punto il progetto di una unione dinastica tra Ungheria e Impero d’Oriente. Lo stesso erede al trono ungherese, il principe Béla, infatti, viene educato alla corte di Manuele, nella prospettiva di una ipotetica successione, che però sfuma con la nascita di un erede diretto dell’imperatore. Tuttavia, quando nel 1180, alla morte di Manuele, il suo giovane figlio Alessio viene assassinato nel corso di torbidi, è Béla, diventato nel frattempo Béla III d’Ungheria, a poter aspirare all’eredità della carica imperiale. L’ambizioso progetto non si realizza, in quanto a Costantinopoli prevale una soluzione interna del conflitto. A Béla III non resta che stringere una nuova alleanza con l’imperatore, che viene suggellata dal definitivo dominio ungherese sulla Dalmazia. Béla, peraltro, nonostante l’educazione impartitagli a Costantinopoli, proietta il Paese più marcatamente verso Occidente. Sposa Margherita, figlia di Luigi VII di Francia, il cui seguito vede la partecipazione di numerosi architetti francesi, che diffondono i nuovi gusti occidentali.
Alla fine del XII secolo, tra i due Paesi rivali appare chiaro che ad essere in una posizione di debolezza è l’Impero bizantino e non più l’Ungheria.