A fronte dell’inefficacia dell’Organizzazione dell’unità africana nel perseguire gli obiettivi di integrazione, sviluppo e pacificazione del continente, verso la fine degli anni Novanta vi furono alcune iniziative volte a creare cabine di regia parallele, che affrontassero in modo più diretto e operativo queste e le altre sfide poste al continente africano dalla fine della Guerra fredda. Da una di queste iniziative nacque la spinta necessaria a fondare nel 2002 l’Unione Africana, mentre al summit del G8 di Genova del 2001 i presidenti di cinque stati africani - Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal e Sudafrica - lanciarono la New Economic Partnership for Africa’s Development (Nepad).
Il Nepad nasceva come la sintesi di due iniziative presidenziali portate avanti dal presidente sudafricano Thabo Mbeki e dal presidente senegalese Abdoulaye Wade, entrambe animate dall’idea che il continente africano fosse entrato in un’era di ‘rinascimento’, in cui sarebbe stato possibile che l’Africa si occupasse dei propri problemi in prima persona.
Rispetto alle iniziative prese dai donatori internazionali e dalle Nazioni Unite nello stesso periodo, l’enfasi del Nepad era soprattutto sui temi dello sviluppo economico, della promozione del settore privato e della governance anche economica, sostituendo così a una retorica assistenzialista un’ottica ‘sviluppista’. Le aree in cui il Nepad concentra le sue azioni sono sei e indicano delle priorità diverse (più orientate alle questioni dello sviluppo economico che alla fornitura dei servizi essenziali) rispetto a quelle che animano l’azione delle organizzazioni internazionali che si occupano delle vicende dell’Africa: agricoltura e sicurezza alimentare, cambiamento climatico e gestione delle risorse naturali, integrazione regionale e infrastrutture, sviluppo umano, governance economica e delle imprese, tematiche trasversali tra cui la questione di genere, il capacity building e l’information technology.
L’iniziativa più interessante promossa dal Nepad - che si era costituito come organizzazione indipendente, con sede a Pretoria - è stata quella del Meccanismo africano di revisione tra pari (Aprm nell’acronimo inglese). Ispirato alle iniziative dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd), l’Aprm è un meccanismo di autovalutazione periodica del percorso di sviluppo democratico ed economico di un paese, a cui ciascun membro del Nepad si può sottoporre in modo volontario. Come per le iniziative tra gli stati membri dell’Oecd e a differenza di quanto avviene per le valutazioni condotte dai donatori internazionali, l’Aprm riconosce le specificità del percorso di sviluppo in atto in ciascun paese e non implica nessuna condizionalità, né suggerisce l’applicazione di ricette preconfezionate. Dalla sua creazione, almeno 29 paesi africani si sono resi disponibili a fare parte del processo di revisione. Tutti i paesi che hanno completato il primo processo di revisione hanno accettato il rapporto dei pari e stanno elaborando strategie per mettere in pratica i suggerimenti in esso contenuti.
La quasi contemporaneità della nascita del Nepad e dell’Au ha dato origine a un dibattito sul posizionamento del Nepad all’interno della nuova governance continentale: il Nepad era infatti un’organizzazione indipendente, con un suo segretariato e una sua sede, ma con obiettivi assimilabili a quelli dell’Au, e a cui aderiva un sottoinsieme degli stati membri dell’organizzazione continentale. Dopo un ampio confronto, all’inizio del 2010 il Nepad è diventato un’agenzia dell’Unione Africana, dedicata ai problemi dello sviluppo del continente. La debolezza istituzionale dell’Au, soprattutto relativamente alle questioni di sviluppo economico, è stata così in parte risolta integrandone le risorse con quelle di un organismo fino a quel momento funzionante, a sé stante e slegato da considerazioni di carattere politico-diplomatico. Al tempo stesso, però, la snellezza strutturale del Nepad aveva permesso che le iniziative fossero portate a termine, mentre la sua inclusione nella struttura dell’Au ha già rallentato alcuni processi in atto, soprattutto nell’ambito dell’Aprm, a causa della sovrapposizione tra il livello politico e quello operativo.