Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nei primi decenni dell’Ottocento in architettura e nell’arredamento dominano ancora le tipologie settecentesche. Dagli anni Trenta, in seguito alla rivoluzione industriale e alla modernizzazione, si impongono nuovi stili: mutano modalità costruttive e decorative, dettate da nuove esigenze qualitative e quantitative in una società profondamente mutata.
Abitazioni popolari e borghesi
Nei primi due decenni dell’Ottocento l’architettura degli edifici, la disposizione e l’ordine degli spazi interni e l’arredamento sono dominati ancora dalle tipologie neoclassiche e settecentesche. Lo stile impero, pur introducendo alcune novità, conserva molti caratteri dell’epoca precedente. Dagli anni Trenta in tutta Europa si ricorre a una maggiore funzionalità e si impongono nuovi stili, quali il Biedermeier, il neogotico e l’eclettismo. Nel corso del secolo, segnato in molti Paesi europei dall’industrializzazione e dalla modernizzazione, vengono impiegati nuovi materiali nell’architettura e nell’arredamento, per soddisfare nuove esigenze qualitative e quantitative, mentre la lavorazione artigianale di oggetti, elementi decorativi e arredi viene progressivamente sostituita dalla produzione in serie.
A causa dell’inurbamento di grandi masse di lavoratori si costruiscono nuovi quartieri popolari risparmiando il più possibile sullo spazio, sui materiali costruttivi e sui servizi igienici.
In seguito alla rivoluzione industriale nei Paesi più sviluppati come l’Inghilterra la popolazione delle città aumenta progressivamente e cresce l’esigenza di alloggiare un numero sempre crescente di lavoratori in abitazioni plurifamiliari presso le fabbriche e nei quartieri periferici. Nei centri urbani inglesi sorgono i cosiddetti slums, abitazioni proletarie addossate le une alle altre. Questi alloggi sono dei monolocali su un unico piano, con un piccolo spazio aggiunto sul retro; per ogni immobile, solitamente abitato da diverse persone e formato da quattro alloggi, vi è un solo servizio igienico sito nel seminterrato; le aperture per l’areazione e la luce sono molto limitate e riservate agli alloggi esterni che si affacciano sul retro e sulla facciata.
Le abitazioni dei contadini inglesi non sono tanto più confortevoli. Nella maggior parte si tratta di case a un solo piano con due locali, costruite in paglia e argilla, e con il pavimento in terra battuta. L’intera famiglia dorme stipata in una stanza, mentre l’altra è adibita a cucina, gabinetto, lavanderia e talvolta a pollaio o porcile. I contadini più agiati, invece, abitano case costruite in mattoni o pietre e con un numero maggiore di stanze.
A Parigi, come a Milano, si afferma il tipo di casa popolare a ballatoio (chiamata anche “a ringhiera”). Si tratta di un palazzo multipiano con numerosi monolocali che si affacciano su un cortile interno tramite un ballatoio, dove si trovano i servizi igienici comuni a più abitazioni.
Nelle città francesi vi sono anche quartieri con case abitate da persone appartenenti ai diversi ceti, dove la distinzione sociale si riflette sulla gerarchia dei piani. I commercianti al pianoterra, i cittadini delle classi più agiate al primo piano, i meno abbienti al secondo, i lavoratori salariati al terzo e gli operai al quarto piano. I locali igienici degli appartamenti sono ricavati dove capita.
Le tipologie dei palazzi urbani in tutta Europa riprendono un po’ i modelli del palazzo signorile rinascimentale, dalla fronte simmetrica e con uno o più cortili, confacenti soprattutto a uno sviluppo sia in senso orizzontale sia in senso verticale. Molti elementi decorativi, tuttavia, derivano dai motivi classici come dai motivi gotici.
L’impiego del cemento, scoperto nel 1820, insieme alla ghisa, utilizzata soprattutto per i balconi al posto del ferro e della pietra, sostituisce gradualmente i tradizionali materiali costruttivi, come il legno, il cotto e la pietra.
Nelle città inglesi le abitazioni borghesi – situate in quartieri distinti da quelli dove abita il proletariato – sono case unifamiliari, costruite per lo più in mattoni intonacati, di gusto rinascimentale e neogotico; davanti si trova sovente un portichetto sostenuto da colonne.
La casa si alza per due o tre piani, più un seminterrato chiamato basement, destinato alla cucina e al personale di servizio; sul retro della casa c’è una scuderia oppure una rimessa, mentre nel piano rialzato si trova un vestibolo (hall) su cui si affacciano alcuni locali secondari. Una scala porta al piano nobile, dove il lato che dà sulla strada è occupato dal salone e sul lato della corte si trovano la biblioteca, la sala da pranzo e una sala di ricreazione con il biliardo; le camere da letto sono situate al piano superiore.
Negli Stati Uniti le case dei ceti più abbienti seguono nella gran parte dei casi le tradizioni europee, in particolare inglese e olandese. Prevalgono lo stile coloniale e i motivi palladiani.
Le fronti sono dominate da ampi portici, muniti di timpani e trabeazioni che poggiano su solide colonne all’antica. Al pianoterra vi è un ampio atrio, su cui si affacciano il salone e la sala da pranzo; una scala in fondo all’atrio conduce al piano superiore, occupato dalle camere da letto. A partire dalla seconda metà del secolo si imitano anche gli edifici gotici, gli chalets svizzeri, le case coloniche toscane e i castelli medievali.
L’arredamento: lo stile impero
Negli anni dell’impero napoleonico (1804-1815) in gran parte dell’Europa continentale si afferma lo stile impero, uno stile decorativo di indirizzo neoclassico. Le porte, le finestre e gli arredi sono ancora ornati da timpani e fastigi, e gli ordini classici sono impiegati sia nell’architettura sia nell’arredamento. In Francia le case d’abitazione presentano una planimetria modulata sui principi classici e l’attenzione di architetti e decoratori per gli aspetti funzionali è ancora molto scarsa. Nelle grandi città europee gli edifici sono multipiani e nell’arredamento si impongono le creazioni di due architetti e decoratori francesi, Charles Percier e Pierre-François Fontaine, diffuse tramite album di disegni e illustrazioni, come la Raccolta di disegni (1801), seguita dal Ragguaglio delle decorazioni d’interni (1812). Gli album con i modelli di mobili sontuosi progettati per le abitazioni dell’aristocrazia vengono impiegati da artigiani e mobilifici per realizzare arredi meno costosi, destinati alla più vasta clientela borghese.
Lo stile impero si ispira allo stile classico, a quello rinascimentale ed egiziano, dopo la spedizione compiuta da Napoleone nel Paese africano. I mobili vengono rifiniti in oro e decorati con insegne imperiali, aquile, leoni alati, cariatidi zoomorfe, e i baldacchini dei letti sono sorretti da lance e alabarde.
Lo stile Biedermeier
Il nome di questo stile, applicato agli arredi, deriva dal personaggio inventato delle poesie satiriche del medico Adolf Kaussamul e dello scrittore Ludwig Eichrodt, pubblicate nel 1855. Il Biedermeier si afferma alla fine dell’impero napoleonico, soprattutto in Germania e Austria, e soddisfa le esigenze di comfort e funzionalità dell’emergente società borghese. Le forme ancora memori dello stile impero si differenziano da questo per la maggiore semplicità, per le superfici levigate, l’austerità degli ornati, le strutture massicce e solide, le comode imbottiture. I mobili in stile Biedermeier sono realizzati con legni chiari poco pregiati (ciliegio, acero, frassino, betulla), impiallacciati e lavorati in forme curve. Le stanze degli appartamenti vengono rese più confortevoli dalle tappezzerie, realizzate con stoffe a righe e a fiorellini.
Nel corso del secolo, in Germania la decorazione e l’arredamento degli ambienti domestici sono dominati dalle invenzioni di Karl Friedrich Schinkel, architetto al servizio di Federico Guglielmo III.
La case borghesi del periodo Biedermeier sono distribuite secondo principi funzionali, generalmente costituite da un ingresso, un salotto, uno studio, le stanze da letto e i servizi.
Anche in Olanda questo stile è molto diffuso e caratterizza la tipica casa borghese del quarto e del quinto decennio dell’Ottocento. Un vestibolo immette in un corridoio su cui si affacciano due stanze, la cucina e talvolta un salotto rialzato; in fondo si trova un’ampia stanza di ritrovo, la Saal, comunicante con il giardino.
Lo stile neogotico e lo stile eclettico
Gli elementi fondamentali dell’architettura neogotica, oltre all’evidente ripresa dei motivi gotici e medievali in generale, sono le piante aperte, gli alzati articolati, la dissimmetria, la verticalità e l’uso consistente della decorazione, come ha osservato lo storico dell’architettura Renato De Fusco. Lo stile neogotico si diffonde dapprima in Inghilterra (Gothic revival) nell’età vittoriana e presto nel resto d’Europa. Con il movimento di William Morris, denominato Arts and Crafts (Arti e mestieri), i motivi neogotici vengono impiegati anche negli arredi, per le tappezzerie, i mobili e le vetrate.
Nell’Ottocento, però, l’epoca vittoriana in Inghilterra(1837-1901), l’epoca umbertina (1878-1900) in Italia e il Secondo Impero (1852-1870) in Francia segnano anche l’affermazione dello stile eclettico, uno stile propriamente romantico, frutto della contaminazione e della commistione di diversi stili storici, non solo europei, ma anche orientali, come lo stile cinesizzante e lo stile egizio. Nell’arredare camere da letto, saloni, sale da pranzo e studi si segue il criterio dell’assortimento totale, dell’esaltazione degli stili espressi da culture diverse. Negli Stati Uniti lo stile eclettico si sviluppa con particolare intensità nella progettazione delle residenze unifamiliari, caratterizzate dalla commistione di motivi neoclassici e gotici.