La chinoise
(Francia 1967, La cinese, colore, 90m); regia: Jean-Luc Godard; produzione: Productions de la Guéville/Athos/ Parc/Simar/Anouchka; sceneggiatura: Jean-Luc Godard; fotografia: Raoul Coutard; montaggio: Agnès Guillemot.
Nell'estate del 1967, mentre in Cina è in corso la Rivoluzione Culturale, a Parigi cinque giovani fondano una cellula comunista per dedicarsi allo studio del pensiero di Mao Tse-tung, in un appartamento messo a di-sposizione da un'amica della loro leader Véronique, studentessa a Nanterre attualmente in vacanza. Gli altri membri del gruppo sono Yvonne, di famiglia contadina; Henri, operaio e ragazzo di Yvonne; Guillaume, attore e ragazzo di Véronique; Kirilov, pittore russo e aspirante terrorista. La vita nell'appartamento è descritta attraverso una serie di brevi scene di tre tipi: interviste con i membri della cellula, lezioni dei vari membri (e di un militante esterno) ed episodi che illustrano il vero argomento di riflessione e studio del gruppo, ovvero il teatro. Quando l'estate volge al termine, la questione su come passare dalla riflessione all'azione provoca una spaccatura all'interno del gruppo, diviso tra la maggioranza favorevole all'azione violenta e Henri, che viene espulso per aver sostenuto la trasformazione pacifica del Partito Comunista Francese e condannato dal gruppo in quanto revisionista. La questione del terrorismo viene discussa a lungo da Véronique e dal suo professore di filosofia, Francis Jeanson, su un treno che attraversa la periferia di Parigi. Véronique sostiene la necessità del terrorismo; per Jeanson, che è stato un leader del Front de Libération Nationale durante la guerra di Algeria, invece il terrorismo non ha senso senza l'appoggio della base popolare. Alla fine il gruppo si scioglie: Kirilov si suicida; Henri parte per proseguire i suoi studi, o forse accetterà un lavoro nella Germania dell'Est; Guillaume applica quotidianamente le proprie idee sul teatro politico; Yvonne vende "Les Cahiers Marxistes-Léninistes" per la strada, mentre Véronique compie un'azione terroristica in un hotel assassinando un ministro russo in visita nel paese, dopo essere entrata nella stanza sbagliata e avere ucciso un altro uomo. Alla fine apprendiamo dalla sua voce fuori campo che le lezioni sono ricominciate e che, a posteriori, il gruppo si è reso conto che quell'estate è stata soltanto il primo passo di una lunga marcia. I legittimi proprietari tornano nell'appartamento e tolgono dai muri i manifesti marxisti. Le persiane del balcone si chiudono una a una, così come a teatro cala il sipario.
La chinoise è un'utopia cinematografica in cui alcuni personaggi isolati dal resto del mondo discutono e cercano di praticare il pensiero marxista-leninista nelle forme indicate da Louis Althusser, filosofo marxista francese che auspicava una trasformazione radicale del comunismo europeo, e da Mao Tse-tung, simbolo vivente della Rivoluzione Cinese, poi sfociata nella Rivoluzione Culturale degli anni Sessanta. L'altro intellettuale che dà forma con le sue idee all'utopia del film è Bertolt Brecht, drammaturgo comunista, teorico e regista teatrale, il cui nome è l'unico a rimanere scritto su una lavagna dopo che Guillaume ha cancellato a uno a uno i nomi dei più celebri filosofi e scrittori. Questo piccolo episodio, che si sviluppa in un unico piano-sequenza, è un esempio dei principi brechtiani che stanno alla base dello slogan scritto dal gruppo sulle pareti dell'appartamento: "Bisogna sostituire le idee vaghe con immagini chiare". Il cortocircuito logico di questa affermazione ‒ l'omissione delle 'idee chiare' che devono sostituire quelle vaghe prima di arrivare alle 'immagini chiare' ‒ riassume pure il metodo del film, realmente teso alla ricerca di immagini chiare. Nell'ambito di questo esperimento, Jean-Luc Godard propone anche un esempio di idee vaghe espresse da immagini altrettanto vaghe: l'intervista con Henri che fa colazione da solo in cucina, dopo essere stato espulso dal gruppo. Tra le varie interviste ai protagonisti, questa è la più 'naturalistica': il fatto che essa mostri Henri umiliato, da solo contro gli altri quattro, fa sì che automaticamente una parte degli spettatori prenda le sue difese contro gli altri. Ma questa finta intervista in stile cinéma vérité è il perfetto contraltare ai fumosi piani di Henri per trasformare il partito. La chinoise include anche quel cinema che cerca di sostituire, ma oppone all'immagine di Henri in cucina una sua immagine chiara: la straordinaria scena in cui il personaggio viene espulso, mostrata tramite una carrellata lungo le finestre che danno sul balcone, attraverso le quali vediamo Henri alla lavagna (prima finestra), zittito dai suoi compagni (seconda finestra), compresa Yvonne (terza finestra) che guarda fuori ripetendo il grido collettivo di "Re-visio-niste!". Anche la tecnica delle altre interviste appare in contrasto con il soliloquio di Henri in cucina. Per prima cosa Godard comunicò agli attori le domande e le risposte che desiderava ottenere, poi spiegò come rispondere con parole loro durante le riprese. Poiché nessuno degli attori, a parte Francis Jeanson e Omar Diop, era davvero comunista, le interviste con i quattro membri intransigenti del gruppo, ripresi in piedi contro una parete, incarnano la massima di Brecht (che Godard aveva cercato di applicare anche in Deux ou trois choses que je sais d'elle ‒ Due o tre cose che so di lei, 1967) secondo la quale gli interpreti che recitano le proprie battute dovrebbero farlo come se si trattasse di citazioni.
La chinoise è uno dei film più semplici e belli di Godard. Il ricorso abituale e massiccio alla citazione diventa qui uso di parole e immagini proprie della cultura marxista-leninista; le pareti bianche dell'appartamento costituiscono lo sfondo neutro di immagini composte dai tre colori primari, con una predominanza del rosso; l'atteggiamento dei giovani attori (che ignorarono la richiesta di Godard di studiare il pensiero marxista-leninista per prepararsi al film) dona a ogni scena un aspetto di seria giocosità solitamente associato all'infanzia. La primavera è nell'aria, anche se è estate, come in L'amore, il cortometraggio che Godard realizzò subito dopo La chinoise per il film a episodi franco-italiano Amore e rabbia (1969), parafrasando la storia del figliol prodigo: qui due innamorati che si chiamano Democrazia e Rivoluzione sono costretti a separarsi. Quando nel finale i due si baciano, la ragazza dice: "Addio"; l'uomo replica: "Niente addii".
Negli Stati Uniti, dove fu distribuito da una piccola società, La chinoise divenne inaspettatamente il più grande successo americano di Godard dopo À bout de souffle, ottenendo un'ottima accoglienza da parte della critica. In un'intervista rilasciata a Pauline Kael, Godard in seguito dichiarò che La chinoise "si può definire un buon film nello stesso modo in cui di una persona si direbbe che è un brav'uomo". In Camera Eye, l'episodio da lui diretto per Loin du Vietnam (Lontano dal Vietnam, 1967), inserì alcune scene tratte da La chinoise.
Interpreti e personaggi: Anne Wiazemsky (Véronique Superveille), Jean-Pierre Léaud (Guillaume Meister), Michel Séméniako (Henri), Lex de Bruijn (Serge Dimitri Kirilov), Juliet Berto (Yvonne), Omar Diop (se stesso), Francis Jeanson (se stesso), Blandine Jeanson, Eliane Giovagnoli.
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Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 114, mai 1971; in J.-L. Godard, Cinque film, Torino 1971.