Babilonia, la citta celeste: il progetto ed il significato
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Sin dall’antichità la città di Babilonia rappresenta un esempio di progettazione urbanistica che si rifà a un disegno divino. È la città del dio Marduk, vincitore sulle forze del caos e creatore dell’universo, nonché progettista della stessa Babilonia, letteralmente la “porta del cielo”. In età neobabilonese, la città diviene la capitale dell’impero che si sostituisce al potere assiro in Mesopotamia e nelle altre regioni del Vicino Oriente e la sede dell’importante santuario e ziqqurat di Marduk.
Babilonia, per circa tre millenni punto focale della storia della Mesopotamia preclassica, è una città ancora attiva e fiorente dopo la conquista persiana, avvenuta nel 539 a.C., e poi durante il regno di Alessandro Magno, che proprio a Babilonia muore nel 323 a.C. La città sorge lungo il fiume Eufrate, al centro della Mesopotamia, regione di cui è il fulcro geografico e culturale. Capitale di un importante regno con il sovrano Hammurabi, ancora città prospera nella seconda metà del II millennio a.C., le vestigia archeologiche della città di Babilonia, riportate alla luce dagli archeologi tedeschi, risalgono però all’ultima fase di vita della città, quando il centro viene completamente ricostruito e rinnovato dalla dinastia dei sovrani caldei del periodo neobabilonese, che regnano dalla fine del VII secolo a.C. fino alla conquista da parte di Ciro nel 539 a.C. Sotto la dominazione assira, la città di Babilonia gode tuttavia di uno statuto speciale in quanto sede dell’importante culto del dio Marduk: anche dopo la distruzione operata da Sennacherib (re dal 704 al 681 a.C.) nel 689 a.C., con la deportazione della statua del dio Marduk, non si affievolisce il ruolo culturale e religioso della città della Mesopotamia meridionale. Esarhaddon (re dal 680 al 669 a.C.), che succede al padre Sennacherib, si impegna, anzi, in un’operazione di ricostruzione della città, riportando il simulacro della divinità. Nell’ultima fase dell’Impero assiro, il sovrano Assurbanipal (re dal 668 al 631 a.C.), dopo una breve reggenza del fratello sul trono di Babilonia, diventa re d’Assiria e di Babilonia, facendosi infatti raffigurare, su una stele ritrovata a Babilonia, come il re costruttore con il cesto sulla testa, in un’iconografia tipicamente mesopotamica, per dimostrare che, sebbene assiro e quindi straniero, egli ha a cuore la città di Babilonia, i suoi monumenti, i suoi templi e le sue divinità. Il ruolo di Babilonia, come protagonista della scena politica e culturale della Mesopotamia, è riscontrabile in queste attenzioni dei sovrani assiri, già a partire dal regno di Sargon II (re dal 722 al 705 a.C.). Nella religione assira si possono riconoscere elementi tipicamente babilonesi che i sacerdoti del dio Assur riprendono e riadattano a proprio uso. Spesso infatti è evidente, nei testi liturgici e nella mitologia, come Assur possa essere assimilato a Marduk, il dio che, nel testo poetico della cosmogonia mesopotamica (Enuma elish, letteralmente “Quando in alto”), ha sconfitto il demone Tiamat smembrandolo e creando il mondo con le sue parti.
È proprio in questa composizione poetica che si narra la costruzione della città di Babilonia da parte di Marduk, su sua esplicita iniziativa e secondo un disegno divino. In questo testo si ritrova l’antica tradizione, testimoniata dalla Lista reale sumerica, di far discendere la regalità dal cielo sulla terra: Marduk, dopo aver sconfitto il Caos ed aver creato il mondo, si dedica alla costruzione della città di Babilonia, la “porta del cielo”; in questa città hanno sede i santuari delle divinità del pantheon mesopotamico, sorgono il tempio e la ziqqurat del dio Marduk e i palazzi, sede del potere laico dei sovrani che hanno il compito di gestire la città del dio, di curarne l’aspetto e conservarne la magnificenza.
Il significato della città di Babilonia, in quanto fondazione divina, ha forti ripercussioni sulla storia religiosa e politica dell’intera Mesopotamia: per questo motivo l’atto di Sennacherib, che distrugge la città e ne deporta la statua del dio, viene unanimemente considerato un atto sacrilego che i suoi successori si impegnano a riparare, intraprendendo una serie di opere di restauro miranti a ripristinare lo splendore della città di Marduk.
Gli scavi degli archeologi della Deutsche Orient-Gesellschaft, iniziati nel 1899 ad opera di Robert Koldewey, hanno in parte verificato e messo in luce l’impianto urbano della città, rivelando la parte cerimoniale di Babilonia e il cuore nevralgico del potere politico e della religione della capitale dell’Impero neobabilonese alla fine del I millennio a.C. Anche se le vestigia archeologiche dei monumenti dei palazzi e degli edifici sacri si riferiscono proprio a questa ultima fase insediamentale, è probabile che l’assetto della città neobabilonese rispetti un già preesistente disegno che risale al periodo paleobabilonese e alla fine del II millennio a.C.
I sovrani neobabilonesi della fine del VII secolo a.C. attuano un fitto progetto di restaurazione e di abbellimento della città, rispettando la pianificazione già esistente, rendendola però monumentale con edifici sfarzosi per dimensione, disegno e colore. Dopo tutto, i sovrani neobabilonesi, in particolare Nabucodonosor II (re dal 605 al 562 a.C.) e Nabonedo (re dal 555 al 539 a.C.), sono particolarmente attenti al passato e alla tradizione dei sovrani che li hanno preceduti: effettivamente, questi sovrani potrebbero essere definiti come i primi archeologi del passato della Mesopotamia, dal momento che espressamente avviano ricerche delle fasi più antiche degli edifici di cui intraprendono il restauro ed il rifacimento. Essi promuovono la ricostruzione della città del dio Marduk senza dimenticare le opere e i lavori dei più antichi sovrani di Babilonia e mettendo in evidenza invece i loro documenti di fondazione, senza per questo rimuoverli e cancellarne la memoria storica. Al contrario, questa attenzione per la memoria storica degli edifici di Babilonia si iscrive nella speciale attenzione che questa città suscita da sempre e i sovrani caldei si presentano così come i continuatori di questa lunga tradizione, legittimi discendenti di una lunga dinastia di regnanti che hanno reso celebre e immortale Babilonia. Quando il sovrano Nabonedo decide di spostare la propria residenza, e quindi il centro politico dell’impero neobabilonese, nella città di Teima, questa scelta viene fortemente osteggiata soprattutto dal clero babilonese del dio Marduk, che teme di perdere i privilegi connessi alla capitale di un impero che ormai controlla la Mesopotamia, la Siria e il Levante fino al Mediterraneo.
Alla fine del II millennio a.C. è datata una serie di tavolette, denominata TIN.TIR = Babilonia, che descrivono la topografia della città dando l’elenco dei nomi della città di Babilonia (51), delle otto porte della città interna, dei corsi d’acqua, delle strade e dei quartieri della città. Grazie a questo testo e alle iscrizioni dei sovrani neobabilonesi che documentano le fasi antiche degli edifici di Babilonia è possibile ricostruire approssimativamente la pianta della Babilonia del II millennio a.C., sebbene gli scavi archeologici non ne abbiano effettivamente dato conoscenza diretta.
La città, così come è documentata dagli scavi tedeschi della fine del XIX e l’inizio del XX secolo, è protetta da una cinta difensiva esterna, definita “muro forte”. Una doppia cinta muraria interna definisce e racchiude il cuore nevralgico del potere e del culto della città di Babilonia: il muro interno porta il nome Imgur-Enlil, “Enlil ha manifestato il suo favore”, mentre il muro più esterno è denominato Nimiri-Enlil, “muro di Enlil”. A sua volta quest’ultimo paramento esterno, dovuto all’opera di Nabucodonosor II, è delimitato da un fossato esterno, ricavato da una deviazione del fiume Eufrate che attraversa il centro politico e cerimoniale. L’Eufrate, canalizzato all’interno della città, è parte integrate del paesaggio urbano, tanto che la costruzione di un ponte, opera magnificente di Nabucodonosor II, consente l’attraversamento, il congiungimento dei quartieri ai lati del fiume e la possibilità di raggiungere il complesso del tempio e della ziqqurat del dio Marduk, dopo aver avuto accesso dalla Porta del Re. L’Eufrate non solo è parte integrante del progetto di costruzione della città, essendo un’efficace via di comunicazione, ma costituisce un’importante fonte di approvvigionamento d’acqua tramite canali secondari che da esso dipartono, alimentando i settori della città.
La fortificazione interna è interrotta dalla presenza di otto porte urbiche che il testo TIN.TIR della fine del II millennio a.C. nomina: le quattro porte, poste a est della città, sono archeologicamente documentate. Le restanti porte, aperte nel tratto occidentale del muro, sono verosimilmente poste simmetricamente a quelle ritrovate nella parte orientale.
Delle porte scavate dagli archeologi tedeschi, la Porta di Ishtar, ora ricostruita al Vorderasiatisches Museum di Berlino, è la meglio conservata e più nota. La Porta di Ishtar è l’ingresso da cui diparte la Via Processionale che conduce direttamente, passando accanto al Palazzo Meridionale di Nabucodonosor II, al centro cultuale della città (al tempio e alla ziqqurat di Marduk).
Ingresso alla città e accesso alla Via Processionale, la porta è parte integrante del sistema difensivo del circuito di mura interne della città. Inizialmente la porta è decorata con mattoni di argilla cotti caratterizzati da una decorazione a rilievo che, una volta opportunamente messi in opera, creano esseri animali fantastici che proteggono la città, la Via Processionale e la processione che si svolge annualmente attraverso la città, esaltando il potere e la magnificenza di Babilonia, del suo dio e del suo re. In un secondo tempo, in seguito ai lavori di Nabucodonosor II per il Palazzo Meridionale, la Porta di Ishtar viene modificata con l’ampliamento del sistema di accesso: vengono aggiunte fortificazioni aggettanti, la Via Processionale viene innalzata e tutto viene modificato per la costruzione della residenza del sovrano babilonese che prevede una sistemazione dell’area con una serie di terrazzamenti che forse hanno dato origine al mito dei celeberrimi giardini pensili di Babilonia. È in questa occasione che la Porta di Ishtar, oltre alle modifiche architettoniche, subisce il rifacimento della decorazione esterna con una serie di mattoni cotti a rilievo ed invetriati: su uno sfondo blu intenso si stagliano le figure a rilievo di leoni, dragoni e tori di colore giallo e bianco con un suggestivo effetto cromatico che dalla porta si estende per tutta la Via Processionale. Le figure di animali accompagnano quindi il percorso della processione annuale e sorvegliano il passaggio verso l’interno della città in direzione del tempio del dio Marduk.
Il Palazzo Meridionale, fatto costruire da Nabopolassar (re dal 626 al 605 a.C.) e ingrandito da Nabucodonosor II presso l’ingresso della Porta di Ishtar, è un edificio monumentale. Esso si sviluppa intorno a cinque grandi corti, delle vere e proprie piazze che permettono l’accesso alle ali del palazzo. Queste ali, comprendenti residenze, vani di servizio e magazzini sono, a loro volta, organizzate su piccole corti aperte che hanno lo scopo di mettere in comunicazione i differenti settori e di illuminare i vani. Lungo il limite meridionale della terza corte (60x55 m) è collocata la sala del trono, a sviluppo latitudinale (52x17,50 m), come è di norma nell’architettura palatina babilonese. Alla sala del trono si accede tramite tre portali direttamente dalla corte; la facciata della sala è decorata con mattoni invetriati dipinti di colore blu intenso, azzurro, giallo e bianco, disposti a comporre il disegno di palmette stilizzate, e mattoni invetriati, dipinti e a rilievo, raffiguranti leoni passanti nella parte inferiore. Il sistema decorativo del Palazzo Meridionale richiama chiaramente la decorazione di colore blu e con mattoni a rilievo della Porta di Ishtar e della Via Processionale, mettendo in diretta connessione la struttura palatina con la vicina porta e tutto il percorso della festa del Nuovo Anno nella quale il sovrano vede riconfermato il suo potere e la benevolenza della divinità. Il Palazzo di Babilonia è al contempo la sede del potere temporale e il centro del culto religioso: durante la festa del Nuovo Anno il dio e il re percorrono la Via Processionale fino a giungere nel tempio dell’Akitu (Nuovo Anno) dove si celebra la vittoria di Marduk sul male e la creazione del mondo e dove la regalità del sovrano viene riconfermata. Dio e re sono i protagonisti della festività, e il tempio del primo e il palazzo del secondo sono gli epicentri ideologici della città.
Percorrendo interamente la Via Processionale si raggiunge il centro della religiosità della città di Babilonia e di tutta la Mesopotamia: ivi sorgono infatti l’Esagila, il tempio di Marduk, e la ziqqurat, Etemenanki, immediatamente a nord.
Babilonia, la città di Marduk che il dio stesso ha progettato, è il centro di un universo ordinato, regolato e protetto dal dio, ben governato e reso fastoso dall’operato del sovrano. Una tavoletta cuneiforme da Sippar, datata al VI secolo a.C., reca incisa la mappa del mondo: Babilonia è significativamente posta al suo centro.