Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il fiorire di cattedrali in tutto l’Occidente porta con sé l’introduzione di elementi tecnici e architettonici innovativi, segnando l’emergere delle figura dell’architetto, artefice di un nuovo modo di organizzare il lavoro. Le stesse città dove sorgono le cattedrali diventano importanti centri di riflessione e di confronto per i dotti dell’epoca.
Il principale segno distintivo di molte città dell’Occidente europeo nel corso del XII secolo è la cattedrale. Le cattedrali gotiche affondano le loro radici nella fede religiosa e nella devozione per la Madonna, ma dipendono dell’estendersi dei commerci e dalla comparsa di nuovi ricchi nella società. La Chiesa infonde nelle coscienze l’idea che il profitto abbia un valore negativo e convince banchieri, cambiavalute e commercianti, per meglio affrontare la vita oltre la morte, a liberarsi delle ricchezze offrendole in opere pie come la costruzione di cattedrali.
Le eccezionali dimensioni delle cattedrali costruite a partire dall’XI secolo sono il risultato di una nuova riflessione che si concretizza nell’introduzione di elementi architettonici assolutamente innovativi e arditi per l’epoca. La tecnologia meccanica poggia in buona parte sull’impiego di macchine in uso sin dall’antichità e gli elementi di base della nuova architettura erano già noti: arco acuto, volta ogivale, arco rampante e pilastro composito vengono adesso utilizzati in maniera innovativa; l’impiego combinato di questi elementi rivela nuove possibilità di incredibile audacia nella progettazione delle cattedrali.
La “crociata delle cattedrali”, come è stata definita, alimenta un entusiasmo collettivo che si traduce nella realizzazione di edifici sempre più alti. Notre-Dame a Parigi, con i suoi 35 metri di altezza, stupiva chi ne guardasse la fisionomia, ma nel 1194 Chartres arriva a 36,50 metri, misura superata negli anni successivi dalle cattedrali di Reims e Amiens, quest’ultima alta oltre 42 metri. La statica dell’intero edificio dipende adesso dalla distribuzione del peso, non su pareti portanti, ma su determinati punti della costruzione, i pilastri, rinforzati per ricevere la spinta dei carichi soprastanti. Nelle pareti, più sottili, si aprono ampie finestre in cui trovano collocazione i raffinati prodotti dell’arte vetraria. Se i primi segni del nuovo stile appaiono nella cattedrale di Durham in Inghilterra, l’edificio che costituisce il primo esempio completo è la cattedrale di Saint-Denis presso Parigi, realizzata tra il 1132 e il 1144 su iniziativa dell’abate Suger. A Sens, Noyon, Laon, Notre Dame di Parigi, Burges, Chartres, Rouen, Reims, Amiens e Beauvais, tra il 1133 e il 1220, vengono erette cattedrali sempre più impegnative.
Vero protagonista di questa attività è l’architetto, artefice di un nuovo modo di progettare e dirigere le maestranze impegnate nel cantiere; il lavoro di scultori, scalpellini, vetrai e fabbri viene coordinato dall’architetto, non solo esperto nella costruzione, ma anche abile nel disegno in pianta dell’edificio e nella progettazione delle macchine che occorreranno. Non è un caso che al 1086 risalga la prima menzione letteraria del termine ingeniator (R. Latham, Revised Medieval Latin Word-List, London 1965, s.v. ingenium), che ben si adatta a definire architetti, artisti e ingegneri che nel giro di un secolo lasceranno in varie regioni d’Europa un segno tangibile delle loro straordinarie capacità. Ingenia sono considerate le attività dell’uomo nelle quali attraverso la geometria e la matematica si individuano le norme che regolano il lavoro effettuato sulla materia. Legno e pietra devono obbedire a precise norme razionali all’interno di un paradigma della tecnica che si identifica principalmente con la costruzione.
Nel cuore della città, la cattedrale ospita dotti uomini di chiesa che si dedicano allo studio dei classici fornendone un’originale interpretazione. Sintomatica l’opera svolta dai chierici di Chartres, che offrono una nuova visione della cultura che attraverserà tutto il XII secolo. Nella biblioteca di Chartres figurano testi delle diverse discipline, tra cui medicina, astrologia, astronomia, oltre naturalmente alle opere filosofiche con relativi commenti. Qui si fermano personaggi come Ermanno di Carinzia, che traduce Tolomeo, Adelardo di Bath, che esalta la scienza islamica davanti alle scarse conoscenze dei cristiani in questo settore.
Ponendo l’uomo al centro della loro riflessione, i dotti di Chartres vedono la cultura come una costruzione umana. Le opere degli antichi costituiscono il punto di partenza di questa costruzione, l’elemento di base per andare oltre; questo il concetto espresso da Bernardo di Chartres – riportato da Giovanni di Salisbury nel Metalogicon, 3, 4 – che definisce “nani sulle spalle dei giganti” i dotti della sua epoca. Antichi saggi e desiderosi di apprendere come Alessandro Magno, spintosi oltre le terre note per curiosità e non per desiderio di potere, come Virgilio, esploratore di ciò che sta oltre la vita, devono costituire un modello da imitare purché poi si vada oltre, rendendosi protagonisti di una ricerca più autonoma in campo filosofico e scientifico. Come la cattedrale gotica, la cultura deve essere costruita passo dopo passo attraverso la ratio: espressione di questo nuovo sapere è la teoria fisica che, a partire dal Timeo di Platone e dal De natura deorum di Cicerone, inquadra la conoscenza della natura all’interno di un processo di paziente costruzione operata da una serie di artefici posti tra Dio e la materia. L’unità di questo messaggio si coglie anche nel repertorio decorativo; tra le statue che ornano il portale destro della facciata della cattedrale di Chartres, vi sono due personaggi chini sotto il peso di altrettante figure: sono Aristotele, che regge sulle sue spalle la Logica e Pitagora, che sostiene la Musica. È possibile che questa immagine sia stata suggerita allo scultore dagli stessi maestri della scuola qui fiorita nel XII secolo. Nel portico settentrionale un personaggio di nome Magus rappresenta il sapere ermetico, le conoscenze di astrologia e alchimia; nel portale nord si trova anche l’architettura, nelle vesti di un uomo che tiene in mano un’unità di misura e un compasso, accanto a lui un pittore. Vi sono poi i mestieri compresi nelle arti meccaniche che accompagnano le scienze: metallurgia, agricoltura e allevamento dimostrano che studio e lavoro hanno il compito di indicare all’uomo la strada per la vera conoscenza, da completare attraverso la filosofia e la teologia.
D’altro canto, l’universo creato da Dio sembra rispecchiarsi nelle attività lavorative della città medievale e in esse l’intellettuale vede il riflesso dell’opera del Signore. Nel Liber de aedificio di Gerhoh di Reichersberg si parla della città medievale come di una grande officina, simile al laboratorio dell’Universo creato da Dio. In uno scenario in cui tutto è opera del Creatore e della natura, l’uomo artigiano crea e trasforma.