La domesticazione degli animali e l'allevamento: Americhe
di Alessandro Lupo
A differenza dei popoli dell'area andina, quelli dell'America Settentrionale e della Mesoamerica ebbero nei confronti dei grandi mammiferi presenti nel loro habitat un rapporto esclusivamente predatorio, non giungendo mai a domesticarli, pur non mancando specie affini a quelle allevate nel Vecchio Mondo, quali la renna (Rangifer tarandus caribou). L'unico animale domestico presente in tutto il subcontinente fu il cane, probabilmente giuntovi al seguito dell'uomo e da questi impiegato per la caccia, la guardia, il trasporto (nell'Artico per il traino delle slitte e nell'area algonchina e Sioux per quello di strutture lignee dette travois), il vestiario (nella Columbia Britannica il pelo era usato per tessere) e l'alimentazione (Stati Uniti orientali, Grandi Pianure, California e Mesoamerica). Le tracce di cani in associazione con l'uomo sono assai precoci: a Koster (Illinois) sono stati rinvenuti tre cani sepolti in una fossa risalente al 6500 a.C. In Mesoamerica resti di tali animali compaiono regolarmente nelle prime comunità agricole dell'altopiano centrale a partire dal IV millennio a.C.; a San Lorenzo Tenochtitlan, primo centro olmeco del Periodo Formativo, i reperti ossei di questa specie, rinvenuti assieme ad altri resti alimentari, costituiscono il 10% dei resti di vertebrati e rivelano che i cani erano la fonte primaria di carne. L'impiego del cane a fini alimentari per l'assunzione di proteine sembra aumentare con il tempo: mentre nel Periodo Classico Antico a Teotihuacan cani e tacchini costituivano meno del 10% della carne consumata, a Tula, nel Postclassico, le ossa di cani e di cervi rappresentano il 70% circa di quelle animali. L'altro animale domestico di primaria importanza nella regione fu il tacchino (Meleagris gallopavo). Probabilmente originario degli Stati Uniti centro-orientali, dove era presente anche allo stato selvatico e veniva sfruttato essenzialmente per le penne, esso giunse in Mesoamerica da nord, divenendovi un'importante fonte di proteine e un apprezzato animale sacrificale. Nella Penisola dello Yucatán i Maya originariamente cacciavano una specie autoctona di tacchino (Meleagris ocellata), le cui piume erano assai apprezzate, ma che non venne mai domesticata, a differenza della specie introdotta successivamente dal Nord (forse via mare: alcune tra le prime tracce sono state rinvenute nell'importante nodo commerciale di Cozumel). In Mesoamerica venne allevata anche la quaglia (Cyrtonyx montezumae), utilizzata a fini alimentari e frequente oggetto di offerte rituali, nonché strumento di divinazione. Per quanto riguarda invece l'anatra muschiata (Cairina moschata), originaria dell'area andina e allevata anche nelle Antille al momento della Conquista spagnola, non si hanno testimonianze certe della sua presenza in Mesoamerica prima dell'epoca coloniale. Tentativi di domesticazione delle oche e delle anatre selvatiche che stagionalmente popolavano i laghi dell'altopiano centrale vennero effettuati dagli Aztechi, così come pare che i Maya, secondo quanto riferito da Diego de Landa, costruissero grandi recinti nelle aree selvose per rinchiudervi i cervi; in entrambi i casi però tali sforzi non diedero vita a specie domestiche. I popoli mesoamericani sfruttavano anche diverse specie di insetti: nelle regioni umide raccoglievano il miele e la cera prodotti da api prive di pungiglione (Melipona beecheii), allevate in arnie rustiche ricavate in tronchi cavi sigillati con fango e argilla. Nei più aridi altopiani da alcune specie di agave venivano ricavate larve commestibili (Aegiale hesperiaris), mentre sin dal Periodo Classico Antico (Teotihuacan) su certe Cactacee era allevata la cocciniglia (Coccus cacti): dalla femmina dell'insetto, una volta raccolta e seccata, si ricavava infatti una pregiatissima tintura rossa. Il Codice Mendoza, manoscritto pittografico della prima epoca coloniale, elenca molte borse colme di questa sostanza tra i tributi che venivano annualmente pagati agli Aztechi dalle province assoggettate.
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di Duccio Bonavia
In relazione al processo di domesticazione e all'allevamento degli animali, l'America Meridionale presenta caratteristiche molto particolari, legate alla quantità limitata di specie faunistiche originarie potenzialmente domesticabili. Sono praticamente solo cinque le specie animali domestiche: il cane, la cavia, il lama, l'alpaca e l'anatra muschiata. Il cane (Canis familiaris) non è originario del continente, ma vi giunse dall'Asia al seguito dell'uomo come specie già domestica; del resto, sebbene tutti i Canidi sudamericani appartengano a vari generi, non si conoscono esemplari selvatici del genere Canis. Gli studiosi concordano nel ritenere che il cane sia apparso nell'America Meridionale verso la fine del Pleistocene: esso possiede le stesse caratteristiche genetiche e appartiene alla stessa specie degli esemplari del Vecchio Mondo; ne sono state però identificate diverse varietà (in Perù, ad es., se ne conoscono sei). I resti più antichi provengono da giacimenti dell'area centrale andina e dall'estremità meridionale del continente e risalgono al 7000 a.C. circa. La storia del cane nelle culture precolombiane non è stata ancora studiata; solo per le Ande Centrali, limitatamente al periodo Inca, esistono maggiori informazioni: esso era utilizzato essenzialmente come animale da compagnia e raramente per scopi religiosi, mentre l'unico gruppo etnico a cibarsi della sua carne sembra essere stato quello dei Huanca dell'area di Junín (sierra centrale del Perù). Quanto alla cavia (Cavia sp.), la notevole confusione esistente riguardo alla sua tassonomia crea alcuni problemi. Sono state identificate la Cavia aperea nel Brasile meridionale, nell'Argentina settentrionale e nel Sud-Est del continente, la Cavia tschudi nelle vallate andine del Perù, della Bolivia e del Nord-Ovest argentino e la Cavia porcellus (comprendente anche la forma domestica di questa specie), che allo stato selvatico si trova nelle Guiane, in Venezuela e in Colombia; in Uruguay, Brasile, Argentina e Bolivia ne esistono inoltre altre tre specie. Nel periodo immediatamente precedente l'arrivo degli Spagnoli la cavia era diffusa dalle Antille fino al Cile, attraversando tutta l'area andina; la sua presenza generalizzata è attestata a partire dal 10.000 a.C. in Colombia e nelle Ande Centrali. Si tratta di un animale di notevole importanza nel mondo andino, non solo sotto l'aspetto alimentare, ma anche per il suo ruolo nei rituali terapeutici e nelle cerimonie religiose. L'ampia diffusione della Cavia porcellus è dovuta all'uomo, ma non si possiedono dati sulla sua domesticazione: le evidenze archeologiche sembrano indicare che essa sia avvenuta tra il 3500 e il 2500 a.C. Nell'area costiera i dati più antichi sono indiretti: si tratta infatti di peli di questo animale rinvenuti a Los Gavilanes, databili al 3000 a.C. I resti ossei più antichi provengono da Ayacucho e risalgono al 7000 a.C. circa, sebbene si tratti probabilmente di animali allo stato selvatico. L'anatra muschiata (Cairina moschata), chiamata a seconda dei luoghi pato joque, pato real, pato criollo o pato machacón, non deve essere confusa con la specie europea (Anas), introdotta dopo la Conquista. È diffusa, sia allo stato selvatico che in forma domestica, dall'America Centrale, Antille comprese, fino al Paraguay a est e al Perù a ovest; si ritiene sia originaria dell'Amazzonia e di alcune regioni della Colombia e dell'Ecuador. I dati archeologici sono scarsi: in Ecuador i più antichi resti conosciuti sono abbastanza recenti (700 a.C.) e non vi sono evidenze relative a esemplari domestici; nella cultura Moche del Perù (200 a.C. - 700 d.C. ca.) appaiono molte rappresentazioni di questo volatile, ma stranamente non ne è fatta menzione in alcuna relazione di scavo (la sua presenza in epoca Inca è invece ben documentata anche dai cronisti spagnoli). Le piume venivano inoltre impiegate nella manifattura di prodotti tessili, in particolare tra i Chimú (900-1440 d.C.); non si conosce tuttavia il centro di domesticazione di questo animale, che potrebbe forse essere in Perù. Nell'area andina gli animali domestici di maggiore importanza furono comunque i Camelidi, del tutto assenti nelle altre regioni del continente americano. La tassonomia di questa famiglia non è stata ancora definita: secondo alcuni studiosi essa si compone di quattro specie di un unico genere Lama, mentre altri distinguono la vigogna, che costituirebbe un genere diverso formato da una sola specie. Le forme domestiche sono il lama (Lama glama) e l'alpaca (Lama pacos), quelle selvatiche il guanaco (Lama guanicoe) e la vigogna (Lama vicugna o Vicugna vicugna). È diffusa l'idea, peraltro errata, che i Camelidi siano animali tipici delle grandi altezze: di fatto, benché le caratteristiche fisiologiche consentano loro di vivere in alta montagna, non sono in alcun modo animali tipici di quell'ambiente. Il lama, di cui esistono numerose varietà, è la specie di dimensioni maggiori: la sua altezza può superare 1 m e il suo peso 100 kg. Animale versatile che necessita di poche cure, da sempre viene sfruttato dall'uomo andino per una varietà di scopi e di funzioni: come animale da soma (l'unico del continente americano), come produttore di lana e come animale da macello, mentre i suoi escrementi erano e sono utilizzati come concime e come combustibile. In epoca precolombiana il lama era diffuso dalla Colombia fino al Cile e all'Argentina, in una pluralità di zone ecologiche, dal livello del mare fino ai 5000 m di altitudine. La pressione esercitata dall'uomo e dagli animali introdotti dagli Europei dopo la Conquista ha circoscritto la specie alle zone montuose, in un'area di circa 400 km di diametro intorno al Lago Titicaca, tra 3000 e 5000 m s.l.m. L'alpaca è un animale di taglia inferiore rispetto al lama (1 m di altezza ca. e 60 kg di peso), il cui habitat preferenziale è rappresentato dalle zone umide. Oggi esso vive quasi esclusivamente nel Perù centrale e meridionale e nell'area boliviana intorno al Titicaca, nella fascia montana al di sopra dei 4000 m s.l.m., mentre è scarsamente diffuso nelle regioni settentrionali del Cile e dell'Argentina. In epoca precolombiana la sua presenza dovette interessare quasi tutto il territorio andino, dall'Ecuador fino all'Argentina nord-occidentale; sebbene fosse utilizzato principalmente per ricavarne lana, ne veniva consumata anche la carne. Lama e alpaca furono in America gli unici animali oggetto di attività pastorali; al loro arrivo gli Europei incontrarono nell'altipiano del Titicaca enormi greggi, che arrivavano a contare fino a 50.000 esemplari. Attualmente i dati sembrano attestare che la domesticazione dei Camelidi avvenne intorno al 4000 a.C., o prima, nella puna di Junín (le evidenze provengono da Telarmachay). Il processo ebbe inizio da attività di caccia specializzate e dalla formazione di mandrie di guanachi e di vigogne: infatti, già nel III millennio a.C. si praticava la pastorizia. Probabilmente fu l'alpaca la prima specie domesticata e non si può escludere la possibilità che il processo si sia prodotto indipendentemente in vari luoghi delle Ande. Resti di Camelidi sono stati rinvenuti sulla costa peruviana (con un'antichità di 6000 anni) e su quella cilena (risalenti al 9000 a.C.). Il tacchino (Meleagris gallopavo) non è presente allo stato selvatico in America Meridionale: introdotto in epoca preispanica in America Centrale, in Colombia e in Venezuela, la sua diffusione nelle restanti regioni sudamericane è un fenomeno recente, verificatosi dopo la Conquista.
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