La domesticazione degli animali e l'allevamento: mondo egeo
I resti ossei animali provenienti dagli strati archeologici dei siti dell'età del Bronzo sono molto eloquenti circa la diffusa pratica dell'allevamento fra le popolazioni egee. Tra le specie introdotte dall'uomo già dall'inizio del Neolitico, la pecora (Ovis aries), la capra (Capra hircus), il bue (Bos taurus) e il maiale (Sus domesticus) rimangono predominanti in tutta la Grecia dell'età del Bronzo. In alcuni siti è attestato il cane (Canis familiaris) e in altri sono stati rinvenuti resti ossei attribuibili al cavallo e all'asino. Bisogna tuttavia tenere presente che molto spesso i dati faunistici in nostro possesso sono tali da fornire solo scarse informazioni circa l'importanza e l'utilizzazione di ciascuna risorsa animale: mancano, ad esempio, notizie sull'età in cui gli animali venivano abbattuti, sui modi in cui erano macellati e sulla percentuale dei capi uccisi in rapporto ai sessi, così come mancano anche elementi informativi sullo stato di salute degli animali allevati. Anche se l'alta percentuale di ossa di caprovini presente in quasi tutti i siti di questo periodo induce a pensare a un'attività essenzialmente rivolta alla pastorizia, bisogna tenere presente che molto spesso è impossibile distinguere le ossa delle capre da quelle delle pecore. In alcuni casi lo studio del materiale osteologico ha fornito indicazioni circa l'utilizzo dei caprovini nella produzione della carne, del latte e della lana; quest'ultima attività assume grande rilevanza nell'economia egea del Bronzo Tardo. La presenza solo sporadica negli strati archeologici dei siti egei di quest'epoca di reperti ossei di giovani caprovini non deve far escludere un consumo, seppure limitato, della carne di agnello o di capretto. Viceversa, la presenza diffusa di ossa appartenenti a individui adulti di sesso femminile deve far pensare a un impiego di questi ultimi non solo per fini riproduttivi. Nella maggior parte dei casi si può supporre quindi l'uso di una strategia mista, nella quale alla produzione della lana veniva affiancata quella, quotidiana, del latte. La macellazione doveva certamente comprendere in primo luogo gli individui adulti non più utili per la riproduzione o la fornitura laniera. Va a tale proposito notato che il ritrovamento ad Assiros in Macedonia di un gran numero di ossa appartenenti a individui di sesso femminile di Ovis aries ha indotto alcuni studiosi a escludere una produzione locale di lana. Nella Grecia meridionale il pascolo delle greggi doveva avvenire in zone particolarmente strategiche per l'attività pastorale, sempre abbastanza distante dai terreni occupati dalle mandrie bovine o destinati alla coltivazione; d'altra parte, nel Bronzo Tardo, sotto l'incalzare di una forte pressione demografica, del crescente sfruttamento agricolo del territorio e della conseguente limitazione delle aree boschive e di pascolo, la dislocazione e la circolazione di greggi e di mandrie in queste regioni diventò sempre più oggetto di controllo e di organizzazione da parte dei centri sede di amministrazioni palaziali. Nelle isole egee troviamo grande abbondanza di ossa di caprovini rispetto a quelle di bovini, probabilmente perché più facilmente adattabili alle condizioni ambientali locali. Bovini e suini erano parimenti oggetto di allevamento: per quanto riguarda i primi, dobbiamo supporre che pochi erano quelli allevati a scopo prevalentemente alimentare. Poco numerosi sono, d'altra parte, i reperti ossei sui quali appaiono chiare le tracce di macellazione e ancora meno numerosi sono quelli appartenenti ad animali giovani. Si deve infatti pensare a un loro impiego non solo per il lavoro nei campi, ma anche per il trasporto, dal momento che, in particolare nel Bronzo Tardo, si assiste in molte aree dell'Egeo a un fenomeno di netta differenziazione spaziale fra aree di insediamento e aree dedicate allo sfruttamento agricolo su vasta scala. Il maiale, non diversamente da quanto avviene nelle odierne comunità rurali, dovette certamente continuare a essere oggetto di allevamento anche in ambito familiare. Parallelamente alla grande diffusione dei caprovini durante tutta l'età del Bronzo, in molti siti, quali ad esempio Argissa, Cnosso, Lerna e le isole egee, il maiale continuò a essere stabilmente presente. Il cavallo fece la sua prima apparizione nel Bronzo Antico in Macedonia e in seguito, non prima del Bronzo Medio, lo troviamo più a sud, ad Argissa, Nichoria e Lerna; nel Bronzo Tardo era ormai ampiamente diffuso in tutta l'area egea. Alcune ossa trovate negli strati archeologici di Tirinto sono state identificate come ossa di mulo; a Lerna sono state riconosciute invece ossa d'asino. Fra gli altri animali domestici documentati dai reperti ossei, si pone all'attenzione il cane, conosciuto fin dal Neolitico.
La traccia delle pratiche di allevamento nella documentazione epigrafica dell'età del Bronzo egea è presente fin dalla formazione dei cosiddetti Primi Palazzi, cioè dalle prime manifestazioni scrittorie. Il quadro generale che si può ricostruire è quello non solo di un ruolo primario dell'allevamento (soprattutto bovino e caprovino) nell'economia di ammasso dei centri palaziali del Bronzo Tardo, ma anche di uno stretto controllo, attraverso diversi dispositivi di gestione più o meno diretta, che gli stessi centri mettevano in atto soprattutto nei casi in cui l'allevamento veniva a legarsi direttamente con processi di trasformazione del prodotto su larga scala. Il caso più macroscopico è certamente rappresentato dalla gestione strettamente controllata dell'allevamento degli ovini al fine di garantire agli ateliers palaziali un flusso regolare di lana per la manifattura dei tessuti. La documentazione epigrafica cnossia in scrittura lineare B è particolarmente significativa al riguardo e può essere presa ad esempio. L'intera popolazione ovina nella Creta d'età micenea è stata stimata, sulla base dei riferimenti epigrafici, nell'ordine dei 100.000 capi circa, dislocati essenzialmente nell'area centromeridionale dell'isola e ripartiti prevalentemente in greggi di femmine e di castrati, questi ultimi particolarmente adatti alla produzione della lana. Greggi separate di sole femmine, registrate con i relativi agnelli, dovevano verosimilmente garantire un ricambio, almeno parziale, all'interno dei capi destinati alla produzione laniera, le cui necessità di avvicendamento annuale si dovevano aggirare attorno ai 18.000 animali. I capi destinati alla produzione laniera venivano controllati, attraverso censimenti annuali, quanto al numero, all'età (ogni animale veniva probabilmente sfruttato per un periodo variabile fra i cinque e i sei anni), alle eventuali perdite subite nel corso dell'anno e ai livelli di produttività laniera. L'affidamento delle greggi ai singoli pastori veniva altresì scrupolosamente annotato; in alcuni casi, tuttavia, personaggi o istituzioni legati all'amministrazione centrale sembrano aver svolto un ruolo di intermediazione fra questa e i pastori stessi. I pastori dovevano verosimilmente essere chiamati a integrare, prelevando dalle proprie greggi, le perdite relative alle greggi avute in gestione; tenuto conto delle responsabilità insite nel regime di affidamento delle greggi, risulta verosimile la programmazione di un piano di rotazione annuale fra i pastori. Dato il limitato numero (soprattutto a Creta) di greggi dedicate alla riproduzione, ma considerato altresì l'alto numero di animali "freschi" necessari a integrare annualmente i capi dedicati alla produzione laniera, risulta probabile che anche le greggi di diretta proprietà dei pastori contribuissero a tale meccanismo di integrazione. Un controllo ancora maggiore sembra essere stato operato sulle mandrie bovine: le amministrazioni centrali non solo intervenivano nelle dislocazioni dei mandriani e delle mandrie, ma seguivano scrupolosamente le assegnazioni degli armenti per gli annuali lavori nei campi. Ancora più modesta è la documentazione relativa ai suini; da pochi, ma significativi documenti sappiamo però che anche il loro allevamento e l'ingrasso presso i porcari sparsi sul territorio sottostavano a un controllo minuzioso. Oggetto di un tipo di allevamento molto particolare e altamente specializzato dovevano certamente essere anche gli equini e, fra questi, soprattutto i cavalli, tenuto conto del prestigio di cui dovevano godere all'epoca i combattenti su cocchio.
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