LA FAYETTE, Marie-Madeleine, Madame de
Scrittrice, nata a Parigi, nel marzo del 1634, dai Pioche de la Vergne, famiglia di modesta nobiltà; morta a Parigi il 25 maggio 1693. Giovinetta, fu allieva del Ménage, insieme con Madame de Sévigné, che rimase poi sempre la sua grande amica (e il primo scritto pubblicato dalla La F., nel 1659, è appunto un Portrait de Madame de Sévigné); frequentò l'Hôtel de Rambouillet, che contribuì alla sua educazione letteraria e psicologica. Andó sposa nel 1655 a François Motier, conte di La F., e n'ebbe due figli. Aprì le sue sale a scrittori e gentiluomini; e, fra questi, il duca di La Rochefoucauld si unì a lei d'un affetto sempre più intimo e profondo. Fra il 1660 e il 1670 fu dama d'onore di Enrichetta d'Inghilterra, la colta e sventurata principessa, che assistette fino alla morte. Tenne un'assidua corrispondenza con Giovanna Battista di Nemours, sposa, poi vedova del duca Carlo Emanuele II di Savoia. Vedova nel 1683, si occupò delle sorti della famiglia; tornò all'amicizia del vecchio Ménage e ricercò la direzione spirituale degli abati Rancé e Duguet.
È una delle più grandi scrittrici francesi; diversa da Madame de Sévigné - la quale prodigò il suo genio letterario, giorno per giorno, con una schietta e fresca energia - ella produsse, lentamente e gradualmente, poche novelle, finché giunse a determinare in profondità uno dei più nobili ideali femminili. La Princesse de Montpensier (1662) è il primo studio d'un carattere di donna combattuto fra il dovere e la passione amorosa; Zayde (1670) apparve sotto il nome di J.-R. Segrais, che forse contribuì con i suoi consigli e l'esempio delle proprie novelle a complicarne la trama, in cui s'intrecciano due storie d'amore, di sfondo spagnolo: vi ha gran parte l'analisi della gelosia, che, nell'episodio di Alfonso e Belasira, è raffigurata come un'ossessione irragionevole e mortale. Il capolavoro di Madame de La F. è la Princesse de Clèves (pubbl. anonima nel 1678): l'eroina, sposa del signore di Clèves, è amata dal duca di Nemours, ch'essa riama; tuttavia, essa domina con fermezza la sua passione, l'illumina con la chiarezza e la forza della ragione (nel che si può ravvisare un riflesso delle dottrine cartesiane), e, poiché il marito, ingannato da una falsa apparenza, muore di dolore, essa nega a sé e al Nemours l'unione legittima che le sarebbe ormai consentita e si raccoglie in una solitudine, arsa dapprima e desolata dal rimpianto, e via via rasserenata dalla virtù di cui lascia "esempî inimitabili". Il racconto non è immune da preziosità; v'è la compiacenza di una casistica amorosa, raffinata sino all'estremo; per questa parte, esso coronava tutto un secolo di cultura aristocratica; ma, nell'interesse esclusivo della vita interiore, nell'esame attento e delicato d'ogni più fuggevole sentimento, nella limpidità morale dell'azione, il libro è rimasto fino a oggi uno dei più rari modelli del romanzo psicologico.
Le opere postume di Madame de La F. sono: l'Histoire de Madame Henriette d'Angleterre (1720); Mémoires de la Cour de France pour les années 1688 et 1689 (1731); La Comtesse de Tende (in Mercure de France. 1724: narra un caso d'amore analogo a quello della Princesse de Clèves, ma con la soluzione opposta: è dubbio se la composizione di questa novella abbia preceduto o seguito quella del romanzo). Inoltre, numerose lettere pubblicate sparsamente.
Bibl.: H. Ashton, M.me de La F., ecc., Cambridge 1922; É. Magne, M.me de La F. en ménage, Parigi 1926; id., Le cur et l'esprit de M.me de La F., Parigi 1927; F. Neri, Il maggio delle fate, ecc., Novara 1929, pp. 101-23.