Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La lotta tra gli Armagnacchi e i Borgognoni favorisce la conquista inglese della Francia. Si apre un periodo di grave crisi durante il quale il Paese è indebolito dalle lotte interne e da un’aspra lotta per la successione monarchica. La riscossa di Giovanna d’Arco alla testa del ceto popolare sprona Carlo VII alla guerra vittoriosa di indipendenza dagli Inglesi.
La Francia divisa tra Armagnacchi e Borgognoni
La manifesta follia che ha colpito il re designato, Carlo VI, apre una lotta di potere fra Bernardo VII, conte di Armagnac, e Filippo l’Ardito. Bernardo e gli Armagnacchi, suoi seguaci, sono schierati a sostegno di Luigi, duca d’Orléans e fratello del re, mentre Filippo l’Ardito, alla testa dei Borgognoni, è zio del re di Francia, e si allea con gli Inglesi contro il nipote.
È Giovanni Senzapaura, erede di Filippo l’Ardito, a dare una svolta alla contesa, privo com’è di sentimenti francesi: egli mira ad ampliare il suo ducato e a sostenere i tessitori di lana fiamminghi; e per questo intrattiene buoni rapporti con l’Inghilterra. Devastazioni e saccheggi rendono misera la vita dei contadini, come denunciano i teologi Nicola de Clemanges e Giovanni Gerson, l’integerrimo cancelliere dell’Università di Parigi.
Giovanni Senzapaura fa assassinare nel 1407 Luigi duca d’Orléans, a lui ostile. Il nuovo campione degli Armagnacchi diviene il duca Carlo d’Orléans, che nel 1410 sposa la figlia di Bernardo d’Armagnac.
Parigi borgognona
Giovanni Senzapaura sostiene contro la corte e i nobili le borghesie di Parigi, deluse dalla soppressione delle franchigie e dal programma di riforme decisi da Carlo VI nel 1382. A Parigi gli artigiani gridano “viva la Borgogna”, mentre il duca acconsente che i seguaci del macellaio Simone Caboche uccidano gli Armagnacchi. Nel 1411, durante il governo del terrore dei Borgognoni a Parigi, ogni domenica gli Armagnacchi sono scomunicati al suono delle campane e le immagini dei santi sono decorate con la croce di Sant’Andrea. Uomini, donne, bambini indossano cappe viola decorate con la croce di Sant’Andrea, sostituite poi da cappe bianche, che nel 1413 ridiventano viola. Nel 1413 Giovanni convoca gli Stati generali, che non vengono riuniti da trent’anni, e sostiene il programma di riforme dei cabochiens, ostili all’amministrazione e alle malversazioni degli ufficiali.
Nel 1414 le truppe del re Carlo VI s’impadroniscono dopo un lungo assedio di Arras, nella zona del Passo di Calais, difesa dai Borgognoni. Bernardo VII di Armagnac, nominato connestabile, riprende il potere e tiranneggia Parigi e le province.
La vittoriosa avanzata inglese
Enrico V, re d’Inghilterra, sbarca a Harfleur con 15 mila uomini e il 25 ottobre 1415 ad Azincourt si scontra con l’esercito francese, formato da 50 mila uomini e guidato dal connestabile d’Albert. La cavalleria pesante francese carica tre volte ma è sopraffatta da incessanti nugoli di frecce degli arcieri; i cavalieri francesi si trovano o con le cavalcature uccise o sbalzati da cavallo e sono uccisi dai cavalieri avversari, dapprima appiedati, poi di nuovo a cavallo, affiancati dai fanti. I Francesi sono sconfitti.
Giovanni Senzapaura si mantiene neutrale, lasciando mano libera a Enrico V, che conquista il Cotentin (1417), occupa la Normandia e Parigi. I Borgognoni rientrano a Parigi e uccidono Bernardo VII d’Armagnac.
Il delitto di Montereau
Il delfino Carlo VII s’impegna a organizzare la resistenza a sud della Loira. Tenta di stabilire un collegamento con Giovanni Senzapaura, che a Montereau, luogo dell’appuntamento, è ucciso il 20 settembre 1419. Filippo il Buono, figlio ed erede di Giovanni, s’impadronisce del governo e scredita il Delfino come figlio illegittimo e responsabile del delitto di Montereau. Enrico V conquista Rouen (1419), Pontoise e Gisors.
La Francia è divisa tra Enrico VI e Carlo VII
Crisi della monarchia, guerra civile, disfatta dell’esercito, declino della cavalleria testimoniano un periodo buio per la Francia. Carlo VI, che concede in sposa la figlia Caterina al re d’Inghilterra (trattato di Troyes del 21 maggio1420), ledendo i diritti ereditari del delfino Carlo, proclama suo successore Enrico V. Nel 1422 muoiono Enrico V e Carlo VI. Inglesi e Borgognoni, guidati da Filippo il Buono, fanno incoronare Enrico VI, un infante di pochi mesi, re d’Inghilterra e re di Francia.
Il delfino Carlo VII si proclama re il 30 ottobre 1422, ma, pur riconosciuto da molti Francesi, non è accettato a Parigi: il Parlamento e la Sorbona lo rifiutano come illegittimo. Carlo VII si stabilisce con Maria d’Angiò, sposata nel 1421, a Bourges, rimanendo alcuni anni inattivo, mentre gli Inglesi conducono azioni vittoriose, fino a cingere d’assedio Orléans. Giovanni IV di Armagnac con un colpo di mano si allea con gli Inglesi.
Il poeta Alain Chartier, al servizio di Carlo VI e di Carlo VII, anima i Francesi ad amare e sostenere la Mère France.
L’epopea di Giovanna d’Arco
La possibilità di riscatto e di mobilitazione popolare è offerta nel 1429 dall’iniziativa di una contadina lorenese, la diciassettenne Giovanna d’Arco di Domrémy nei Vosgi, analfabeta. Afferma di sentirsi investita da Dio del compito di liberare la Francia. Riesce a superare la diffidenza di quanti circondano Carlo VII a Chinon e ad avere un colloquio con lui e a convincerlo di essere in grado di liberare Orléans, da mesi assediata dai nemici. Ottiene di guidare (marzo 1429) l’esercito, che riconquista in maggio Orléans e a luglio Reims, dove il 17 luglio 1429 Carlo VII è consacrato e incoronato re di Francia, mentre Giovanna regge lo stendardo inalberato durante le azioni militari.
Il re decide di trattare con gli Inglesi, mentre Giovanna vuole liberare Parigi alla testa di un gruppo di armati. Sotto le mura di Parigi è ferita. Ritenta l’impresa, ma il 24 maggio 1430 è fatta prigioniera dal nobile borgognone Giovanni di Lusemburgo, che la vende agli Inglesi per 10 mila scudi d’oro. Processata dal vescovo Cauchon, conte di Beauvais, alleato degli Inglesi, per eresia e stregoneria, la “pulzella d’Orléans” si difende da sola in modo sorprendente per un anno. Le viene fatta pronunciare una formula contorta ed equivoca, che è accolta come confessione di colpevolezza.
La giovane ritratta, ma è condannata come eretica e relapsa. La sentenza che prevede la condanna al rogo, pena inflitta agli eretici e alle streghe, è eseguita sulla piazza di Rouen il 30 maggio 1431. Giovanna sarà riabilitata nel 1456 e beatificata nel 1920. I capitani regi, che hanno creduto in Giovanna, continuano a combattere contro gli Inglesi.
Enrico VI a Parigi
Enrico VI, incoronato a Westminster re d’Inghilterra nel 1429, entra a Parigi nel 1431, preceduto da 18 eroi ed eroine che rappresentano le virtù eroiche. Il 16 dicembre, all’età di dieci anni, è incoronato re di Francia dal cardinale Henry Beaufort nella chiesa di Notre-Dame. Al banchetto sono invitati anche i signori del Parlamento e dell’Università, il prevosto dei mercanti e gli scabini. Fin dall’alba il popolo invade il salone del banchetto per curiosare e rubare cibo, impedendo agli invitati di entrare. In seguito a questo episodio, il popolo non riceve le consuete elargizioni e l’amnistia.
Gli scontri militari, le devastazioni, le carestie determinano un diffuso stato di miseria che Giovanni Jouvenel, vescovo di Beauvais, denuncia agli Stati generali di Blois nel 1433 e di Orléans nel 1439.
L’alleanza con i Borgognoni
Carlo VII, per isolare gli Inglesi, progetta l’alleanza con il duca di Borgogna, che a sua volta non considera più proficua l’intesa con gli Inglesi per il consolidamento del suo Stato. Le trattative iniziano nel gennaio del 1435 a Nevers. La conferenza di pace con l’arbitrato papale, rappresentato dal cardinale Niccolò Albergati è inaugurata ad Arras in agosto. Il rappresentante di Carlo VII chiede al rappresentante inglese che Enrico VI rinunci al titolo di re di Francia, ma questi rifiuta e abbandona la conferenza.
L’accordo tra Carlo VII e Filippo il Buono è ratificato ad Arras il 21 settembre, dopo l’assunzione di responsabilità per l’assassinio di Giovanni Senzapaura da parte del re, che offre riparazioni morali e territoriali. Jean Tudert, rappresentante del re, si inginocchia davanti a Filippo il Buono e gli comunica la cessione di Auxerre e del suo territorio, di Luxeuil, delle città della Somme, del Ponthieu, di Boulogne, e la liberazione dei feudi borgognoni dall’omaggio feudale.Il luogotenente di Carlo VII, Arturo di Richmont, entra a Parigi nella primavera del 1436 accolto dalla popolazione: il sovrano compie la joyeuse entrée con il delfino Luigi il 12 novembre 1437. Continuano incendi, devastazioni, massacri perpetrati da bande armate al servizio del re francese o inglese.
La tregua e la riorganizzazione dell’esercito francese
Enrico VI d’Inghilterra conclude nel 1443 a Tours una tregua di due anni con Carlo VII. Il partito pacifista inglese, guidato da William de la Pole, conte di Suffolk conclude, contro il parere dei fratelli del re, il fidanzamento tra Margherita d’Angiò, nipote di Carlo VII, ed Enrico VI. Il matrimonio è celebrato nel 1444. Il conte di Suffolk ha promesso agli Inglesi l’Angiò e il Maine. La tregua però non si converte in pace. Carlo VII riorganizza l’esercito sul modello inglese per non essere tributario di mercenari e feudatari. Ottiene nel 1439 dal parlamento di Orléans il diritto di imporre tasse per il mantenimento di truppe permanenti e di nominare gli ufficiali.
Contro le ferme brevi – da tre a sei mesi – stabilite dalla costituzione feudale, istituisce con ordinanza regia le “compagnie d’ordinanza”, di circa 100 lance ciascuna – 600 cavalli – con quattro ufficiali e un furiere. Le compagnie sono portate a 15. La monarchia dispone di un esercito permanente di 1500 cavalieri addestrati a combattere, nerbo dell’esercito, sostenuto da adeguato seguito, tra cui due tiratori per lancia. Balestrieri e arcieri sono riorganizzati nel 1448 con l’istituzione delle Compagnies des francs archers. Ogni 50 famiglie è scelto un uomo adatto che si deve esercitare tutte le domeniche al tiro e deve essere pronto al reclutamento; questi è compensato con l’esenzione fiscale in tempo di pace e con il soldo durante la guerra.
La monarchia dota l’esercito anche dell’artiglieria. Risulta declassata la nobiltà feudale, più volte battuta sui campi di battaglia. I feudatari saranno chiamati solo in caso di necessità. Carlo VII è aiutato nella riorganizzazione dell’esercito da Giovanni Bureau, signore de la Rivière, che darà un prezioso contributo anche nelle operazioni belliche. Un esercito stabile è sostituito ai drappelli provvisori e malsicuri forniti dai baroni. Carlo VII riceve aiuti economici dal finanziere Giacomo Coeur per riconquistare la Normandia.
Verso la vittoria francese
Nel 1445 riprendono le operazioni militari contro l’Inghilterra. L’esercito francese conduce una serie di attacchi vittoriosi: nel 1449 riconquista Rouen e con la vittoria di Formigny del 15 aprile 1450 assicura alla Francia la Normandia. Nel 1451, con la caduta di Bordeaux in giugno e di Baiona in agosto, riconquista la Guienna. Gli Inglesi tentano di riconquistare Bordeaux puntando sulla presunta fedeltà della popolazione, ma sono sconfitti. Dopo la battaglia di Châtillon, il 19 ottobre 1453 gli Inglesi abbandonano la Francia, dove conservano solo Calais. I Francesi sono stati capaci di liberare il territorio dal nemico invasore, mentre la lunga guerra ha contribuito a rafforzare il sentimento nazionale e monarchico della borghesia.
La pace conclusiva è siglata nel 1475 da una monarchia francese rafforzata che ha nella borghesia la propria base di consenso. Sono i borghesi a comprare terre, feudi e a insediarsi nelle principali cariche grazie alle competenze tecnico-giuridiche e al denaro di cui dispongono.
Alla metà del secolo, Carlo VII ha fatto esaminare testi antichi in materia di successione, tra i quali quelli conservati a Saint-Denis e a Reims, per stabilire la successione in linea maschile, secondo quanto sarà scritto nel Grand traité. È l’invenzione della legge salica, malgrado Voltaire nel Dizionario filosofico, oltre tre secoli dopo, l’attribuisca ai Sali, un popolo analfabeta che aveva lasciato una legge così ingiusta per le donne.