La Francia dei Capetingi
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nel corso dei secoli XI e XII, nella Francia occidentale, come conseguenza dell’elezione al trono da parte dei feudatari di Ugo Capeto, nel 987, si afferma la dinastia che porta il suo nome. Un elemento di peso nel suo successo è costituito dalla prassi inaugurata di associare a sé il figlio maggiore, stabilendo l’ereditarietà della carica regale che sostituisce il principio elettivo. Nel corso dei due secoli, il regno feudale gioca una complessa partita, contro l’assai più potente stato anglo-normanno, contro il potere imperiale del Sacro Romano Impero e contro la grandi signorie territoriali. L’iniziativa capetingia ha successo e con Filippo II Augusto, ai primi del XIII secolo, lo Stato capetingio raggiunge i confini naturali.
Alla fine del secolo X la denominazione di Francia viene attribuita esclusivamente alla Francia occidentale, che ingloba la regione a nord della Senna, in cui agisce la dinastia feudale capetingia, insieme all’Aquitania, alla Borgogna, alla Provenza, alla Normandia e alla Bretagna. Hanno perso, invece, la denominazione di terra dei Franchi sia la Francia orientale, ora indicata come Germania, sia la Francia mediana, ora chiamata Lorena.
La dissoluzione dell’impero di Carlo Magno accentua lo sviluppo delle spinte particolaristiche e centrifughe. Dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell’887, nell’impero come nei regni che ne dipendono cessa la prassi della successione ereditaria e si afferma il principio elettivo, fonte di rivalità ancor più aspre di quelle determinate dalla successione plurima, ma ereditaria.
Durante le invasioni dei Normanni, che nell’885 occupano Rouen e assediano Parigi, l’impotenza politico-militare dell’ultimo re della dinastia carolingia, Carlo il Grosso, incapace di contrastare gli invasori, provoca la reazione dei maggiori feudatari francesi, che proclamano sovrano Oddone, conte di Parigi. Nel corso del secolo successivo, la vicenda delle regioni francesi è caratterizzata da una continua lotta di supremazia fra il ramo superstite dei Carolingi e gli eredi di Oddone, che mirano a impossessarsi del trono della Francia occidentale, da cui quest’ultimo è stato spodestato, in seguito a un pronunciamento dei feudatari nell’893. A metà del secolo i feudatari acclamano re Luigi IV che, inesperto e senza seguaci, deve fare i conti con Ugo il Grande, conte di Parigi Alla fine il contrasto si scioglie, in seguito al malcontento della corte imperiale germanica nei riguardi della politica del figlio Lotario. Di questo scontento sono partecipi i feudatari francesi, che, alla morte di Luigi V, riconoscono sovrano Ugo Capeto, figlio di Ugo conte di Parigi.
La Francia occidentale si presenta come un insieme di feudi di diversa dimensione territoriale e di diversa potenza: da una parte del regno si situano, infatti, i grandi duchi di Guascogna, di Borgogna, di Aquitania, di Normandia e le grandi contee di Bretagna, di Fiandra, d’Angiò, di Tolosa. Molte di queste dinastie feudali si sono formate tra i funzionari dello Stato carolingio, ma ora costituiscono potenti casate, capaci di sostenere il ruolo di avversarie politiche dei Capetingi, testimoniando altresì capacità militari ed espansionistiche verso l’esterno.
A nord Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia, intraprende una vittoriosa spedizione militare in Inghilterra e ne ottiene la corona; nella parte meridionale della Francia i conti di Tolosa sono signori della Provenza e, poiché i duchi di Aquitania frenano le loro ambizioni territoriali verso il nord del Paese, si spingono in imprese belliche sotto il vessillo cristiano al di là dei Pirenei e verso la Siria; ai confini orientali, infine, i conti delle Fiandre si scontrano con l’impero. Non meno estesa appare la piccola feudalità, anche nel potentato di Ugo Capeto: la comitiva, con cui quest’ultimo ha formato il proprio esercito, è composta, appunto, da comites, compagni che possono essere o dello stesso ceppo familiare o estranei. Al capo sono legati da un doppio rapporto: di ordine personale, che determina la relazione di vassallaggio, e di ordine reale, che consiste in un “beneficio” vitalizio idoneo a garantirne la sicurezza economica.
Nella Francia occidentale cominciano a prendere corpo le istituzioni, la lingua, la vita culturale e politica caratteristiche della Francia moderna. Nel segno del delinearsi di questa specificità, alla pratica elettiva del sovrano, in vigore da circa un secolo, viene sostituita una prassi associativa che vede il sovrano e il primogenito, predestinato a succedergli, collaborare nel governo del regno.
Si tratta di una consuetudine feudale, già legittimata dal capitolare di Quierzy. Con i Capetingi si afferma il principio dell’ereditarietà del primogenito come criterio di legittimità nella guida del regno, dalla quale vengono esclusi gli altri figli. I Capetingi per salire al trono, hanno dovuto riconoscere la dominazione imperiale sulla Lorena e di fatto sulla Borgogna e sulla Provenza, mentre l’azione della nuova dinastia può essere esplicata sul nuovo territorio tra la Mosa e i Pirenei, l’Atlantico e il Rodano-Saona. Questa azione si fonda sui contrasti militari coi feudatari vicini, che si trasformano in ampliamenti territoriali, sulla politica dei matrimoni, che porta a risultati non dissimili e, infine, sul rafforzamento del ruolo di vertice della feudalità da parte del monarca capetingio, che amplia la sua rete di vassalli e ne controlla rigidamente le pratiche successorie.
Ad avviare la prassi successoria è Ugo Capeto, il quale associa al trono il figlio Roberto II. A sua volta, quest’ultimo adotta la strategia politica dei matrimoni, infatti sposa la vedova del conte di Fiandra e successivamente la ripudia per sposare la vedova del conte di Blois. Queste alleanze gli sono utili per raggiungere l’obiettivo di conquistare la Borgogna francese. Intanto, consapevole del successo ottenuto, si proietta in un contesto politico più ampio. Si incontra con l’imperatore Enrico II e indirizza la sua attenzione verso il regno italico, dove si sta svolgendo uno scontro politico sul nuovo sovrano. Roberto, in conformità alla pratica attuata dal padre, associa a sua volta al titolo regio il figlio Ugo, anche se è costretto a subire le aggressioni dei figli non favoriti.
Di fronte alle ostilità e alle resistenze dei suoi stessi familiari, la monarchia capetingia risulta depauperata nelle sue prerogative di potere: a questo punto essa entra in contatto e si accorda con le altre forze feudali presenti nel regno, riservandosi come ultima istanza l’omaggio feudale, testimonianza del potere monarchico, e il re si accontenta di essere indicato come supremo signore feudale. La reggenza di Filippo I mostra i segni tangibili della decadenza monarchica, tanto che è inesistente la politica estera e la Francia non è in grado di partecipare alle crociate, che in quella fase coinvolgono quasi tutta l’Europa. Mentre le altre importanti realtà feudali dell’attuale territorio francese si volgono verso l’Inghilterra, l’Italia e la Spagna, la Francia capetingia, agli inizi del XII secolo, sembra essersi ridotta in una situazione statica, racchiusa nell’Ile de France.
Si sono interrotti inoltre i rapporti della monarchia capetingia con le grandi dinastie feudali, le quali si spingono verso la creazione di una rete di rapporti interprovinciali, che tendono a delineare un sistema territoriale di Stati attraverso una politica di paci, di alleanze, di guerre. Un sistema che si basa su principi di reciproco riconoscimento e di equilibrio, a sua volta regolato dalla presenza di tre grandi organismi (lo stato anglo-normanno, quello capetingio e il Sacro Romano Impero), ciascuno dei quali, anche se in momenti diversi, riesce a essere garante di sicurezza e permanenza di questa compagine di stati provinciali. Naturalmente, l’avvenuta concentrazione in questi nuclei porta le dinastie principali ad affermare una tendenza egemonica. Questo processo di polarizzazione di forze provinciali interessa tutto il secolo XII. Il contrasto più aspro si svolge nella vecchia regione franca fra la Somma e la Loira.
Il successore di Filippo, Luigi VI, fa uscire il regno capetingio da questo stato di inerzia e passività, anche perché costretto a rapportarsi e a fare i conti con la compagine normanna, delineatasi ai confini settentrionali, dove Guglielmo il Conquistatore, nel 1066, ha creato tra il territorio francese e l’Inghilterra un’unica struttura statale, in grado di contrastare e offuscare il regno di Parigi. Durante la reggenza di Enrico I si ricompatta l’unione fra i due stati normanni e presto fra i re, costretti a convivere e a spartirsi la vallata della Senna, scoppia l’inevitabile conflitto, che si estende anche agli altri potentati feudali, i quali si collocano da una parte o dall’altra, formando due schieramenti distinti. Se, da un lato, la Normandia attrae tutte le forze feudali nei confronti del regno capetingio, quest’ultimo, dall’altra, impegna tutte le sue forze politiche e le sue energie per spezzare l’unione fra la Normandia e l’Inghilterra, istigando contro il re normanno i suoi stessi parenti.
Una svolta importante si ha nel 1127, quando l’erede al trono Matilde I d’Inghilterra sposa in seconde nozze Goffredo d’Angiò, erede della contea omonima. Negli stessi anni, nel tentativo di rafforzare la politica antipapale, nell’ambito della lotta per le investiture, l’imperatore Enrico V stringe un patto di alleanza con la monarchia inglese. Luigi VI, da parte sua, agglomera le forze feudali interne e si schiera dalla parte del papato, e a capo del suo esercito si muove contro l’imperatore, raggiungendo Metz. Qualche anno dopo, nel tentativo di controllare una regione importante della Francia centro-meridionale riesce a concludere il matrimonio tra il figlio e successore Luigi VII ed Eleonora d’Aquitania, che porta in dote allo stato capetingio le regioni dell’Alvernia, il Poitou, il Limosino, la Guascogna, allargando i confini del regno fino ai Pirenei, così da creare un regno che attraversa da nord a sud-ovest l’intero paese.
La successione al trono di Luigi VII è caratterizzata in una prima fase da una politica all’insegna dell’incertezza, perché vengono spezzate le alleanze costruite negli anni precedenti sia con la contea di Champagne, a nord-est, sia con l’Aquitania, poiché re Luigi ripudia la moglie Eleonora. Qualche anno dopo quest’ultima sposa Enrico II Plantageneto d’Angiò, erede al trono d’Inghilterra, contribuendo ad allargare le ambizioni di Enrico. Sul suo capo infatti si accavallano titoli regali e feudali anglo-francesi, che determinano una serie di contrasti politici tra la Francia capetingia e il sovrano angloangioino, a capo di una potenza in gran parte francese, nonché convinto sostenitore che la contea d’Angiò debba essere il fulcro del suo potente Stato. Certo è che, per circa un trentennio, re Enrico riesce a esprimere una politica che certamente ridimensiona il regno di Parigi.
Dopo una prima fase di insuccessi e di cattiva gestione della politica del regno, il sovrano francese muta sensibilmente il suo atteggiamento trasformandosi in una personalità vivace e piena di iniziative politiche, così da attrarre i maggiori feudatari del Paese, preoccupati della potenza angioina e anglo-normanna. La partecipazione di Luigi VII alla seconda crociata (1147-1149) con un ruolo paritario rispetto all’imperatore Corrado III, esprime già una ripresa di iniziativa regia. Egli è anche riuscito a stabilire un rapporto col Mezzogiorno del paese, dove l’autorità della monarchia era quasi ridotta a nulla. Successivamente, il sovrano capetingio prende in sposa una principessa di Castiglia e, in un secondo momento, una rappresentante della casa di Champagne.
Insieme ad altri feudatari francesi va a combattere i mori di Spagna, riprendendo una linea di intervento, sotto vestigia cristiane, appartenuta a Carlo Magno e ai suoi successori. Con questa politica riesce a mettere in crisi il complesso potentato anglo-normanno, riverberando sentimenti di orgoglio territoriale e rinsaldando i legami di appartenenza fra le varie realtà feudali dislocate sul territorio francese, che progressivamente identificano nella meglio strutturata monarchia capetingia la protagonista del compito di rivalsa nei confronti dell’angioino re d’Inghilterra. In effetti, il capetingio Filippo II Augusto, nel 1180, dopo una fase di trattative con il re d’Inghilterra, si umilia fino a chiederne la protezione, per poter affrontare la potente alleanza dei grandi feudatari del nord-est intenzionati a sconfiggere il regno capetingio.
Bloccata la minaccia che viene da Oriente, il sovrano francese avvia una fase di contestazione della potenza anglo-normanna che culmina nel conflitto che, a partire dal 1187, vede protagoniste la Francia capetingia e l’Inghilterra, guidata da Riccardo Cuor di Leone e, in una fase successiva, da Giovanni Senzaterra. Il sovrano francese riesce a ribaltare la tradizionale ostilità dell’imperatore tedesco nei confronti del regno capetingio e a coinvolgere altre potenze nella guerra, tra cui lo stesso imperatore Federico Barbarossa. Nel 1202 il sovrano capetingio processa Giovanni Senzaterra per avergli rifiutato l’omaggio feudale e lo spoglia formalmente di tutti i feudi presenti sul territorio francesi, successivamente invade e conquista la Normandia, il Poitou, l’Angiò, la Bretagna, la Turenne. Sul territorio francese non è più presente così nessuna forza in grado di contrastare la potenza capetingia che attrae da questa fase nella sua orbita tutte le altre potenze feudali, fino a concretizzare la tendenza all’unificazione.
La forza della dinastia capetingia si rivolge ora anche nei confronti dell’imperatore del Sacro Romano Impero, tanto che il suo esercito viene sconfitto nella battaglia di Bouvines del 1214. Le mire conquistatrici di Filippo Augusto, prima, e del figlio Luigi VIII, dopo, si spingono verso il Mezzogiorno francese, dove lo stato feudale di Tolosa costituisce una realtà di rilievo nel mondo mediterraneo. L’intervento dei Capetingi è giustificato da motivazioni religiose, poiché nel 1209 papa Innocenzo III organizza una crociata nei confronti dell’eresia catara, che si è largamente diffusa nella regione meridionale.
A questa iniziativa aderisce buona parte della feudalità del nord e del centro della Francia e, naturalmente, lo stesso regno capetingio. Alla guida della crociata contro i catari si pone Simone de Montfort e le armate crociate occupano e perseguitano gli eretici nelle diverse città della Linguadoca. In aiuto del conte di Tolosa sopraggiunge il sovrano d’Aragona, ma viene sconfitto dai crociati a Menet. Come conseguenza delle vicende militari Simone de Montfort diventa signore dei territori conquistati. Si tratta, tuttavia, di una conquista a cui il sovrano capetingio è profondamente ostile. Nel 1215 Luigi scende nel Mezzogiorno francese e nel 1226 conquista questa regione che, con il consenso del papa, viene accorpata al resto dello stato capetingio. Il regno della Francia occidentale raggiunge così il Mediterraneo e ha il pieno controllo di buona parte dei confini naturali del Paese. In poco più di 100 anni, dal 1086 al 1200, la sua popolazione aumenta del 75 percento, passando da circa 4 milioni d’abitanti a 6,9 milioni.