Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Sviluppatasi intorno al XIX secolo, la frenologia tenta di riconnettere le due sostanze, corpo e anima, che in età moderna erano state separate da Cartesio, basandosi sulla convinzione che le caratteristiche psicologiche di un uomo siano riconducibili alla morfologia del cervello individuale, rilevabile dallo studio della forma del cranio. Nella prima metà dell’Ottocento tale dottrina, secondo alcuni, ha un’estensione e un’eco paragonabili a quelle della psicoanalisi cent’anni dopo.
Premessa
Secondo alcuni interpreti, già nella prima metà dell’Ottocento la frenologia gode di una straordinaria diffusione ed è indubbio che le dottrine localizzatrici di Gall e di Spurzheim, fatte proprie e sviluppate da innumerevoli seguaci in Europa e negli Stati Uniti, siano all’origine e al centro di un secolo convinto di dover ridurre l’uomo a natura, per potervi fondare una scienza. La frenologia tenta di riconnettere le due sostanze, corpo e anima, eleggendo il cervello a organo dell’anima e il cranio a sua impronta fedele; secondo questa dottrina medica, infatti, attraverso lo studio della forma del cranio e la localizzazione di alcune aree particolari è possibile risalire ad altrettante zone cerebrali che esprimono le facoltà intellettuali e le disposizioni morali dell’uomo.
Gli inizi e l’opera di Franz Josef Gall
Tutto ha inizio con Franz Josef Gall e con il suo progetto di edificare una fisiologia del cervello che, svelando misteri sino allora inaccessibili, dia dell’uomo un ritratto più fedele e sicuro. Gall nasce a Tiefenbrunn (granducato del Baden) da una famiglia di origine italiana che aveva germanizzato il cognome originario; sesto o settimo di dieci fratelli, viene educato da uno zio prete fino agli studi medici, intrapresi a Strasburgo e conclusi nel 1785 a Vienna. Abile e brillante, nella capitale dell’impero Gall gode di una fortuna professionale favorita anche dalla protezione di due alti funzionari. A uno di questi, l’addetto alla censura von Retzer, è indirizzata la lettera che nel 1798 annuncia sul “Neue teutsche Merkur” i lineamenti del nuovo sistema. In sintesi, lo ispirano quattro presupposti: 1) che le qualità morali e le facoltà intellettuali siano innate; 2) che esercizio e manifestazione dipendano dalla morfologia cerebrale; 3) che il cervello agisca come organo di tutte le inclinazioni e facoltà; 4) che esso risulti composto di tanti organi particolari quante sono le funzioni originarie e primitive.
Occorrerà quasi un ventennio perché l’organologia – come Gall, a differenza dei seguaci, preferisce chiamare la sua invenzione – si trasformi in movimento d’idee capace di attraversare confini e oceani. Prima d’allora, alla dottrina capita di venire ufficialmente accusata di materialismo e al suo artefice tocca di abbandonare Vienna per Parigi, dove gli è facile guadagnare il centro della scena, divenendo polo d’attrazione non solo per una mondanità colta, ma anche per settori consistenti della comunità medica e scientifica.
L’attività di Franz Josef Gall
Un quarto di secolo dopo Mesmer, anche Gall si vede respinto da una commissione ufficiale, capeggiata nel 1808 da Cuvier, presso l’Institut de France. Secondo i suoi censori, infatti, fra la materia e la mente rimane uno iato insuperabile e l’operare del cervello ha di singolare che cause ed effetti non sono della stessa natura. Le critiche degli accademici, lungi dall’ostacolare l’attività di Gall e del suo allievo Johann Caspar Spurzheim, sembrano semmai intensificarla. La loro replica è puntigliosa e appassionata, intenta a segnalare quanto di originale sia contenuto nelle loro scoperte anatomiche, a distinguere tra cause e condizioni di un fenomeno – le seconde soltanto suscettibili di conoscenza – riaffermando l’assoluta estraneità dell’organologia a una ricerca sull’essenza delle cose.
Tra il 1810 e il 1819 escono i quattro grandi volumi di Anatomia e fisiologia del sistema nervoso, corredati da un atlante di cento tavole: solo i primi due volumi, tuttavia, sono scritti in collaborazione, giacché nel 1813 alcune divergenze d’opinione separano maestro e allievo che da allora percorreranno itinerari distinti.
Gall aveva preso le mosse dallo stupore per la mirabile diversità delle forme viventi, scommettendo su una regolarità sottesa a quell’universo di variabili; il suo scopo diviene quello di motivare, radicandole nella forma organica, le differenze innate tra gli individui e le varie specie.
Gall individua il punto di condensazione dell’ordine nel cervello, struttura principe e culmine, “meravigliosa collezione di apparati”: prima di rendere nota la sua teoria, egli vi lavora per molti anni da anatomista con nuove procedure di dissezione, rivendicando più tardi di essere stato il primo, con Spurzheim, a disegnarne un profilo sistematico e significativo. Non è però la loro anatomia cerebrale, per quanto innovativa e raffinatissima, a circoscrivere sulla corteccia i vari organi che fanno materialmente agire animali e uomini. I loro testi di frenologia non forniscono indicazioni di aree su base morfologica, offrono solo continue argomentazioni e prove di come e perché il cervello vada definito arnese esclusivo dei sentimenti morali e delle facoltà intellettuali. Sono invece le centinaia di crani e di calchi, collezionati e poi comparati, classificati, messi a raffronto con le vite degli individui cui erano appartenuti, a confezionare la peculiare psicofisiologia di Gall.
Dato quel sussidio – per così dire statistico – con crani e calchi, localizzare comporta da un lato perlustrare la calotta cranica alla ricerca di depressioni e prominenze, dall’altro designare ed enumerare le qualità fondamentali.
La diffusione della frenologia
Un’aura di sapienzialità e di persecuzione circonda, sin dagli inizi, il processo di diffusione del verbo frenologico, e gli stessi suoi padri si atteggiano a eredi di una grande tradizione naturalistica osteggiata sempre da pregiudizi e oscurantismo. E tuttavia nel giro di pochi anni la nuova fede genera ovunque liturgie e segni di riconoscimento, penetrando nella letteratura colta e popolare – quanti gli scrittori del periodo che non abbiano adottato, chi più chi meno, quell’idioma? – e alimentando anche un vivacissimo spirito satirico. Non si contano, su giornali e riviste della prima metà dell’Ottocento, caricature e vignette raffiguranti frenologi alle prese con la decifrazione di teste, calchi e crani.
In Gran Bretagna, dove Spurzheim viaggia a lungo prima di approdare oltreoceano, vengono presto fondate una trentina di società frenologiche, veicolo di liberalismo e di filantropia radicale. Il loro messaggio appare ottimistico e miglioristico, a differenza delle tinte scettiche e fosche di cui Gall aveva intriso la propria visione del mondo: chi crede l’ispezione craniologica rivelatrice di segni intorno al carattere, ora reclama l’urgenza di una “riforma” dell’uomo.
Uno straordinario successo viene poi colto nei territori della giovane repubblica nordamericana, dove la frenologia diviene una vera industria nazionale destinata a durare sino ai primi decenni del Novecento con un’alluvione di libri, opuscoli, manuali, almanacchi e riviste che insegnano “how to do it”: dal modo in cui salvarsi l’anima o trovare il giusto lavoro a come nutrirsi, lavarsi, vestirsi, conservarsi in buona salute o guarire.
In Europa non si giunge a tanto.
È pur vero che il giovane Spencer, impiegato delle ferrovie, scrive di frenologia e progetta un cefalografo, e che Richard Cobden, in piena campagna liberista contro i dazi sul grano, trova il tempo di fondare a Manchester una Phrenological Society. Ma se non altro l’incendio divampa con minor energia in Europa e si spegne più rapidamente. L’aneddotica registra che Luigi Filippo d’Orléans si ferma compiaciuto, all’Exposition del 1834, di fonte al craniometro di Sarlandière, e gli annali della medicina francese narrano di conversioni illustri. Solo un tramite frenologico – occorre ricordarlo – rende possibile la soluzione che Auguste Comte dà, nel Corso di filosofia positiva, al problema della scienza dell’uomo, sdoppiata in fisiologia e in fisica sociale. Del resto l’insistere di Gall sulla lenta tenacia dell’esperienza, che fa valere con i fatti ogni prova, riflette anche – e ante litteram – l’affacciarsi di un positivismo ancora balbuziente.
Con accenti e tonalità diversi a seconda delle tradizioni locali, per poco meno di mezzo secolo la pervasività del culto frenologico non ha confini in un’epoca di restaurazione e di turbolenza sociale che avverte il bisogno di conoscere l’uomo per correggerne gli impulsi nocivi e per meglio governarlo.