La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Citera
Isola (gr. Κύϑηρα; lat. Cythera) con una superficie di 32 x 19 km immediatamente a sud-ovest del Peloponneso, abitata fin dall’inizio dell’età del Bronzo. Il principale sito preistorico si trova sul promontorio di Kastrì, l’antica Skandeia, vicino al moderno villaggio di Avlemonas sulla costa orientale. Un deposito di ceramica con caratteri greci, databile all’Antico Elladico I-II (2900-2500 a.C. ca.), è stato rinvenuto nella vicina località di Kastraki; di epoca più tarda, risalente all’Antico Minoico IIIII (2500-2100 a.C. ca.), è poi il vasellame trovato nello strato più profondo del sito sul promontorio, di uno stile locale che suggerisce la presenza di immigrati da Creta occidentale.
La ceramica di Kastrì, di produzione locale, imita costantemente i modelli cretesi per oltre 1000 anni fino al Tardo Minoico (TM) I (1550-1450 a.C. ca.), spesso in modo semplificato e provinciale. Una delle più interessanti varianti tipiche di Citera, databile al Medio Minoico III (1700-1550 a.C. ca.), è l’uso del color porpora su fondo chiaro, come secondo colore per le decorazioni. La scoperta di molti frammenti di conchiglie murici nell’insediamento di Kastrì indica che la produzione della porpora costituiva una fiorente attività locale ed è significativo che Aristotele (St. Byz., s.v. Kythera) riporti come antico nome dell’isola Porphyrousa. Nel corso del TM I furono prodotte imitazioni dei vasi minoici di pietra, di vasi di bronzo e della elegante ceramica dipinta minoica.
Il carattere cretese di Kastrì, da considerare un avamposto della talassocrazia minoica (Thuc., I, 4), è confermato dai resti architettonici. Le piante articolate delle case del TM I sul promontorio, con soglie costituite da blocchi di pietra accuratamente preparati, ricordano gli insediamenti minori della Creta minoica, come Gournià, Mochlos o Pseira; inoltre, è tipica della civiltà minoica la presenza di una rete fognaria cittadina. Nelle valli vicine, le tombe a camera collettive sono raffinati esempi di un’architettura rupestre accuratamente pianificata; alla camera si accedeva attraverso un piccolo dromos che conduceva alla sala principale e di qui ai diversi ambienti laterali; le loro piante si rifanno a quelle delle tombe delle necropoli di Cnosso sulla collina Ailias e della città portuale di Poros-Katsamba. Le tradizioni religiose minoiche sono testimoniate dalla grotta-santuario di Haghia Sophia nel Sud-Est dell’isola, nonché dal santuario costruito a picco sulla collina di Haghios Georghios sopra Avlemonas, dove gli oggetti votivi comprendono numerose figurine di bronzo minoiche di devoti. La conoscenza dei sistemi di scrittura minoici è attestata da un sigillo di agata a forma di prisma (ora al British Museum) con iscrizione in ideogrammi cretesi di carattere provinciale e da un peso rettangolare di argilla su cui appare un segno in lineare A.
A differenza di Creta, Citera non fu colpita dall’eruzione vulcanica di Thera (1500 a.C. ca.). Nella fase finale della colonia minoica (TM IB, 1500-1450 a.C. ca.), l’isola offrì rifugio ad artigiani specializzati che fuggivano da Creta e costituì il canale attraverso cui si diffusero le influenze artistiche minoiche nel continente greco. La prosperità di Kastrì in questa fase è chiaramente attestata dal flusso particolarmente copioso di ceramica raffinata, importata sia dalla Grecia micenea, sia in quantità maggiore da Creta. Prevalente è lo stile caratterizzato dall’alternanza di due motivi non legati tra loro (floreali, marini o cerimoniali) che si alternano in campo libero, stile che a Creta segna una fase avanzata del TM IB. Intorno al 1450 a.C. gli abitanti della colonia minoica lasciarono Kastrì di fronte all’espansione micenea. Il sito sembra essere stato abbandonato per un periodo, che può essere precisato dalla ceramica minoica e micenea (1450-1350 a.C. ca.) rinvenuta in una tomba a camera a Lioni, vicino all’attuale Chora situata nell’estremità settentrionale dell’isola.
Una successiva parziale rioccupazione di Kastrì (1350-1250 a.C. ca.) è caratterizzata da elementi sia micenei che minoici. Non si conosce nulla di C. durante le cosiddette Dark Ages, a eccezione della scoperta casuale di un’oinochoe geometrica di tipo argivo (800 a.C. ca.) in una tomba nel villaggio interno di Kato Leivadhi. Kastrì divenne il porto della polis classica dell’isola, situata sulla vicina collina di Palaikastro, su cui sono state individuate tracce di antiche fortificazioni. Sulla cima della collina si trova la cappella bizantina dei Ss. Cosma e Damiano, che riutilizza diverse piccole colonne doriche con capitelli arcaici, questi ultimi forse provenienti dal tempio di Afrodite Urania, che Erodoto riteneva essere stato costruito dai Fenici. Dalla metà del V sec. a.C., C. divenne una dipendenza di Sparta, ma una breve rioccupazione in un’area del promontorio di Kastrì, caratterizzata da depositi di ceramica smaltata di nero, attica e laconica del tardo V sec. a.C., sembra essere riferibile a un momento relativo alla guerra peloponnesiaca, quando l’isola fu presa e occupata dagli Ateniesi (424-409 a.C.). L’insediamento di età classica non è stato scavato, ma sono stati ritrovati occasionalmente nelle vicinanze di Palaikastro e nel villaggio interno di Dokana vasi integri del VII-IV sec. a.C., provenienti dalla Laconia, da Corinto, dall’Attica e da Creta. Questi, come i reperti di scavo dell’età del Bronzo, sono conservati nel Museo di Chora.
Dopo una rioccupazione temporanea nel III sec. d.C., il promontorio di Kastrì venne fortificato tra il 550 e il 650 e impiegato come rifugio contro le invasioni da parte di Slavi e Avari in Grecia. Furono queste difese con le loro torri a essere scambiate erroneamente per il tempio di Afrodite da Ciriaco d’Ancona quando le disegnò nel corso della sua visita nel 1437. La maggior parte di tali strutture è crollata in seguito al violento terremoto del 1798. Contemporanee a questo primo forte bizantino sono le vicine chiese di S. Pantaleo; dei Ss. Cosma e Damiano a Palaikastro nella sua forma originale; di S. Giorgio, sulla stessa collina del santuario minoico. Il pavimento di quest’ultima chiesa è decorato da eleganti mosaici che rappresentano animali e cacciatori.
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