La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Etolia
di Pantos A. Pantos
La tribù degli Etoli, stanziati in questa regione della Grecia continentale occidentale (gr. Αἰτωλία; lat. Aetolia), fece la sua comparsa sullo scenario della storia greca relativamente tardi; ciò nonostante, gli Etoli divennero la potenza più forte della Grecia centrale, sotto il profilo politico e militare, nel corso del secolo che inizia con la cacciata dei Galati (279 a.C.) e che termina con la fine della guerra di Antioco (189 a.C.) o con la battaglia di Pidna (168 a.C.).
Nel V sec. a.C. gli Etoli erano suddivisi in Apodotoi, Ophioneis ed Eurytanes (Thuc., III, 94-99). Gli Eurytanes, che costituivano la parte più grande dell’Etolia, occupavano la regione montuosa verso nord fino a Tymphrestos, gli Ophioneis la regione lungo il fiume Daphnos, cosicché “gli ultimi” di essi, i Bomieis e i Kallieis (due gruppi in cui, con i Thestai, gli Eurytanes si suddividevano ulteriormente), arrivavano fino all’Eta in direzione del golfo maliaco; gli Apodotoi, infine, abitavano oltre la regione dei Locresi Ozoli. La fascia costiera verso sud-ovest era chiamata Eolide. La regione nella quale erano stanziate queste tribù etoliche ha forma triangolare e costituisce l’antica Etolia (Strab., I, 3), mentre i popoli e le città che vennero aggiunti in epoca più tarda alla Lega degli Etoli (Naupatto, Eniade, Stratos, ecc.) costituivano l’Etolia acquisita. Verso la parte ovest, l’Acheloo segnava il confine con gli Acarnani.
La parte più vasta dell’Etolia è coperta da monti che si fanno sempre più alti procedendo verso nord e che, nel settore settentrionale, sono disposti in direzione nord-sud e costituiscono un prolungamento del Pindo. Verso sud, però, i monti, con andamento est-ovest, rendono difficili le comunicazioni con il Golfo di Corinto; questo spiega l’isolamento e il regresso degli Etoli che vivevano sulle alture. Soltanto intorno ai laghi di Hyria/Lysimacheia e Triconide, sulle fasce costiere alluvionali dell’Acheloo, dell’Eveno e del Daphnos, dove il suolo è fertile, poté svilupparsi la maggior parte delle città etoliche. Queste però non ebbero porti considerevoli a causa delle paludi di Missolungi (Kynia) e di Etolicò (Ounia) fino a quando gli Etoli non acquisirono, più a oriente, Naupatto nella Locride. Poiché gli abitanti delle località agricole di pianura e di quelle montane adatte all’allevamento del bestiame in Etolia avevano continui scambi fra loro e si influenzavano a vicenda, non è difficile comprendere perché Thermos, il centro religioso e politico degli Etoli, fosse ubicato al centro di queste due regioni.
La presenza dell’uomo in Etolia in età paleolitica appare oggi certa grazie al rinvenimento, soprattutto presso Agrinion e Lysimacheia, di utensili di pietra dalla superficie non decorata, datati al Paleolitico medio. Le nostre conoscenze sull’Etolia neolitica, protoelladica, medioelladica e micenea presentano molte lacune, in quanto le ricerche nella regione sono attualmente interrotte. Insediamenti, tombe, mura, ma anche reperti isolati relativi ai suddetti periodi sono stati portati alla luce a Kryoneri, sul colle di Haghia Triàs presso Kato Vasilikì, ad Haghios Ilias e a Kokkini Spilià presso Ithoria, a Gyphtokastro, a Thermos, a Kalydon, a Psarolithi presso Kalydon, a Lithovouni presso Trichonida. Tuttavia, forse con l’eccezione di Thermos, a tutt’oggi non sono stati condotti scavi abbastanza estesi in nessuno degli insediamenti preistorici dell’Etolia. Ma i reperti micenei, assimilabili ad altri della Grecia occidentale, hanno permesso la formulazione di una teoria circa l’esistenza di una koinè micenea che si estendeva dalla Messenia fino all’Epiro.
Il Catalogo delle navi (Il., II, 638-640) menziona cinque città degli Etoli: Pleuron, Oleno, Pilene, Chalkìs, Kalydon. Di queste ci è particolarmente nota Kalydon con i suoi reperti di età preistorica, ma anche con le sue mura del IV sec. a.C., il santuario di Artemide Lafria a circa 200 m dalla porta occidentale, il tempio periptero dorico della metà del IV sec. a.C. che sorge nel sito di due templi più antichi. Inoltre sono stati rinvenuti due heroa monumentali, uno (II sec. a.C.) presso il santuario e un secondo presso la sorgente Kalliroe. La Chalkìs Anchialos (presso il mare) si trova nei dintorni del villaggio di Vasilikì (nel sito di Pangalis), sulle pendici sud-ovest dell’omonimo monte Chalkìs (attuale Varasova), dove vi sono imponenti rovine di mura. La città vera e propria è situata sulla collina di Haghia Sotira. Un insediamento preistorico è stato localizzato sopra un’altura alla base settentrionale della fortezza.
I siti di Olenos e di Pilene non sono noti. Mura, resti di edifici, una tomba geometrica e altre tombe ellenistiche a forma di cassa, scoperti su una collina presso Chilia Spitia, a nord-ovest di Missolungi, vengono identificati con il villaggio di Alikyrna che distava 30 stadi da Kalydon (Strab., I, 23). La nuova Pleuron, edificata dopo il 234 a.C., anno in cui l’antica Pleuron fu distrutta dal re di Macedonia Demetrio II Etolico, viene identificata con la fortezza di Kyrarini, a nord-ovest di Missolungi. Le imponenti mura munite di 7 porte e 36 torri, una delle quali contiene un piccolo teatro (forse il più piccolo di tutta la Grecia), una cisterna per l’acqua assai ben costruita e l’agorà racchiusa da edifici, giustificano la definizione di Strabone (I, 3): “ornamento della Grecia”, insieme a Kalydon. Il sito dell’antica Pleuron non è stato individuato con certezza, forse è da identificarsi con il vicino sito di Gyphtokastro, dove sono state portate alla luce alcune tombe del Tardo Elladico IIIC, del Protogeometrico e del Geometrico.
A nord del monte Arakynthos, presso Lysimacheia e Trichonida, sorgevano le più importanti città etoliche, ognuna delle quali con la propria chora dove si trovavano fortificazioni e santuari. Le fortezze più piccole di Spolaita, Skotisiada, Malevrò e Neo Choriò non dovevano far parte di Agrinio, situata a circa 3 km a nord dell’abitato della città odierna, dove vi sono resti di mura della lunghezza di 12 stadi. Un santuario agricolo, forse di Dioniso, Artemide, Demetra, con ricche offerte votive (soprattutto idoletti di ceramica, vasi ecc.), datati dalla metà del VI alla fine del IV sec. a.C., sono stati portati alla luce (1987) presso la fortezza di Spolaita.
Thestieis viene identificata con le estese mura di Vlokòs; le mura di Paravola, identificate con le torri rotondeggianti dell’acropoli, vengono epigraficamente identificate con Voukation. A nord dei laghi, da ovest verso est, si estendeva un’altra serie di città etoliche: Konope/Arsinoe è stata localizzata ad Angelokastro dove, oltre le mura, sono state rinvenute anche alcune tombe ellenistiche e due grandi camere sotterranee a volta. A Lysimacheia, presso l’omonimo abitato odierno, vi sono due lunghi muri che scendono fino al lago e che dovevano cingere la strada rivierasca. Trichonion viene identificata con i resti di mura e di templi esistenti a Gavaloù, dove sono state portate alla luce alcune tombe ellenistiche, le cui ricche offerte votive testimoniano la potenza dei suoi cittadini, molti dei quali si segnalarono come strateghi della confederazione. Nelle mura di Palaiochorio viene localizzata Phytaion, Metapa è stata localizzata fra le gole di Daphnià. Presso Lithovouni, dove resti di un antico tempio situato sopra l’altura di Prophitis Ilias (identificato con la città di Akrai), sono state scoperte tombe micenee con armi di rame e tombe a cassa del IV sec. a.C., come a Kapsorrachi (recinto tombale del IV sec. a.C.). Passando dall’abitato di Pamphia, di cui si salvano resti murari presso Sitaralona, si giunge a Thermos, il centro religioso e politico degli Etoli, situato sopra un altopiano naturalmente fortificato.
In origine Thermos era un tempio, il santuario di Apollo Thermio, e non una città. All’interno della cinta muraria (340 x 200 m) vi erano tre grandi portici e l’edificio quadrangolare del bouleuterion sul lato sud. La via delle processioni, fra il portico a oriente e quello a occidente, conduceva dal bouleuterion al tempio periptero dorico con un colonnato centrale del III sec. a.C. Questo tempio ne sostituiva uno più antico del VII sec. a.C., dal quale provengono 10 metope con iscrizioni e le estremità del corpo di una sfinge. Nello stesso sito del Megaron B si osserva la parte anteriore del tempio arcaico, e il primo megaron del Megaron B. I dati raccolti nel corso dell’ultima campagna di scavi (1992) conducono però a riconsiderare molti degli aspetti riguardanti queste strutture. Il santuario di Apollo Thermio era collocato nel sito di un insediamento preistorico che presentava costruzioni a volta, mentre a oriente del tempio principale sono stati portati alla luce altri due templi arcaici più piccoli: uno dedicato ad Apollo Lyseios e l’altro, forse, ad Artemide.
Nella zona circostante Thermos sono stati esaminati vari santuari come quello di Artemide Egemone nel villaggio di Haghia Sophia (Mokista), rovine di un piccolo tempio, verosimilmente di Apollo e di Artemide (VI sec. a.C.) nel villaggio di Taxiarchis, rovine di un tempio presso una sorgente, e un piccolo santuario agreste di Dioniso e di Artemide nel villaggio di Chrysovitsa, dal quale provengono altri reperti (fra cui un idoletto in rame raffigurante un combattente). Infine, nel villaggio di Kryo Nerò è stato riportato alla luce il santuario di Afrodite Syrias, o Phistyis (III sec. a.C.), che apparteneva alla città di Phistyos a sud-est del santuario, nel villaggio di Neromanna. Vi era un santuario arcaico anche nel villaggio di Palaiokaryà (Zakonina) e forse anche un altro nel villaggio di Ambrakià, dove è stato rinvenuto un idoletto in rame che raffigura Zeus che minaccia con la folgore.
Nella regione degli Apodotoi vi erano le città di Apollonia, Krokyleion, Teichion e Potidania, il sito della quale è stato identificato con certezza con l’abitato di Kambos. Kallipolis, presso il villaggio di Kallion, era il centro politico degli Etoli orientali, dei Kallieis. Qui, all’interno della cinta muraria, gli scavi hanno rivelato sontuose abitazioni, un teatro, un bouleuterion, una terma romana e una basilica paleocristiana. Ma forse il rinvenimento più importante è costituito da un insieme di circa 600 sigilli rinvenuti nell’archivio della dimora di una illustre famiglia della città. Fuori delle mura sono stati portati alla luce due templi e tombe di varie epoche. In que-sti ultimi anni, nell’ambito dell’Aetolian Studies Project, è stata esaminata superficialmente gran parte della regione degli Apodotoi e dei Kallies la quale ha per epicentro Aigition (Strouza), dove gli Ateniesi si ritirarono davanti agli Etoli che erano accorsi a fronteggiarli al tempo della campagna dello stratega Demostene (426 a.C.).
La pressoché inaccessibile regione montagnosa nel Nord dell’Etolia, dove erano stanziati non solo i numerosi Eurytanes, ma anche altre tribù, come gli Aperanti e gli Agrei, è disseminata di piccole fortezze situate in modo che da ciascuna di esse si potesse vedere la successiva. Grazie alle epigrafi rinvenute a Thermos e in altri siti, ci sono noti i nomi di molti degli insediamenti e dei luoghi che appartennero con certezza a qualcuna di queste fortezze variamente sparse. Ricerche superficiali vi sono state compiute dal 1987 sia dall’Aetolian Studies Project che dall’Ispettorato delle Antichità Preistoriche e Classiche di Lamia. A Kastraki, presso l’abitato di Topoliana, è stata portata alla luce ed esaminata una piccola fortezza (1989-90). Nel villaggio di Klaphsì, ubicato in Euritania, è stata rinvenuta e scavata una basilica paleocristiana dedicata a s. Leonidis. I siti della Ekalia euritanica e dell’oracolo di Odisseo, dei quali abbiamo testimonianze da scrittori dell’antichità, non ci sono ancora noti.
Stando ai ritrovamenti, sembra che dalla metà del II sec. a.C. in poi l’Etolia abbia cominciato a rafforzarsi. Tale sviluppo pare interrompersi con il sinecismo di Nikopolis (30 a.C.), allorché, a eccezione di Naupatto, i centri urbani superstiti si dissolvono, la popolazione diminuisce a causa del suo trasferimento a Nikopolis, Patrasso e Amphissa. Finché nelle zone pianeggianti e in quelle costiere non sorgono gradatamente piccoli borghi rurali privi di mura. Alcuni di essi si svilupperanno sempre più a partire dalla metà del II sec. d.C. e diverranno piccole città, come si può dedurre dalle basiliche paleocristiane che vi furono costruite.
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Sugli scavi di Thermos in dettaglio:
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Ulteriori rapporti su Thermos in Ergon, 1990, pp. 45-49; 1991, pp. 35-36; 1992, pp. 41-52.
Inoltre, rapporti e resoconti di scavo (Cron.) in: ADelt, 37 (1982), pp. 150-51; 38 (1983), pp. 127-28; 39 (1984), pp. 104-107; 40 (1985), pp. 138-41; 41 (1986), p. 75; 42 (1987), pp. 169-84.
di Luigi Caliò
Il sito (gr. Θερμός), all’estremità nord-est del Lago Triconide, nei pressi del moderno villaggio di Kephalovryso è frequentato fin dal Tardo Bronzo. Il santuario, dedicato ad Apollo, accoglieva anche un tempio di Artemide all’interno del temenos; in periodo classico fu il santuario federale degli Etoli, dove erano eletti i magistrati annuali e officiate le feste religiose federali e ospitava all’interno del peribolo un bouleuterion.
Gli scavi del santuario hanno restituito sotto il tempio arcaico una serie di strutture che si datano dal periodo miceneo. Un primo megaron (A), absidato e tripartito in un pronaos, una sala principale e un piccolo ambiente posteriore, è stato distrutto probabilmente durante il Tardo Elladico (TE) IIA, quando a Th. era ancora forte l’influenza micenea, che sembra scemare solo alla fine del IIIB. Il megaron B, di cospicue dimensioni (21,4 x 7,3 m) è stato costruito tra il TE IIIC e la prima età del Ferro, ma è comunque di difficile datazione; il nuovo edificio segue l’allineamento di quello precedente e la stessa tripartizione dell’interno. Le pareti esterne sono lievemente inclinate verso l’interno e la parete di fondo leggermente absidata. Il nuovo megaron non ha sostegni interni, ma lungo tutto il perimetro esterno sono state trovate 36 lastre di pietra che sostenevano pali di legno, che probabilmente formavano una sorta di peristasi o più verosimilmente erano una serie di contrafforti inclinati verso le pareti dell’edificio. Dentro l’edificio è stato trovato un bothros e altri depositi votivi; forse potevano essere aree di culto a cielo aperto prima della costruzione dell’edificio.
Il megaron B fu sostituito da un tempio arcaico (C) che risale al 630-610 a.C. Questo era di forma rettangolare allungata (38,2 x 12,1) e aveva una cella con opistodomo divisi in due navate da una fila centrale di colonne e una peristasi di 5 x 15 colonne di legno che poggiavano su lastre isolate. I muri dell’alzato erano in mattoni crudi, ma il tetto, la cui struttura era di legno, aveva una copertura di tegole e l’intera trabeazione era rivestita da elementi di terracotta, di cui sono state trovate due serie di antefisse, con protomi umane e sfingi, acroteri, triglifi, frammenti del geison e lastre metopali dipinte. Le metope, conservate in parte nel Museo Nazionale di Atene e in parte nel piccolo antiquario presso il santuario, furono dipinte da artisti di origine corinzia con soggetti in parte legati alla tradizione corinzia: un Gorgoneion, Perseo con la testa di Medusa, Chelidon e Aedon, figlie di Proitos, un cacciatore (Eracle?) con cinghiale e cerbiatto.
La serie di antefisse con protomi maschili barbate e sileni, datate al IV sec. a.C., mostra un restauro dell’edificio templare già in questa età. Il tempio e il santuario furono risistemati in periodo ellenistico. Nel 323 a.C., probabilmente dopo l’invasione di Antipatro e Cratero il temenos del santuario fu fortificato con un muro rafforzato da torri a pianta quadrangolare; la porta principale, protetta da due torri circolari si trova nell’angolo sud-ovest, mentre a nord-est si apre una seconda porta. All’interno del santuario in periodo ellenistico furono costruite la stoà a sud del santuario e altre due stoài doriche, lunghe 173 e 185 m, che fiancheggiavano un’ampia strada a nord del bouleuterion; di fronte a questi edifici erano diversi monumenti commemorativi che testimoniano l’attività cultuale del santuario nel III sec. a.C., tra cui alcuni frammenti del monumento dedicato dopo la vittoria contro i Galli da parte della Lega etolica, simile a quello eretto per la stessa occasione e visto da Pausania a Delfi (10, 18, 7). Il sito fu saccheggiato da Filippo V di Macedonia nel 218 e nel 206 a.C., ma continuò a funzionare fino al 168, quando la lega era ormai in decadenza. Dopo il secondo saccheggio si rese necessaria la ricostruzione del tempio che sostituiva quello arcaico e la continuità di culto nel II sec. a.C. è testimoniata da una serie di epigrafi rinvenute nel temenos. Il ritrovamento di tombe all’interno del temenos datate al I sec. a.C. indica che nel sito in questo periodo non vi era più attività cultuale.
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