La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Eubea
di Efi Sapouna-Sakellaraki
L’Eubea (gr. Eὔβοια; lat. Eubeia) è, dopo Creta, la seconda isola dell’Egeo per estensione. La sua posizione geografica, tra il continente greco e le isole più settentrionali dell’Egeo, ha sempre rivestito un ruolo significativo sia in età preistorica che storica. Come hanno dimostrato recenti ricerche, l’isola era abitata già nel Paleolitico. Nella zona di Artaki, vicino a Calcide, è stato raccolto negli ultimi anni un gran numero di strumenti paleolitici. Resti di industrie paleolitiche sono stati rinvenuti anche a Roviès, Aghianakou e Kerinthos.
Il Neolitico deve aver avuto notevole importanza, data la presenza in tutta l’isola di reperti appartenenti a questo periodo. Insediamenti stabili si formarono nella parte settentrionale dell’isola (Aidepsos, Roviès, Limni) e, verso la fine del Neolitico, in quella occidentale, con le grandi zone pianeggianti di Psachnà, di Politikà, di Artaki e la Piana Lelantina, dove si ebbe la maggiore densità insediativa, anche se continuò la frequentazione delle grotte nell’Eubea meridionale e centrale (Tharounia, Koilosi di Karystos) o delle pendici delle colline. Importanti insediamenti neolitici sono stati rinvenuti, oltre che a Calcide, a Psachnà, a Eretria (Malakonta, Amarynthos, ecc.), nell’Eubea settentrionale (Haghia Kyriaki, Limni, Roviès) e in quella meridionale (Paximada).
Altrettanto importanti sono le testimonianze della prima età del Bronzo, scoperte recentemente nell’isola. Ulteriori significativi ritrovamenti sono stati effettuati principalmente nella zona di Calcide (Manika), dove è stato riportato alla luce gran parte di un insediamento del Protoelladico II-III. Nello stesso lasso di tempo è stata oggetto di ricerche la necropoli vicino all’insediamento, con tombe scavate nella roccia con dromos e ambiente separato per la sepoltura. I numerosi ritrovamenti testimoniano rapporti sia con il mondo elladico che con Troia, Lemno e soprattutto con le Cicladi, da cui proveniva l’ossidiana che veniva scambiata con il legname euboico, prezioso materiale per l’attività cantieristica navale cicladica. Nelle sue vicinanze (nell’odierna Kakì Kephali di Calcide) sono stati individuati dei laboratori per la lavorazione dei metalli. Oltre a quello di Manika sono stati identificati numerosi altri insediamenti protoelladici nelle zone costiere di Linovrochi, sulla collina di Xeropolis (a Lefkandi) tra Calcide ed Eretria, nella stessa Eretria vicino all’agorà di età classica, a Magoula di Eretria, ad Amarynthos e, nell’interno dell’isola, a Theologos, ad Avlonari e a Makrykapa. Nella parte settentrionale dell’Eubea sono da ricordare le località di Koumpì di Aedipsos e Kerinthos; sulla costa sud-orientale è l’importante centro di Mourterì di Kyme, mentre nell’Eubea sud-occidentale è stata individuata una stazione cicladica appartenente a questo periodo, che sembra essere stato uno dei più importanti nella storia dell’isola.
Il periodo successivo, il Medio Elladico, è stato fino a oggi oggetto di ricerche più limitate. A Koumpì di Aidipsos gli scavi hanno messo in luce resti appartenenti a questo periodo nonché una ceramica molto ricca. A Manika e a Xeropolis (Lefkandi) il Medio Elladico segue, senza interruzione, al Protoelladico come d’altra parte si nota anche a Glyfa, a Eretria e ad Amarynthos. Recentemente ricerche condotte nella regione di Karystos hanno individuato resti appartenenti al Medio Elladico anche in questa zona dell’Eubea meridionale. Il Miceneo, altro importante periodo per l’Eubea, è ben rappresentato in tutta l’isola. In particolare nella zona di Calcide (Panaghitsa) sono state rinvenute tombe con ricchi corredi funebri (spade, gioielli, ceramica tardoelladica III A-B). Testimonianze della civiltà micenea sono state trovate nella parte centrale e in quella orientale dell’Eubea: a Kyme, ad Aliveri e a Enoria Beloussia. Ultimamente sono state condotte delle ricerche nella vecchia tomba di Katakolù e nella zona intorno a Kyme: Oxylithos, monastero di Matzaris, Orologhion, Kerinthos. Nella regione di Karystos sono stati raccolti in superficie reperti di questo periodo.
Notevole importanza rivestono le ricerche relative alla prima età del Ferro, condotte a Lefkandi, a Eretria e a Calcide, le quali hanno gettato nuova luce sul periodo della colonizzazione verso l’Occidente e le coste dell’Asia Minore dimostrando, anche con i dati di scavo, non solo l’importanza di Eretria e di Calcide in particolare, ma anche quella delle città minori. Questo periodo fu infatti caratterizzato da contese armate tra le due città (guerra lelantina), ma anche da colonizzazioni comuni.
Il periodo protogeometrico e quello geometrico hanno restituito esempi eccezionali di architettura e di pittura vascolare a Calcide, a Eretria e, soprattutto, a Lefkandi. Nella zona intorno a Calcide sono stati individuati almeno dieci siti protogeometrici con gruppi di tombe che corrispondono ad altrettanti insediamenti nonché numerosi altri siti geometrici. Di eccezionale importanza sono le necropoli di Lefkandi dove ne sono state individuate tre di età protogeometrica (la più significativa è quella situata in località Toumba). A Toumba Lefkandi è stata individuata una costruzione a pianta allungata, absidata, con peristilio, che potrebbe essere, secondo gli archeologi della Scuola Britannica, un heroon. L’edificio comprendeva due ambienti per sepoltura. La fine di Lefkandi è da porsi nell’800 a.C.
Il periodo geometrico è importante anche a Eretria. Qui gli scavi hanno messo in luce, ovunque, resti architettonici e tombe del IX sec. a.C. e, soprattutto, dell’VIII sec. a.C. Resti di edifici-abitazioni absidati sono stati rinvenuti entro l’area della città e sono datati all’800 a.C. Al di sotto del tempio di Apollo Daphnephoros di età classica sono stati trovati altri resti di edifici absidati, anch’essi datati all’800 a.C., e parte delle mura della fine dell’VIII sec. a.C. Recenti scavi hanno restituito reperti del periodo arcaico e messo in luce tombe del V sec. a.C. e dei periodi successivi. In alcune zone sono stati trovati resti che coprono l’intero arco di tempo dall’età geometrica a quella romana.
L’importanza dell’Eubea non venne meno in età classica anche se gli Ateniesi privarono le città dei loro privilegi e chiusero le zecche locali, come quella di Calcide. Negli ultimi anni sono venuti alla luce, a Calcide e a Eretria, importanti reperti. I cinque capitelli della fine del V sec. a.C. trovati recentemente a Calcide, che forse appartengono al tempio di Zeus Olympios (IG I2, 39), testimoniano la floridezza della città anche in questo periodo. Nel resto dell’isola, la zona di Oreòi (che ha restituito importanti necropoli con stele a rilievo di stile attico) e la regione di Karystos sembrano aver subito influenze artistiche dalla presenza dei cleruchi ateniesi. I drakospita (edifici a carattere religioso) rinvenuti a Oche nella Karystia, le costruzioni a tholos di età arcaica e i successivi templi a larga fronte di età ellenistica sono tutte dimostrazioni di un conservatorismo nell’architettura religiosa locale, a carattere misterico, in onore di Zeus, di Demetra o di Hera. Dalla fine del IV sec. a.C. fino al 146 a.C. l’Eubea attraversò un periodo di instabilità e di capovolgimenti politici dovuti alle successive dominazioni dei Macedoni prima e dei Diadochi e dei Romani poi; ciò nonostante ebbe una splendida fioritura culturale: filosofi, artisti, poeti tanto di Eretria che di Calcide sono famosi in tutta la Grecia.
Le necropoli della zona intorno a Calcide (Panaghitsa, Haghios Stephanos), di Eretria e di Amarynthos, dove sono state rinvenute anche numerose tombe di tipo macedone, mostrano, tramite la ricchezza dei corredi funebri, la prosperità della regione. L’estensione della città di Calcide in questo periodo era pressappoco uguale a quella odierna; sono state trovate delle case riccamente decorate con mosaici, botteghe di ceramisti, edifici porticati, ampie strade, teatri. Altrettanto importanti sono i resti di età ellenistica che investono quasi tutta Eretria con edifici pubblici e privati decorati con mosaici, lussuosi andrones, opere idriche, strade porticate, installazioni portuali, il teatro, edifici sacri come l’Iseion, circoli tombali con tombe a cassone, ecc. Nella vicina Amarynthos sono stati individuati i resti di una fontana sotterranea e una stipe votiva, che testimoniano l’esistenza nella zona pianeggiante di un santuario dedicato ad Artemide Amarynthia. L’Eubea settentrionale e meridionale, in cui sono state effettuate minori ricerche, ha restituito tracce sporadiche, ma rilevanti, di età ellenistica.
L’epoca romana non ebbe minore importanza. A Calcide numerosi sono i resti di questo periodo che si sovrappongono a quelli di età ellenistica: un importante scavo della Calcide romana è quello effettuato in località Case Popolari. Oltre ai due centri principali si deve ricordare anche la grande e importante città di Aidepsos, le cui terme sono in funzione dall’epoca romana, e quelle più antiche di Oreòi e di Histaia. Infine va ricordato il santuario romano di Poseidone in località Gheraistòs (Karystos), all’estremità più meridionale dell’isola, attestato anche da fonti epigrafiche.
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di Antonella Pautasso
Città dell’Eubea, situata sulla costa centro-occidentale dell’isola, all’estremità occidentale della piana di E.; ebbe particolare sviluppo in età geometrica e arcaica e rivestì un ruolo chiave nella colonizzazione greca in Occidente; impegnata, nell’VIII secolo, nella guerra cosiddetta “lelantina” contro Calcide, visse un periodo di crisi all’epoca delle guerre persiane e, successivamente, schieratasi con Filippo V contro i Romani, venne punita da T. Quinzio Flaminino. Parzialmente distrutta durante la guerra mitridatica (89-87 a.C.), continuò a vivere, seppure in tono dimesso, in età romana.
Gli scavi recenti condotti dalla Scuola Archeologica Svizzera e dalla XI Eforia hanno messo in luce i più antichi livelli di occupazione del sito, che testimoniano una continuità di vita almeno dal Neolitico finale; materiali del Medio e del Tardo Elladico provengono dall’acropoli e dall’area presso l’agorà classica. Sepolture dell’età geometrica sono attestate per il IX e per l’VIII sec. a.C.; in queste ultime è notevole la presenza di ceramica geometrica attica (780-770) e di diademi d’oro. Tracce più consistenti si hanno per l’abitato dell’VIII sec. a.C., che si estendeva nell’area compresa tra l’acropoli e il mare ed era composto da case ovali o absidate, datate ancora nel secondo quarto dell’VIII secolo (770-750), e da case rettangolari talvolta con banchine interne, del tipo conosciuto a Zagora della fine dell’VIII - inizi del VII secolo. All’VIII secolo risale anche l’edificio absidato (Edificio A) rinvenuto sotto le fondazioni del tempio arcaico di Apollo e recentemente interpretato come casa monocellulare del principe; la struttura (9,75 x 6,50 m) è di pietra; lungo i muri perimetrali sono 11 coppie di basi di argilla per i sostegni del tetto; 2 sostegni prostili indicano la presenza di un portico e all’interno restano 3 basi disposte a triangolo e tracce di un focolare. Alla fine dell’VIII sec. a.C. questo edificio viene distrutto e al di sopra di esso viene eretto il primo grande hekatompedon in onore di Apollo (35 x 8 m) con fondazioni di pietra e alzato di mattoni crudi, una fila di tre sostegni sull’asse centrale e facciata in antis; davanti alla facciata l’altare quadrato. Il carattere sacro dell’edificio è sottolineato dal rinvenimento di bronzi votivi sul pavimento. Altri luoghi di culto, impiantati in età geometrica, sono stati individuati sulla sommità dell’acropoli, a nord del santuario di Apollo (hydriai miniaturistiche, oggetti orientali, egizi e italici) e nel quartiere ovest, sotto l’Edificio III. Recente è il rinvenimento di un deposito di circa 150 lingotti d’oro e pezzetti d’elettro in uno skyphos della fine dell’VIII secolo, forse il tesoro di un orefice, nell’area a nord del tempio di Apollo. Due le aree di necropoli individuate: lungo la costa e a ovest dell’abitato. Di particolare interesse si è rivelata la necropoli presso la Porta Ovest, dove nove inumazioni infantili e sette cremazioni di adulti, raggruppate attorno alla sepoltura più antica e più ricca (720-715 a.C.), costituiscono un cimitero familiare in cui calderoni di bronzo, armi e gli stessi elementi del rituale funerario, indicano l’esistenza di una élite aristocratica che trova l’affermazione del proprio status nella ripresa del rituale eroico omerico.
Agli inizi del VII sec. a.C. (680 a.C. ca.), con la costruzione di un heroon triangolare sulle sepolture, venne istituito un culto eroico, come indica anche la presenza di un bothros con i resti dei banchetti e dei sacrifici; l’operazione è correntemente letta in chiave storica in connessione con le vicende del sito di Lefkandi. L’area verrà cinta da un peribolo alla fine del VII sec. a.C.; il bothros, livellato, sarà nascosto dalle fondazioni di un oikos con funzione di andreion. Alla fine dell’VIII secolo risale anche l’imponente fortificazione. Particolare interesse ha la produzione ceramica d’età geometrica, arricchitasi di recente del ritrovamento di un’anfora funeraria con coperchio del 720 a.C., che costituisce un legame tra il noto cratere euboico del Pittore di Cesnola e la serie delle anfore funerarie del subgeometrico euboico.
Nel VII secolo, con la costruzione di due muri di contenimento che deviavano il deflusso delle acque verso est, vennero canalizzati il torrente e i corsi d’acqua che formavano un delta e le cui periodiche inondazioni sono testimoniate dai livelli di sabbia e ciottoli nei settori nord ed est della città. Poco documentato è ancora l’impianto urbano di età arcaica: sono state messe in luce tracce di un quartiere a sud della Porta Ovest, resti di un portico sono affiorati nell’area orientale dell’agorà classica. Una nuova opera di regolarizzazione del corso del torrente ebbe luogo nel VI secolo, quando il braccio est del corso d’acqua venne tagliato e canalizzato in direzione del mare. La sistemazione viaria del centro urbano, basata su un sistema est-ovest e nord-sud, prevedeva l’utilizzo dell’antico letto del torrente come asse principale della città. A questo periodo risalgono anche la sistemazione dell’agorà e la costruzione (verso il 530) del tempio di Apollo, di cui rimangono scarsi resti della decorazione frontonale nel noto gruppo di Teseo e Antiope, conservato nel locale museo.
Grande sviluppo ha E. nell’età tardoclassica; le ricerche si sono concentrate soprattutto in due settori: l’agorà, circondata da portici sui lati nord ed est, e i quartieri di abitazione, tra i quali spiccano, per l’estensione delle abitazioni e per la ricchezza delle decorazioni, quello messo in luce a sud della Porta Ovest e quello incentrato sulla Casa dei Mosaici, così detta per il rinvenimento di quattro pavimenti a mosaico di ciottoli figurati (databili al secondo quarto del IV sec. a.C.) con temi tipici del periodo: motivi vegetali, gorgoneion, sfingi e pantere, Teti con le armi di Achille, grifi e arimaspi; e decorata da stucchi policromi. L’abitazione, nella quale sono state rinvenute, oltre a una grande quantità di ceramica, alcune anfore panatenaiche del 363/2 a.C., fu distrutta da un incendio un secolo più tardi e sulle sue rovine venne eretta una tomba monumentale. Un’estesa area abitativa, il cosiddetto “palazzo”, si sovrappone alla fine del IV secolo alle vestigia, in parte smantellate nel corso dei secoli precedenti, dell’antico heroon presso la Porta Ovest. Alla seconda metà del IV secolo risale anche l’impianto del ginnasio.
Con la distruzione dell’87 a.C. comincia il declino di E., nonostante le ricerche abbiano evidenziato una continuità di vita in età romana; una recente ipotesi vede, nelle sculture del tempio di Apollo Sosiano in Roma, il ciclo frontonale trafugato dai Romani dal tempio di Apollo Daphnephoros, quale bottino di guerra.
Per le relazioni periodiche di scavo si vedano: AntK, AAA, ARepLond, ADelt, BCH, Prakt.
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di Antonella Pautasso
Città dell’Eubea, situata sulla costa occidentale dell’isola, sull’Euripo, di fronte alla costa beotica. Il sito dell’insediamento antico, ubicato su una penisola a forma di stella che si protende dal Monte Vathrovounia, non coincide con quello della città moderna, che si estende su una bassa collina costiera chiamata Velibaba. Il sito dell’antico porto è da localizzarsi in corrispondenza della baia di Haghios Stephanos. Tracce di vita risalenti al Neolitico antico sono state messe in luce lungo le pendici nord-occidentali del Monte Vathrovounia; sono altresì testimoniati livelli dell’Elladico antico, medio e recente. Di particolare rilievo sono alcune tombe dell’Elladico recente con corredi di una certa ricchezza comprendenti spade, gioielli e ceramica. Ampiamente attestata è l’età protogeometrica.
L’acropoli della città classica viene localizzata sulla collina di Arethusa, una delle due cime del Monte Vathrovounia; sulla collina resta una fortificazione eretta, come ci dice Diodoro Siculo (XV, 30, 2, 5) nel 377 a.C. dagli Ateniesi; settori dell’antica fortificazione, in blocchi di calcare posti in opera in tecnica poligonale, sono visibili lungo i lati sud ed est. Queste mura, nel 334 a.C. (Strab. X, 1, 8), dopo la distruzione di Tebe da parte di Alessandro, vennero estese verso l’Euripo sino a inglobare il ponte costruito sullo stretto nel 410 a.C.; è possibile che facciano parte di questa fortificazione anche i resti rinvenuti sull’antistante costa beotica, sulla collina di Karababa, successivamente occupata da una fortezza turca.
Numerose fonti e iscrizioni ci danno notizie sui monumenti della città classica, in gran parte ancora da localizzare: un’agorà (Aen. Tact., IV, 3; Eraclide, Cr., I, 28-29; Liv., XXXI, 23, 6) ubicata vicino al porto, circondata da tre stoài; un ginnasio (Plut., Flam., XVI) detto “di Eracle”; un pritaneo (IG XII, 9, 900c); un teatro (IG XII, 9, 207; Eraclide, Cr., I, 28); una pompike stoà (IG XII, 9, 907); un tempio di Apollo Delphinios (Plut., Flam., XVI); un tempio di Zeus Olimpio (CIA, IV, 27a). I recenti scavi condotti dalla XI Eforia hanno messo in luce, in diversi punti della città, l’impianto d’età ellenistica e romana e diversi edifici, ancora di incerta interpretazione. Di particolare rilievo è l’individuazione di un’officina per la lavorazione dell’argilla, in località Alatsata, della prima età imperiale.
Resoconti preliminari delle scoperte sono raccolti in: AnthrAChron, ARepLond, ADelt, BCH.
In dettaglio:
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