La genesi e lo sviluppo della civilta greca. Messenia
La Messenia (gr. Μεσσήνη, Μεσσάνα, Μεσσηνία, Μεσσηνίς; lat. Messenia) occupa la parte sud-occidentale del Peloponneso e confina a ovest con la Laconia e, tramite il massiccio del Taigeto, a nord-est con l’Arcadia e a nord è separata dall’Elide dal fiume Neda. La regione si protende nel Mar Ionio formando a sud-est con le coste antistanti della Laconia il Golfo di Messenia. La zona centro-settentrionale della regione è occupata dal gruppo montuoso formato dal Monte Itome, dai monti di Kyparissia e dal Monte Aigaleon; per il resto la regione, bagnata dal Pamisos è pianeggiante e coltivabile.
Le felici caratteristiche fisiche della Messenia hanno favorito la presenza di insediamenti fin dal Neolitico di cui il più importante è quello di Malthi. Durante il Bronzo Antico il sito di Malthi è affiancato dai resti di un abitato in località Akovita, presso Phares (Kalamata), il cui scavo ha restituito alcuni edifici con fondazioni in pietra e alzato di mattoni crudi del tipo delle cosiddette corridor houses (“case a corridoio”) che si datano alla metà del III millennio a.C. (Bronzo Antico II). Nel Bronzo Medio, in contrasto con il resto del Peloponneso che sembra subire una regressione degli insediamenti, Malthi presenta la sua fase più significativa con un abitato fittamente occupato e una cinta muraria ellissoidale.
Se all’inizio del Bronzo Recente i pochi ritrovamenti provengono essenzialmente dai corredi di una decina di tombe a tholos, fra cui si distingue quella di Nichoria, intorno al 1450 a.C., epoca in cui si datano le grandi distruzioni a Creta, il tipo della tholos diventa monumentale. Il periodo miceneo è particolarmente fiorente e alla fine del II millennio la regione era governata dal palazzo di Pilo, sede del re Nestore, figlio di Neleo, che ha conservato un importante archivio di tavolette in lineare B. Proprio da questo, conosciamo la distribuzione degli insediamenti nel territorio e il sistema di amministrazione attuato dal palazzo. Sono noti almeno 17 toponimi distinti in 2 province governate da un ko-re-te subordinato al wanax. Lo sfruttamento del territorio avveniva secondo una disposizione a piramide degli insediamenti, da quelli a carattere agricolo fino alla capitale. Nella zona del palazzo sono state trovate diverse tombe a camera e una grande tomba a tholos. Particolarmente ricco in questo periodo è l’insediamento di Antheia, nome omerico dell’abitato che si trova a nord del Golfo di Messenia, dove sono state individuate almeno 25 tombe a camera e una tholos.
Nonostante il fatto che la tradizione storiografica (conosciuta soprattutto da Pindaro e da Pausania) ponga dopo il crollo dei regni micenei la discesa dei Dori e l’assegnazione per sorteggio della Messenia all’eraclide Cresfonte, in Messenia, più che in altre regioni, si trovano linee di continuità tra la prostostoria e il periodo geometrico. Il sito di Nichoria sulla costa ovest del Golfo di Messenia mostra una continuità di ritrovamenti dal periodo miceneo fino alla fine dell’VIII secolo. Di fatto la Messenia si trova in uno stato di profondo isolamento durante tutta la Dark Age e fino al 750 a.C. produce una ceramica sub-protogeometrica, in evidente ritardo con gli stili ceramici delle altre regioni greche. Secondo il resoconto storico di Pausania si deve ai re messenici compresi tra il regno di Glauco e quello di Fintia l’istituzione dei santuari e dei culti della Messenia, in un periodo che può essere datato tra la fine dell’XI e l’inizio del IX sec. a.C.
Sotto il regno di Fintia vengono poste le basi del futuro conflitto con gli Spartani e a partire dall’VIII secolo gli Spartani tentarono di occupare la Messenia attraverso una serie di guerre di conquista di difficile datazione. Il motivo di queste guerre è probabilmente la spinta demografica in Laconia e la ricerca di nuove terre da coltivare nella fertile Messenia che già Tirteo (fr. 5 West) descrive come “buona da arare e da seminare”. Seguendo la cronologia desunta da Pausania, la prima guerra messenica risalirebbe agli anni dal 743/2 al 724/3 a.C. e si conclude con la distruzione di Itome e di altre città della Messenia, mentre la seconda, dal 685/4 al 668/7 a.C., si conclude con la presa di Ira e coincide con la “diaspora” dei Messeni, alcuni dei quali si installarono a Zankle, cambiando il nome della città in Messana. Dopo la seconda guerra messenica gli Spartani divisero la terra in una serie di kleroi e ridussero gli abitanti allo stato di Iloti. La terza guerra (464-454 a.C.) segnò la definitiva cacciata dei Messeni, che furono costretti a rifugiarsi a Naupatto in Focide, e l’occupazione del territorio da parte degli Spartani. Un edificio di VI sec. a.C. rinvenuto nel villaggio di Kopanaki, a est della pianura di Stenyklaros, mostra un’abitazione rurale che doveva probabilmente rispecchiare il sistema di insediamento sotto gli Spartani. L’edificio, che sorge su una superficie di oltre 500 m2 presenta una pianta a Π che si snoda intorno a un cortile centrale e presenta ambienti di abitazione insieme ad ambienti per lo stoccaggio e per gli ergasteria.
Non si conosce molto dello status dei Messeni ancora rimasti nella loro regione sotto il dominio spartano; probabilmente sono stati assimilati agli Iloti laconi, ma forse alcuni di loro godevano di una posizione più privilegiata, quella di Perieci, le cui comunità avevano una certa autonomia rispetto a Sparta ed erano chiamate da alcune fonti poleis. La presenza spartana in Messenia termina con la battaglia di Leuttra del 371 a.C. combattuta e persa contro l’esercito tebano e la conseguente fondazione sulle pendici del Monte Itome di Messene, nella quale furono rimpatriati i Messeni che abbandonarono la regione in seguito alla terza guerra, che ebbe per il periodo in cui fu alleata di Tebe un governo democratico. Tuttavia la regione controllata dai Messeni doveva essere ridotta se Pausania (IV, 28, 8; 34, 9; 35, 2) afferma che Epaminonda lasciò agli Spartiati le città di Asine e di Mothone e forse rimase a Sparta anche il centro di Pherai (Xen., HG, IV, 8, 7). Questa situazione cambia sensibilmente dopo la vittoria di Cheronea nel 338 a.C. da parte di Filippo II, il quale fa delimitare da una commissione il territorio di Sparta secondo i confini della Laconia dopo la divisione degli Eraclidi (Pol., IX, 33, 12; Strab., VIII, 4, 8); dopo la morte di Filippo II, Alessandro installa a Messene i figli di Philiade come tiranni.
Probabilmente la Messenia si espanse fino alle coste ed ebbe i confini che ha ancora oggi, anche se con diverse variazioni per i tentativi spartani di riconquistare almeno in parte i territori perduti. Nel 191 a.C. la Messenia fu obbligata a entrare nella Lega achea e nel 146 a.C. Lucio Mummio restituisce ai Messeni la sovranità sull’intera regione. In periodo imperiale Augusto, legato a Sparta che lo aveva sostenuto, cede di nuovo una parte della Messenia, che al contrario aveva appoggiato Antonio, alla città lacedemone tra cui Fare e Turia, e altri centri agli Eleuterolaconi, che probabilmente aveva lui stesso organizzato come koinón. Strabone ci informa tuttavia che la regione ai suoi tempi era per la maggior parte desertica. La storia della Messenia in periodo imperiale è tuttavia affidata alle sole fonti, in quanto i pochissimi dati archeologici non offrono un quadro di insieme plausibile. Di fatto le fonti parlano di un forte spopolamento della regione, tuttavia si può pensare che una riduzione del numero degli insediamenti corrisponda a una concentrazione di popolazione in poche città, ma l’ipotesi è ancora da dimostrare.
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Il sito dell’antica M. (gr. Μεσσήνη, Μεσσάνα, lat. Messene, Messena) è occupato fin dal periodo miceneo e mostra una sostanziale continuità negli strati fino al periodo geometrico, con ceramica locale dipinta a mano che testimonia la presenza di un abitato tra il IX e l’VIII sec. a.C., forse distrutto durante le vicende della prima guerra messenica.
La città fu rifondata nel 369 a.C. dopo che Epaminonda ebbe restituito ai Messeni la loro terra sulle pendici del Monte Itome, sul quale si trovava l’acropoli. Messene, insieme a Megalopoli, Mantinea e Argo costituiva una barriera fortificata che Epaminonda aveva organizzato intorno alla Laconia; le fortificazioni sono infatti le strutture più importanti del sito. Il circuito delle mura, lungo circa 9 km, segue l’orografia del terreno e racchiude un’area più vasta di quella occupata dai quartieri abitativi della città per poter accogliere la popolazione sparsa su un territorio più vasto, secondo un sistema tipico delle fortificazioni del IV sec. a.C. Contrariamente alla consuetudine di costruire la parte superiore delle mura in mattoni, quelle di M. sono costruite completamente in blocchi regolari di pietra grigia proveniente dal Monte Itome, cosa che aveva impressionato Pausania (IV, 31, 5) che le confronta con quelle di Ambrosso in Focide, di Bisanzio e di Rodi. Nella cinta si trovavano almeno 30 torri, con 2 piani, posizionate a intervalli irregolari, quadrate o nei punti più importanti a pianta circolare, più resistenti ai colpi di artiglieria che proprio nel IV secolo iniziava a essere utilizzata in guerra. Alcune delle porte che si aprono nella cinta muraria sono particolarmente monumentali; tra queste si distinguono la Porta Laconia, attraverso la quale passa la strada per la Laconia, e la Porta di Arcadia. Questa probabilmente era la porta principale della città, dove iniziava la strada per Megalopoli, altra fondazione tebana, che era attraversata da una strada pavimentata che portava all’agorà cittadina; l’entrata è un dipylon con una corte centrale e due torri con alloggiamento per il corpo di guardia, che sviluppa e monumentalizza il tipo di porta a tenaglia.
Della città non rimangono resti dell’abitato, ma alcuni monumenti pubblici e religiosi. Particolarmente monumentale l’Asklepieion, famoso anche per il gran numero di statue in esso contenuto (Paus., IV, 31, 10-12), il cui tempio si data nella prima metà del III sec. a.C. Il dio che era inserito nelle liste dei re mitici della Messenia era probabilmente venerato più come divinità protettrice della polis che come dio guaritore. Il tempio, periptero dorico, è al centro di una piazza quadrata i cui propilei erano nel lato orientale, fiancheggiati da un piccolo teatro e da un secondo edificio ipostilo. In un temenos, con al centro un piccolo tempio tetrastilo prostilo situato nell’angolo nord-ovest della piazza, è stato recentemente riconosciuto lo hierón di Messene, prima regina mitica della Messenia, la cui statua di culto era in oro e marmo pario. La statua dell’eroina eponima forse si può riconoscere in una terracotta che mostra una figura femminile con corona turrita, rinvenuta proprio all’interno del temenos. Tra gli altri santuari presenti in città si trovavano un Artemision, in cui la dea era venerata con l’appellativo di Orthia, come a Sparta, e il santuario di Zeus Ithomatas. La città era dotata di un teatro e di uno stadio, che probabilmente appartengono alla fase ellenistica.
Gli scavi condotti nel centro cittadino hanno anche portato alla luce parte dell’agorà con la stoà nord, un santuario di Demetra e dei Dioscuri, una fontana costruita da Arsinoe e il ginnasio. Quest’ultimo, legato architettonicamente allo stadio, era bordato da stoài e presenta uno sviluppo importante soprattutto a partire dal primo Impero, quando alle statue di Hermes, Eracle e Teseo, menzionate da Pausania, si affianca una serie di statue onorarie di ginnasiarchi, di evergeti e di filosofi, cui si devono aggiungere diversi monumenti funerari dedicati dalle famiglie più importanti delle città che avevano avuto il privilegio di seppellire entro le mura. In periodo augusteo, tra le mura e lo stadio fu costruito un alto podio rettangolare con un edificio dorico con due colonne in antis, probabilmente da riconoscersi come il monumento funebre della famiglia dei Saethidae, visto da Pausania nello stadio. All’angolo nord-ovest del ginnasio è stato scoperto un propylon monumentale dorico; un’iscrizione al centro dell’epistilio porta il nome del ginnasiarco Charteles, figlio di Philon. Una seconda iscrizione incisa sulle metope ci informa di una donazione di 10.000 denari offerta da Gaios Ioulios Eurikl [...] per i sacrifici in onore dell’imperatore e per le riserve di olio per entrambi i ginnasi, dandoci così notizia della presenza di una seconda struttura ginnasiale nella polis. Il ginnasio fu probabilmente abbandonato tra il 360 e il 370 d.C. Oltre che da quest’ultimo, la fase romana della città è testimoniata da altre costruzioni, come l’edificio termale a sud dell’Asklepieion e una stoà tardoromana che doveva inquadrare il lato sud dell’agorà e che sembra possa essere datata nel IV sec. d.C.
L’analisi del materiale di scavo ed epigrafico testimonia una certa ricchezza della città per tutto il periodo imperiale, ricchezza che derivava da una serie di privilegi imperiali di cui la città godeva, tra i quali quello di mantenere la sua antica costituzione, e dal controllo dell’intero territorio della Messenia. Tra il 400 e il 600 d.C. la città fu sede di un insediamento cristiano che trasformò radicalmente i complessi dell’Asklepieion e dell’agorà, dove è stata recentemente portata alla luce una basilica protobizantina.
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