Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Con una popolazione di cinque milioni e mezzo di abitanti e una superficie di quasi 70 mila chilometri quadrati la Georgia, che comprende le regioni separatiste Abkhazia, Ossezia del Sud e Agiara, è bagnata dal Mar Nero a ovest, confina con la Turchia a sud, con l’Armenia e l’Azerbaigian a sud-ovest e con la Russia a nord. Già centro dell’amministrazione russa in Caucaso, la Repubblica di Georgia, di cui Tibilisi diviene la capitale il 26 maggio 1918, è inglobata nella Repubblica Socialista Sovietica Transcaucasica, parte dell’URSS, dal 1922. La Georgia torna indipendente nel 1991 ma la sua integrità territoriale è messa in discussione da vari movimenti separatisti in Agiara, Ossezia del Sud e Abkhazia. Nel 2003 Mikheil Saakashvili rovescia il governo riuscendo però a evitare spargimenti di sangue; eletto presidente nel 2004, promette di migliorare la situazione economica, eliminare la corruzione e democratizzare il Paese.
Un territorio sotto la costante influenza sovietica
Già fortemente assoggettata alla Russia dal XIX secolo, e privata dell’autonomia della sua Chiesa ortodossa dal 1811, Tibilisi diventa centro dell’amministrazione russa nel Caucaso e fiorente città grazie agli oleodotti che collegano Baku e i porti di Batumi e Poti sul Mar Nero.
Nel 1905 vi è un tentativo di insurrezione, ma l’indipendenza è ottenuta solo grazie al vuoto di potere in Caucaso a seguito della rivoluzione russa di ottobre e viene dichiarata il 26 maggio 1918, dopo che la Georgia è stata brevemente unita all’Armenia e all’Azerbaigian. Dopo un primo tentativo di occupazione fallito, nel febbraio 1921 le truppe sovietiche entrano a Tibilisi. Le tre repubbliche caucasiche sono unite con il nome di Repubblica Socialista Sovietica Transcaucasica e le frontiere esterne sono decise tramite trattati con la Persia (21 febbraio 1921) e la Turchia (16 marzo 1921). La Repubblica Transcaucasica è Repubblica costituente dell’URSS nel 1922. Nel 1936, a seguito della nuova Costituzione dell’URSS, viene istituita la Repubblica Socialista Sovietica di Georgia. I suoi confini sono decisi da Stalin (1879-1953) che include nel nuovo territorio l’Agiara musulmana, l’Abkhazia e una parte dell’Ossezia. Il fatto che sia Stalin che Lavrentij Beria (1899-1953), capo della CEKA, la polizia segreta sovietica dal 1938 al 1953, siano georgiani, non comporta nessuna indulgenza per il Paese che subisce l’esecuzione di 5000 nobili nel 1924 e ulteriori purghe nel 1936-1937. Ma i primi anni di dominazione sovietica sono caratterizzati da una forte urbanizzazione, da una notevole industrializzazione e dall’aumento dell’alfabetizzazione. La centralizzazione dell’economia è completata nel 1934 e si calcola che la crescita della produzione industriale sia del 240 percento tra il 1940 e il 1958.
Dal 1964, alla guida del partito si afferma il futuro presidente Eduard Shevardnadze(1928-2014), capace di trovare un equilibrio tra le pretese di Mosca e quelle della popolazione locale: quando Mosca propone la revisione della Costituzione della Georgia per dare più peso alla lingua russa è Shevardnadze a placare le proteste popolari sorte nel Paese, negoziando con Mosca il mantenimento dello status quo.
Grazie ai cambiamenti prodottisi durante l’era Gorbacëv, nel 1990 sono indette le prime elezioni pluripartitiche. Subito dopo la vittoria di Zviad Gamsakhurdia (1939 -1993), che emerge dalla coalizione e sconfigge i comunisti, nel 1991 è organizzato un referendum sull’indipendenza in seguito al quale è ripristinata la Repubblica di Georgia il 9 aprile dello stesso anno. In virtù dei rapporti tesi con Mosca, la Georgia rifiuta l’ingresso nella Comunità degli Stati Indipendenti fino al 1993 quando forti pressioni politiche la obbligano ad accettare l’invito. Cominciano una serie di disordini etnopolitici: eletto presidente della Repubblica di Georgia il 26 maggio, Gamsakhurdia viene spodestato con un colpo di Stato il 22 dicembre e sostituito da Shevardnadze, mentre violenze etniche e separatismo si diffondono sul territorio georgiano. Il movimento separatista in Agiaria, regione musulmana sul Mar Nero con capitale Batumi, è sedato pacificamente ma i problemi più seri che metteranno in crisi l’economia del Paese vengono dall’Ossezia e dall’Abkhazia. L’Ossezia del Sud, perduta la sua autonomia in seno alla Repubblica di Georgia nel 1990, cerca l’indipendenza e la riunificazione con l’Ossezia del Nord (Russia). L’armata osseta e quella georgiana si scontrano varie volte fino a una tregua nel 1993, anche se il conflitto è pronto a riesplodere alla minima tensione.
L’Abkhazia si dichiara indipendente nel 1992: l’armata georgiana si scontra con quella locale supportata da quella russa e inizia un conflitto armato che ufficialmente cessa nel 1994, anche se fino al 2005 la frontiera tra Abkhazia e la Georgia, ufficialmente aperta, è invalicabile. Nel 1995 la situazione interna migliora; Shevardnadze viene eletto presidente e sarà confermato con le elezioni del 2000. In seguito alla denuncia di brogli durante le elezioni parlamentari del 2003, la popolazione, già scontenta per la precaria situazione economica e per la corruzione diffusa, si rivolta e, sotto la guida dei Democratici Uniti di Nino Burjanadze (1964-) e del Movimento Nazionale Unito di Mikhail Saakashvili (1967-), costringe Shevarnadze a dimettersi. Dopo una presidenza ad interim di Burjanadze, Saakashvili viene eletto presidente nel 2004, con la promessa di eliminare la corruzione e portare a termine riforme economiche e politiche tali da democratizzare il Paese e migliorarne la situazione economica.