La gran virtù d'Amore e 'l bel piacire
. Sonetto (Rime dubbie XVIII; schema abba abba; cdc dcd) la cui paternità dantesca - affermata dalla rubrica dell'unico codice della tradizione, II IX 137 della Biblioteca Nazionale di Firenze (c. 74 r), le cui attribuzioni sono però di dubbia attendibilità - è quasi unanimemente negata. Il Barbi propose l'attribuzione a Dante da Maiano, e alcune considerazioni di ordine stilistico e lessicale rendono l'ipotesi per lo meno probabile.
Il sonetto è una professione d'amore a una bella donna, cui il poeta si offre per servitore; professione esposta in termini topici (e anche banalizzati) di tanta lirica provenzaleggiante e siciliana. Da segnalare le due rime siciliane piacire e parire (vv. 1 e 5) e i provenzalismi valenza, provedenza, ubidienza (" ordine ").
Bibl. - Contini, Rime 268-269; Barbi-Pernicone, Rime 689-690; Dante da Maiano, Rime, a c. di R. Bettarini, Firenze 1969, 224-226.