Le tensioni tra l’Iraq di Saddam Hussein e il Kuwait risalivano alla fine del conflitto tra l’Iran e l’Iraq del 1980-88. Sommerso dai debiti e con un’economia fortemente provata dai quasi dieci anni di guerra, l’Iraq tentò di rinegoziare la propria situazione debitoria con l’Arabia Saudita e lo stesso Kuwait, che avevano finanziato in parte lo sforzo bellico iracheno in funzione anti-iraniana. Di fronte al rifiuto dei due paesi e in una congiuntura economica che vedeva il prezzo del petrolio in costante ribasso (il che rendeva Baghdad ancora più vulnerabile), l’Iraq accusò il Kuwait di produrre petrolio in eccesso alle quote stabilite dall’Opec, contribuendo ad abbassarne il prezzo con l’esplicito fine di colpire l’economia irachena. L’Iraq di Saddam nutriva inoltre rivendicazioni territoriali nei confronti dell’intero Kuwait e così nell’agosto del 1990 diede inizio all’invasione di quest’ultimo.
A seguito dell’invasione, condannata dalla maggior parte dei paesi arabi, le Nazioni Unite emanarono la risoluzione numero 678, che stabiliva un ultimatum per il completo ritiro delle truppe irachene dal Kuwait (15 gennaio 1991), e adombrava la possibilità di intervenire ‘con ogni mezzo necessario’ per obbligare Baghdad al ritiro a seguito della data stabilita.
Le preoccupazioni della comunità internazionale risiedevano anche nella circostanza che l’Iraq potesse attaccare l’Arabia Saudita, assumendo il controllo di gran parte delle riserve petrolifere mondiali.
Scaduto l’ultimatum posto dalle Nazioni Unite, una coalizione guidata dagli Stati Uniti – a cui parteciparono anche molti paesi della Lega Araba – diede inizio alle operazioni militari contro l’Iraq (operazione Desert Storm). Dopo una fase iniziale di campagna aerea volta a rendere inutilizzabili le infrastrutture irachene e a ottenere la supremazia aerea, il 23 febbraio 1991 ebbe inizio l’operazione di terra per la liberazione del Kuwait. La coalizione, di fronte a una debole resistenza, ottenne il ritiro delle forze irachene il successivo 27 febbraio dopo essere penetrata anche in territorio iracheno, senza arrivare tuttavia a rovesciare il regime di Saddam Hussein. Il cessate il fuoco fu proclamato dall’allora presidente americano George Bush il 28 febbraio 1991.