La lunga notte del '43
(Italia/Francia 1960, bianco e nero, 106m); regia: Florestano Vancini; produzione: Antonio Cervi, Alessandro Jacovoni per Ajace/Euro International/Metzer et Woog; soggetto: dal racconto Una notte del '43 di Giorgio Bassani; sceneggiatura: Florestano Vancini, Ennio De Concini, Pier Paolo Pasolini; fotografia: Carlo Di Palma; montaggio: Nino Baragli; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Pier Luigi Pizzi; musica: Carlo Rustichelli.
Ferrara, autunno 1943. Il farmacista Pino Barilari, infermo a causa di un'infezione venerea, passa le giornate a osservare dalla finestra della sua abitazione ciò che accade nel sottostante Corso Roma. Anna, la giovane moglie che gestisce la farmacia, lo tradisce con Franco Villani, figlio di una famiglia borghese antifascista. Sono i tempi della nascente repubblica di Salò e del nuovo Partito fascista repubblicano che si ricostituisce a Verona. A Ferrara, uno squadrista della prima ora, il duro Carlo Aretusi detto 'Sciagura', messo in disparte dai neodirigenti, complotta per togliere di mezzo il rivale Bolognesi, federale da lui ritenuto un debole. L'assassinio viene compiuto da un sicario e Aretusi riprende così la carica di dirigente provinciale. La colpa del delitto è fatta ricadere sugli antifascisti. Calano le squadre fasciste da Verona e da Padova per fare vendetta. Nella notte fra il 14 e il 15 dicembre, mentre Anna si trova in casa dell'amante, gli squadristi irrompono nelle abitazioni a prelevare gli uomini più rappresentativi dell'antifascismo, fra cui il padre di Franco. Su ordine di Aretusi, undici persone vengono fucilate davanti al muretto del Castello Estense, in Corso Roma. Pino Barilari, non visto, dalla sua finestra è il muto testimone dell'eccidio. È l'alba. Anna, tornando a casa, ha la terrificante visione del mucchio di cadaveri. Pino è ancora alla finestra. L'uno si accorge dell'altra. Anna intuisce la responsabilità di Aretusi e comprende che il marito sa tutto; sconvolta gli chiede di parlare, ma lui tace. Torna quindi da Franco, decisa a rivelargli la verità, ma questi nel frattempo ha maturato la scelta di fuggire in Svizzera, si rifiuta di sapere e la scaccia. Anna, disperata, lascia la città. Estate del 1960. Franco Villani torna a Ferrara con moglie e figlio svizzeri e vanamente cerca di avere notizie di Anna. Rivede però Aretusi, a cui finisce per stringere la mano come a un vecchio conoscente. Alla moglie che gli chiede chi sia quell'uomo risponde: "Era una specie di gerarca fascista, ma non credo che abbia mai fatto niente di male". Il film si chiude sull'inquadratura della lapide dei caduti nell'eccidio del 1943.
Esordio di Florestano Vancini, dopo undici anni di documentari, La lunga notte del '43 costituisce uno dei film più importanti sull'Italia fascista. Vancini adattò il racconto di Giorgio Bassani, ispirato a un episodio reale, e portò sullo schermo una storia che tratta il dopo 8 settembre rappresentando non l'occupazione nazista, ma unicamente la guerra civile fra italiani. Il tema della Resistenza è solo accennato in una breve scena (ideata dallo stesso Vancini e curata nei dialoghi da Pier Paolo Pasolini): durante una discussione, alla decisione di Franco di fuggire in Svizzera viene contrapposta una soluzione alternativa, quella di reagire allo status quo. Come Bassani, anche Vancini sceglie di servirsi di minimi scarti dalla realtà storica. Questo gli permette di prendere le distanze dal dato di cronaca e di amplificare la valenza metastorica del racconto attraverso ulteriori elementi di finzione. Traducendo la complessa organizzazione di Bassani in una struttura narrativa più lineare, Vancini apporta significative modifiche: approfondisce la psicologia dei personaggi, conferendo spessore al ruolo di Anna; con una brusca ellissi introduce un epilogo che aggiorna gli eventi al 1960, dando un giudizio sulla Storia ancor più amaro e drammatico rispetto al modello letterario. In tal senso, simbolica è la figura di Pino Barilari, la cui infermità fisica e la cui omertà denunciano la deficienza morale e il conformismo di una borghesia infettata dal fascismo sin dalla fase iniziale della sua ascesa (non a caso la malattia di Pino è stata contratta ai tempi della marcia su Roma). Ma Vancini si spinge oltre e sviluppa questa denuncia con l'invenzione del personaggio di Franco: il suo rifiuto di conoscere la verità è il rifiuto della memoria da parte di una generazione che col fascismo stabilisce un rapporto di consenso passivo e di connivenza, incapace com'è di fare i conti con le responsabilità del passato.
Tutta la vicenda è immersa nell'atmosfera fosca e angosciosa di una Ferrara autunnale, in parte reale e in parte magistralmente ricostruita da Carlo Egidi negli studi De Paolis di Roma. Splendido l'uso della profondità di campo nella fotografia di Carlo Di Palma, che spesso agisce sui volti dei personaggi per sottolineare i momenti più drammatici. Di notevole effetto l'impiego di un allegro motivo di moda (Il barattolo di Gianni Meccia) che, con un forte cambio di registro, segna il balzo temporale al presente.
Nel 1960 La lunga notte del '43 venne presentato alla Mostra di Venezia, dove ricevette il Premio Opera Prima. Nel 1961 a Enrico Maria Salerno fu assegnato il Nastro d'argento quale miglior attore non protagonista. La critica dell'epoca per la maggior parte accolse il film con entusiasmo, elogiando le doti degli attori, in particolare di Belinda Lee, e sottolineando l'originalità e il coraggio della lettura storico-politica. Alcuni critici giudicarono però ridondante la vicenda d'amore tra Anna e Franco. Oggi, riconosciuta l'importanza dell'opera, si può rilevare come già in La lunga notte del '43 fosse delineato con lucida maturità il grande tema vanciniano del valore della coscienza individuale e della memoria critica del passato, che sarebbe stato sviluppato in alcuni tra i film più significativi del regista (La banda Casaroli, 1962; Le stagioni del nostro amore, 1966; Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato, 1972; Il delitto Matteotti, 1973).
Interpreti e personaggi: Belinda Lee (Anna Barilari), Gabriele Ferzetti (Franco Villani), Enrico Maria Salerno (Pino Barilari), Gino Cervi (Carlo Aretusi), Andrea Checchi (farmacista), Nerio Bernardi (avvocato Attilio Villani), Raffaella Pelloni [Raffaella Carrà] (Ines, sorella di Franco), Isa Querio (signora Villani), Carlo Di Maggio (console Bolognesi), Loris Bazzocchi (sicario), Alice Clements (Blanche, moglie di Franco).
Hawk., La lunga notte del '43, in "Variety", September 7, 1960.
E. Bruno, La lunga notte del '43, in Filmcritica, n. 101, settembre 1960.
G. Aristarco, La lunga notte. Zurlini, Vancini, Pontecorvo, in "Cinema nuovo", n. 147, settembre-ottobre 1960.
A. Guarnieri, Dal 25 luglio a Salò: Ferrara 1943, interpretazione della lunga notte, Bologna 1993.
G. Gambetti, Florestano Vancini, Roma 2000.
A. Boschi, 'La lunga notte del '43' e altre storie italiane. Modelli di rappresentazione del passato nei film storici di Florestano Vancini, in Le stagioni di una vita. Il cinema di Florestano Vancini, a cura di A. Achilli, G. Casadio, Ravenna 2002.
P. Micalizzi, Florestano Vancini fra cinema e televisione, Ravenna 2002.
Sceneggiatura: La lunga notte del '43, Ferrara 1993.