La medicina delle donne
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Ippocrate è ritenuto il padre fondatore della medicina razionale. Greco di Kos, al suo nome sono ascritte un gran numero di opere mediche, raccolte in epoca alessandrina in una collezione i cui scritti sono accomunati dalla teoria dei quattro umori, dal rifiuto dell’idea che gli dèi possano essere causa di malattia, e da un atteggiamento etico e deontologico condiviso.
L’immagine che possediamo di Ippocrate non è sempre veritiera; essa è, in parte, frutto dell’elaborazione tarda di biografie e leggende che, partendo dalla vita di Ippocrate attribuita a Sorano di Efeso, a Stefano di Bisanzio e al lessico bizantino Suda(XI sec.), hanno ricostruito un profilo per buona parte immaginario del padre fondatore della medicina razionale.
Egli sarebbe nato a Kos intorno al 460 a.C., da una famiglia aristocratica, di asclepiadei, che vantava una discendenza diretta da Podalirio e Macaone, eroi omerici; avrebbe avuto due figli maschi, Tessalo e Dracone, e una femmina, data in sposa all’allievo prediletto Polibo, autore del trattato Sulla natura dell’uomo; avrebbe curato pazienti illustri, come Democrito preda della follia e il re macedone Perdicca, afflitto da una grave malattia d’amore; invitato, avrebbe rifiutato, in nome della sua grecità, di curare i sudditi di Artaserse I, preda di una violenta epidemia; avrebbe viaggiato molto, spostandosi dall’isola nativa verso la Tessaglia, in un peregrinare di città in città che bene illustra le modalità di azione degli antichi medici itineranti e di cui abbiamo testimonianza seguendo le tappe tratteggiate nei trattati sulle Epidemie, che narrano casi clinici frutto di osservazione diretta in un ampio spazio della geografia greca. Avrebbe soccorso i cittadini di Atene durante una violenta pestilenza, purificando l’aria della città con l’accensione di fuochi; sarebbe morto a Larissa, in un periodo di tempo compreso tra il 375 ed il 351 a.C. I suoi figli sarebbero stati i suoi primi allievi: Tessalo, medico nella spedizione greca in Sicilia del 415-413 a.C., Dracone impegnato, come il padre, nella cura di una pestilenza in Ellesponto tra il 419 e il 416 a.C. La sua scuola si sarebbe ben presto allontanata dall’orbita familiare con l’arrivo di allievi esterni, per vincolare i quali Ippocrate avrebbe scritto il Giuramento; le biografie riportano un lungo elenco di nomi, che avrebbero costituito la scuola di Kos, opposta e rivale di quella di Cnido, capeggiata dal medico Eurifonte, sulla cui reale esistenza ancora oggi la storiografia medica dibatte.
Della vita reale di Ippocrate sappiamo, in realtà, poco: Platone, che è il nostro testimone più attendibile (Galeno, nell’opera Sull’uso delle parti, ci dice che fu suo seguace e “derivò da lui le principali dottrine”) ascolta le sue lezioni, costruendo su di lui l’immagine di un padre ideale e di un maestro del metodo. Nel Protagora(311b-c), Platone ci informa, infatti, delle modalità di svolgimento delle lezioni di Ippocrate, che sono pubbliche ed accessibili dietro compenso. Aristotele conferma questa modalità di insegnamento (Politica,1326a, 14 sgg.). Nel Fedro (270c), a Ippocrate viene attribuito un sistema di indagine sulla natura “nella sua totalità”; sul significato da attribuire a questo termine, correlato a uno o a un altro dei trattati inclusi nella Collezione, per secoli si è fondata parte della discussione della cosiddetta “questione ippocratica”.
Sotto il nome di Ippocrate sono state tramandate una sessantina di opere, scritti in realtà di varia paternità, stile e intenzioni diverse e datazione molto variabile. La discussione su quale di esse sia effettivamente ascrivibile ad Ippocrate e costituisca pertanto un “nucleo originale”, quale sia opera della sua cerchia stretta di allievi (in particolare dell’allievo diretto, Polibo), quale invece sia stata scritta in un arco di tempo molto più avanzato, è antica: alcuni testi hanno parti comuni, vedute non sempre omogenee sulla salute e sulla malattia, talvolta lo stesso testo sembra composto da più autori, o da un unico autore in fasi diverse della vita (G.E.R. Lloyd). La prima lista che possediamo dei lavori ascritti al maestro di Kos è quella di Eroziano, un glossatore del I secolo. Galeno stesso, sulla base della testimonianza platonica, tenta di definire i “veri” lavori di Ippocrate, collocandosi sulla scia di una tradizione che ha il suo antecedente in Bacchio di Tanagra, un alessandrino allievo di Erofilo che, glossando il maestro, suggerisce indirettamente quali lavori siano considerati autentici nella cerchia dei filologi di Alessandria (Jacques Jouanna).
La critica antica è accomunata dal tentativo di attribuire alla mano diretta del maestro il maggior numero di scritti possibile; la filologia ottocentesca ha di molto ridimensionato, rispetto alle liste antiche e medievali, i lavori giudicati attribuibili a Ippocrate e la paternità di alcuni di essi è ancora oggi un problema in parte aperto alla discussione filologica e storico-medica. Di certo, si sa che queste opere sono state raccolte in una collezione (il Corpus Hippocraticum) in epoca alessandrina, alcune per essere ritenute effettivamente autentiche, altre perché presentano una teoria fisiologica e patologica in gran parte assimilabile a quella di Ippocrate. Alcune sembrano essere state effettivamente scritte nel milieu culturale della scuola di Kos; altre fanno riferimento a Cnido, altre ancora sono evidentemente tarde e persino non ascrivibili a medici.
Malgrado le differenze stilistiche, sintattiche e talvolta teoriche, però, in tutti questi scritti è possibile individuare almeno due comuni denominatori: in primo luogo, il rifiuto dell’idea di un intervento divino nella genesi della malattia, così come è espresso nel trattato sulla Malattia sacra, un testo della seconda metà del V secolo a.C., prodotto in ambiente coano e dedicato a confutare l’idea che l’epilessia possa essere malattia inviata dagli dèi. In secondo luogo, l’idea che la salute e la malattia, non essendo più fenomeni “divini”, vadano ricondotti nell’ambito della physis (natura): ciò che capita al corpo, in salute come in malattia, è pertanto oggetto della ricerca sensoriale e deve essere spiegato in termini razionali.
Questi due assunti, pur nelle diversità dei singoli testi, sono rinvenibili in quasi tutti i trattati inclusi nel Corpus.
È possibile raggruppare i trattati prodotti nell’ambiente della scuola di Kos in base ad alcune omogeneità interne: i libri “chirurgici”, il cui oggetto generale è il trattamento delle ferite, delle lussazioni e delle fratture (tra questi, Sulle ferite del capo; Fratture e articolazioni; Officina del medico; Riduzione delle fratture); il trattato sulla Natura dell’uomo, che contiene una formulazione strutturata e coerente della teoria umorale; i libri sulle Epidemie, cataloghi delle malattie che hanno colpito zone particolari della Grecia in un dato periodo dell’anno, organizzati in vere e proprie “cartelle cliniche” che registrano, per gruppi di pazienti, sintomi ed evoluzione della malattia; il trattato Delle arie, acque e luoghi, manuale di geografia medica per il medico itinerante che ha bisogno di essere informato sulle condizioni geografiche e climatiche che incontrerà nel suo viaggio di città in città, probabilmente dello stesso autore cui si deve la Malattia sacra; il Prognostico, le Prenozioni coane, il Regime nelle malattie acute, gli Aforismi, opere in cui si individua il metodo per comprendere l’evoluzione della malattia e si individuano o sintetizzano le strategie per impostare una terapia globale che includa la modificazione dell’intero stile di vita (il regime, appunto); il Giuramento, testo base della deontologia medica, in cui si prescrivono le norme comportamentali che il medico deve osservare perché sia riconosciuto come simile dai colleghi e perché la “scuola” sia coesa in un patto che ne consenta l’autoriconoscimento.
A questi va aggiunto almeno il gruppo dei trattati ginecologici, che in parte sembrano utilizzare materiale di provenienza cnidia; il gruppo dei trattati cosiddetti “cnidi”, provenienti da una supposta scuola “rivale” di quella di Kos (tra questi, il trattato sulle Affezioni e parte dei trattati sulle Malattie) e una serie di opere a carattere filosofico, alcune più antiche (il trattato sulla Medicina antica, che è un’opera sul metodo) altre più tarde, tra cui libri in cui è possibile riconoscere una spiccata matrice estranea all’ippocratismo di prima data.