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La Mennais, Félicité-Robert de

Dizionario di filosofia (2009)
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La Mennais (dal 1837 Lamennais), Felicite-Robert de


La Mennais

(dal 1837 Lamennais), Félicité-Robert de Pubblicista e filosofo francese (Saint-Malo, Ille-et-Villaine, 1782 - Parigi 1854). Sulla sua formazione giovanile molto influì il fratello Jean-Marie-Robert (sacerdote nel 1804), con il quale scrisse le Réflexions sur l’état de l’Église en France pendant le dix-huitième siècle et sur la situation actuelle (1808), sequestrate dalla censura napoleonica, e i tre volumi (anonimi) Tradition de l’Église sur l’institution des évêques (1814), ultramontani e antinapoleonici, di cui La M., per salvare il fratello, si dichiarò tacitamente autore riparando in Inghilterra al ritorno di Napoleone dall’Elba. Rimpatriato, fu ordinato prete (1816). La M. sviluppò allora la sua posizione rigidamente fideistica e ultramontana, e concepì una grande opera di apologetica: pubblicò nel 1817 il 1° vol. dell’Essai sur l’indifférence en matière de religion (1817-23; trad. it. Della indifferenza in materia di religione) in cui attacca ateismo, deismo, relativismo, protestantesimo come causa di ogni disordine civile, e a essi contrappone la fede e la piena sottomissione alla Chiesa di Roma. La M. espose i motivi teorici di questa posizione nel 2° vol. dell’opera (1820; 3° e 4° 1823), dove elabora la teoria del senso comune e del consenso universale come unico criterio di certezze (le sole verità di cui si possa essere certi sono quelle «nelle quali tutti sono concordi»). Per questa via, La M. conduce alle estreme conseguenze il tradizionalismo di De Maistre e de Bonald, e, sviluppando il loro atteggiamento politico, scrive violentemente contro le libertà gallicane (De la religion considérée dans ses rapports avec l’ordre politique et civil, 1825-26). Ma il pensiero di La M. subì una trasformazione: mentre da monarchico diveniva repubblicano denunciando il giogo dei re, scopriva il valore cristiano delle rivendicazioni liberali e nel Des progrès de la révolution et de la guerre contre l’Église (1829; trad. it. Dei progressi della rivoluzione e della guerra contro la Chiesa), poi nel giornale da lui fondato L’avenir (1830), si fece difensore della libertà di coscienza, di stampa e d’insegnamento, della tolleranza religiosa, della separazione tra Stato e Chiesa, dando inizio al cattolicesimo liberale. Cominciarono allora i dissensi con Roma: sospesa la pubblicazione dell’Avenir, si recò, senza esito, dal papa – insieme a J.-B.-H. Lacordaire e Ch. Montalembert – per avere l’autorizzazione a proseguire; ma Gregorio XVI condannò, poco dopo la partenza di La M. da Roma, il cattolicesimo liberale dell’Avenir (1832), senza tuttavia nominare né il giornale né i collaboratori. La M. si sottomise, ma sospese l’attività sacerdotale e nel 1834 la sua disillusione verso la Chiesa di Roma esplose nelle Paroles d’un croyant (1833; trad. it. Parole di un credente), in cui prospetta l’ideale di un ordine democratico e cristiano cui la Chiesa, rinnovata, avrebbe dovuto dare il suo consenso. Gregorio XVI condannò l’opuscolo (Singulari nos, 1834), ma La M., ormai divenuto da antirazionalista razionalista, da conservatore fervente apostolo della democrazia, proseguì la sua battaglia per una democrazia integralmente cristiana e perciò liberatrice dal servaggio dei re e del capitale, e sviluppò la polemica contro la curia di Roma. Pubblicò Affaires de Rome (1836-37), poi Le livre du peuple (1838; trad. it. Il libro del popolo; dal 1837 La M. si firmava democraticamente Lamennais), catechismo popolare del nuovo cristianesimo sociale, poi De l’esclavage moderne (1840), per il suffragio universale, Le pays et le gouvernement (1840) che per l’ispirazione antimonarchica gli procurò la condanna a un anno di carcere (in prigione iniziava, tra l’altro, una traduzione in prosa della Divina Commedia, portata poi a termine nel 1853 e uscita postuma nel 1855). Con la Seconda repubblica La M. fu più volte deputato e svolse la sua attività pubblicistica nel Peuple constituant, ma presto, con l’avvento del Secondo Impero, riprese le antiche battaglie antinapoleoniche. L’influenza di La M. è stata larghissima non solo in Francia ma anche fuori, soprattutto, per certi aspetti, in Italia: qui fu particolarmente ampia l’eco della polemica tradizionalista e controrivoluzionaria di La M., mentre meno rilevante fu l’influenza del suo atteggiamento liberale tra i cattolici più avanzati che ne combattevano alcuni limiti e ambiguità.

Vedi anche
Louis-Gabriel-Ambroise visconte de Bonald Bonald ‹-àl›, Louis-Gabriel-Ambroise visconte de. - Filosofo e scrittore politico (castello di Monna, presso Millau, Aveyron, 1754 - Parigi 1840); nel 1790 membro dell'Assemblea per il dipartimento dell'Aveyron, si dimise l'anno successivo per le sue convinzioni religiose ed emigrò in Germania, per tornare ... Joseph de Maistre Pensatore e diplomatico (Chambéry 1753 - Torino 1821). Fu aspramente critico verso la Rivoluzione francese e l'Illuminismo. Rintracciò le radici della mentalità razionalistica e individualistica dei philosophes nel 'libero esame' dei protestanti e interpretò il Terrore come il castigo che la Provvidenza ... Raffaello Lambruschini Pedagogista (Genova 1788 - San Cerbone, Figline Valdarno, 1873). Fu una delle figure più alte del clero liberale del Risorgimento. Sacerdote, rinunciò alla carriera ecclesiastica, non condividendo le direttive politiche della Santa Sede. Centrale nel suo pensiero è il problema del rapporto tra autorità ... Monaldo Leopardi Letterato (Recanati 1776 - ivi 1847). Di famiglia nobile, ebbe idee conservatrici; pur ricoprendo saltuariamente ruoli nell'amministrazione locale, condusse una vita principalmente dedita agli studi, costituendo nel tempo una cospicua biblioteca di famiglia. Ha lasciato numerosi scritti di carattere ...
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  • CATTOLICESIMO LIBERALE
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Vocabolario
au-dessus de la mêlée
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