La neutralità è un principio fondamentale della politica estera elvetica ed è volta ad assicurare l’indipendenza e l’integrità territoriale del paese. Nella Costituzione svizzera la neutralità è menzionata nella sezione relativa alle autorità federali e non in quelle concernenti gli scopi della Confederazione e i principi della politica estera, perché essa viene considerata come uno strumento della politica estera e non come un fine in sé.
La neutralità svizzera è permanente, scelta liberamente e armata. Essa è il risultato di una lunga tradizione, risalente al 1516; sebbene vi siano stati numerosi adattamenti a vincoli interni ed esterni, il principio è parte dell’identità nazionale (gode infatti di ampio sostegno da parte della popolazione) e ha contribuito a rafforzare la coesione interna di un paese culturalmente eterogeneo.
Durante la Guerra fredda la neutralità svizzera era detta ‘integrale’ in quanto richiedeva non solo che il paese si astenesse dalla partecipazione ad alleanze militari, ma che rimanesse anche fuori dalle maggiori organizzazioni internazionali. Viceversa, dopo la Guerra fredda si è affermata un’interpretazione più ampia e che lascia un maggiore margine di manovra, simile a quella della cosiddetta neutralità ‘differenziata’ degli anni Venti, quando il paese aderì alla Società delle Nazioni e si dichiarò disposto ad attuare sanzioni economiche. Nel 1990, infatti, a seguito della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che decretò le sanzioni contro l’Iraq, il Consiglio federale dichiarò compatibile l’esecuzione autonoma di sanzioni economiche con la neutralità e in seguito la Svizzera ha partecipato anche alle sanzioni contro Libia, Haiti e Iugoslavia. Inoltre, nel rapporto sulla neutralità del 1993 il Consiglio federale riconosce che per affrontare le nuove sfide – quali terrorismo, criminalità organizzata e cambiamenti climatici – occorre avviare una maggiore cooperazione anche in materia di sicurezza. Dal 1996 la Svizzera è poi parte del programma Partnership for Peace della Nato, compatibile con la neutralità in quanto non è previsto l’obbligo di fornire sostegno militare in caso di conflitto armato. Infine, la Svizzera è sembrata più propensa a partecipare a organizzazioni internazionali non militari: dal 2002 è membro delle Nazioni Unite e quindi è tenuta a partecipare alle sanzioni economiche decretate dall’organizzazione e non può ostacolare l’attuazione di sanzioni militari decretate dal Consiglio di sicurezza. Il paese partecipa alle operazioni di peacekeeping sotto mandato Osce e delle Nazioni Unite. In ultima analisi, la tendenza ufficiale è quindi quella di una neutralità ‘attiva’, sebbene rimangano divergenze anche profonde nella percezione e definizione della medesima, sia tra i partiti che tra le comunità.