La nuvola di Steve Jobs
Il Cloud, la cosiddetta nuvola, è la nuova frontiera dei servizi on-line. Con cloud si intende l’offerta commerciale di spazio su disco ‘remoto’: tramite un’autenticazione (solitamente, username e password) l’utente accede a una porzione di server messa a disposizione da aziende specializzate. La tecnologia cloud non è nuova: da tempo provider e fornitori di servizi offrono funzionalità di web-mail ‘sulle nuvole’. Ma nell’ultimo anno il concetto di cloud ha fatto un passo in avanti per tipologia di servizi offerti: l’utilizzo di server remoti permette alle aziende di esternalizzare archivi e database, agli utenti di consultare e utilizzare software e contenuti da qualsiasi postazione. Tutti i grandi gruppi del software e dell’hardware hanno presentato la loro offerta cloud (mentre l’offerta professional è stata sviluppata soprattutto dalle aziende di telecomunicazione). Google è arrivato a proporre un personal computer portatile, il Chromebook, totalmente sulla nuvola: il dispositivo non utilizza disco fisso e tutti i servizi (videoscrittura, elaborazione dati, fruizione di contenuti, ecc.) sono disponibili unicamente tramite il collegamento Internet.
Amazon, la libreria virtuale più grande del mondo, ha lanciato il suo ‘Cloud Drive’. Offre cinque gigabyte di spazio gratuito – se si necessita di più spazio il servizio è a pagamento – dove è possibile caricare documenti, musica, immagini, video (unico limite, ogni file non deve ‘pesare’ più di due gigabyte). Cloud Drive ha sollevato critiche da parte delle major discografiche preoccupate che il disco remoto favorisca la pirateria: Amazon ha risposto che la gestione dello spazio on-line è appannaggio degli utenti e che l’azienda si limita a offrire un servizio sul quale non ha alcun controllo diretto.
Anche la Apple di Steve Jobs punta sulle nuvole. Per la casa della mela il 2010-11 è stata una stagione record: secondo l’annuale classifica BrandZ Top100, Apple è diventato il marchio dal valore più alto al mondo (153,3 miliardi di dollari); inoltre l’azienda di Steve Jobs ha registrato nel luglio 2011 il trimestre più profittevole – con un utile di 7,31 miliardi di dollari – dall’anno della sua fondazione, il 1976. Merito di questo successo, il buon andamento dell’iPhone (che si è imposto come standard nel mercato degli smartphone), ma non solo. Nel trimestre ‘dorato’ sono stati venduti 20,34 milioni di iPhone, 9,25 milioni di iPad, 3,95 milioni di computer Macintosh. In calo solo gli iPod, venduti in 7,54 milioni di unità, il 20% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Per Apple è stato anche un anno di preoccupazione per la salute del suo fondatore e amministratore delegato Steve Jobs. Dopo avere in precedenza sconfitto un tumore al pancreas (2004), ed essersi sottoposto a un trapianto di fegato (2009), Jobs nel gennaio 2011 ha richiesto un nuovo congedo medico dalla sua azienda. A febbraio, dopo la pubblicazione di una foto che lo ritraeva visibilmente dimagrito, si era diffusa la voce secondo cui a Jobs rimanevano sei mesi di vita. La notizia è stata in seguito smentita, anche per la sua presenza nel marzo successivo alla presentazione dell’iPad2.
Ma il 24 agosto Jobs è stato costretto a dare le dimissioni da amministratore delegato e il 5 ottobre è morto.
Oltre al sistema operativo OX Lion, lanciato nel luglio 2011 e per la prima volta disponibile solo in download su Mac App Store, è il ‘cloud’ l’obiettivo dell’azienda di Cupertino per l’autunno 2011. iCloud va a sostituire il precedente servizio Mobile Me, sarà gratuito fino a cinque gigabyte e permetterà di conservare sulle ‘nuvole’ di Cupertino dati, contatti, immagini. Ogni contenuto potrà essere sincronizzato con tutti i dispositivi Apple. Tra le opzioni, anche iTunes Match, un servizio pensato esclusivamente per la musica, che ha nella velocità il suo punto di forza: non bisognerà più caricare ‘fisicamente’ i singoli brani sulla nuvola, sarà il software a riconoscere quali brani della nostra libreria sono presenti negli archivi Apple rendendoli quindi disponibili per i vari dispositivi. Se questa soluzione tecnica abbatte i tempi di upload, è stata criticata da alcuni esperti in quanto richiede, per l’ascolto dei brani, un successivo download degli stessi per la fruizione da parte dell’utente.
Tutti su ‘cloud’
Per chi volesse misurarsi sin da ora con la nuova frontiera del cosiddetto cloud computing, sono da qualche tempo disponibili, per i diversi ambiti, innovativi servizi offerti dai vari attori presenti sul web. Vediamoli in una sintetica seppure incompleta rassegna.
Archiviazione
Funzionalità disponibili. Viene offerto uno spazio disco per l’archiviazione dei nostri file. Basta con chiavette USB e hard disk portatili: si viaggia leggeri e si accede via browser alla ‘nostra’ memoria di massa da qualsiasi computer, smartphone o tablet purché connesso a Internet.
Esempi: www.Dropbox.com uno dei più gloriosi e più efficienti siti che offre ottime prestazioni sia con dispositivi mobili sia con computer fissi. Molto funzionali anche www.SkyDrive.com, che però gira solo sotto Windows, www.Box.net, con ben 5 GB di spazio gratuito, e www.sosonlinebackup.com che dispone di un buon sistema di salvataggio automatico dei dati.
Posta elettronica
Funzionalità disponibili. Si offre la gestione delle nostre mail via browser senza dovere utilizzare in locale un’applicazione tipo Outlook: quella della web-mail è la più conosciuta e la più collaudata funzionalità che per certi aspetti rappresenta anche l’esempio più a portata di mano per comprendere l’essenza del cloud computing.
Esempi: ecco due fra le centinaia di offerte a disposizione: il pionieristico www.hotmail.com della Microsoft e l’agguerrito www.gmail.com di Google.
Musica
Funzionalità disponibili. Si acquistano brani musicali che si possono scaricare in locale o sullo spazio disco che ci siamo ritagliati sulla nuvola; ma si può ascoltare musica anche in stream;ing senza necessariamente scaricarla sul computer.
Esempi: oltre a iTunes, la piattaforma di Apple leader sul mercato (www.apple.com/it/itunes), stanno emergendo i nuovi servizi offerti da Amazon, come Amazon Cloud Player, o da Google (http://music.google.com), che mette a disposizione uno spazio gratuito, un vero disco fisso sul web, in cui è possibile caricare fino a 20.000 brani musicali.
Ufficio
Funzionalità disponibili. Si mettono a disposizione programmi per la gestione on-line di documenti, tabelle, presentazioni.
Esempi: la Microsoft propone www.officelive.com, il suo collaudato pacchetto Office; ma già Google ha confezionato una risposta di ottimo livello raggiungibile al sito http://docs.google.com.
Elaborazione foto e video
Funzionalità disponibili. Programmi per il fotoritocco e per il montaggio video.
Esempi: per le foto ci sono http://pixlr.com e il nuovo Photoshop Express raggiungibile al sito http://www.photoshop.com/tools. Per i video, il programma on-line più gettonato è invece sul sito http://jaycut.com.
Google vs. Apple: chi conquisterà la nuvola?
Dal 2006 Google ha una presenza consolidata sulla nuvola attraverso Google Apps, una modalità molto classica di utilizzo delle risorse distribuite e virtualizzate in rete, veicolata dal suo browser, Google Chrome, mediante il quale l’accesso è garantito agli utenti da ogni parte del mondo: il tutto è gestito sui potenti server di Google Apps che offrono servizi di base gratuiti ma che sono a pagamento per le aziende che necessitano di maggiori risorse e di funzionalità diversificate. Per sottolineare la distanza dal mondo Apple, dal febbraio 2011 Google offre ai propri utenti Google Cloud Connect, un altro strumento di collaborative computing: con tale applicativo si ha a disposizione il pacchetto Microsoft Office con cui gli utenti di Excel, Word e PowerPoint possono trasferire sulla nuvola i propri documenti e continuare a lavorare con le Apps di Google condividendo via web il lavoro. Peccato per gli utenti delle tecnologie Mac che ne restano esclusi, visto che Google Cloud Connect funziona solo in ambiente Windows. La sfida tra Google e Apple si gioca su due filosofie del cloud computing sostanzialmente diverse: l’iCloud della Apple, per come è stato presentato, sarà accessibile solo attraverso le tecnologie (iPhone e iPad) commercializzate dalla casa di Cupertino e sarà sempre più off limits per le altre case produttrici di tablet e smartphone. D’altro canto le applicazioni saranno più specifiche e funzionali perché pensate contestualmente alle tecnologie mobili che le supportano. Google Apps, che pure gode oggi di una posizione di vantaggio, potrebbe scontare nei prossimi anni un ritardo dovuto al fatto che l’approccio via browser alla nuvola non è legato ad alcuna specifica tecnologia hardware: si tratterà di far capire alla propria utenza, capitata magari casualmente sulla nuvola cliccando sulle applicazioni web presenti sulla barra di navigazione di Google Chrome, che Google Cloud Connect in fondo conviene.
Android da record
Un altro terreno di sfida tra Google e Apple è legato alle tecnologie che sono alla base del funzionamento dei dispositivi mobili. Dal 2005 Google è proprietaria di Android, un sistema operativo open source basato su kernel Linux e destinato a dispositivi mobili quali smartphone e tablet. Sviluppato inizialmente da Android Inc., acquisita poi da Google, il sistema è stato presentato al pubblico nel 2007 e per la prima volta messo sul mercato nel 2008. Al momento del lancio Android presentava un numero ridotto di applicazioni. Per invogliare i programmatori a cimentarsi con questa nuova piattaforma, Google ha istituito nel gennaio del 2008 un concorso con un montepremi di 10 milioni di dollari per le migliori 50 applicazioni. Attualmente (dati secondo semestre 2011) il mercato degli smartphone negli USA conferma il predominio di Android con il 52% delle vendite, mentre Apple cresce leggermente fermandosi però al 29% del mercato. Android rimane leader grazie agli elevati numeri di vendita di un ventaglio di smartphone di case di produzione diverse, ma i modelli più venduti sono ancora l’iPhone 4 e l’iPhone 3GS, che hanno rispettivamente oltre un anno e due anni di vita. Nel frattempo il duello sembra non conoscere pause: nell’agosto 2011, infatti, Google ha acquisito, sborsando la ‘modica’ cifra di 12,5 miliardi di dollari, Motorola mobility, azienda produttrice di telefoni cellulari con il marchio Motorola. Dal momento che Motorola già produce telefoni che utilizzano il sistema operativo Android, targato Google, l’integrazione tra le due aziende dà a Google, per la prima volta, la possibilità di realizzare in proprio i telefoni, oltre a fornire il software. Un’innovazione strategica che ristabilisce un certo equilibrio con Apple: ma la sfida per la conquista delle nuove frontiere della comunicazione continua.
I rischi per la privacy
La relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, pubblicata nel giugno 2011, è accompagnata da uno specifico allegato riguardante il cloud computing, a dimostrazione delle numerose criticità inerenti la tutela della privacy che tale innovazione tecnologica viene a determinare: infatti il trasferimento dei dati dai computer locali, sotto la fisica disponibilità e nel diretto controllo esercitabile dal titolare, verso sistemi remoti di proprietà di un terzo fornitore del servizio, presenta, accanto a indubbie utilità, anche aspetti che necessitano di una specifica attenzione onde favorire un uso consapevole di questo genere di servizi.
In sintesi, queste le raccomandazioni operative che il Garante si è sentito in dovere di dare:
Ponderare prioritariamente rischi e benefici dei servizi offerti: prima di optare per l’adozione di servizi di cloud computing, è opportuno che l’utente verifichi la quantità e la tipologia dei dati che intende esternalizzare (per esempio, dati personali identificativi o meno, dati sensibili oppure particolarmente delicati come quelli genetici o biometrici, dati critici per la propria attività, come progetti riservati), per valutare eventuali rischi e possibili conseguenze derivanti da tale scelta.
Effettuare una verifica in ordine all’affidabilità del fornitore: gli utenti dovrebbero accertare l’affidabilità del fornitore prima di migrare sui sistemi virtuali i propri dati più importanti, tenendo in considerazione le proprie esigenze, la quantità e la tipologia delle informazioni che intendono allocare nel cloud, i rischi e le misure di sicurezza.
Privilegiare i servizi che favoriscono la portabilità dei dati: è consigliabile privilegiare servizi basati su formati e standard aperti, che facilitino la transizione da un sistema cloud a un altro, anche se gestiti da fornitori diversi. Ciò al fine di scongiurare il rischio che eventuali modifiche unilaterali dei contratti di servizio da parte di uno qualunque degli operatori che intervengono nella catena di fornitura si traducano in condizioni peggiorative vincolanti o, comunque, per facilitare eventuali successivi passaggi da un fornitore all’altro.
Assicurarsi la disponibilità dei dati in caso di necessità: si raccomanda di mantenere una copia di quei dati (anche se non personali) dalla cui perdita o indisponibilità potrebbero conseguire danni economici per l’immagine o, più in generale, per la missione e le finalità perseguite dall’utente.
Selezionare i dati da inserire nel cloud: alcune informazioni che si intende inserire, quali i dati sanitari, genetici, reddituali, biometrici o quelli coperti da segreto industriale, per loro intrinseca natura possono esigere particolari misure di sicurezza. In tali casi, l’utente dovrebbe valutare con responsabile attenzione se ricorrere al servizio di cloud computing oppure mantenere in house il trattamento di tali dati.
Non perdere di vista i dati: è sempre opportuno che l’utente valuti accuratamente il tipo di servizio offerto, anche verificando se i dati rimarranno nella disponibilità fisica dell’operatore proponente oppure se questi svolga un ruolo di intermediario, ovvero offra un servizio progettato sulla base delle tecnologie messe a disposizione da un operatore terzo.
Informarsi su dove risiederanno, concretamente, i dati: sapere in quale Stato estero risiedono fisicamente i server sui quali vengono allocati i dati è determinante per stabilire la giurisdizione e la legge applicabile nel caso di controversie tra l’utente e il fornitore del servizio.
Attenzione alle clausole contrattuali: con riferimento a obblighi e responsabilità in caso di perdita, smarrimento dei dati custoditi nella nuvola e di conseguenze in caso di decisione di passaggio ad altro fornitore.
Verificare le politiche di persistenza dei dati legate alla loro conservazione: l’utente dovrebbe accertare il termine ultimo, successivo alla scadenza del contratto, oltre il quale il fornitore cancella definitivamente i dati che gli sono stati affidati.
Esigere e adottare opportune cautele per tutelare la confidenzialità dei dati: si raccomanda di privilegiare i fornitori che utilizzano tecniche di trasmissione sicure, tramite connessioni cifrate coadiuvate da meccanismi di identificazione dei soggetti autorizzati all’accesso. Nella maggior parte dei casi è sufficiente l’utilizzo di semplici meccanismi di identificazione, basati su username e password, purché le password non siano banali e abbiano lunghezza adeguata.
Formare adeguatamente il personale: allo scopo di mitigare rischi per la protezione dei dati derivanti non solo da eventuali comportamenti sleali o fraudolenti, ma anche causati da errori materiali, leggerezza o negligenza.
Il libro
Jay Elliot
The Steve Jobs way: ileadership for a new generation, 2011 (Steve Jobs, l’uomo che ha inventato il futuro).
La storia di un ‘ragazzo prodigio’ che ha trasformato la tecnologia e il mondo in cui viviamo, e del suo originale approccio al business e alla conduzione aziendale.