La Rivoluzione scientifica: i protagonisti. Robert Boyle
Robert Boyle
Robert Boyle (1627-1691) può essere considerato il più importante esponente della nuova filosofia sperimentale nell'Inghilterra della fine del XVII secolo. Autore prolifico, le sue opere furono molto lette sia in Inghilterra sia nel resto d'Europa. In esse Boyle fornisce criteri per l'uso degli esperimenti e illustra il modo di produrne e registrarne i risultati; tratta questioni che riguardano l'epistemologia, si occupa delle relazioni tra scienza e religione. Nel primo periodo della sua carriera, egli lavorò in stretto contatto con la Royal Society, tanto che la sua attività finì per essere assunta dalla stessa Society come un modello cui conformare i propri obiettivi.
Robert Boyle nacque il 25 gennaio del 1627 in Irlanda. Venuto al mondo dopo tredici fratelli, era il settimo figlio maschio di Richard, primo conte di Cork, un avventuriero che all'inizio del XVII sec., grazie a una serie di abili speculazioni fondiarie, era divenuto uno degli uomini più facoltosi del suo paese. Nel 1636 fu inviato a studiare presso il collegio di Eton e in seguito completò la sua educazione viaggiando attraverso il Continente sotto la guida di un erudito ugonotto, Isaac Marcombes; in questa occasione poté visitare la Francia e l'Italia e trascorse due anni a Ginevra. Ritornato in Inghilterra nel 1664, Boyle si stabilì a Stalbridge nel Dorset, in una proprietà ricevuta in eredità dal padre. Qui, invece di interessarsi alla filosofia naturale, intraprese la carriera di scrittore dedicandosi alla stesura di brevi saggi, scritti in uno stile letterario introspettivo, incentrati sul tema della ricerca della rettitudine morale. Alcuni dei testi compilati da Boyle in questo periodo furono dati alle stampe dall'autore in una forma modificata; altri invece sono stati pubblicati per la prima volta solo nel XX secolo.
In seguito, i suoi interessi subirono un drastico cambiamento: nel 1649, infatti, allestì un laboratorio nella casa di Stalbridge e iniziò a dedicarsi alla sperimentazione. I testi redatti negli anni successivi rivelano una profonda consapevolezza dell'importanza della conoscenza sperimentale per la difesa della religione, che anche in seguito non verrà mai meno. Questa convinzione emerge in modo particolarmente chiaro nello scritto Of the study of the book of Nature, redatto verso il 1650 e pubblicato per la prima volta nel tredicesimo volume (2000) della nuova edizione dei suoi Works.
All'inizio degli anni Cinquanta del XVII sec., Boyle entrò in contatto con il chimico americano George Starkey, noto anche con il nome di Ireneo Filalete, che esercitò su di lui un grande ascendente. Grazie a Starkey, Boyle conobbe l'opera di Jan Baptista van Helmont ‒ che, come oggi sappiamo, lo influenzò molto più profondamente di quanto si fosse pensato ‒ e imparò a effettuare esperimenti chimici più complessi di quelli condotti fino ad allora. Boyle coltivò interessi analoghi anche grazie ai contatti stabiliti attraverso l''informatore' Samuel Hartlib, con il quale in quel periodo intrattenne una fitta corrispondenza. Agli stessi anni risale inoltre il suo profondo interesse per le indagini alchemiche.
Tra il 1655 e il 1656 si avviò una nuova fase della sua carriera. Trasferitosi a Oxford, Robert Boyle entrò a far parte del gruppo dei filosofi della Natura riuniti sotto gli auspici di John Wilkins (rettore del Wadham College), che contava tra i suoi membri alcune personalità di grande rilievo come Seth Ward, Thomas Willis e Christopher Wren. In questo periodo Boyle approfondì le sue conoscenze nel campo della filosofia naturale e conobbe le teorie meccaniciste di Descartes e di altri filosofi, che influenzarono profondamente tutta la sua vita intellettuale. L'ambito dei suoi interessi si ampliò fino a includere indagini nei campi della medicina e dell'anatomia, stimolate dall'opera del gruppo di Oxford. Soprattutto, Boyle rivelò una straordinaria facilità di scrittura e iniziò a produrre una grande quantità di testi la cui pubblicazione, avviata nel decennio successivo, gli consentì di acquisire una fama internazionale di cui seguitò a godere nel corso di tutta la sua carriera.
Tra le opere di filosofia naturale pubblicate da Boyle, la prima a essere data alle stampe, i New experiments physico-mechanical, touching the spring of the air, and its effects (1660), è per certi versi anche la più significativa. Essa fu concepita a partire dal suo interesse per gli esperimenti pneumatici condotti da Otto von Guericke, di cui era venuto a conoscenza verso la fine degli anni Cinquanta. Con l'aiuto del suo assistente Robert Hooke, che in seguito diede prova di doti tutt'altro che trascurabili, dedicandosi autonomamente alla filosofia della Natura, Boyle progettò la camera a vuoto che poteva essere impiegata per valutare le proprietà e le funzioni dell'aria, principalmente attraverso lo studio degli effetti della sua assenza sulle fiamme, sulla luce e sulle creature viventi. In quest'opera presentò una serie di esperimenti straordinariamente ingegnosi, accompagnati da alcune riflessioni caratterizzate da uno stile tanto originale quanto efficace.
Nel 1661, Boyle pubblicò un'opera non meno significativa, i Certain physiological essays. L'importanza di questo testo è legata soprattutto agli elaborati criteri indicati sia in riferimento alla pratica sperimentale sia alla loro presentazione in forma di saggio. L'opera stessa può essere considerata un esempio dell'applicazione di questi criteri, in particolare l'Essay of nitre, redatto all'inizio del periodo oxoniense, in cui lo studioso si propone di dimostrare che i mutamenti causati nel salnitro per mezzo di agenti chimici possono essere spiegati nei limiti del 'corpuscolarismo' (il termine che coniò per designare la sua versione del meccanicismo). Molti fra i testi redatti da Boyle negli anni successivi sono presentati come continuazioni di questo saggio destinato a fare epoca.
Sul finire degli anni Cinquanta del XVII sec., Boyle aveva pubblicato un'altra importante opera programmatica, il primo tomo della Usefulness of natural phylosophy (1663), che contiene una serie di saggi in cui l'autore si propone di mettere in luce l'importanza della filosofia naturale per quanto riguarda sia la difesa della religione sia i problemi di ordine pratico. La sezione dell'opera pubblicata nel 1663 prende in esame soprattutto le applicazioni mediche della filosofia della Natura: Boyle, tuttavia, dedicò un certo numero di saggi anche agli altri aspetti dei benefici pratici ottenibili dalla scienza, che furono dati alle stampe nel 1671.
Tra l'inizio e la metà degli anni Sessanta, Boyle redasse molti altri testi. Tra questi va segnalato soprattutto il celebre e diffuso The sceptical chymist (1661), in cui criticò i principî adottati dai chimici 'volgari'. In questo stesso periodo rispose a coloro che avevano criticato i New experiments physico-mechanical, esponendo e difendendo in modo più approfondito le sue idee (si preparava a scrivere un'altra opera sulla pneumatica che sarebbe stata edita negli anni Settanta). Risale alla metà degli anni Sessanta anche la pubblicazione di due monumentali trattati, l'Experimental history of colours (1664) e l'Experimental history of cold (1665), che possono essere considerati un'ulteriore esemplificazione del suo programma che prevedeva l'impiego di dati sperimentali e di osservazione a sostegno delle spiegazioni corpuscolari della Natura. Va ricordata, inoltre, l'importante Origin of forms and qualities (1666), ancora un'opera programmatica, in cui attaccò le nozioni aristoteliche, mettendo in luce la maggiore intelligibilità delle spiegazioni meccaniciste.
A partire dalla fine degli anni Sessanta, si aprì una nuova fase della carriera di Boyle, che coincise con il suo trasferimento da Oxford a Londra (dove avrebbe continuato a risiedere per il resto della sua vita) nel 1668, e con il profondo condizionamento nella sua attività provocato dall'attacco apoplettico che lo colpì nel 1670. A partire da questo periodo Boyle cessò di dare alle stampe vasti trattati e si dedicò alla pubblicazione di una serie di volumi costituiti da "opuscoli" di vario argomento, spesso redatti in uno stile più analitico e a volte di contenuto più speculativo, dedicati a temi come le "qualità cosmiche", gli "effluvi" delle cose, o le condizioni atmosferiche dei fondali marini. Ciò, tuttavia, non gli impedì di pubblicare una serie di casi di filosofia meccanicista come, per esempio, quelli contenuti negli Experiments, notes etc. about the mechanical origin of qualities (1675), mentre, verso la fine degli anni Settanta, gli esperimenti relativi alle qualità delle sostanze fosforescenti, che si imposero all'attenzione dei 'virtuosi' inglesi del tempo, rivelarono che l'acume sperimentale dello scienziato non si era affatto affievolito.
Benché, oltre ai risultati conseguiti in campo scientifico, avesse già dato alle stampe alcune opere di carattere devozionale ‒ tra cui bisogna segnalare soprattutto il Seraphic love (1659) e le Occasional reflections (1665) ‒ negli anni Settanta Boyle pubblicò alcuni testi che affrontavano in modo più esplicito il tema delle relazioni fra scienza e religione. In queste opere, tra cui The excellency of theology, compared with natural philosophy (1674) e Some considerations about the reconcileableness of reason and religion (1675), Boyle prese in esame i problemi relativi al valore religioso della filosofia naturale e al ruolo e ai limiti della ragione. Su questi due argomenti ritornerà con insistenza nelle pubblicazioni degli ultimi anni della sua vita, in cui dedicherà numerose pagine anche al tema delle applicazioni mediche della filosofia naturale (un argomento già affrontato nella Usefulness of natural philosophy), pur rinunciando all'idea di muovere un attacco diretto alla professione medica. Tra le opere che Boyle dedica a questi temi, vanno ricordati la Medicina hydrostatica (1690), in cui analizza l'importanza della determinazione del peso specifico in campo medico, e una serie di testi analitici sulle acque minerali, pubblicati in un volume del 1685.
Nella storia della scienza, la figura di Boyle si distingue per molteplici aspetti. Egli ha esercitato una profonda influenza per la scrupolosità con cui condusse le sue indagini sperimentali e per l'importanza attribuita ai "dati di fatto" ottenuti attraverso queste indagini, a cui aggiunse la messa in guardia contro i rischi di una sistematizzazione prematura. Benché il suo lavoro fosse ben lungi dall'essere privo di scopi e le sue indagini si fondassero su propositi esplicativi molto chiari, si deve riconoscere che la gamma dei principî a cui si richiamava era più eterogenea di quanto si fosse pensato.
Robert Boyle può essere considerato un caso emblematico del coinvolgimento di nuovi soggetti sociali nella ricerca scientifica. Aristocratico di nascita, si comportò in modo da ottenere quasi automaticamente il rispetto dei suoi contemporanei e diede un grande contributo alla valorizzazione delle indagini a cui si dedicava. Egli svolse un ruolo forse ancor più decisivo come 'virtuoso cristiano', per citare il titolo di uno dei libri pubblicati nell'ultimo periodo della sua vita. È significativa la convinzione, espressa dallo scienziato, che lo studio della Natura fosse indispensabile per comprendere in modo corretto la religione, un principio che egli tentò di esemplificare nella sua stessa opera e che promosse, dopo la sua morte, attraverso le 'Boyle Lectures', una serie di conferenze apologetiche organizzate grazie a una sua disposizione testamentaria. Robert Boyle ha dato un contributo decisivo alla sintesi tra scienza e religione operata nel primo periodo illuminista, così come all'elaborazione del metodo sperimentale della scienza moderna.
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