La scienza in Cina: dai Qin-Han ai Tang. Il cielo
Il cielo
di Chang Chia-Feng
L'Ufficio astronomico era l'organo statale al quale competevano le questioni attinenti all'astronomia e all'astrologia. Poco sappiamo di esso prima della dinastia Qin (221-206 a.C.), quando fu avviata la tradizione di fondare un nuovo Ufficio, spesso con denominazioni diverse, da parte di ciascuna dinastia imperiale. Sima Qian (145-86 a.C. ca.), il più eminente storiografo e astronomo di epoca Han, riferisce che anticamente il mitico Imperatore Giallo stabiliva il calendario attraverso l'osservazione e la misurazione del movimento dei corpi celesti, e che in seguito affidò questi compiti ai suoi funzionari; lo storico non ci dà però informazioni dettagliate sulle loro attività. Secondo il racconto di questi eventi leggendari, dopo un periodo di caos, il nipote dell'Imperatore Giallo, Zhuan Xu, designò Chong e Li quali responsabili degli affari astronomici e curatori del calendario; i loro discendenti, a causa dell'instabilità politica, furono estromessi dall'incarico. Quando Yao conquistò il potere, la direzione degli studi astronomici e la produzione del calendario furono affidate a Xi e He e l'erede di Yao, Shun, seguì le orme del suo predecessore nella gestione dell'Ufficio astronomico. Per quel che riguarda invece la leggendaria dinastia Xia (II millennio a.C.) e la dinastia Shang (XVIII-XI sec. a.C.), si dice che Kun Wu e Wu Xian fossero i due più illustri astronomi del tempo.
Il Classico Riti dei Zhou (Zhouli) riferisce che durante la dinastia Zhou (XI sec.-221 a.C.) erano quattro gli organismi responsabili dell'astronomia, del calendario, dell'astrologia, della segnalazione dell'ora e di altre attività analoghe. I Riti dei Zhou, attribuiti al duca di Zhou, sono un resoconto idealizzato che risale quasi certamente al periodo Han (206 a.C.-220 d.C.), ossia a un'epoca successiva a quella dei fatti in essi riportati. Sebbene quest'opera rispecchi più un'utopia politica che una realtà storica, la divisione dei compiti all'interno dei quattro gabinetti astronomici non subì trasformazioni di rilievo lungo il corso della storia cinese. I documenti della dinastia Zhou forniscono poche informazioni in merito alle attività dell'Ufficio astronomico; essi danno però notizia di molti famosi astronomi, tra i quali, soltanto per citarne alcuni, gli illustri Shi Yi e Chang Hong del periodo dei Zhou occidentali (XI sec.-771 a.C.). Negli ultimi anni di questa dinastia, il caos politico costrinse i funzionari addetti all'astronomia ad abbandonare la corte per prestare servizio altrove, presso altri signori all'interno della Cina o in altri Stati.
Nel periodo compreso tra Primavere e autunni (770-481 a.C.) e Stati combattenti (480-221 a.C.), il sovrano Zhou perse il controllo sulla Cina e, ridotto ormai al ruolo di figurante, non seppe reprimere le lotte interne tra gli Stati feudali. Nel corso di questi aspri conflitti era importante non soltanto conservare il potere, ma anche espandere la propria influenza politica, economica e militare. Così, molti esperti di astronomia divennero consiglieri al servizio di quei numerosi Stati feudali; con l'astrologia essi predicevano la sorte di un regno e fornivano i suggerimenti adatti al caso. Si racconta, per esempio, che una volta Zi Wei, che era alle dipendenze dello Stato di Song, avendo segnalato l'infausto avvicinamento di Marte e la sua permanenza presso xin [quinta casa lunare dell'est, σ Scorpii], suggerisse al sovrano di sottrarsi alla sorte avversa riversandola sulla popolazione. Il re non volle seguire questo consiglio, ma riuscì ugualmente a sottrarsi alla sventura grazie all'intervento del Cielo che, mosso a compassione dalla sua bontà d'animo, gli offrì la sua protezione. In qualità di consiglieri ufficiali, gli astronomi occupavano di solito un'elevata posizione politica e sociale, come nel caso di Gan Gong nello Stato di Qi, di Yin Gao in quello di Zhou e di Shi Shen nello Stato di Wei.
Durante le dinastie Qin e Han la più alta carica dell'Ufficio astronomico era quella di Grande Astronomo (taishi ling). Il Grande Astronomo doveva redigere gli annali, ma anche occuparsi di tutte le varie attività legate all'astronomia, all'astrologia e alla composizione del calendario. Lo stesso Sima Qian e suo padre Sima Tan (m. 110 a.C. ca.) ricoprirono questo incarico durante i primi anni di regno degli Han anteriori (206 a.C.-9 d.C.), e Sima Qian riferisce che tale ufficio era stato appannaggio della sua famiglia sin dalla dinastia Zhou. All'interno del sistema amministrativo, il Grande Astronomo occupava una posizione sociale intermedia; la sua retribuzione era pari al trenta per cento di quella spettante al Primo ministro. Durante la dinastia Tang (618-907), la qualifica più importante dell'Ufficio astronomico cambiò almeno tredici volte, come pure la posizione, i compiti e il numero degli astronomi all'interno dell'Ufficio. Nel 760, per esempio, presso l'Ufficio astronomico (Sitian tai) lavoravano 66 funzionari e 726 apprendisti; due anni più tardi il numero dei funzionari fu ridotto a quarantuno.
Sia nel periodo Han sia nel periodo Tang gli astronomi di solito erano assunti nell'Ufficio astronomico soltanto dopo aver prestato servizio presso altri uffici imperiali: il famoso astronomo Zhang Heng (78-139), per esempio, autore di un saggio sull'Universo, prima di divenire Grande Astronomo si era occupato dei Classici. Stranamente, molti funzionari esperti di astronomia non avevano alcun incarico ufficiale all'interno dell'Ufficio astronomico. È il caso di Zhang Cang (250-152 a.C. ca.), noto sostenitore del Calendario Zhuanxu (Zhuanxu li, sistema che prevedeva l'avanzo annuale di un quarto di giorno), il quale, pur essendo uno specialista di matematica e calendari, ricoprì la carica di Primo ministro durante i primi anni dell'epoca Han, o di He Chengtian (370-447), creatore del Calendario Yuanjia (Yuanjia li) del 444, che servì prima nell'esercito e poi nell'ufficio addetto alla valutazione e alle promozioni dei funzionari. Durante le due dinastie Han e Tang gli studiosi di astronomia erano chiamati 'specialisti dei calcoli' (chouren), erano considerati a tutti gli effetti come tecnici e non godevano quindi di un grande prestigio sociale. Sebbene all'interno dell'Ufficio astronomico l'avanzamento di carriera fosse disciplinato, la loro posizione sociale e politica, come del resto la retribuzione che percepivano, non era certamente molto alta. A dispetto del loro modesto rango, gli astronomi svolgevano funzioni di grande importanza sotto molti punti di vista; durante le dinastie Han e Tang era loro compito osservare i fenomeni celesti, costruire e perfezionare gli strumenti astronomici, misurare il tempo, regolare il calendario, fare gli oroscopi e stabilire i giorni fausti per ogni genere di attività; inoltre, gli astronomi di corte, come Maestri di cerimonia, avevano anche il compito assai importante di segnalare l'ora durante la celebrazione dei riti di Stato. L'impegno principale degli astronomi restava comunque l'osservazione del cielo e lo studio dei cicli solare, lunare e stellare, attraverso il quale correggevano il calendario e prevedevano il futuro. L'osservazione del cielo era spesso un compito assai gravoso; gli astronomi di corte, indipendentemente dalle cattive condizioni atmosferiche, si davano il cambio per portarlo avanti ventiquattr'ore al giorno. La tradizione racconta che il famoso astronomo Liu Xiang (77-6 a.C. ca.), appartenente alla dinastia degli Han anteriori, fosse solito rimanere sveglio tutta la notte a scrutare ed esplorare il cielo.
Allo scopo di migliorare l'osservazione dei corpi celesti si utilizzavano numerosi strumenti; ciò spiega il grande interesse degli astronomi per la progettazione e il perfezionamento di questi apparecchi. L'invenzione della 'sfera armillare' (hunyi), usata per osservare e localizzare i corpi celesti, risale almeno alla dinastia degli Han anteriori; successivamente questo strumento venne perfezionato grazie al lavoro di molti studiosi, tra cui il monaco buddhista Yixing il quale nel 725, insieme a Liang Lingzan, costruì una sfera armillare di bronzo con la quale misurava la posizione delle ventotto case lunari e di altre stelle sull'eclittica per regolare il calendario. Gli astronomi cinesi costruirono anche molti altri congegni che servivano per la misurazione del tempo: la meridiana (rigui), per esempio, adoperata durante la dinastia Han per segnare l'ora e per indicare la posizione degli astri, e la clessidra (louhu). Il funzionamento della clessidra richiedeva un controllo giornaliero di ventiquattr'ore; di sera era necessario accendere il fuoco per riuscire a vedere la scala graduata; d'inverno, nonostante la temperatura scendesse di molto sotto lo zero, bisognava mantenere costante il flusso dell'acqua e fare in modo che non ghiacciasse.
Il calendario era tradizionalmente considerato uno dei simboli dell'autorità imperiale, poiché si credeva che l'imperatore desumesse il proprio potere direttamente dal Cielo. La definizione del calendario era strettamente connessa alla conoscenza delle leggi che regolavano la Natura e il Cosmo ed era un diritto esclusivo del sovrano, attraverso il quale egli legittimava la sua investitura. Durante la dinastia degli Han e quella dei Tang la composizione del calendario era una delle occupazioni fondamentali degli astronomi; prima della fine di ogni anno essi dovevano presentare il calendario dell'anno successivo e in tale occasione si teneva una cerimonia a corte durante la quale l'imperatore esibiva ai suoi sudditi il nuovo almanacco. Gli astronomi, oltre a calcolare con esattezza i giorni e i mesi dell'anno, dovevano anche preoccuparsi di corredare il calendario di informazioni giornaliere. Il calendario tradizionale cinese era, infatti, una sorta di enciclopedia che riportava consigli utili e indicazioni dettagliate sulla scelta dei giorni propizi per un gran numero di attività, quali, per esempio, la costruzione di una casa, il taglio dei capelli, il bagno, le terapie mediche, i matrimoni, l'apertura di un negozio, le visite a parenti e amici malati, la partecipazione a un funerale e altre ancora; non mancavano, infine, i suggerimenti relativi alle situazioni da evitare rigorosamente per non incorrere nella sfortuna. Dovendo soddisfare le esigenze delle diverse classi sociali, i calendari tradizionali differivano molto nel loro contenuto, e ogni anno gli astronomi creavano vari tipi di calendario con indicazioni specifiche adatte a ogni categoria; per esempio, per un generale impegnato in una guerra era importante conoscere il momento opportuno per riportare la vittoria, di contro i funzionari avevano bisogno di sapere quale fosse il giorno giusto per partecipare a eventi sociali e politici o per sottoporre documenti e proposte al vaglio dell'imperatore.
La scelta dei giorni fausti e infausti faceva parte del lavoro quotidiano degli astronomi di corte. Quest'arte aveva in Cina una lunga tradizione; già nel periodo degli Stati combattenti, gli Stati feudali che lottavano tra loro per la supremazia e la sopravvivenza erano soliti ricorrere a tale pratica per poter conoscere il futuro e operare in modo da attirare la fortuna dalla loro parte. Durante le dinastie Han e Tang le arti divinatorie continuarono a fiorire e a diversificarsi; gli astronomi di corte, che erano anche indovini ufficiali della famiglia imperiale, avevano, tra gli altri, il compito di stabilire il giorno più opportuno in cui il sovrano e la sua famiglia avrebbero potuto prendere parte a incontri politici o sociali quali matrimoni, funerali o cerimonie d'inaugurazione. In caso di guerra poi, il sovrano di solito ordinava agli astronomi di recarsi sul campo di battaglia e di usare tutte le tecniche divinatorie di cui erano capaci per guidare e consigliare i generali; basandosi sui cambiamenti astronomici e meteorologici essi riuscivano a fornire ai capi militari informazioni circa la situazione del nemico; a loro volta, gli astronomi che restavano a palazzo dovevano mettere al corrente il sovrano di tutte le circostanze che avrebbero potuto garantire il successo in battaglia.
A partire dalla dinastia Han l'astronomia divenne un'attività estremamente politicizzata il cui scopo principale era essenzialmente quello di servire, per mezzo dell'astrologia, la 'classe dirigente'. Oltre alle osservazioni dei corpi celesti, gli astronomi rilevavano le condizioni atmosferiche studiando i venti, le nuvole e i tuoni; in questo modo riuscivano a predire il futuro del sovrano, dei membri importanti della famiglia imperiale, dei funzionari di alto rango e dell'Impero stesso. Il resoconto delle loro osservazioni e i relativi pronostici erano presentati quotidianamente all'imperatore. Poiché le tecniche e i responsi astrologici erano considerati segreto di Stato, il sovrano esercitava su di essi un controllo totale e gli astronomi erano soggetti a un codice rigido, che poneva seri vincoli al loro comportamento. L'imperatore Wenzong (827-840) nell'840 impose la segretezza sulle profezie e, per evitare la fuga d'informazioni, proibì agli astronomi d'intrattenere qualsiasi rapporto con gli altri funzionari, incaricando un gruppo d'ispettori di vigilare su di essi. Se era segnalato un fenomeno astronomico di portata eccezionale, gli astronomi erano tenuti a riferire i loro pronostici e a dare i suggerimenti adatti al caso, ma la decisione sui provvedimenti da prendere prima della possibile catastrofe spettava unicamente all'imperatore. La strumentalizzazione delle conoscenze astronomiche e astrologiche era un timore al quale il sovrano aveva posto rimedio impiegando a corte anche astronomi privati; durante gli Han, per esempio, l'imperatore An (107-125) avrebbe voluto nominare astronomo ufficiale il celebre astrologo Fan Ying; questi rifiutò l'offerta, ma in seguito, con l'ascesa al trono di Shundi (126-144), fu costretto a recarsi nella capitale e ad accettare l'incarico. Gli esperti di astronomia, generalmente, prestavano servizio anche presso coloro che ambivano a incarichi politici di prestigio; si dice che l'astrologo taoista Fu Yi avesse previsto l'imminente ascesa al trono dell'imperatore Taizong (627-649) e che, in seguito, con l'avverarsi della profezia, il nuovo sovrano lo fregiasse del titolo di Grande Astronomo.
Secondo una tradizione molto antica, le conoscenze astronomiche si tramandavano di padre in figlio. Come già accennato precedentemente, i funzionari mitici Chong e Li e tutti i loro discendenti avevano diretto per secoli l'Ufficio astronomico. Lo stesso era avvenuto durante gli Han con la famiglia Sima. Come si è detto, secondo Sima Qian i suoi antenati avrebbero lavorato presso l'Ufficio astronomico sin dai tempi dei Zhou; egli stesso, alla morte del padre, aveva ereditato la carica di Grande Astronomo. In epoca Tang la carica fu a lungo appannaggio della famiglia Li e passò dalle mani dell'astronomo Li Chunfeng (602-670), esperto di calendari e di strumenti, a quelle del figlio Li Gai e in seguito del nipote Li Xianzong. Persino gli astronomi di origine indiana della famiglia Qutan si succedettero alla guida dell'Ufficio astronomico Tang per ben quattro generazioni. A Qutan Xida si attribuisce la compilazione di un'opera nel 718 e l'introduzione in Cina del calendario buddhista. A ogni modo, oltre che dai padri, gli astronomi erano avviati alla professione anche da altri maestri. Sima Qian, per esempio, studiò l'astronomia con Tang Du, illustre astronomo e famoso 'maestro di metodi' (fangshi); rimane purtroppo ancora sconosciuto il nome di colui che trasmise a Tang Du le sue conoscenze.
Benché i Classici, i disegni e altre opere fossero andati per la maggior parte distrutti nel 'rogo di libri' ordinato da Shi Huangdi, sovrano della dinastia Qin, nel 213 a.C., i manuali di astronomia, astrologia e composizione del calendario scamparono miracolosamente all'incendio. Questi libri rappresentarono un valido strumento per gli apprendisti astronomi, insieme a molte altre opere, tra le quali le Memorie di uno storico (Shiji) o la Storia della dinastia Han [anteriore] (Hanshu), le cui pagine ospitano un'introduzione generale all'astronomia, all'astrologia e ai metodi di formazione del calendario. I primi anni della dinastia Han videro la fioritura di molteplici scuole di astronomia e di calendaristica. Poiché il primo sovrano Han iniziò la sua reggenza senza il fasto di un nuovo ordine cosmico, uno dei suoi successori, l'imperatore Wu (140-87), alla fine del II sec. a.C. decise di rimediare a tale mancanza avviando la revisione completa del rituale di Stato, che, com'è ovvio, comprendeva anche un nuovo sistema astronomico. Da ciò ebbe origine il calendario che fu conosciuto in seguito con il nome di Calendario Taichu (Taichu li), contro il quale a quel tempo si schierarono non meno di diciassette scuole. Anche in epoca Tang vi furono molte controversie sul calendario; tra il regno dell'imperatore Gaozong (650-683) e quello di Xianzong (806-820) si alternarono almeno nove sistemi calendaristici. Rimangono famosi gli aspri scontri tra Li Chunfeng e Fu Renjun, contemporanei del sovrano Gaozong, circa la validità di alcuni di essi.
L'Ufficio astronomico dei periodi Han e Tang non era un organismo chiuso; l'accesso alle cariche non era infatti un diritto esclusivamente ereditario e molti studiosi di fama, 'maestri di metodi', monaci taoisti e buddhisti erano chiamati a prestare servizio in questa struttura; ciò avveniva soprattutto quando si rendeva necessaria la revisione del sistema astronomico e del calendario. Nel 78 a.C., per esempio, l'imperatore Zhao (86-74) incaricò gli esperti di undici scuole di rinnovare il sistema calendaristico e promise loro di promuovere i migliori al ruolo di funzionari. Casi del genere non furono rari neanche durante l'epoca Tang; il Grande Storico Yu Jian, durante il regno di Gaozong, raccomandò il monaco taoista Fu Renjun affinché collaborasse alla revisione del calendario e in seguito questi fu nominato funzionario responsabile della composizione del calendario. Anche l'imperatrice Wu Zetian (690-704) nominò Grande Astronomo l'illustre 'maestro di metodi' Shang Xianfu. Gli astronomi non ufficiali, inoltre, erano spesso invitati a prendere parte ai lavori di progettazione di strumenti. Sembra che il sovrano Xuanzong (712-755) dei Tang avesse affidato al monaco buddhista Yixing e ad alcuni 'maestri di metodi' il compito di perfezionare la sfera armillare, e che più tardi Yixing sarebbe diventato Grande Astronomo. Dalla dinastia Song (960-1279) in poi tutti coloro che si dedicavano privatamente allo studio dell'astronomia erano passibili di sanzioni severe e le cariche dell'Ufficio astronomico divennero rigorosamente ereditarie.
di Wang Rongbin
Gli strumenti astronomici dell'antica Cina possono essere classificati in quattro categorie principali: la prima è costituita dai biao 'gnomoni' utilizzati per misurare l'ombra proiettata dal Sole, la seconda dai cosiddetti 'tubi da osservazioni' per osservare i corpi celesti, la terza dalle louke 'strumenti per misurare il tempo' per la misurazione del tempo e la quarta dalle hunyi ('sfere armillari') e dal hunxiang ('globo celeste') per osservare i corpi celesti e per descrivere i loro movimenti; questi ultimi due sono denominati complessivamente con il nome di yixiang (abbreviazione di hunyi e di hunxiang). Tali strumenti fecero tutti la loro comparsa nel periodo compreso tra la dinastia Han e la dinastia Tang, cioè negli anni tra il 206 a.C. e il 907 d.C., e furono perfezionati nel periodo tra le dinastie Song e Yuan, tra il 960 e il 1368.
Lo gnomone
Lo gnomone è probabilmente il più antico strumento astronomico cinese. Si tratta di uno strumento talmente antico che non si può stabilire con certezza quando ne sia iniziato l'uso. I più antichi gnomoni erano forse costituiti da pali oppure da colonne innalzati sul terreno; furono in seguito costruiti di giada o di bronzo, e usati con un regolo di misura, generalmente di giada, chiamato gui (lett. 'tavoletta di giada'). Anche se non è possibile datare esattamente la nascita di questo strumento, ne sono stati scoperti alcuni che risalgono alla dinastia degli Han posteriori (25-220). Lo gnomone era usato per tre finalità.
a) La prima era il rilevamento delle direzioni cardinali. La prima testimonianza di questo uso si trova nelle Annotazioni dell'artefice (Kaogong ji) dei Riti dei Zhou (Zhouli). La procedura descritta in questa fonte prescriveva di tracciare sul terreno un cerchio ponendo lo gnomone verticalmente al centro e di segnare i punti in cui l'ombra dello gnomone intersecava la circonferenza del cerchio all'alba e al tramonto; la linea congiungente questi due punti avrebbe indicato la direzione Est-ovest (fig. 3); all'istante in cui la lunghezza dell'ombra dello gnomone era minima corrispondeva il mezzogiorno solare vero locale e la direzione dell'ombra indicava il Nord del luogo dove ci si trovava; si suggeriva inoltre che l'annotazione del punto in cui l'ombra dello gnomone intersecava la circonferenza a mezzogiorno e della posizione della Stella polare di notte poteva aiutare a verificare ulteriormente la direzione del Nord.
b) La seconda finalità era la determinazione dell'istante del giorno, o se si vuole, la misurazione del tempo. A causa della rotazione della Terra, la posizione del Sole sulla sfera celeste muta nel tempo, compiendo quello che si chiama moto apparente diurno del Sole. Il misurare la variazione (in lunghezza e in direzione) dell'ombra dello gnomone fornisce il modo più semplice per valutare gli spostamenti del Sole in cielo, e quindi il trascorrere del tempo; questo tipo di misurazioni era effettuato fin dal tempo della dinastia Qin (221-206 a.C.), e forse anche in epoche precedenti. A questo scopo si usava una lastra con lo gnomone montato perpendicolarmente al centro, sulla quale era tracciata una circonferenza centrata sullo gnomone e graduata, formando quello che in Occidente si chiamò una meridiana. Gli antichi astronomi cinesi inventarono questo strumento in tempi assai remoti; il Museo della Storia Cinese possiede una meridiana del periodo d'interregno tra le dinastie Qin e Han (intorno al 206 a.C.), che è stata rinvenuta a Togtoh, nella Mongolia interna (Li Jiancheng 1989). La lastra, quadrata con lato di 27,5 cm, ha un foro al centro per fissare lo gnomone, e intorno al foro c'è una circonferenza con un diametro compreso tra 23,2 e 23,6 cm; per poco più dei due terzi questa circonferenza è graduata in 69 intervalli uguali.
c) La terza finalità era la definizione dei periodi solari, che costituiva nell'Antichità la motivazione più importante per l'uso dello gnomone. Come a mezzogiorno l'ombra dello gnomone ha la minima lunghezza tra quelle del giorno, così al solstizio d'estate l'ombra a mezzogiorno ha la minima lunghezza tra quelle dell'anno, mentre al solstizio d'inverno ha la lunghezza massima. Fin dal Calendario Sifen (Sifen li, lett. 'calendario stagionale', completato nell'85 d.C.), i calendari cinesi antichi fornivano una tabella delle lunghezze delle ombre dello gnomone a mezzogiorno nei giorni corrispondenti ai ventiquattro periodi solari. Per misurare la lunghezza dell'ombra si usava una specie di regolo di giada, il gui, al quale si è già accennato in precedenza. Dal momento che nella Cina ‒ come del resto in tutto l'emisfero boreale ‒ l'ombra del Sole a mezzogiorno punta sempre verso il Nord, lungo la direzione dalla base dello gnomone al Nord si poteva disporre un gui fisso, poco più lungo dell'ombra del Sole al solstizio d'inverno. Sulla lastra su cui era fissato perpendicolarmente lo gnomone e longitudinalmente il gui era in genere intagliata una scanalatura per l'acqua in maniera tale da controllarne la posizione orizzontale. Lo gnomone aveva di solito un gancio, al quale era appeso un oggetto pesante che serviva a mantenerlo perpendicolarmente alla lastra. Lo gnomone e il gui furono in seguito trasformati in una struttura monumentale, che era solitamente situata negli osservatori imperiali.
Tubi da osservazioni
Un 'tubo da osservazioni' non è altro che un lungo tubo rettilineo senza alcun apparato ottico al suo interno. I più antichi dispositivi di questo tipo erano probabilmente dei tubi di bambù di lunghezza appropriata. Secondo lo Gnomone dei Zhou (Zhoubi) bisognava prendere una sezione di bambù di otto chi, del calibro di un cun (un cun è un decimo di chi), e osservare il Sole (durante le dinastie Qin e Han, ossia nel periodo 221 a.C.-220 d.C., un chi valeva ca. 23 cm e nella dinastia Tang, ossia nel periodo 618-907, valeva ca. 30 cm).
Il tubo da osservazioni fu in uso in Cina già in epoche molto antiche, e forse già all'epoca degli Stati combattenti (480-221 a.C.) gli astronomi cinesi ne avevano appreso l'uso per osservare gli oggetti celesti. Si trattava inizialmente di un dispositivo a sé stante, mentre in seguito fu incorporato in diversi strumenti astronomici. Per esempio, nei documenti storici ufficiali si trova testimonianza dell'uso dei tubi da osservazioni come accessori delle sfere armillari; finora, però, non è stato scoperto alcun tubo da osservazioni singolo risalente all'Antichità.
Il tubo da osservazioni ebbe denominazioni diverse nella letteratura cinese antica, come, per esempio, guan, heng, yuheng, wangtong, kuiguan, kuiheng (rispettivamente, 'tubo', 'barra trasversale', 'barra trasversale di giada', 'cilindro per guardare da lontano', 'tubo d'osservazione', 'barra d'osservazione') e altri (Huang Yi-Long 1989), ed era principalmente usato come strumento di avvistamento; anche se nel suo interno non vi era alcun dispositivo ottico, la luce delle stelle, che giungeva all'occhio dell'osservatore lungo linee parallele, era meno disturbata da altre sorgenti luminose presenti nell'ambiente, naturali o artificiali che fossero, per cui la loro osservazione risultava favorita, consentendo all'osservatore di discernere stelle di luminosità molto piccola, invisibili a occhio nudo. Tra le varie utilizzazioni dello strumento, nella Tav. I è ricordato un semplice metodo di similitudine geometrica fra triangoli isosceli per stimare il diametro del Sole osservando quest'ultimo mediante un tubo di opportune dimensioni.
Qualche studioso ha anche ipotizzato che alcune denominazioni trovate in documenti astronomici antichi siano connesse all'uso dei tubi da osservazioni (ibidem). Un altro uso del tubo da osservazioni consisteva nella determinazione delle direzioni, a uso degli architetti o dei geomanti. Le antiche Norme per le costruzioni (Yingzao fashi, 1097) di Li Jie (m. 1110) documentano l'uso di tubi da osservazioni che consentivano di determinare le direzioni del Nord e del Sud osservando il cambiamento dell'ombra del Sole e usando la posizione della Stella polare. Un metodo simile a quello riferito nelle Norme per le costruzioni, basato sull'osservazione dell'ombra del Sole per stabilire le direzioni, è riportato nelle Annotazioni dell'artefice, ed è quindi probabile che l'uso del tubo da osservazioni fosse richiesto anche in questo caso.
La storia dei perfezionamenti del tubo da osservazioni è lunga. Shen Gua (1031-1095) osservò che un valore piuttosto grande del diametro comportava errori e propose di ridurre il calibro inferiore di 3 fen (ossia di 0,94 cm ca.). Guo Shoujing (1231-1316) propose di tracciare due linee parallele, una attraverso ognuna delle due estremità del tubo, in modo da poter guardare i corpi celesti attraverso le due linee; in questo modo si risolveva il problema sollevato da Shen Gua. Su Song (1020-1101) progettò un tubo metallico il cui diametro interno era molto più piccolo del corpo esterno, in modo da ridurre la riflessione da parte delle pareti metalliche del tubo. Guo Shoujing rimosse semplicemente il corpo del tubo, mantenendone soltanto le aperture circolari alle estremità.
La clessidra
La clessidra, od orologio ad acqua, è uno dei dispositivi più importanti dell'Antichità per la misura del tempo, le cui prime testimonianze scritte risalgono ai Riti dei Zhou. Finora sono stati scoperti quattro orologi ad acqua della prima dinastia Han (206 a.C.-9 d.C.; Hua Tongxu 1991). Nella storiografia ufficiale si possono rintracciare i primi documenti relativi al perfezionamento del Calendario Taichu (Taichu li, completato nel 104 a.C.) nel Trattato sui tubi sonori e sul calendario (Lüli zhi) della Storia della dinastia Han [anteriore]: "Rilevate la direzione Est-ovest e innalzate uno gnomone; regolate un orologio ad acqua e osservate le posizioni delle ventotto costellazioni nelle quattro direzioni" (Hanshu, p. 1401). Durante la dinastia degli Han posteriori, Zhang Heng (78-139) fabbricò una sfera armillare azionata ad acqua, che determinò un netto avanzamento delle tecniche di produzione degli orologi ad acqua. L'accuratezza raggiunta dagli antichi orologi cinesi ad acqua era straordinaria; infatti, fin dai tempi di Zhang Heng l'errore su un giorno non superava uno o due minuti, e si ridusse in seguito a pochi secondi (Hua Tongxu 1991).
La sfera armillare
La sfera armillare era usata in particolare per dedurre dall'osservazione dei corpi celesti le loro coordinate astronomiche. Nei documenti più antichi, però, anche il globo celeste (lo strumento che serve a mostrare il movimento dei corpi celesti sulla sfera celeste) era a volte chiamato sfera armillare. La documentazione sull'origine di questo strumento è piuttosto scarsa. La sua invenzione è legata alla teoria cosiddetta 'Huntian shuo' (secondo la quale il cielo era simile al guscio di un uovo, di cui la Terra era il tuorlo). La documentazione più antica disponibile risale al tempo dell'imperatore Wu (140-87 a.C.) della dinastia degli Han anteriori. L'astronomo Yu Xi (281-356), della dinastia Jin, riferisce che Louxia Hong (II sec. a.C. ca.) costruì e installò uno strumento astronomico chiamato huntian per conto dell'imperatore, potendo definire così i periodi solari e compilare il Calendario Taichu. Yang Xiong (53 a.C.-18 d.C.), della dinastia Han anteriore, riferisce che Louxia Hong fabbricò questo strumento, che Xianyu Wangren (di lui non sappiamo altro) lo usò per effettuare delle misurazioni e che Geng Shouchang (I sec. a.C. ca.) ne fabbricò uno per simulare il movimento della sfera celeste. Sembra quindi che lo huntian fosse uno strumento di misurazione, e che forse come tale fosse in relazione con la sfera armillare a noi nota, ma non possiamo esserne del tutto sicuri. Secondo la Storia della dinastia Han posteriore (Hou Hanshu), Geng Shouchang misurò il movimento del Sole e della Luna usando strumenti circolari. Nel 1977 sono state scoperte, in una tomba della dinastia Han a Fuyang, nella regione dello Anhui, due lastre a uso astrologico. Alcuni studiosi ritengono che sistemando le due lastre in posizioni opportune si potessero misurare la latitudine e la longitudine (Li Zhichao 1997); questo metodo potrebbe aver ispirato lo sviluppo della sfera armillare a più cerchi. Nel Trattato sui tubi sonori e sul calendario della Storia della dinastia Han posteriore, inoltre, si parla del lavoro di Jia Kui (30-101) sugli strumenti per l'eclittica e ciò dimostra come al tempo di Jia Kui non fosse disponibile la sfera armillare per effettuare misurazioni lungo l'eclittica; la progettazione di strumenti per tali misurazioni presenta notevoli difficoltà, e per questo motivo Jia Kui non ebbe successo. Zhang Heng continuò questo studio e scrisse il suo trattato Sulla sfera armillare (Hunyi yi), ma alcuni dubitano dell'autenticità di questo testo.
La prima sfera armillare, con una dettagliata descrizione scritta della sua struttura, è quella realizzata da Kong Ting nel 323 d.C., sotto la dinastia dei Jin orientali. Nel Trattato sui segni celesti (Tianwen zhi) della Storia della dinastia Sui, Li Chunfeng (602-670) descrisse la sfera come fabbricata "secondo la formula antica" (Suishu, p. 556). Forse la sfera armillare subì una trasformazione partendo da un iniziale dispositivo a lastre piane per arrivare a una sfera circondata da diversi cerchi. Comunque, all'epoca di Zhang Heng, la struttura della sfera armillare era ormai sostanzialmente definita. Dopo Li Chunfeng i documenti storici che trattano della sfera armillare diventano chiaramente rintracciabili. Nel 633 d.C. Li Chunfeng costruì una sfera per misurazioni lungo l'eclittica, che aveva diversi cerchi per rappresentare l'eclittica stessa, l'equatore e la traiettoria lunare, e con la quale era quindi possibile distinguere l'inclinazione dell'eclittica e della traiettoria lunare rispetto all'orizzonte. Nel 723 Yixing (673-727) e Liang Lingzan (VIII sec. ca.) svilupparono la sfera eclittica mobile (huangdao youyi), che rappresentava un notevole perfezionamento rispetto alla sfera di Li Chunfeng. A partire da allora, la struttura e la funzione della sfera armillare rimasero sostanzialmente stabili.
Il globo celeste
Al globo celeste si è accennato parlando della storia della sfera armillare. Di quello menzionato da Yang Xiong non sappiamo nulla; prima della dinastia Tang, ossia prima del VII sec. d.C., i globi celesti furono prodotti principalmente da Zhang Heng e da Yixing. Secondo il Trattato sui segni celesti della Storia della dinastia Jin (Jinshu), Zhang Heng costruì un globo celeste di bronzo, con molti particolari costruttivi identici a quelli della sfera eclittica mobile di Yixing e Liang Lingzan; infatti, anche questo globo adottava un grado di 4 fen e la sfera aveva nel complesso una circonferenza di 14,61 chi (3,37 m ca.). Dopo Zhang Heng, Lu Ji (187-219) e Wang Fan (219-257) studiarono il globo celeste, ma si sa ben poco delle loro ricerche. Secondo i commenti di Pei Songzhi (372-451) agli Annali dei Tre Regni (Sanguo zhi), Ge Heng, del Regno di Wu (222-280), costruì un globo celeste. Da questa fonte apprendiamo che il suo globo aveva la Terra al centro, immobile, e che il movimento del cielo era guidato da un meccanismo. A parte questo, non sappiamo nulla di Ge Heng.
Secondo il Trattato sui segni celesti della Storia della dinastia [Liu] Song, Qian Lezhi, astronomo reale dei Liu Song (420-479), una delle dinastie meridionali, costruì un globo celeste nel 436: "Ha un diametro di circa 6,08 chi [1,40 m ca.] e una circonferenza di circa 18,26 chi [4,22 m ca.; da queste misure si evince che π, cioè il rapporto tra circonferenza e diametro, era assunto pari a 3]. La Terra è all'interno della sfera celeste, e vi sono l'equatore e l'eclittica, i Poli Nord e Sud, ventotto costellazioni e l'Orsa Maggiore. Un grado corrisponde a 5 fen (1,15 cm) d'arco. Il Sole, la Luna, Venere, Giove, Mercurio, ecc. sono fissi sull'eclittica. Un orologio ad acqua guida gli strumenti, e mostra il giorno, la notte e la posizione delle stelle così come appaiono in cielo" (Songshu, p. 296). Era un globo più grande di quello costruito da Zhang Heng, e forse si tratta del più grande tra quelli di cui è rimasta documentazione. Quattro anni dopo, Qian Lezhi costruì un globo più piccolo: "Usa 2 fen (0,46 cm) d'arco per un grado, e usa perle di tre colori per indicare le stelle delle tre scuole (chiamate sanjia xing). La sfera celeste è mobile, e la Terra è al centro". Vent'anni dopo, intorno al 500, Tao Hongjing (456-536) costruì un globo celeste azionato da un orologio ad acqua e scrisse il libro Descrizione del globo celeste (Tianyi shuoyao), che trattava probabilmente del suo strumento, ma che è andato perduto. Secondo la sua biografia, scritta dal nipote Tao Yi, lo strumento "ha la Terra al centro. La sfera celeste ruota, ma la Terra rimane ferma. Le ventotto costellazioni e le altre stelle si muovono guidate da un meccanismo. Le loro posizioni, la loro comparsa e scomparsa, riproducono ciò che si vede in cielo. È usato per pratiche taoiste, ma non per astrologia" (Yunji qiqian, 107, Hua yin yinju xiansheng ben qilu).
L'ultimo costruttore di globi celesti del periodo che precede la dinastia Tang è Geng Xun, della dinastia Sui (581-617). Intorno al 600 egli costruì infatti un globo celeste azionato ad acqua, del quale si dice: "non necessita di forza umana per il suo movimento; è azionato dall'acqua. Lo si mette in una stanza buia e si fanno contemporaneamente osservare a qualcuno i veri corpi celesti. Si verifica che i movimenti dello strumento coincidano perfettamente con quelli reali" (Suishu, 78). Il globo celeste ad acqua costruito da Yixing, Liang Lingzan e altri, non soltanto era in grado di riprodurre i movimenti del Sole, della Luna e delle stelle, ma forniva anche una misura del tempo. Si trattava della combinazione di un globo celeste e di un orologio; una documentazione dettagliata di questo strumento si trova nell'Antica storia della dinastia Tang (Jiu Tangshu).
di Sun Xiaochun
I Cinesi furono tra i primi popoli del mondo antico a osservare le stelle per determinare le stagioni. Nel Classico dei documenti (Shujing), uno dei Classici preimperiali, troviamo, infatti, i nomi più antichi di alcune stelle e, in particolare, i nomi delle quattro stelle o costellazioni (tecnicamente, 'asterismi') che erano osservate al loro passaggio al meridiano locale per stabilire il momento centrale delle quattro stagioni, e su questa base definire il momento dei solstizi e degli equinozi (tra parentesi si riportano la traduzione del nome cinese e il nome attuale delle stelle, sia corrente sia scientifico): niao (Uccello, Alphard, α Hydrae) per la primavera, huo (Fuoco, Antares, α Scorpii) per l'estate, xu (Vuoto, Sadalsund, β Aquarii) per l'autunno e mao (Chioma, Elnath, β Tauri) per l'inverno. Nonostante la datazione del Classico dei documenti rappresenti ancora un problema complesso e insoluto ‒ l'opera contiene frammenti databili non oltre il X sec. a.C., ma non fu ultimata prima del V sec. ‒, in genere si è concordi nel ritenere che esso riporti informazioni astronomiche risalenti a un periodo ampiamente precedente al suo completamento. Molti storici ritengono invece che si tratti di osservazioni al meridiano al crepuscolo per determinare l'inizio delle stagioni, effettuate all'incirca tra il XXIV e il X sec. a.C. (per es., Zhu Kezhen 1926), ma emergono contraddizioni e variazioni nella datazione se si scelgono orari astronomici diversi per il crepuscolo; d'altra parte, non è accertato che si tratti di osservazioni al meridiano, visto che non sono menzionate come tali nel testo originale. Può certamente essere considerata una tradizione molto antica l'identificazione con quattro asterismi della posizione dei quattro punti cardinali nel cielo e non si può escludere che abbia subito l'influenza di civiltà precedenti. La data in cui le quattro stelle menzionate meglio corrispondono alla posizione dei quattro punti cardinali celesti è intorno al 2400 a.C. (Sun Xiaochun 1997).
Altri nomi di stelle si trovano nel Piccolo calendario dei Xia (Xia xiaozheng), opera che secondo la tradizione contiene informazioni sul calendario del semileggendario periodo Xia (II millennio a.C.). Vi sono registrati la culminazione, il sorgere e il tramontare di alcune importanti stelle all'alba e al crepuscolo in corrispondenza dei dodici mesi dell'anno. In quest'opera sono dunque menzionate altre costellazioni e stelle, come shen (Orione), beidou (il Moggio del Nord, ossia l'Orsa Maggiore), zhinü (la Tessitrice, Vega, α Lyrae) e nanmen (la Porta del Sud, Rigil e Hadar, α e β Centauri). Alcuni nomi di stelle sono citati anche in altri testi preimperiali, come il Commentario di Zuo alle 'Primavere e autunni' (Zuozhuan), i Discorsi sugli Stati (Guoyu) e il Classico delle odi (Shijing). In quest'ultimo si legge che "nel settimo mese la stella 'Fuoco' passa verso ovest, e nel nono mese bisogna indossare più abiti". La stella 'Fuoco' (Antares) era quella che per gli Shang (XVIII-XI sec. a.C.) indicava le stagioni; una tradizione che fu mantenuta dai loro discendenti.
È interessante notare come gli asterismi menzionati nei testi preimperiali siano per la maggior parte gli stessi del sistema stellare detto delle 'ventotto case lunari' (xiu, usate come punti di riferimento per fissare la posizione del Sole e della Luna sulla volta celeste), eccezion fatta per qualcuno particolarmente luminoso, come il Moggio del Nord (l'Orsa Maggiore) e la Tessitrice (Vega, α Lyrae).
Questo dimostra che il sistema delle ventotto case lunari fu elaborato a partire dagli antichi asterismi usati per determinare le stagioni, anche se non si sa con esattezza quando sia stato completato. Secondo alcuni era in uso già all'inizio del periodo Zhou (XI sec. a.C.), visto che nei Riti dei Zhou (Zhouli) si fa riferimento a funzionari incaricati di stabilire la posizione delle "ventotto stelle", identificabili con le ventotto case lunari. La più antica serie completa delle ventotto case lunari è quella rinvenuta sul coperchio di una scatola nella tomba del marchese Yi di Zeng, datata 433 a.C. ca., risalente al periodo degli Stati combattenti. Quasi tutte le case lunari appaiono nelle Primavere e autunni del Signor Lü (Lüshi chunqiu) di Lü Buwei (m. 235 a.C.), una delle prime opere calendariali ben strutturata, nella quale le case lunari servivano a indicare la posizione mensile del Sole e quella culminante delle stelle al crepuscolo e all'alba.
L'ideazione di una nomenclatura sistematica delle stelle
La maggior parte delle stelle menzionate nella letteratura preimperiale è situata lungo la fascia dell'eclittica o dell'equatore. Le costellazioni situate al di là dell'eclittica ‒ del tutto prive d'interesse per poter stabilire la posizione del Sole o della Luna e quindi per la compilazione del calendario ‒ in generale non erano oggetto di osservazione astronomica, a meno che non vi fossero motivi o interessi di altro genere. L'identificazione e la denominazione delle costellazioni presenti nell'intera volta celeste possono avere avuto inizio già all'epoca degli Stati combattenti, ma le loro descrizioni dettagliate comparvero solamente a partire dal periodo Han, allorché si diffuse l'idea di una correlazione tra le posizioni delle stelle nel cielo e le vicende della società sulla Terra.
Il Libro dei funzionari celesti (Tianguan shu) ‒ un capitolo delle Memorie di uno storico (Shiji) di Sima Qian (145-86 a.C. ca.) ‒ è il primo testo in cui sono descritte in modo sistematico le costellazioni (dentro e fuori l'eclittica). Sima Qian era un astronomo di corte, che ottenne la carica di Grande Astronomo (taishi ling) presso la corte dell'imperatore Wu della dinastia Han, realizzando la riforma del calendario. Anche suo padre era stato Grande Astronomo di corte, ed entrambi avevano avuto come maestro l'astronomo Tang Du (attivo nel 120 a.C. ca.), al quale sono attribuiti vari trattati di astronomia e un primo modello di carta stellare. Contemporaneo di Sima Qian e attivo nella riforma del calendario fu anche Louxia Hong, inventore di un tipo di sfera armillare (huntian) usato per determinare la posizione delle stelle. Si può dunque ritenere che Sima Qian fosse dotato di buone conoscenze astronomiche e che la sua descrizione nel Libro dei funzionari celesti rappresenti in modo sufficientemente fedele il cielo cinese nel periodo degli Han anteriori. Il Libro dei funzionari celesti menziona circa novanta costellazioni, tra cui le ventotto case lunari, descrivendo la loro collocazione nel cielo e la loro posizione reciproca, e indicando il numero delle stelle che compongono la costellazione, nonché la luminosità delle stelle. Questo testo suddivide il cielo in cinque Palazzi (gong). Il Palazzo centrale è situato nell'area che circonda il Polo Nord (beiji), il quale simboleggiava la corte imperiale e dunque deteneva la posizione onorifica più alta nella cosmologia cinese, come luogo intorno al quale ruotano con moto giornaliero tutte le altre stelle. L'area circumpolare era dunque costruita come se rappresentasse il palazzo imperiale; le singole stelle prendevano nome dall'imperatore, dall'imperatrice, dalle concubine, dagli eunuchi e dagli altri funzionari di corte. Gli altri quattro palazzi erano costruiti intorno alle quattro stelle cardinali lungo l'eclittica, ed erano denominati Palazzo dell'Est, del Sud, dell'Ovest e del Nord. Ognuno di essi rappresentava una delle quattro stagioni e, a seconda delle stagioni, una residenza temporanea per la corte. Le ventotto case lunari erano divise in quattro gruppi di sette, ciascuno dei quali rappresentava uno dei palazzi situati nei punti cardinali, frequentemente associati a immagini di animali: il Drago azzurro per il Palazzo dell'Est, l'Uccello rosso per il Palazzo del Sud, la Tigre bianca per il Palazzo dell'Ovest e, infine, la Tartaruga nera per il Palazzo del Nord.
Sima Qian affermò che l'esercizio del potere imperiale era simboleggiato dal moto del Moggio del Nord, cioè dell'Orsa Maggiore: "Il Moggio del Nord è il carro di Di, l'imperatore. Esso controlla il mondo muovendosi intorno al centro, separa lo yin-yang e regola le quattro stagioni, mantiene l'equilibrio tra le Cinque fasi [wuxing], governa il movimento degli oggetti celesti e determina i tempi di ogni evoluzione periodica e del calendario. Tutte queste attività sono legate al Moggio del Nord" (Shiji, Tianguan shu). Il cielo era dunque costruito come un impero celeste funzionante esattamente come quello terrestre, e le costellazioni erano chiamate 'funzionari celesti' (tianguan), da cui il titolo del capitolo delle Memorie di uno storico.
Durante il periodo Han alcuni filosofi confuciani, tra i quali Dong Zhongshu (179-104 a.C. ca.), svilupparono l'antica idea delle reciproche influenze tra il cielo e l'uomo, una teoria cosmologica che si basava sulla filosofia dell''interazione tra il cielo e l'uomo' (tianren ganying), la quale successivamente divenne il fondamento per la comprensione e per la spiegazione della Natura, della società e delle loro relazioni. L'astrologia fu notevolmente influenzata da questo modo di comprendere il Cosmo. Per interpretare gli eventi celesti in rapporto a quelli umani era però necessario stabilire un sistema di correlazioni regolari; a tal fine gli astrologi denominarono le costellazioni in modo tale da rappresentare una società celeste esattamente uguale alla società umana. Gli eventi che accadevano in un determinato luogo del cielo potevano essere direttamente tradotti in avvenimenti terreni, in quanto era facilmente identificabile il luogo a esso corrispondente nella società umana.
L'astrologia cinese fu fondamentalmente un''astrologia di Stato' e di prodigi e non sviluppò mai l'analisi dell'oroscopo individuale; era un'astrologia di Stato poiché gli individui, a eccezione degli imperatori, delle regine e di qualche grande funzionario che rappresentava lo Stato, non erano degni di una particolare considerazione rispetto allo Stato medesimo e, inoltre, era un'astrologia di prodigi perché qualsiasi evento celeste 'anomalo' era ritenuto un prodigio, o meglio un presagio. La volta stellata come teatro degli eventi celesti e gli astri e le costellazioni come attori in quel teatro formavano la base delle interpretazioni astrologiche; come abbiamo accennato, il cielo era costruito come uno Stato imperiale, e nei nomi delle stelle si riconosceva la proiezione dell'intero complesso imperiale. Nel cielo si riflettevano, in modo ordinato e armonioso, la corte e la famiglia reale, la burocrazia imperiale e l'amministrazione, i palazzi e i templi, le tombe e gli altari, le botteghe e il mercato, i contadini e i campi, gli eserciti e le armi, la caccia e il raccolto, il traffico e i trasporti, i rituali e le cerimonie, i concetti filosofici e quelli religiosi, i miti e le leggende, gli Stati, le province e finanche la toletta. La famiglia reale e i funzionari imperiali, come detto, erano collocati nell'area del Polo Nord, il luogo più venerato del cielo, mentre i contadini e le guarnigioni militari erano posti nella remota area meridionale, al di sotto dell'orizzonte. Le costellazioni erano organizzate in gruppi che rappresentavano immagini di vita quotidiana e sociale direttamente collegate alle stagioni; così, nel cielo autunnale si coglieva l'immagine del raccolto e in quello invernale quella della caccia. Questi gruppi di costellazioni rendevano dunque esplicita la visione cosmologica cinese di una stretta corrispondenza tra l'Universo e lo Stato.
La creazione di un sistema di costellazioni
Dopo che le idee cosmologiche sulla corrispondenza tra uomo e cielo furono applicate all'astrologia, si assistette a una ricca produzione di opere aventi per oggetto la descrizione e l'interpretazione della volta celeste, compilate sotto forma di testi chiamati 'libri trama' (weishu, a volte indicati come 'scritti apocrifi'), un genere particolare di commento o ampliamento dei 'libri ordito' (jing, i classici). I Classici confuciani erano ritenuti 'libri ordito' e non potevano quindi essere modificati, mentre le loro interpretazioni, basate su idee filosofiche e cosmologiche nuove o più recenti, erano detti 'libri trama'. L'intreccio di 'ordito' e 'trama' formava lo schema generale delle conoscenze sul Cosmo e sull'uomo. Un gran numero di 'libri trama', per la maggior parte di astrologia, fu prodotto alla fine del periodo Han anteriore (206 a.C.-9 d.C.); in essi si spiegava il controllo esercitato da stelle e costellazioni sui vari aspetti del mondo terreno, il significato e la funzione di ogni costellazione, che poteva essere interpretata soltanto prendendo in esame gli elementi ai quali essa presiedeva nel contesto astrologico. Naturalmente, durante gli Han anteriori e posteriori, cioè tra il 206 a.C. e il 220 d.C., molte furono le interpretazioni del cielo e ogni astrologo adottava o costruiva, in base alle proprie esigenze, diversi sistemi di costellazioni. Zhang Heng, famoso astronomo dell'epoca degli Han posteriori, nel suo testo Costituzione spirituale (Lingxian), affermava che vi erano 124 costellazioni di stelle luminose e più di 320 costellazioni avevano un nome; esse comprendevano in tutto 2500 stelle, escluse 'quelle conosciute dai marinai'. Questo rivela come durante il periodo Han fossero già descritti diversi sistemi di costellazioni, dal momento che il numero di stelle menzionato da Zhang Heng risulta di gran lunga maggiore rispetto a quello delle stelle note del cielo cinese tradizionale.
Il cielo cinese tradizionale fu stabilito da Chen Zhuo, un astronomo del periodo dei Tre Regni (220-280 d.C.), che integrò le costellazioni di tre scuole astronomiche (quelle di Shi Shenfu, Gan De e Wu Xian) per formare un quadro completo del cielo. Anche se questi tre maestri vissero prima della dinastia Qin ‒ Shi Shenfu e Gan De nel periodo degli Stati combattenti (480-221), mentre Wu Xian era un mitico astronomo della dinastia Shang (XVIII-XI sec. a.C.) ‒ i testi loro attribuiti riflettono chiaramente le conoscenze astronomiche del periodo Han e le tre 'scuole' vanno quindi intese come tre linee di discendenza della tradizione astronomica Han. Le costellazioni di Shi Shenfu corrispondono per la maggior parte a quelle del Libro dei funzionari celesti. Un catalogo di stelle conservatosi in un testo astrologico Tang (618-907), il Canone di divinazione dell'era Kaiyuan (Kaiyuan zhanjing), conteneva le coordinate equatoriali delle principali stelle delle costellazioni di Shi Shenfu. Studi del catalogo hanno dimostrato che le misurazioni furono effettuate nel I sec. a.C., un periodo d'intensa attività astronomica in vista della riforma del calendario. Si può ragionevolmente concludere che l'identificazione delle costellazioni di Shi Shenfu sia stata ultimata durante il periodo degli Han anteriori, mentre le costellazioni di Gan De e di Wu Xian consistevano principalmente di stelle poco visibili, tanto che la loro posizione poteva essere descritta soltanto rispetto alle luminose costellazioni di Shi Shenfu. Anche i loro nomi confermano questa ipotesi, visto che molti di essi derivano chiaramente dalle descrizioni contenute nel Libro dei funzionari celesti, o riflettono in modo evidente il panorama sociale e filosofico del periodo Han. È chiaro quindi che queste costellazioni furono identificate durante il periodo Han e servirono come base per la definizione del cielo cinese tradizionale da parte di Chen Zhuo. Questi nella sua opera usò 92 costellazioni di Shi Shenfu, 118 di Gan De e 44 di Wu Xian, e le unì alle ventotto case lunari e a un'altra stella chiamata shenggong (ζ Scorpii), nella casa lunare xin (Scorpione); il numero di costellazioni nel cielo cinese fu così di 283, per un totale di 1464 stelle. Questo è il cosiddetto cielo cinese tradizionale.
Le mappe stellari
Durante il periodo Han l'elaborazione di mappe stellari fu molto intensa. Una delle teorie cosmografiche del tempo, il Gaitian, presentava il cielo come una copertura circolare posta al di sopra della Terra; la Stella polare, le ventotto case lunari e le altre costellazioni erano tracciate entro un cerchio, in modo da produrre una sorta di mappa stellare planisferica. Nelle tombe antiche sono state scoperte mappe stellari di questo tipo, come quella rinvenuta a Xi'an sul soffitto di una tomba del periodo Han anteriore; in essa le ventotto case lunari sono tracciate in una fascia circolare rappresentante la fascia equatoriale, e sui punti che indicano le stelle sono disegnate immagini di animali e altre figure che simboleggiano il significato astrologico delle varie case; in particolare, la stella 'Fuoco' (Antares) è dipinta in rosso. L'altra teoria astronomica del periodo Han, lo Huntian, presentava il cielo come un globo. Gli astronomi della scuola Huntian costruirono la sfera armillare per misurare le posizioni delle stelle e riportarono poi queste posizioni su un globo che riproduceva quello celeste (hunxiang), creando così una mappa sferica del cielo; nessun esempio di mappe di questo tipo si è conservato sino ai nostri giorni. La più antica mappa dell'intero cielo cinese risale al periodo Tang (618-907) ed è stata trovata tra i manoscritti di Dunhuang, scoperti all'inizio del secolo scorso all'interno di grotte buddhiste del Gansu. Essa comprende l'area della Stella polare e dodici segmenti orari del cielo, cioè metà dell'escursione in longitudine (180°). Anche se questa mappa non è una proiezione accurata del cielo stellato, in essa sono presenti tutte le costellazioni cinesi, tracciate in bianco, nero e giallo, ed è possibile distinguere le costellazioni introdotte da ciascuna delle tre scuole astronomiche in base al colore delle stelle.
Un notevole sviluppo nella tecnica costruttiva delle sfere armillari si ebbe a partire dalla dinastia Tang, e ciò contribuì a rendere sempre più accurata l'osservazione della posizione delle stelle. Durante il periodo Song (960-1279) si effettuarono osservazioni su vasta scala e si produssero cataloghi di stelle e mappe stellari particolarmente accurati; una di queste mappe è la famosa Carta astronomica di Suzhou (Suzhou tianwen tu), incisa su una stele conservata ancor oggi nel tempio confuciano di Suzhou. Tutte le costellazioni sono tracciate su un'ampia mappa circolare e la posizione delle stelle appare piuttosto precisa. L'accuratezza nell'osservazione delle stelle migliorò progressivamente, ma il tradizionale cielo cinese ‒ ossia il sistema di denominazione delle stelle e la loro collocazione relativa nel cielo ‒ rimase virtualmente immutato fino alla fine della dinastia Ming (1368-1644), quando a esso furono aggiunte nuove costellazioni dell'area del Polo Sud, introdotte in Cina dai missionari gesuiti nel tardo XVI secolo.
di Huang Yi-Long
La storia dell'astronomia e, insieme, dell'astrologia cinese è antica quanto la storia stessa della Cina; infatti, i compiti degli antichi astronomi cinesi comprendevano, accanto all'osservazione del cielo e al calcolo del calendario, anche la predizione del futuro attraverso l'astrologia, la scelta dei giorni fausti e infausti, e il fengshui (lett. 'vento e acqua'), la geomanzia; il loro scopo principale era, in definitiva, ottenere una migliore conoscenza dei voleri del Cielo e una risposta agli interrogativi degli uomini. Il sostegno e il controllo da parte del governo centrale a partire dalla dinastia Han possono aver rappresentato un'importante spinta all'istituzionalizzazione dell'astronomia in Cina. Inoltre, l'astrologia e la struttura del calendario del periodo Han modellarono la successiva astronomia cinese almeno fino al XVII secolo. Molti sono gli antichi monumenti e i manufatti collegati all'astronomia; per esempio, i manufatti scoperti in una delle famose tombe Han a Mawangdui (vicino Changsha) comprendono una raffigurazione di diciotto diverse comete dipinte nel IV sec. a.C. e un'opera di astronomia che registra i movimenti di alcuni pianeti dal 246 al 179 a.C. Sono inoltre disponibili numerose mappe stellari, gnomoni, clessidre, sfere armillari, globi celesti e testi sul calendario.
Gli antichi astronomi cinesi disegnavano tutte le stelle visibili all'interno di un cerchio con la Stella polare al centro (il cerchio è l'analogo di ciò che in Occidente si chiamò 'eclittica'); dividevano ulteriormente questo cerchio in dodici settori uguali (corrispondenti, come principio, ai dodici settori zodiacali dell'Occidente) chiamati fen ('regni', lett. 'sezioni') o ye ('stati', lett. 'campi'), che corrispondevano alle diverse regioni dell'Impero cinese, talché in quasi tutte le cronache locali cinesi c'è una descrizione del fen e dello ye corrispondenti al distretto o alla prefettura a cui si riferisce il testo. Essi inoltre dividevano ulteriormente il cerchio in ventotto settori disuguali chiamati xiu ('case lunari') che avevano differenti significati simbolici; per esempio, la casa lunare wei* (Stomaco) era collegata al fienile e al cibo e la casa lunare zhen (Carro) alle spedizioni militari. Oltre alle ventotto case lunari, c'erano anche tre yuan ('recinti') che avevano un importante significato astrologico. Il 'Recinto della sottigliezza purpurea' (ziwei yuan) si trovava nella regione circumpolare ed era racchiuso da due catene stellari che simboleggiavano i muri della Città proibita; le stelle e i corpi celesti racchiusi in esso prendevano il nome dell'imperatore, dell'imperatrice, delle concubine imperiali, del principe della corona e di alcuni funzionari di alto rango. Il 'Recinto della grande sottigliezza' (taiwei yuan) e il 'Recinto del mercato celeste' (tianshi yuan) si trovavano invece vicino all'eclittica; il primo racchiudeva ancora stelle che assumevano i nomi di imperatore, funzionari di alto rango e generali e il secondo comprendeva stelle che rappresentavano le diverse regioni dell'Impero e le diverse attività economiche della società.
Già due millenni fa era invalsa la credenza che i fenomeni celesti fossero strettamente correlati alla società e alla classe dominante. A differenza dell'astrologia occidentale degli oroscopi, nell'astrologia tradizionale cinese non vi era alcun posto per i singoli individui, che potevano ricorrere ad altri metodi divinatori per la predizione del futuro. La stessa denominazione delle stelle e dei corpi celesti, che nella cultura cinese sono, come si è detto, la proiezione della classe dirigente, delle organizzazioni governative e delle aree geografiche dell'Impero cinese, riflette in maniera molto chiara tale impostazione astrologica.
Il Trattato sui segni celesti (Tianwen zhi) della Storia della dinastia Jin (Jinshu, 648) costituisce un ottimo esempio per comprendere come l'astronomia tradizionale cinese associasse i fenomeni celesti all'organizzazione sociale. Per esempio, l'interpretazione delle stelle di Orione era la seguente:
Le dieci stelle della casa lunare shen (in Orione) […] governano [tutto] il taglio e la sarchiatura, e formano anche uno degli obiettivi del cielo, dato che governano la pena capitale. Governano anche tutto quanto riguardi le bilance e le stadere, che sono i simboli della giustizia. Governano anche le fortezze di frontiera e le nove lingue straniere. Per questo lo scintillio delle stelle di shen è un evento indesiderato. Le stelle di shen formano il corpo dell'Animale bianco (cioè la Tigre bianca); le tre stelle al centro, disposte su una linea orizzontale, rappresentano i tre Generali. La stella a nord-est è la 'spalla' sinistra che governa il Generale della sinistra mentre la stella a nord-ovest forma la 'spalla' destra e governa il Generale della destra. La stella a sud-est è il 'piede' sinistro e governa il Generale delle retrovie, mentre la stella del sud-ovest è il 'piede' destro e governa il Generale dei fianchi. Da questo deriva la divinazione che riguarda i sette Generali. Le tre stelle al centro sono conosciute come fa [punizioni], il Comandante di guarnigione del cielo […] Quando tutti i sette Generali di shen sono luminosi e grandi vuol dire che i soldati dell'Impero sono ben addestrati. Quando il regno del sovrano è corrotto queste stelle emetteranno probabilmente dei fasci luminosi appuntiti. Se le stelle fa avranno la stessa luminosità di shen allora vorrà dire che i grandi funzionari saranno coinvolti in alcune cospirazioni e vi saranno delle rivolte militari. Se le stelle shen perdono il loro colore è un presagio che annuncia la disfatta e la rovina di un esercito. Quando le stelle shen sembrano punti, scintillano e brillano, esse annunciano che ci saranno emergenze alle frontiere e che i soldati dovranno affrontare un servizio attivo; questo significa anche che ci saranno delle esecuzioni capitali. Lo spostamento delle stelle shen, dalla posizione normale, annuncia che un ospite si ribellerà contro il padrone di casa […] ogni dislocazione delle stelle di shen è presagio di una rivoluzione dei principi o dei ministri. (Ho Peng-Yoke 1966, pp. 102-103)
La ripetizione della parola 'anche', nel testo citato, lascia spazio a diverse interpretazioni di un dato segno; l'ampia libertà d'interpretazione e la vaghezza delle affermazioni permettevano di accrescere l'affidabilità dell'astrologia agli occhi dei suoi seguaci.
L'imperatore cinese, che era considerato come il figlio del Cielo, in quanto riceveva il 'mandato' per governare direttamente dal Cielo (entità suprema dell'ordine cosmico), ha un ruolo importante nell'astrologia cinese. Le eclissi solari e vari altri fenomeni che riguardavano il Sole erano messaggi diretti specificatamente a lui. Durante la dinastia Han, le eclissi solari, considerate un segno di cattiva amministrazione, ricevettero maggiore attenzione che in altri periodi, probabilmente perché, durante le dinastie successive, le eclissi divennero maggiormente prevedibili. L'imperatore doveva in genere promulgare un editto di autocritica; doveva inoltre chiedere consiglio e quindi invitava esperti e saggi per ricevere indicazioni. Le eclissi solari divennero anche un pretesto nelle lotte di potere e a causa del verificarsi di questi fenomeni diversi primi ministri furono rimossi dal loro incarico (Hanshu, 99). Gli eventi celesti erano anche usati per giustificare la legittimità dell'imperatore; per esempio, durante il periodo dei Tre Regni la Cina era divisa in tre parti. L'imperatore del regno di Wei chiese una volta al suo subordinato Huang Quan quale dei tre regni fosse legittimo; Huang Quan suggerì che il solo modo per saperlo era quello di osservare i fenomeni celesti e giunse alla conclusione che Wei doveva essere considerato il regno legittimo visto che il suo sovrano era morto proprio dopo che si era verificato un evento celeste sfavorevole. Nel 419 una grande cometa apparve nel cielo e rimase visibile per più di otto giorni. L'imperatore dei Wei settentrionali (386-534) ne fu grandemente turbato, chiamò pertanto studiosi e astrologi e chiese loro d'interpretare quale dei regni in cui la Cina era divisa a quel tempo fosse stato il responsabile di un fenomeno così infausto. Un famoso astrologo, Cui Hao (381-450), interpretò l'evento come presagio di una futura usurpazione del trono dei Jin orientali (317-420); dopo meno di due anni Liu Yu prese il potere fondando la dinastia Liu Song e Cui Hao si guadagnò così la stima dell'imperatore (Weishu, 35). Per poter raggiungere il successo come astrologo Cui Hao ebbe bisogno, naturalmente, tanto di fortuna quanto di notevole sensibilità politica.
Il Canone di divinazione dell'era Kaiyuan (Kaiyuan zhanjing), redatto da Qutan Xida (Gotama Siddhārtha) nella prima metà dell'VIII sec., è probabilmente la più completa enciclopedia di astrologia cinese pervenutaci. Il nonno di Gotama era un monaco proveniente dall'India, e per tre generazioni, a partire dal padre di Gotama, un membro della famiglia ricoprì la carica di Astronomo imperiale. Furono loro a introdurre in Cina la matematica e l'astronomia indiane. L'enciclopedia comprende 120 capitoli nei quali si affrontano le interpretazioni astrologiche di fenomeni relativi al Sole, alla Luna, ai cinque pianeti allora conosciuti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno), alle meteore, alle variabili, alle comete e ad anomalie naturali. L'autore riporta informazioni ricavate da più di settanta opere precedenti, per la maggior parte andate perdute.
Secondo calcoli recenti, sono più di diecimila le registrazioni di eventi astronomici presenti nelle fonti letterarie dell'antica Cina, comprese le macchie solari, le eclissi, le occultazioni lunari, le novae e le supernovae, le comete, le piogge di meteoriti, le meteore, i movimenti planetari e lunari, ecc.; queste registrazioni riportate nella letteratura ufficiale erano, di solito, significative dal punto di vista astrologico, ma erano anche manipolate da parte degli astronomi e degli storici di corte. Una collezione di dati così dettagliata si è dimostrata a volte d'incommensurabile valore per gli astronomi e i sismologi moderni, per esempio negli studi riguardanti esplosioni di stelle, comete o certe particolarità della costituzione interna della Terra. Molti degli studi sulla storia dell'astronomia cinese sono stati dedicati principalmente ai suoi aspetti tecnici, tuttavia la caratteristica precipua dell'astronomia dell'antica Cina consisteva nell'essere destinata soprattutto a compiere pronostici sui destini dei sovrani e degli Stati, e faceva quindi parte della cosiddetta 'astrologia di Stato'. Gli astrologi imperiali erano coinvolti persino nelle azioni militari. Per esempio, quando l'imperatore Zhenzong (che regnò dal 998 al 1022) della dinastia Song settentrionale si mise alla testa dei suoi eserciti per affrontare la tribù nomade settentrionale dei Qidan (una popolazione protomongola), un astronomo che lo accompagnava gli riferì che c'era un alone giallo intorno al Sole e spiegò al sovrano che questo fenomeno poteva essere interpretato come il segno di una riconciliazione fra i due paesi; poco dopo fu firmato un trattato di pace. Non è noto se il rapporto dell'astronomo esercitò qualche influenza sulla decisione dell'imperatore, ma da questo episodio, e da altri simili, si deduce comunque che gli astronomi fungevano da consiglieri durante le guerre. Quando l'imperatore dei Jin Hailing Wang (1149-1160) tentò nel 1160 d'invadere il territorio della dinastia Song chiese al suo astronomo Ma Guizhong quali fossero le indicazioni del cielo; l'astronomo s'impegnò nello studio dei più recenti eventi astronomici per elaborare le sue interpretazioni. All'inizio della dinastia Ming (1368-1644), l'imperatore Zhu Yuanzhang, salito al trono con il nome di Hongwu, sempre sulla base d'interpretazioni astrologiche, inviò messaggi ai suoi generali di stanza al confine per metterli in guardia contro possibili invasioni nemiche (Ming shilu, 99, 146); nel 1383, a seguito di altri fenomeni celesti legati alla Luna, egli arrivò persino a inviare diverse centinaia di soldati nelle aree settentrionali per prevenire le minacciose invasioni mongole (ibidem, 152).
Dal tardo VII sec. l'astrologia indiana fu introdotta in Cina attraverso i monaci tantrici e alcuni studiosi esperti del calendario; per esempio, le stelle immaginarie indiane luohou (Rāhu) e jidu (Ketu) furono inserite nella preparazione del calendario cinese e nelle divinazioni (l'astrologia indiana giunse anche in Giappone, dove influenzò la locale scuola astrologica). Anche l'introduzione in Cina dell'astrologia degli oroscopi individuali avvenne grazie ai contatti con l'India, soprattutto nel periodo Tang (618-907); tuttavia, non ebbe mai un ruolo di primo piano nell'astronomia ufficiale o nei metodi tradizionali di divinazione privata.
La forte interazione fra astrologia e società nella Cina tradizionale è riscontrabile anche nel verificarsi di due rari fenomeni celesti; il primo è la congiunzione dei cinque pianeti, l'evento più positivo nell'astrologia cinese, in quanto annunciava che qualcuno avrebbe unito il mondo, che il saggio sarebbe stato celebrato e i 'grandi uomini che cambiano i regni' avrebbero controllato la Terra (Huang Yi-Long 1990); il secondo è il transito di Marte nella casa lunare xin (Cuore, nella costellazione dello Scorpione), considerato l'evento più infausto. Calcolando la posizione dei cinque pianeti fra il 1000 a.C. e il 2000 d.C. si scopre che durante questo periodo vi sono state in totale 27 congiunzioni, cinque visibili a occhio nudo entro un cerchio di 30° di diametro; in breve, la congiunzione di questo tipo dei cinque pianeti osservabili si era verificata in media meno di una volta a secolo. Se si considerano le congiunzioni a distanza minore di 30°, la frequenza di questo fenomeno diminuisce ulteriormente; infatti, soltanto quattro di esse presentano una distanza minore di 10° tra i vari pianeti. Le due congiunzioni dei cinque pianeti più importanti e facilmente osservabili durante gli ultimi tremila anni sono avvenute nel 185 a.C. e nel 710 d.C., entrambe di lunga durata e con distanze minime minori di 10°; esse, inoltre, hanno una particolare rilevanza in quanto nella storia cinese sono state tradizionalmente associate a due importanti cambiamenti al vertice dello Stato, cioè la presa del potere con metodi assai discutibili da parte, rispettivamente, dell'imperatrice Lü Zhi (187-180 a.C.) nell'Impero Han e di Wei, moglie dell'imperatore Li Xian della dinastia Tang. Nonostante queste due congiunzioni siano state così importanti, di esse non è rimasta traccia in alcun documento scritto. Eventi simili, con condizioni meno soddisfacenti, o addirittura casi in cui i cinque pianeti non potevano neppure essere visti contemporaneamente nel cielo a causa dell'interferenza della luce solare, furono sempre registrati e annotati, perché considerati prodigi estremamente fausti. La mancanza di testimonianze scritte, per questi due casi, è probabilmente imputabile al tipo d'interpretazione che l'astrologia cinese forniva in queste circostanze, e cioè che la congiunzione dei cinque pianeti fosse segno di un sovrano saggio e di un cambio di dinastia, mentre le imperatrici Lü e Wei furono giudicate dalla storiografia successiva come sovrane senza alcuna virtù. È possibile che per evitare l'imbarazzo di spiegare questa anomalia, gli storici, responsabili della compilazione dei testi ufficiali, abbiano semplicemente trascurato di citare le due congiunzioni.
Il fenomeno celeste più infausto nell'astrologia cinese è il transito di Marte nella casa lunare xin, che predice la caduta del Primo ministro o la morte dell'imperatore. Secondo il Trattato sui segni celesti (Tianwen zhi) della Storia della dinastia Han [anteriore] (Hanshu), il raro evento si verificò nella primavera del 7 a.C. Il 27 marzo il Primo ministro Zhai Fangjin (m. 7 a.C.), che aveva anche la responsabilità di presentare i rapporti astrologici, si uccise su richiesta dell'imperatore Liu Ao (52-7 a.C., salito al trono nel 32 a.C. con il nome di Chengdi). L'imperatore era stato spaventato dalle interpretazioni dei fenomeni celesti, e quindi aveva sperato di poter salvare la propria vita, ordinando la morte del Primo ministro; egli però, pur in buona salute, non riuscì a evitare il destino avverso e morì improvvisamente il 17 aprile. Tuttavia, secondo i nostri calcoli, nel 7 a.C. un tale evento astrale non si verificò; Marte si trovava, infatti, nella costellazione della Vergine all'inizio di febbraio e il passaggio in quella dello Scorpione si ebbe soltanto nel tardo agosto e nei primi giorni di settembre, con un transito diretto. Se ne conclude che questa registrazione dell'infausto evento celeste fu creata ad arte dagli astronomi imperiali; in realtà il transito di Marte fu probabilmente visibile per alcune notti, e tutti avrebbero potuto quindi osservare il fenomeno, sia pure apparso all'improvviso e durato per un intervallo di tempo assai breve, ma pochi avrebbero potuto o voluto mettere in dubbio il rapporto degli astronomi.
La lotta politica fra le famiglie Wang e Zhai offre una spiegazione alla registrazione di questo falso presagio: dopo la morte dell'imperatore Liu Ao, infatti, la famiglia Wang conquistò il potere; successivamente Wang Mang arrivò a rovesciare la dinastia Han e a fondare la dinastia Xin (9-23). Non vi sono prove dirette per sapere chi fece uso di questo falso rapporto astronomico per far cadere Zhai o quale fu la causa della morte dell'imperatore Liu Ao; tuttavia è noto dalla letteratura che Wang Mang avvelenò Liu Che, l'imperatore fanciullo, prima di fondare la nuova dinastia, ed è anche noto che il primo a raccogliere un esercito per ribellarsi contro il governo di Wang Mang fu il figlio di Zhai Fangjin, che voleva vendicare il padre e l'imperatore. Ci sono buone ragioni per sospettare che Wang Mang e la sua famiglia fossero i responsabili delle morti di Zhai Fangjin e Liu Ao. Sulla base del caso appena citato, se si analizzano, alla luce della moderna astronomia, gli altri 22 riferimenti al 'transito di Marte nella casa lunare xin' contenuti nelle storie ufficiali, si scopre che 16 di questi dovrebbero essere falsi, ma che altri 40 casi, verificatisi a partire dalla dinastia degli Han anteriori, non furono mai registrati; probabilmente gli antichi astronomi, allo scopo di tutelare la validità dell'astrologia divinatoria, falsificarono le registrazioni di quei transiti per i quali mancava l'occorrenza contemporanea di infausti avvenimenti riconducibili a essi. Inoltre, analizzando da un punto di vista linguistico il resoconto di questi eventi astrologici, si osserva che gli astronomi dell'antica Cina si limitavano a riportare quanto accaduto, e aggiungevano semplicemente alcune descrizioni più concrete nei libri di astrologia, così da rendere più duttile l'interpretazione astrologica. Grazie a registrazioni false ed espressioni ambigue, la credibilità dell'astrologia era accresciuta agli occhi dei praticanti; questo fattore ha facilitato la diffusione dell'astrologia nell'antica società cinese, facendone una componente essenziale dell'astronomia tradizionale.
Mentre la maggior parte delle annotazioni astronomiche cinesi è autentica, alcune registrazioni dell'antica letteratura cinese sul transito di Marte nella costellazione dello Scorpione (compresa quella del 7 a.C.) furono fabbricate ad arte proprio per l'importante implicazione astrologica che questo evento assumeva; al contrario, le due congiunzioni dei cinque pianeti ricordate in precedenza furono deliberatamente cancellate dagli storici successivi, in gran parte maschi, probabilmente a causa dell'evidente contraddizione fra le implicazioni astrologiche del fenomeno e la loro valenza ideologica e storica.
di Chen Meidong
La compilazione del calendario, la componente più importante dell'astronomia cinese, ha una lunga storia di continui miglioramenti, di crescente complessità e di sempre maggior accuratezza. Nei calendari cinesi, giorni, mesi e anni erano raggruppati in periodi tali da adattarli al ritmo della vita sociale e delle occupazioni quotidiane della popolazione; ma vi si trovavano anche le posizioni del Sole, della Luna e dei cinque pianeti visibili, le previsioni di eclissi di Sole e di Luna, la lunghezza dell'ombra dello gnomone a mezzogiorno, riportata giorno per giorno, e la durata del giorno e della notte. Se alcuni di questi elementi riguardavano la vita e l'attività lavorativa della gente, il contenuto astronomico dei calendari rispecchiava però soprattutto il desiderio dei governanti di conoscere in anticipo certi fenomeni celesti, come le eclissi e il moto della Luna e dei pianeti. Si pensava che questi fenomeni avessero a che fare con le questioni terrene, una concezione che doveva radicarsi e allargarsi fino a includere l'ascesa e la caduta degli Stati e la buona oppure l'avversa fortuna degli imperatori; sotto l'influenza di queste credenze, il calcolo delle eclissi solari e lunari divenne un elemento essenziale dei calendari, assieme a quello di stabilire i giorni in cui svolgere determinate attività: l'interesse per le eclissi risale almeno al periodo Shang (XVIII-XI sec. a.C.), quello per il moto della Luna e dei pianeti all'epoca della dinastia Zhou (XI sec.-221 a.C.). Il contenuto degli antichi calendari cinesi è quindi molto simile a quello degli almanacchi astronomici dei tempi moderni. Di generazione in generazione gli astronomi cinesi si sforzarono incessantemente di migliorare il livello dei calendari, anche perché essi costituivano uno strumento che permetteva ai governanti di esercitare la loro autorità.
Intorno al 2400 a.C. gli antichi Cinesi cominciarono ad applicare il metodo dell'osservazione del sorgere di Antares (α Scorpii) al crepuscolo all'orizzonte orientale come segnale dell'arrivo della primavera e dell'inizio dell'anno, inaugurando in tal modo l'epoca dell'annuncio delle stagioni sulla base dell'osservazione di fenomeni celesti. I progressi in questo campo sono testimoniati dalle Regole di Yao (Yaodian) del Classico dei documenti (Shujing), un antico libro cinese scritto quattro secoli dopo, secondo il quale l'osservazione al meridiano e al crepuscolo di niao (α Hydrae), huo (α Scorpii), xu (β Aquarii) e mao (β Tauri) serviva a stabilire rispettivamente il punto di mezzo e d'inizio della primavera, dell'estate, dell'autunno e dell'inverno (v. sopra, par. 3). All'epoca Shang si cominciò a determinare il solstizio d'inverno mediante la misurazione dell'ombra dello gnomone; risalgono quindi al più tardi a quest'epoca la definizione di mese come periodo delle fasi lunari e la suddivisione del calendario in dodici mesi, con mesi di 30 e di 29 giorni (per adattarsi alla durata effettiva, di circa 29 giorni e mezzo, del mese lunare); i mesi lunghi erano talvolta raggruppati uno dopo l'altro. Si faceva anche uso di mesi intercalari per accordare la durata dell'anno tropico (il periodo che intercorre tra due passaggi successivi del Sole al solstizio d'inverno) con quella della serie annuale dei mesi lunari; l'origine del tradizionale calendario lunisolare cinese risale perciò a quest'epoca. Non si trattava però di un calendario regolare, e occorreva quindi ricorrere a osservazioni costanti per poterlo adattare agli usi civili.
Nel periodo delle Primavere e autunni (770-481) fecero la loro comparsa calendari regolari, ossia calendari nei quali erano date esplicitamente la durata di un anno tropico e quella di un mese lunare, e che si basavano su questi dati per calcolare anni, mesi, il primo giorno del mese lunare (il giorno in cui Sole e Luna si trovano alla stessa longitudine) e mesi intercalari. Durante i duemila anni e oltre che intercorrono tra questo periodo e l'avvento della dinastia Ming (1368-1644) si assiste alla pubblicazione di più di trenta calendari ufficiali. A parte alcuni casi dovuti al cambiamento di dinastia, il motivo principale di modifiche così frequenti consiste nel fatto che i calcoli basati su calendari precedenti non corrispondevano ai fenomeni celesti effettivamente osservati. Siccome i calendari in uso non erano soddisfacenti, il moto del Sole, della Luna e dei cinque pianeti era oggetto di continue osservazioni e studi, in base ai quali i vecchi calendari erano riesaminati, se ne trovavano gli errori, ed erano infine sostituiti dai nuovi calendari. Le osservazioni diventarono sempre più accurate e prolungate, e fu sviluppata un'attività sistematica basata sul confronto fra i calcoli matematici e i fenomeni celesti effettivamente osservati. Si ottennero in tal modo dati sempre più precisi: i dati riportati negli antichi calendari cinesi riguardano almeno 33 differenti fenomeni astronomici. Inoltre, furono compilate tavole per diversi fenomeni astronomici. Tutte queste conoscenze servivano a effettuare calcoli come quelli per la determinazione del primo giorno di ogni mese, dei mesi intercalari, dei 24 periodi solari quindicinali detti qi e delle eclissi di Luna e di Sole, che andavano a formare l'almanacco in uso tra la popolazione. Dall'inizio del XVII sec. si diffusero in Cina prima l'astronomia classica occidentale e quindi l'astronomia moderna, e i calendari occidentali sostituirono gradualmente quelli cinesi tradizionali.
Verso la costituzione di un'astronomia matematica
Lo sviluppo di metodi matematici e di algoritmi di calcolo sempre più precisi per elaborare i dati astronomici portò alla creazione di un'astronomia matematica, vale a dire un'astronomia basata su osservazioni accurate e caratterizzata da calcoli eseguiti con metodi di tipo algebrico, particolarmente adatta per compilare calendari. Innanzi tutto furono messi a punto metodi d'interpolazione, ossia metodi per calcolare valori astronomici relativi a un istante per il quale non si abbia alcun dato ma che sia compreso in un intervallo di tempo per il quale si abbiano dati. Tali metodi si basano quindi sull'uso di tavole astronomiche e considerano le variazioni giornaliere, o lungo altri periodi di tempo, di un dato valore astronomico: il primo passo da compiere consiste nel raccogliere i dati disponibili per l'anzidetto intervallo di tempo in una tabella ordinata.
Fu adoperata dapprima l'interpolazione lineare, ossia il metodo più semplice, in cui la variazione è considerata uniforme. Nel 604 d.C. Liu Zhuo (544-608) introdusse il metodo dell''interpolazione quadratica', che usò per compilare tavole per compensare il moto irregolare del Sole, tavole per le latitudini celesti della Luna e altre; egli fu indotto a ideare questo metodo perché s'era accorto che, come per il moto del Sole, la variazione dei valori astronomici in una data regione non era uniforme, ma obbediva alla cosiddetta 'regola dell'accelerazione costante', che si esprime con una regola e una curva quadratica. Il metodo dell'interpolazione quadratica, con intervalli di lunghezza pari alla lunghezza media degli intervalli di misurazione, si prestava molto meglio di quello lineare per descrivere le molte variazioni di dati astronomici governate, almeno in prima approssimazione, dalla legge dell'accelerazione costante. Un perfezionamento di questo metodo è dovuto a Yixing (673-727). Per compilare le sue tavole usate per compensare il moto irregolare del Sole e della Luna e quelle delle eclissi nei 24 punti che determinano i periodi solari quindicinali qi (i quali non hanno durata fissa), Yixing, basandosi sul metodo di Liu Zhuo, ideò il metodo dell'interpolazione con intervalli di lunghezze diverse, risolvendo in tal modo il problema di descrivere correttamente le diverse variazioni; da un punto di vista matematico il metodo di Liu Zhuo risulta un caso particolare di quello di Yixing. Entrambi i metodi esercitarono una notevole influenza sui calendari delle generazioni seguenti, fino a entrare nella consuetudine. Tuttavia, per alcuni valori astronomici, quali, per esempio, la compensazione del moto irregolare dei cinque pianeti e le latitudini celesti della Luna, le variazioni non potevano essere descritte soddisfacentemente supponendo che obbedissero a un'accelerazione costante e quindi ricorrendo a una legge quadratica; si andò allora alla ricerca di metodi alternativi. Wang Xun (1235-1281) e Guo Shoujing (1231-1316) introdussero così nel 1281 l'interpolazione 'cubica', analoga a quella quadratica, salvo che per il ricorso a una legge di variazione cubica (ossia, in termini moderni, espressa da un'equazione di terzo grado), anziché quadratica (equazione di secondo grado).
Un'altra famiglia di metodi usata per un lungo periodo a partire da Liu Zhuo per studiare le variazioni giornaliere, in gradi, di certe grandezze astronomiche ‒ come la velocità di spostamento verso ovest di alcuni pianeti ‒ è quella basata sulla costruzione di una progressione aritmetica.
Questo tipo di metodi era applicato anche per trasformare le coordinate eclitticali della Luna in coordinate equatoriali oppure misurate lungo l'orbita, e viceversa, o per calcolare la lunghezza del giorno e della notte nei 24 periodi solari quindicinali. In calcoli di questo genere Liu Hong (140-206 ca.) usò correttamente la formula che dà la somma di una progressione aritmetica. Infine, una nuova strada fu aperta da Cao Shiwei, il quale, nel Calendario Futian (Futian li, 780 d.C. ca.), presentò una formula quadratica per la compensazione del moto del Sole, aprendo così nuove prospettive per sviluppi futuri. Nell'892 Bian Gang migliorò la formula di Cao Shiwei e l'estese alla trasformazione tra coordinate eclittiche ed equatoriali, al calcolo della latitudine celeste della Luna, al calcolo dello shicha (valore di compensazione per il periodo tra l'inizio di un'eclissi solare e il mezzogiorno locale) e alla compensazione nei dati riguardanti le eclissi per errori dovuti alla parallasse. Il maggiore contributo di Bian Gang è peraltro la formula cubica per calcolare la lunghezza dell'ombra dello gnomone e di quarto grado per calcolare la latitudine apparente del Sole e la durata del giorno e della notte; furono i suoi lavori a conferire prestigio a queste formule e a far sì che in seguito esse fossero usate in quasi tutti i calendari. Tra questi ultimi, il Calendario Mingtian (1064) di Zhou Zong è quello che ne fa maggior uso; inoltre, Zhou Zong inventò anche una formula di quinto grado per calcolare la lunghezza dell'ombra dello gnomone, che è la formula di ordine più alto mai adottata nei calendari cinesi. La forma fondamentale di queste formule di grado più alto è: A=a+bM+cM2+ +dM3+eM4+fM5, dove A indica il valore astronomico da determinare, M il valore (in unità di tempo o in gradi) relativo al fenomeno e a, b, c, d, e, f sono opportuni coefficienti. L'uso di queste formule sostituì in varia misura il metodo tradizionale, piuttosto complicato, che cominciava con la compilazione di tavole e proseguiva poi con l'interpolazione: l'accuratezza dei risultati è praticamente la stessa, ma il metodo con le formule menzionate è più matematico e più teorico, superiore quindi al metodo tradizionale, che ha un carattere empirico e dipende dalle osservazioni.
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