La scienza in Cina: dai Qin-Han ai Tang. Lo studio della lingua: l'unificazione della scrittura e i dizionari
Lo studio della lingua: l'unificazione della scrittura e i dizionari
Per dizionario s'intende la raccolta di unità significanti di una lingua, corredata d'informazioni relative al senso e all'uso di ciascun lemma. I libri che raccoglievano i caratteri cinesi appartenenti alla tradizione ufficiale o letteraria, composti nel periodo compreso tra l'epoca Qin-Han (221 a.C.-220 d.C.) e quella Tang (618-907), non erano dizionari della lingua corrente, ma si limitavano principalmente a presentare il vocabolario dei Classici, che erano alla base dell'insegnamento confuciano, allo scopo di chiarirne il senso e soprattutto di trasmettere e perpetuare i valori dell'Antichità. Attraverso la storia di queste opere è possibile osservare le variazioni avvenute nel modo di concepire i lemmi e le informazioni che li accompagnavano. Bisogna attendere il VI sec. per vedere comparire in questi testi, concepiti in origine come semplici elenchi di sinonimi o glossari completati da scarse informazioni, le diverse accezioni di uno stesso termine. Nella tradizione occidentale, i lemmi dei dizionari sono disposti in ordine alfabetico; poiché la scrittura cinese non si è mai evoluta in un fonetismo puro, l'organizzazione del vocabolario ha seguito spontaneamente una via diversa da quella della classificazione alfabetica. Nei libri sui caratteri composti nel periodo compreso tra l'epoca Qin-Han e quella Tang, si assiste innanzitutto allo sviluppo di diversi sistemi di classificazione tematica e, più tardi, all'elaborazione di un metodo di classificazione originale, basato sulle componenti grafiche dei caratteri e chiamato sistema di 'classificazione per radicali', che non ha equivalenti nei sistemi grafici cosiddetti fonetici; infine, a partire dal VII sec., l'analisi della pronuncia dei caratteri diede origine a un sistema di 'classificazione per rime'. Di questi tre metodi di classificazione, i primi due svolsero un ruolo diretto nell'elaborazione del dizionario cinese, mentre l'ultimo, strettamente legato al sistema degli esami dei funzionari e alla prova di poesia in essi prevista, contribuì al suo perfezionamento, attraverso l'ampliamento del corpus letterario.
Le opere appartenenti alle prime due categorie, inoltre, appaiono particolarmente interessanti, in quanto rappresentano un tentativo di organizzare la realtà per mezzo dei caratteri e riflettono una certa visione del mondo degli antichi Cinesi. Per completare il quadro della genesi storica dei dizionari, si devono menzionare anche i manuali legati al processo di unificazione della scrittura, che ebbero un ruolo di grande importanza nel successivo sviluppo dei sistemi di classificazione per temi e per radicali.
I primi libri di caratteri compaiono a partire dall'epoca Qin (221-206 a.C.), e la loro apparizione è giustificata da considerazioni di ordine politico e pedagogico. Infatti, per mettere fine a una situazione in cui i diversi regni si erano sottratti all'influenza del potere centrale e avevano sviluppato ciascuno una propria grafia, nel 221 a.C. Li Si, il ministro dell'imperatore Shi Huangdi, impose l'unificazione della scrittura in tutto l'Impero, ormai saldamente nelle mani dei Qin, con un decreto che proibiva l'uso di tutti i caratteri scritti con una grafia diversa da quella adottata dai Qin e prescriveva l'adozione della scrittura chiamata 'piccolo sigillo' (xiaozhuan). In realtà questo stile grafico era già usato dai Qin prima dell'unificazione e rappresentava una semplificazione dello stile 'grande sigillo' dell'epoca dei Zhou (XI sec.-221 a.C.), noto in Cina con i nomi di dazhuan o zhouwen. Per favorire la diffusione del 'piccolo sigillo', Li Si compose un'opera, scritta su listelli di bambù, formata da 7 paragrafi e intitolata Tavolette di Cangjie (Cangjie pian; Cangjie è il nome dell'inventore mitico della scrittura cinese), alla quale sono state collegate due opere composte secondo lo stesso modello, Appoggiandosi a ciò che precede (Yuanli pian; 6 paragrafi) e Ampliare la conoscenza (Boxue pian; 7 paragrafi). La stesura di testi sui caratteri continuò dopo la caduta della dinastia Qin, ma di una decina di opere di questo tipo registrate nella bibliografia della Storia della dinastia Han [anteriore] (Hanshu, 30), solamente una è sopravvissuta: il Manuale per un 'rapido apprendimento' (Jijiu pian) di Shi You (I sec. a.C.). A partire dall'inizio del XX sec., tuttavia, sono venuti alla luce numerosi frammenti delle Tavolette di Cangjie. Come il Manuale per un 'rapido apprendimento', le Tavolette di Cangjie erano formate da frasi rimate, senza dubbio per facilitarne la memorizzazione. A giudicare dai frammenti rinvenuti, l'organizzazione delle grafie seguiva diversi schemi: narrativo, con l'evocazione, per esempio, delle gesta dei Qin; enumerativo, con elenchi di caratteri omonimi o antonimi; o uno schema intermedio. Di quest'opera facevano parte anche serie tematiche (colori, malattie, ecc.), costituite talvolta da caratteri che avevano la particolarità di essere formati a partire da uno stesso elemento grafico. Nel Manuale per un 'rapido apprendimento', l'autore ha cercato di distinguere la sua opera dagli altri manuali attraverso l'introduzione di un sistema di classificazione tematica, allo scopo di 'rendere lo studio più divertente'; sono così enumerati in successione i nomi propri, i termini che designano i tessuti, i colori, gli abiti, gli alimenti, le parti del corpo umano, le malattie, eccetera. Probabilmente fu proprio la scelta di questo metodo di organizzazione dei caratteri a garantire al testo un'eccezionale longevità; la sua maggiore sistematicità ne faceva infatti un manuale semplice e piacevole da memorizzare. Come dimostrano il Manuale per un 'rapido apprendimento' e i frammenti delle Tavolette di Cangjie, queste opere legate al processo di unificazione della scrittura erano destinate esclusivamente all'apprendimento dei caratteri e del vocabolario necessari a superare gli esami imperiali per ottenere un posto di funzionario, e hanno contribuito alla formazione di un sistema di classificazione delle conoscenze soltanto in maniera indiretta. La presentazione tematica adottata nel Manuale per un 'rapido apprendimento' può essere considerata un primo tentativo di classificazione dei caratteri sulla base degli elementi grafici che li componevano; infatti, i caratteri composti, per esempio, a partire dall'elemento grafico 'seta', venivano a trovarsi tutti nello stesso gruppo, in quanto rappresentavano termini che indicavano diversi tipi di tessuto. Questo metodo, sistematizzato e applicato all'insieme dei caratteri, sarà usato anche nel primo dizionario etimologico cinese, Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri (Shuowen jiezi).
L'Avvicinamento a ciò che è corretto
L'Avvicinamento a ciò che è corretto (Erya, noto anche come Lessico letterario) è un'opera formata da due parti: la prima è simile a un dizionario e si presenta sotto forma di elenchi di sinonimi (sezioni 1-3), mentre la seconda si avvicina maggiormente a un'enciclopedia, con una propria classificazione tematica (sezioni 4-19). La tradizione ne fa risalire la composizione all'XI sec. a.C., ma si tratta, più verosimilmente, di un testo stabilito nel I sec. a.C. a partire da una compilazione di opere redatte tra il V e il I sec. a.C. (Zhou Zumo 1966). L'Avvicinamento a ciò che è corretto comprende principalmente espressioni tratte dai Classici confuciani, ma anche da autori anteriori alla dinastia Qin, oltre ad alcuni nomi di luogo stabiliti nel periodo Han. Dal momento che l'opera non fornisce mai le differenti accezioni di uno stesso termine e non ne precisa i diversi usi, sarebbe in realtà più giusto definirla un glossario dei termini antichi e dialettali, piuttosto che un dizionario. Tra gli elenchi dei sinonimi figurano, infatti, alcune espressioni provenienti dalle diverse regioni della Cina, accanto a quelle in uso nella Cina centrale dell'epoca. Le ragioni che hanno portato alla compilazione dell'Avvicinamento a ciò che è corretto rimangono oscure, potrebbe trattarsi però di un'opera concepita nel quadro di una politica che tendeva alla definizione di una certa norma linguistica.
Formato attualmente da 19 sezioni, ossia una in meno rispetto a quelle menzionate nella bibliografia della Storia della dinastia Han [anteriore] (Hanshu, 30), l'Avvicinamento a ciò che è corretto presenta un'organizzazione piuttosto singolare, che riflette la complessità delle sue origini. Nella prima sezione, sotto il titolo Spiegazioni di espressioni antiche, sono presenti elenchi di caratteri sinonimi o quasi sinonimi, definiti dall'ultimo termine della lista; così, per esempio, pur determinandosi gli uni in rapporto agli altri, i primi undici termini sono definiti per mezzo di un dodicesimo termine di senso analogo, e hanno tutti a che fare con l'idea di 'inizio'. La seconda sezione, che è intitolata Spiegazione delle espressioni contemporanee, è formata da elenchi che riuniscono caratteri sinonimi o quasi sinonimi riprendendo la stessa formula A, B : X ed è conclusa da alcuni morfemi connessi al concetto di 'fine'; questo sembra indicare l'appartenenza delle due prime sezioni a un unico testo, che formava forse la parte più antica dell'Avvicinamento a ciò che è corretto. La terza sezione (Spiegazioni filologiche) presenta innanzitutto elenchi di termini bisillabici, formati dalla ripetizione della stessa sillaba e definiti da un monosillabo finale, secondo la formula AA, BB : X, ma contiene anche le spiegazioni di alcune espressioni o frasi tratte direttamente dai Classici, del tipo: "[l'espressione] ping he, passare un fiume senza barca [significa] du she, guadare". Seguono poi 16 sezioni tematiche dedicate rispettivamente ai termini di parentela, ai vocaboli relativi agli edifici, agli utensili, alla musica, al cielo (stagione, clima, ecc.), alla Terra (nomi di regioni, punti cardinali, ecc.), alle alture, ai monti, ai corsi d'acqua, alle piante erbacee, agli alberi, agli insetti, agli animali acquatici, agli uccelli, agli animali selvatici (o quadrupedi) e infine agli animali domestici.
I criteri di definizione all'interno delle classi tematiche cambiano a seconda che i termini da definire siano chiamati in modi diversi (le piante, gli insetti e gli animali acquatici), e allora sono stati definiti gli uni in rapporto agli altri, oppure possiedano un unico nome (gli animali selvatici e quelli domestici) e allora si è ricorso a criteri morfologici. Così, nella sezione 16, dedicata agli animali acquatici, si trovano prima di tutto sei nomi di pesci formati da un solo carattere, come carpa, storione, muggine o tinca; i termini successivi sono accompagnati da una breve definizione (come, per es., 'piccolo pesce'), sostituita a volte da un sinonimo o da un termine di significato simile (perca: pesce persico). L'aspetto più singolare di questa lista è che essa comprende tanto gli insetti, quanto i rospi, i rettili, i molluschi e le tartarughe, senza alcuna distinzione; i termini elencati si riferiscono, nell'ordine, a pesci, girini, rane, ostriche, lumache, conchiglie a chiocciola, granchi, ostriche, tartarughe, conchiglie, lucertole, serpenti, balene, intestini di pesce, code di pesce, tartarughe. I caratteri sono stati dunque suddivisi in gruppi in base alle classi zoologiche di appartenenza, corrispondenti a volte, ma non sempre, a una delle loro componenti grafiche ('pesce', 'insetto', 'rospo'). Questa classificazione per specie non è rigorosa, dal momento che alcuni termini, che per i Cinesi designavano animali appartenenti alla stessa specie, compaiono separatamente, come si può notare nel caso delle ostriche e delle tartarughe. Lo stesso carattere gui ('tartaruga'), si trova in effetti ripetuto due volte. Il commentatore del III sec. avvicina tra loro i due caratteri che designano l''ostrica' (bang, shen), ciò dimostra chiaramente come fossero considerati appartenenti a un'unica specie. Non si tratta quindi dell'opera di un naturalista ma, più verosimilmente, di un semplice elenco di termini. Non si può escludere, tuttavia, che questa organizzazione delle categorie sia stata dettata da un criterio che a noi sfugge, visto che l'unica caratteristica che accomuna tutti questi animali è il fatto di vivere anche nell'acqua; quindi sono stati probabilmente classificati nella sezione 'pesce', rappresentativa degli animali acquatici.
La sezione 'cielo' riunisce invece grafie e termini legati ai differenti tipi di cielo nelle diverse stagioni, ai differenti nomi degli anni, dei mesi, dei venti, degli astri, delle offerte, delle cacce e degli stendardi. A volte, il significato dei termini è segnalato visivamente da una componente grafica, come nel caso dei caratteri che designano gli stendardi, che contengono tutti il segno della bandiera; in altri casi, il senso del termine è chiarito dalla sua struttura linguistica polisillabica, formata da un morfema particolare (nella parola gufeng, 'vento di valle', il morfema feng, 'vento', indica chiaramente di cosa si tratta), ma non sempre è così.
Le sezioni enciclopediche dell'Avvicinamento a ciò che è corretto corrispondono dunque ad alcune categorie tematiche molto vaste, sotto le quali è stato accorpato un certo numero di sottocategorie. L'organizzazione tematica del vocabolario che caratterizza le ultime 16 sezioni (enciclopediche) era già parzialmente presente nel Manuale per un 'rapido apprendimento'; nell'Avvicinamento a ciò che è corretto essa segue però un ordine originale, che parte dall'uomo, con in primo luogo i termini di parentela, per passare poi ai nomi degli oggetti artificiali, come gli edifici, gli utensili, o anche i riti, per proseguire con i fenomeni naturali legati al cielo, alla Terra, alle montagne e ai corsi d'acqua, con le piante e infine con gli animali. Non è facile tuttavia dedurre una rappresentazione coerente dell'Universo da quest'opera così eterogenea; le due prime sezioni, come detto sopra, si aprono con i termini legati all'idea di 'inizio' e sono concluse da quelli legati all'idea di 'fine', ma nella prima parte il tentativo d'imporre un ordine alla realtà si riduce sostanzialmente a questo.
Il Piccolo 'Avvicinamento a ciò che è corretto' (Xiao Erya) (II sec.) e l'Ampliamento all''Avvicinamento a ciò che è corretto' (Guangya) di Zhang Yi (III sec.) sono stati concepiti allo scopo di completare l'Avvicinamento a ciò che è corretto. Come base per gli studi sui testi antichi e sulle loro glosse (xungu xue), l'Avvicinamento a ciò che è corretto è stato oggetto, a partire dal II e III sec. d.C., di numerosi commentari, dei quali ci è giunto solamente quello redatto da Guo Pu (276-324). Si tratta di un'opera di grande utilità, che, mediante brevi annotazioni, spiega il significato di alcuni termini, fornisce la pronuncia di alcuni caratteri, o ancora precisa da quale Classico sia stata tratta una certa espressione o frase citata nell'Avvicinamento. Quando, all'epoca dei Tang, l'Avvicinamento a ciò che è corretto divenne un testo obbligatorio per gli studenti del Collegio imperiale, si decise d'incorporarvi il commentario di Guo Pu, considerato la sua glossa ufficiale, condannando così tutti gli altri all'oblio.
I libri che riprendono la classificazione dell'Avvicinamento a ciò che è corretto
L'organizzazione tematica dell'Avvicinamento a ciò che è corretto è stata ripresa in opere successive. Nelle Spiegazioni delle denominazioni (Shiming), composte nel 200 d.C. e comprendenti 27 sezioni tematiche, l'autore, Liu Xi, elenca 1500 caratteri, di cui fornisce la spiegazione usando altri caratteri aventi pronuncia e significato simili. Si tratta in sostanza del cosiddetto 'metodo paronomastico' (shengxun), molto diffuso nel I sec. d.C., usato tuttavia da Liu Xi più per fornire l'esatta pronuncia dei caratteri che per identificarne il contenuto semantico; così, per esempio, shi ('osservare') è definito con shi ('giusto'), tian ('cielo') con xian ('apparente, illustre') e così via. Le 27 sezioni delle Spiegazioni delle denominazioni si presentano in questa successione: cielo, Terra, montagne, corsi d'acqua, colline e strade nel primo capitolo; province, paesi e parti del corpo nel secondo; maniere e usanze, età, parentele nel terzo; qualità ed espressioni antonime, alimenti, tessuti, ornamenti nel quarto; abiti, edifici nel quinto; la camera da letto, il materiale da scrittura e i Classici nel sesto; utensili, strumenti musicali, armi, carri, battelli nel settimo; infine, le malattie e i riti del lutto. Come si può notare, questa originale presentazione si conclude con le malattie e la morte.
L'organizzazione tematica dell'Avvicinamento fu ripresa e perfezionata soprattutto dalle enciclopedie (leishu), un genere sviluppatosi intorno al III sec. d.C. Come è stato notato, queste enciclopedie erano solitamente composte da quattro sezioni: cielo, Terra, uomo e mondo degli esseri viventi diversi dall'uomo, che corrispondono con qualche modifica all'ordine adottato nell'Avvicinamento (Diény 1991). Infine, per quanto è stato possibile ricostruire sulla base dei frammenti contenuti nei manoscritti di Dunhuang, alcuni libri più popolari sui caratteri dell'epoca Tang (618-907), come i 1300 termini diversi essenziali dei nostri giorni (Zaji shiyong yaozi yiqian sanbai yan) o la Raccolta dei nomi essenziali della vita comune (Suwu yaoming lin), destinati a un pubblico molto meno colto, usavano questo metodo per classificare il vocabolario corrente secondo categorie tematiche; nella Raccolta dei nomi essenziali della vita comune, per esempio, sono comprese queste rubriche: agricoltura, allevamento dei bachi da seta, tessuti, tesori, incenso, colori, numeri e così via (Bottéro 1996).
Più che un semplice metodo di catalogazione dei caratteri, il sistema dei radicali riflette un'intera concezione dell'organizzazione del mondo ed è inseparabile dall'impostazione mentale entro cui si è formato; si tratta, infatti, di un importante esempio di classificazione delle conoscenze.
La prima trattazione sistematica dei caratteri la troviamo in Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri (Shuowen jiezi); presentato all'imperatore nell'anno 121 d.C., esso comprendeva 9353 caratteri con 1163 varianti, per un totale di oltre 10.000 grafie; a differenza del testo esplicativo, redatto nella forma corrente dei caratteri dell'epoca, le 9353 voci erano scritte nello stile 'piccolo sigillo', perfezionato da Li Si. L'intenzione dell'autore, Xu Shen, era quella di fissare una volta per tutte, partendo dalle grafie antiche, la norma e l'interpretazione grafica dei caratteri. L'opera vide, infatti, la luce al culmine della polemica suscitata dalla riscoperta dei testi in caratteri antichi (guwen). L'autenticità di questa forma di scrittura, quasi del tutto dimenticata a causa dell''autodafé' di cui era stata oggetto nell'epoca Qin, non era riconosciuta dai sostenitori della trasmissione orale delle opere dei Classici. Con la compilazione di questo primo dizionario di etimologia grafica dei caratteri, Xu Shen, grande conoscitore dei Classici, si proponeva dunque di fornire un sostegno alla tradizione scrittoria antica e, contemporaneamente, di mettere fine alle arbitrarie spiegazioni dei caratteri che circolavano nella sua epoca.
La Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri si occupa in modo esclusivo del vocabolario usato dai Classici e non fornisce tutte le accezioni dei termini. Ciascun carattere è accompagnato in primo luogo da una specie di definizione; a tal fine, Xu Shen usa talvolta il metodo paronomastico, in alcune occasioni si serve di una frase esplicativa e in altri casi ancora si accontenta di un semplice sinonimo. Precisamente il metodo consiste nel glossare un termine per mezzo di un altro di pronuncia simile, il cui senso è messo in relazione con quello del primo mediante una corrispondenza basata sulla teoria delle Cinque fasi (wuxing). L'Est (dong), per esempio, è definito con 'attività', 'movimento' dato che, secondo la teoria delle Cinque fasi, l'oriente rappresenta la primavera, l'epoca in cui i Diecimila esseri riprendono la loro attività.
Nelle sue definizioni, Xu Shen non fornisce sempre il significato corrente di un carattere, perché il suo scopo principale è mostrare il legame tra la forma ‒ potremmo dire il disegno ‒ del carattere e il suo significato, per porne in rilievo l'etimologia. Così, per esempio, la spiegazione del carattere bu ('non'), come "un uccello che vola dritto nell'aria e non scende", dipende dal fatto che l'autore interpreta la grafia antica come l'immagine di un uccello in volo. Allo stesso tempo, egli si preoccupa di fornire una definizione corrispondente al significato attribuito a bu nelle opere dei Classici, aggiungendovi "e non scende". A volte è dunque necessario dedurre il significato di un carattere dalla sua definizione.
L'autore della Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri analizza poi la struttura dei caratteri servendosi della teoria dei liushu, i 'sei tipi di caratteri', la cui formulazione risale al I sec. a.C., ma è definita per la prima volta nella postfazione della Spiegazione. Questa teoria permetteva a Xu Shen di distinguere gli elementi semantici e gli elementi fonetici della scrittura cinese e dunque di dedurre la sua classificazione basata sui radicali dei caratteri. Nel corpo del dizionario, dopo aver fornito il significato etimologico del carattere, Xu Shen precisa se si tratta di un pittogramma, o se la sua struttura comprende un elemento fonetico, ovvero uno o più elementi semantici. La ricerca etimologica del carattere è condotta attraverso l'analisi grafica, poiché Xu Shen si sforza di riportare il significato di ciascun carattere alla sua forma grafica. In tal modo, per esempio, il carattere you ('ondeggiare al vento') secondo l'interpretazione di Xu Shen è composto da due elementi (e non da quattro, come nella teoria moderna): un elemento fonetico you ('acqua+bambino=galleggiare') e un elemento semantico yan ('bandiera che sventola'). Servendosi di un metodo rigoroso di analisi delle grafie, l'autore mette in luce lo stretto legame esistente tra le grafie antiche e il significato originario dei caratteri, allo scopo di legittimare la tradizione scritturale antica.
Se si esclude l'indicazione della componente fonetica dei caratteri formati da un elemento semantico e da uno fonetico, il dizionario di Xu Shen non fornisce quasi mai la pronuncia delle altre grafie. Le eccezioni riguardano generalmente i caratteri di uso raro, per i quali Xu Shen ricorre all'espressione "si legge come", seguita da un carattere omofono (secondo il metodo detto zhiyin). Infine, sono indicate le varianti grafiche presenti negli altri stili antichi (guwen e zhouwen), quando si discostano notevolmente dalle grafie proprie del 'piccolo sigillo'.
Il merito principale di questo autore consiste nell'aver concepito un metodo di classificazione dei caratteri fondato sull'analisi della loro struttura grafica. Se per noi i caratteri sono segni composti da un certo numero di tratti, ciò non toglie che si possano identificare in essi delle componenti semantiche o fonetiche. Selezionando un gruppo di 540 elementi grafici (radicali) che, oltre a entrare nella composizione dei diversi caratteri, contribuivano anche a definirne il significato, Xu Shen è riuscito a creare il primo metodo di classificazione dei caratteri.
L'opera è suddivisa in 14 capitoli, seguiti da una postfazione; probabilmente per motivi pratici legati alla lunghezza dei rotoli, i radicali sono ripartiti nei vari capitoli secondo il principio di 'concatenazione grafica', illustrato da Xu Shen nella postfazione, cominciando dal più semplice di tutti, yi, che è formato da un solo tratto e significa 'uno', senza escludere il ricorso a criteri di successione semantici o fonetici. La particolarità del primo radicale, yi, è quella di designare il fondamento originale, il grande inizio, mentre l'ultimo radicale, hai, che corrisponde all'ultimo carattere ciclico dei 'dodici Rami terrestri', suggerisce, come scrive l'autore, una ripresa dall'inizio dell'intero ciclo dei 540 radicali. Già nelle prime due sezioni dell'Avvicinamento a ciò che è corretto, si usava un procedimento simile, presentando per primi i termini legati all'idea di 'inizio' e per ultimi quelli connessi all'idea di 'fine'. Nella Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri, tuttavia, la scelta di tale metodo non è un semplice espediente per aprire e chiudere un'opera, ma riflette una concezione ciclica della realtà ispirata al Classico dei mutamenti (Yijing), cui l'autore fa ampio riferimento nella postfazione. La successione dei capitoli segue invece un ordine di altro tipo: nel primo capitolo sono contenuti i termini legati non soltanto all'idea di inizio, ma anche a quella di cielo, in opposizione al penultimo capitolo, nel quale trovano posto i termini legati in qualche modo alla Terra; il radicale 'uomo' è collocato nell'ottavo capitolo, che occupa una posizione intermedia. L'adozione di questo criterio dimostra che Xu Shen si è voluto conformare alla teoria dei sancai ('tre potenze'), 'le tre entità che agiscono nell'Universo' (Cielo, Uomo, Terra), per organizzare i radicali e classificare i caratteri raccolti nel suo dizionario. Soltanto uno dei 14 capitoli presenta, tuttavia, una certa unità tematica, l'undicesimo, in cui sono riuniti i radicali aventi un legame con l'acqua (acqua, fiume, fonte, pioggia, drago, ecc.).
Per comprendere a fondo la classificazione di Xu Shen bisogna tenere presente il fatto che la scrittura cinese non è una semplice trascrizione della lingua parlata, ma registra, accanto alle informazioni fonetiche, anche dati di ordine semantico; così, per esempio, nei segni che designano le piante erbacee è sempre contenuto, in linea di principio, l'elemento semantico 'erba'. Tale caratteristica offriva la possibilità di sviluppare un metodo di classificazione della realtà del mondo inconcepibile in un sistema di scrittura alfabetico e Xu Shen nella sua opera ha saputo cogliere tale possibilità. In essa, infatti, i caratteri sono raggruppati sotto l'elemento grafico che meglio li definisce dal punto di vista semantico, dato che i radicali sono prima di tutto elementi semantici, ma possono anche avere una funzione fonetica, a condizione che il legame tra i caratteri e i loro radicali sia in primo luogo di natura semantica.
L'esempio del radicale yu ('animale acquatico, pesce') potrà aiutare a chiarire la funzione di un radicale. Se si considera l'insieme dei caratteri in cui compare oggi l'elemento yu, ci si accorgerà che quest'ultimo entra a far parte della grafia dei termini che designano varie specie non soltanto di pesci, ma anche di crostacei, di molluschi, di rettili, di anfibi e di mammiferi. L'inserimento dell'elemento yu nelle grafie di animali appartenenti a queste diverse classi zoologiche è stato condizionato, in origine, dall'ambiente in cui essi vivevano. Si tratta quindi di una scelta coerente che aveva lo scopo di rendere riconoscibili a prima vista le unità grafiche, senza influire sulla lingua parlata. L'esistenza di varianti grafiche nelle quali l'elemento 'pesce' è sostituito, per esempio, dall'elemento 'insetto', senza che ciò influisca sulla sua lettura, come nel caso dell'ostrica, è un evidente indizio delle divergenze di opinioni riguardanti l'appartenenza di un certo termine a questa o quella classe di animali. In epoche successive, il prevalere di differenti criteri di classificazione ha potuto dare origine a nuove grafie, tanto più che i caratteri non sono stati creati tutti contemporaneamente. Nella Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri, alcuni caratteri composti dall'elemento 'animale acquatico, pesce' sono stati collocati sotto altri radicali. È il caso di yu, 'pescare', classificato sotto il radicale successivo, 'due pesci', e di lu, 'lento, ottuso' (che però è anche il nome del paese di Confucio), collocato sotto una variante semplificata di 'naso'. Xu Shen, dunque, pensava che il significato di queste due ultime grafie non potesse essere dedotto da quello attribuito al radicale yu, 'animale acquatico, pesce'. Numerosi sono i casi di radicali doppi, che arricchiscono d'indispensabili sfumature il significato del radicale semplice. Troviamo, tra l'altro, 'due bocche' che significano, secondo Xu Shen, 'gridare di paura', 'tre bocche' che significano 'folla', e così via.
Fra i 540 radicali inventariati nella Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri, 43 vengono classificati come radicali 'botanici'. Si potrebbero analizzare nello stesso modo tutti i radicali della Spiegazione per stabilire quanti di essi siano attribuibili alle diverse discipline scientifiche, ma la specificità della classificazione della Spiegazione può essere compresa solamente se si analizzano anche i termini elencati sotto ciascun radicale. Gli elementi semantici non designano infatti delle categorie botaniche, zoologiche o di altro tipo; affermare ciò vorrebbe dire trascurare una parte importante del vocabolario scritto classificato sotto ogni radicale. Osservando più da vicino la classificazione operata da Xu Shen, si può comprendere meglio la sua intenzione. Per esempio, sotto il radicale 'animale acquatico, pesce', sono stati inseriti per primi i segni che designano gli avannotti, definiti con 'uova di pesce', seguiti da una lunga lista di nomi di pesci, come sogliola, triglia, tinca, storione, carpa, muggine, e così via. Questi ultimi caratteri sono definiti, in genere, semplicemente dall'aggiunta del morfema yu ('animale acquatico, pesce'), secondo il modello 'sogliola: pesce sogliola' e soltanto alcuni sono accompagnati da una descrizione più o meno precisa ("na [?]: somiglia a una tartaruga d'acqua dolce priva di carapace, con una coda ma senza zampe. La bocca è al livello del ventre"; "zun: pesce dagli occhi rossi"). Come ha sottolineato Duan Yucai (1735-1815), il grande commentatore della Spiegazione, in alcuni casi, come avviene per il jian, che è definito nei dizionari Tavolette di giada (Yupian, VI sec.) e le Categorie (Leipian, XI sec.) come uno 'sgombro' mentre nel dizionario di rime Ampliamento dei 'Tagli di [sillabe e] rime' (Guangyun, XI sec.) come una 'sogliola', non è sempre facile indovinare il significato esatto di certi termini. La classificazione di Xu Shen prosegue con una serie di caratteri ordinati secondo l'origine geografica dei pesci designati; la seppia apre quindi l'elenco degli animali marini, tra i quali trova posto anche la balena, definita "il più grande degli animali marini", e seguono i termini come 'lische', 'scaglie', 'odore di pesce', 'salsa di pesce', 'pesce marinato nell'aceto e nel sale'. I nomi di alcuni crostacei e molluschi (gamberetto, grande conchiglia, ostrica) precedono un gruppo di altri nomi di pesci per i quali non è fornita alcuna indicazione, tranne quella che si tratta di 'nomi di pesci'; l'elenco si conclude con il termine 'pesce fresco'. In questa disposizione dei termini, si può notare innanzitutto l'influsso della concezione ciclica degli avvenimenti, che spinge Xu Shen ad aprire l'elenco con avannotto e a concluderlo con pesce fresco, inteso come il pesce morto da poco; un ordine circolare, ricalcato sul ciclo della vita, che si ritrova anche sotto altri radicali. Anche se la distinzione tra 'pesci', 'crostacei' e 'molluschi', può far ipotizzare una prima sommaria classificazione zoologica, si deve ammettere d'altronde che essa non corrisponde affatto agli attuali criteri scientifici, dato che la 'seppia', la 'salamandra' e la 'balena' sono classificate impropriamente nella categoria dei pesci; né si può parlare di una classificazione morfologica. In compenso, si possono forse scorgere le tracce di una classificazione culturale, come, per esempio, nell'elencare i pesci più pregiati prima degli altri, che a loro volta precedono i prodotti a base di pesce.
Passiamo ora ad analizzare il radicale bei, definito da Xu Shen come: "Animale marino dotato di conchiglia; quelli che vivono sulla Terra sono chiamati biao ['gasteropodi terrestri'?] mentre quelli che vivono nell'acqua sono chiamati han ['gasteropodi acquatici'?]. Un tempo le conchiglie di varie specie della famiglia dei gasteropodi cipreidi, propriamente dette cauri, erano usate come moneta di scambio e le tartarughe erano considerate oggetti preziosi. Con i Zhou comparve la moneta e all'epoca dei Qin i cauri furono sostituiti dai sapek ['monete']". Come mostrano chiaramente i caratteri elencati sotto questo radicale, la 'conchiglia' non era divenuto un elemento semantico che determinava una specie animale, perché era usata già in tempi antichissimi come moneta di scambio, finendo così per essere associata alle grafie che designano i termini di ricchezza, dono, vendita, cupidigia, perdita, imposta, ecc., che troviamo elencati sotto questo radicale, bei. Gli elementi semantici 'animale acquatico, pesce' e 'conchiglia' non possono quindi essere considerati semplicemente come chiavi zoologiche. Si delinea così il profondo legame che unisce gli elementi semantici della scrittura cinese alla cultura di quel popolo e a una certa visione del mondo che Xu Shen ha cercato di trasmettere; il suo dizionario non è il frutto di un lavoro di ricerca sul mondo naturale, ma il prodotto dello studio di quei caratteri che ricorrono sostanzialmente nei testi dei Classici.
Se la scelta di radicali dipende in larga parte dall'autore, come dimostra l'esempio dei radicali doppi (due pesci, due bocche, ecc.), è anche vero che il lavoro di Xu Shen ha risentito profondamente di alcuni criteri propri della cultura della sua epoca. Così, si è portati ad affermare che il numero totale dei radicali contenuti nella Spiegazione sia stato dettato a Xu Shen da considerazioni di carattere cosmologico; rappresenta il prodotto della moltiplicazione dei simboli numerici di yin-yang (6×9=54) moltiplicato per 10, definito da Xu Shen 'il numero completo', che simboleggia le quattro direzioni dell'Universo e il suo centro. Si spiega così la presenza di 36 radicali vuoti, sotto cui non è stato classificato alcun carattere, per ottenere un totale di 540 chiavi. Quanto al numero delle grafie elencate sotto ciascun radicale, esso varia considerevolmente tra 1 e 445 (radicale dell''erba'). Considerata la quantità di caratteri accumulata sotto alcuni radicali, ma anche l'importanza attribuita dalla cultura cinese all'ordinare il mondo, Xu Shen deve essersi reso conto ben presto della necessità d'individuare un criterio con cui organizzarla. In linea di massima, sotto ogni radicale i termini a cui la tradizione confuciana attribuisce un particolare valore, come i nomi di imperatori mitici o di sovrani Han, di qualità e virtù, e simili, precedono i termini considerati meno nobili.
In questo tipo di scrittura il legame tra caratteri e realtà è più stretto e meno arbitrario di quello della scrittura alfabetica, al punto che i caratteri cinesi, rinviando alla realtà, hanno potuto rappresentarla; inoltre, questo tipo di scrittura si fonda su una suddivisione di tale realtà in 'classi', inseparabili dai criteri culturali che la ispirano. Per questi motivi la scrittura cinese ha potuto favorire una certa tendenza alla classificazione della realtà. Il testo della Spiegazione ci offre così l'opportunità di conoscere il modo in cui in un dato momento storico si classificavano i diversi aspetti della realtà e di comprendere il ruolo svolto dalla scrittura in questo modello di organizzazione. Accanto ai radicali relativi alle piante, agli animali, alle parti del corpo umano, ne troviamo altri che designano armi, pennelli, divinazione, tartarughe, spiriti, tripodi, e così via. La classificazione di Xu Shen rende conto non soltanto delle distinzioni operate dagli elementi grafici della scrittura, ma anche delle conoscenze dell'epoca, all'interno della cornice di pensiero e di corrispondenze propria dell'epoca Han. La scelta di basarsi su uno stile più antico di scrittura (quello del 'piccolo sigillo') e il fatto di essere divenuto a sua volta la base di qualsiasi riflessione sulla scrittura cinese, in quanto prima opera sistematica sui caratteri, hanno fatto sì che la Spiegazione divenisse il modello per la maggior parte dei dizionari apparsi successivamente nonché l'oggetto di diversi commentari. Xu Kai (921-975) compose nel X sec. un commentario alla Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri, dal titolo Commentario alla 'Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri' (Shuowen jiezi xizhuan) in cui precisa i significati dei caratteri raccolti da Xu Shen e ne indica sistematicamente la pronuncia (con il metodo fanqie, v. oltre). I commentari più celebri furono redatti tuttavia al tempo dei Qing (1644-1911), dai letterati appartenenti alla corrente dei 'critici testuali' (kaozheng). Infine, all'inizio del XX sec., tutti questi commentari sono stati raccolti e pubblicati in un'opera in dodici volumi da Ding Fubao.
Le Tavolette di giada (Yupian)
I libri di caratteri composti sul modello della Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri furono numerosi, ma sono tutti andati perduti. La Foresta dei caratteri (Zilin), per esempio, era stata redatta da Lü Chen (265-316) allo scopo di correggere gli errori della Spiegazione. Pur usando lo stesso metodo di classificazione, aveva il pregio di fornire la pronuncia di tutti i caratteri, sia con il metodo zhiyin (già usato nella Spiegazione), sia con il metodo fanqie. Quest'ultimo consiste nel servirsi di due caratteri per definire la pronuncia di un terzo: il primo dà la pronuncia della parte iniziale, il secondo della parte finale e, in linea di principio, il tono. La creazione del metodo fangqie risale al II sec. d.C. ed è di poco posteriore all'epoca di Xu Shen.
Le Tavolette di giada sono senza dubbio il più celebre dei libri prodotti sul modello della Spiegazione; è un'opera in 30 capitoli, portata a termine da Gu Yewang (519-581) nel 543, che pur iscrivendosi pienamente nella tradizione della Spiegazione, v'introduce alcune modifiche, riguardanti il numero e l'organizzazione dei radicali, da cui si percepisce una visione del mondo profondamente diversa da quella di Xu Shen. Si tratta in effetti del primo vero dizionario cinese. L'autore, pur facendo ancora riferimento principalmente al corpus dei Classici, inserisce per la prima volta nella sua opera numerose grafie contemporanee. I caratteri raccolti sono 16.917, classificati sotto 542 radicali, ottenuti eliminando 10 di quelli usati da Xu Shen e aggiungendone 12 totalmente nuovi. La versione originale delle Tavolette è andata perduta, poiché fu rapidamente modificata e sostituita dalle versioni successive, la più nota delle quali è quella realizzata da Chen Pengnian nel 1013, durante la dinastia Song (960-1279), che raccoglie 22.784 caratteri ed è tuttora usata. Tuttavia, il ritrovamento di alcuni frammenti della versione originale, avvenuto nel XIX sec. in Giappone, ci ha permesso di valutare l'ampiezza delle modifiche apportate al testo di Gu Yewang.
Il testo delle Tavolette dei Song, riprendendo lo schema generale della Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri, si apre con il radicale yi, 'uno', e si conclude con quello hai, che corrisponde all'ultimo carattere ciclico della serie dei dodici Rami terrestri. In realtà il criterio di organizzazione dei capitoli appare profondamente modificato rispetto a quello della Spiegazione delle figure; l'autore, infatti, ha cercato evidentemente di rendere più accessibile la consultazione del suo dizionario, anche a costo di sacrificare il contesto filosofico-cosmologico che formava l'impalcatura della Spiegazione. Non bisogna dimenticare che queste opere erano prive d'indici e di conseguenza era necessario impararle a memoria per poter farne uso. Oltre alla diversità nel numero totale dei radicali, anche quelli con un senso 'simile' sono stati raggruppati in uno stesso capitolo, come avveniva nel cap. XI della Spiegazione, dove erano raccolti tutti i radicali legati in qualche modo all'acqua, e, così come avviene nelle enciclopedie sviluppatesi a partire dal III sec., i capitoli sono organizzati attorno ai seguenti temi: cielo, Terra, uomo e mondo degli esseri viventi diversi dall'uomo. I radicali che designano gli animali, per esempio, sono riuniti tutti in tre capitoli. Il cap. XXIII è dedicato ai quadrupedi, sia selvatici sia domestici, e ai draghi, il XXIV riunisce i volatili e gli animali acquatici, mentre il XXV comprende insetti, serpenti, tartarughe, rospi, uova e conchiglie. Per quanto riguarda la classificazione dei caratteri sotto i singoli radicali, la versione Song segue più o meno l'ordine usato da Xu Shen, con l'aggiunta però di nuovi caratteri. Così, per limitarci all'esempio del radicale 'animale acquatico, pesce', anche nella versione di epoca Song, come nella Spiegazione, si parte dagli 'avannotti', ma accanto al termine 'sogliola' della Spiegazione sono registrati altri termini che si riferiscono allo stesso tipo di pesce. Tuttavia, non sempre i caratteri che designano gli stessi pesci sono raccolti tutti insieme. Neppure l'ordine di presentazione dei termini è sempre identico a quello seguito da Xu Shen, ma è evidente che questo non è dovuto all'adozione di un diverso sistema di classificazione, dal momento che la maggior parte dei nuovi caratteri si trova elencata a piè di lista senza alcun ordine apparente. Non ci troviamo neanche di fronte all'opera di un naturalista, poiché la maggior parte delle grafie è definita semplicemente come 'nome di pesce' o 'animale acquatico'. Il numero di caratteri raccolti sotto questo radicale è, come ci si poteva attendere, maggiore di quello della Spiegazione: 321 contro 103.
Tra i frammenti della versione originale delle Tavolette di giada rinvenuti in Giappone figurano venti caratteri formati dal radicale 'animale acquatico, pesce'. Mentre nella versione più sintetica dell'epoca Song molti lemmi sono definiti semplicemente con la formula 'animale acquatico, nome di pesce', il testo originale era molto più esauriente. Gu Yewang cita le numerose opere (Classico dei monti e dei mari [Shanhai jing]; Avvicinamento a ciò che è corretto [Erya]; ecc.) da cui ha tratto le grafie inventariate, le descrizioni e l'indicazione dell'origine geografica dei diversi pesci, aggiungendovi, se lo ritiene necessario, un suo commento sulla specie del pesce in discussione. Un esempio potrà servire per chiarire meglio la differenza tra la redazione originale delle Tavolette e la sua versione ampliata dell'XI sec.: "Gan si pronuncia gu+dan. Il Classico dei monti e dei mari afferma che il fiume Jian pullula di questi pesci. Secondo Guo Pu [il commentatore del Classico dei monti e dei mari e dell'Avvicinamento] questo termine designa anche lo huangjia yu ['tetraodonte'; Mathieu 1983]. Io, Anwang, ritengo che si tratti del pesce tuo".
Nella versione Song, questo passaggio diventa semplicemente: "Gan si pronuncia gong+tan. Pesce giallo". In questo frammento, che contiene appena 20 caratteri, tutti assenti nella Spiegazione, l'ordine delle voci non è sempre lo stesso di quello della versione Song. Diversamente da Xu Shen, che si proponeva di stabilire il significato originario dei caratteri partendo dalle loro grafie, Gu Yewang si preoccupa piuttosto di fornire il maggior numero d'informazioni sulle diverse accezioni dei termini, testimoniate nelle opere dei Classici, servendosi di esempi concreti, e di rendere più facile la consultazione del suo dizionario, indicando le varianti antiche e contemporanee di ogni termine e precisando sotto quale radicale bisognava cercarle. In questo modo ha realizzato, come s'è detto, il primo vero dizionario della lingua cinese.
Le prime trasformazioni del concetto di radicale
Data la sua importanza per tutto ciò che riguarda lo studio dei Classici e dei caratteri, la Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri rimase a lungo il modello di ogni opera basata sulla classificazione per radicale. Tuttavia, a partire dall'epoca dei Tang (618-907) cominciarono a circolare due nuovi tipi di libri, gli ziyang e i libri di caratteri buddhisti, che adottavano modelli alternativi di classificazione che quindi modificheranno la funzione dei radicali.
Gli ziyang, o 'libri di modelli di caratteri', avevano lo scopo di preparare i candidati a superare gli esami imperiali, insegnando loro la norma grafica richiesta nelle composizioni letterarie e distinguendola dalle varianti popolari o correnti. Essendo limitati ai caratteri che possedevano varianti grafiche e che i candidati potevano trovarsi a dover usare nelle prove scritte, questi libri non comprendevano tutti i caratteri contenuti nella Spiegazione; inoltre, la disposizione dei radicali era basata sulla loro somiglianza grafica. Per esempio, Caratteri dei Cinque classici (Wujing wenzi), composto nel 776 da Zhang Can, comprendeva 3235 caratteri, collocati sotto appena 160 radicali. Alcuni degli antichi radicali composti della Spiegazione, come, per esempio, ku, 'piangere' (formato dagli elementi 'due bocche' e un 'cane'), erano analizzati nelle loro componenti grafiche e classificate sotto una di esse ('bocca' per ku). La funzione dei radicali cominciava così a mutare, tendendo talvolta questi ultimi a divenire dei puri elementi grafici.
Un altro tipo di opera che contribuì notevolmente a trasformare il sistema di classificazione per radicali, nel senso di una sua progressiva formalizzazione, furono i libri buddhisti di caratteri. Il loro corpus non era più limitato ai testi degli autori classici, ma comprendeva l'insieme dei Canoni buddhisti. Diversamente dai dizionari di grafie della tradizione confuciana, questi libri di caratteri raccoglievano un gran numero di varianti che non erano testimoniate altrove. Servendosi di un principio di classificazione puramente grafico, che non teneva necessariamente conto del rapporto semantico tra i radicali e le loro grafie, gli autori eliminarono gran parte dei radicali del sistema tradizionale, allo scopo di facilitare la ricerca dei caratteri. La Versione rimaneggiata delle pronunce classificate dei Canoni buddhisti (Xinding yiqie jing leiyin, in 8 capitoli) di Guo Yi dei Tang fu uno dei primi esempi di questo nuovo tipo di classificazione, basato su soli 259 radicali (Bottéro 1996). Quest'opera, andata purtroppo perduta, influì profondamente, tra l'altro, sulla composizione del più celebre dizionario buddhista, lo Specchio dei Canoni buddhisti (Longkan shoujian) redatto nel X sec., che proponeva a sua volta un sistema di classificazione, pratico e originale, basato su 242 radicali. Queste opere segnano l'inizio di una trasformazione del concetto di radicale.
L'ultima forma di organizzazione del vocabolario usata nei dizionari cinesi del periodo Han-Tang è quella rappresentata dalle opere composte sul modello dei Tagli di [sillabe e] rime (Qieyun) e soprattutto dell'Ampliamento dei 'Tagli di [sillabe e] rime' (Guangyun). I Tagli di [sillabe e] rime sono il più celebre dei libri di rime prodotti a partire dal periodo dei Jin occidentali (265-316); composto nel 601 da Lu Fayan, era un dizionario delle pronunce letterarie delle varie regioni e proponeva una classificazione delle grafie sulla base di 4 toni e di 193 rime. La versione originale andò ben presto perduta, sostituita da altre più complete, che comprendevano un numero maggiore di rime. Gli studi sui Tagli di [sillabe e] rime si fondano dunque, in genere, sull'Ampliamento dei 'Tagli di [sillabe e] rime' (portato a termine nel 1008 da Chen Pengnian, autore anche di una revisione delle Tavolette di giada), che riprende integralmente il sistema fonologico dei Tagli di [sillabe e] rime. Nell'Ampliamento dei 'Tagli di [sillabe e] rime', i caratteri sono disposti in funzione dei quattro toni del cinese antico: ping ('piano'), shang ('ascendente'), qu ('uscente'), ru ('entrante'), noti già dal III sec., e delle 206 rime che rappresentano la parte finale delle sillabe, ossia la vocale principale e la consonante finale di una sillaba. I toni sono divisi in un certo numero di rime, sotto le quali sono riuniti i caratteri omofoni; per ogni gruppo di omofoni, è indicata la pronuncia con il metodo fanqie, che rese possibile la realizzazione di questo tipo di opere. I libri si presentano come veri dizionari, fornendo, in genere, i differenti significati di ciascun termine, con uso di riferimenti tratti da opere di tutti i generi della tradizione letteraria, e specificando le diverse pronunce dei caratteri, quando ve ne sono. Così, per esempio, per yu, l'Ampliamento dei 'Tagli di [sillabe e] rime' riprende la definizione della Spiegazione 'animale acquatico, pesce', ma aggiunge: "È anche un nome di famiglia", accompagnando questa affermazione con numerose citazioni, e conclude precisando, con l'aiuto di alcuni esempi, che può trattarsi di un nome di famiglia bisillabico. Alcuni caratteri sono accompagnati invece da una definizione molto sintetica, come nel caso dei due termini, già citati sopra, gan e jian, definiti, rispettivamente, come 'nome di pesce' e come 'sogliola'. A parte la classificazione per rime e per toni, queste opere non sembrano fare uso di nessun'altra forma di organizzazione, né per ordinare le rime di un gruppo di toni né per gli omofoni raccolti sotto una stessa rima. Ciononostante, esse contribuirono all'ampliamento del corpus letterario e influirono sulla composizione dei dizionari più recenti in base ai radicali.
In Cina la lessicografia si è sviluppata nel contesto dell'opera d'interpretazione dei testi classici e la comparsa dei dizionari è intimamente legata all'elaborazione della nozione di radicale. Questo sistema, che ha permesso di organizzare i lemmi partendo dai caratteri, era stato concepito in origine come un'attività volta a mettere ordine nel mondo per mezzo degli elementi grafici della scrittura. La trasformazione del sistema dei radicali, maturata nell'ambiente buddhista, favorì in seguito una consultazione più agevole dei libri di caratteri. Nei dizionari cinesi, l'inserimento dei diversi significati di ciascun termine avvenne con molta lentezza, e senza mai uscire dal riferimento del corpus dei testi dai quali provenivano. Bisogna quindi attendere l'epoca moderna per veder apparire dei dizionari di lingua in cui siano forniti tutti i significati noti del termine.
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