La scienza in Cina: i Ming. Geografia e cartografia
Geografia e cartografia
I Cinesi di epoca Ming (1368-1644) consideravano le carte geografiche documenti affidabili, le disegnavano sulla base di elaborate soluzioni tecniche, atte a rendere le relazioni spaziali in forma bidimensionale, e le utilizzavano per diversi scopi. Ciò che rende questo periodo particolarmente importante per lo studio della cartografia non sono gli aspetti tecnici, anche se i codici di rappresentazione ormai in uso continuarono a evolversi, ma, piuttosto, la grande quantità di carte conservate, che ci consentono di esaminarne tipi diversi in numero notevolmente maggiore rispetto alle dinastie precedenti. La quantità e la varietà sono significative ai fini di una migliore valutazione non soltanto del tipo di mappe prodotte in questo periodo, ma anche delle ragioni di questa produzione e della forma mentis che ne era alla base. Poiché molte mappe Ming sono sopravvissute sotto forma di disegni fatti a mano, fogli stampati o rilegati in libro, possono essere considerate come documenti con una propria legittimità culturale, elaborati secondo certe modalità non per inerzia ma per una precisa volontà.
Il periodo Ming è di solito ritenuto significativo nella storia della cartografia perché, negli ultimi sessant'anni della dinastia, giunsero in Cina le carte geografiche europee. Contrariamente a quanto affermato da studi precedenti (con l'importante eccezione di Cordell Yee 1994), la cartografia europea, però, non alterò la tecnica di disegno delle mappe Ming; le mappae mundi dei gesuiti furono oggetto di osservazione per alcuni eruditi cinesi, ma non esercitarono influssi significativi sulla coscienza cartografica o sul disegno Ming. Un altro assunto convenzionale della storia della cartografia Ming è l'attenzione dedicata alle carte nazionali e mondiali, assunto che deriva anch'esso dall'interesse per l'influenza esercitata dai gesuiti. Certamente furono disegnate carte geografiche approssimative e immaginarie per rappresentare la posizione della Cina nel mondo, ma esse non furono di alcuna utilità per la maggior parte dei Cinesi. La cosmologia tradizionale, che concepiva il mondo come un quadrato posto in un cielo circolare, era una lontana astrazione. Le relazioni spaziali che erano ritenute significative e perciò rappresentate sulle carte geografiche non avevano legami con una conoscenza generale della Cina come unità o del suo posto nel mondo. La gran parte delle carte geografiche Ming era locale e raffigurava soltanto piccole parti del regno, di solito nulla di più di quanto si presentava nell'orizzonte visivo immediato. Le carte geografiche nazionali furono il prodotto dell'ultima fase di un processo di rappresentazione che ebbe inizio con le comuni mappe locali, che la maggior parte dei Cinesi di epoca Ming disegnava e usava, e che successivamente giunse a quelle di maggiore estensione. Era proprio questa la pratica cartografica (e amministrativa) Ming, ossia si procedeva dal livello più basso, la località (xiang), al regno (guo), all'Impero (tianxia).
Nella lingua cinese del periodo Ming non vi era un'unica parola traducibile con 'mappa'; la parola tu era quella correntemente usata, ma 'mappa' non era il suo unico significato. Tu indicava qualsiasi tipo di rappresentazione grafica; gli schemi che mostravano le relazioni logiche tra idee filosofiche, gli alberi genealogici, i diagrammi dell'agopuntura, le stampe dei sigilli, le scenografie dei riti e gli schemi grafici degli accampamenti militari ne sono soltanto alcuni esempi. Anche i dipinti erano conosciuti come tu; le carte geografiche facevano dunque parte di un'unica categoria di testi visivi che nelle consuetudini europee era invece rigidamente suddivisa in generi distinti. Una differenziazione tra dipinti 'estetici' e mappe 'pratiche' fu introdotta nel tardo periodo Ming, quando gli intenditori cominciarono a usare il termine hua ('dipinto') per i primi. Persino i dipinti concepiti in modo complesso potevano essere utilizzati per le informazioni che offrivano sulla posizione, la disposizione, gli usi sociali ed economici di quell'angolo di paesaggio che raffiguravano. D'altra parte, anche le carte geografiche erano disegnate e giudicate in relazione agli stessi principî estetici della pittura e i cartografi usavano la loro arte incorporandovi l'atto stesso del vedere, al fine di rappresentare l'aspetto fisico di un determinato luogo, ma anche per comunicare riflessioni o memorie personali.
Intese come una serie di relazioni che si estendevano dall'individuo al Cosmo, le carte geografiche godevano di una particolare autorità, in quanto potevano riassumere informazioni complesse in un modo soddisfacente dal punto di vista epistemologico. Il filosofo cantonese Zhan Ruoshui (1466-1560) affermava che le mappe erano versioni difettose di quello che percepiva la mente, ma, in ogni caso, nella loro mimesi erano più veritiere delle parole e costituivano veicoli più idonei per trasmettere la conoscenza. Per chiarire questo concetto, egli giunse a parodiare una famosa affermazione del Classico dei mutamenti (Yijing), scrivendo nel 1542: "Guardare le parole è inferiore rispetto a guardare le mappe; guardare le mappe è inferiore rispetto a guardare quanto vi è nella mente. Pertanto io affermo che scrivere non può mai esaurire le parole, e le mappe non possono mai esaurire quello che vi è nella mente. Usa quanto vi è nella mente al posto delle mappe, e le mappe al posto delle parole" (Linghai yutu, p. 4). I contemporanei seguirono il suo insegnamento, disegnando carte geografiche in quantità sconosciute durante le precedenti dinastie.
Il tipo più comune di mappe della dinastia Ming, sia negli archivi governativi sia in quelli privati, era quello che registrava la proprietà. I Cinesi di epoca Ming vivevano in un mondo caratterizzato dalla proprietà privata ed erano naturalmente interessati a contrassegnare quanto possedevano; lo Stato, d'altra parte, desiderava saperlo per motivi fiscali. Molte delle mappe dedicate alle proprietà erano schizzi lineari dei confini, resi regolari in un rettangolo, con semplici annotazioni verbali che indicavano dove fossero localizzati questi confini. Esse includevano di solito le direzioni (la convenzione stabiliva di porre il Nord nella parte superiore della carta) e potevano indicare i tratti fisici rilevanti per le implicazioni economiche, come i corsi d'acqua o altro. Questo non era però l'unico modo di registrare le terre; gran parte delle rappresentazioni visive, infatti, aveva controparti testuali che potevano anche sussistere da sole; per quanto riguardava i possedimenti terrieri, tali controparti erano descrizioni della posizione e dei confini, regolarmente incluse negli atti di proprietà e nei contratti di compravendita.
Le istituzioni che possedevano proprietà fiduciarie ‒ monasteri buddhisti, templi di clan, scuole confuciane ‒ erano indotte a produrre mappe dei loro possedimenti per affermare il proprio diritto di possesso. Oltre alle mappe su carta, spesso incidevano su stele di pietra descrizioni grafiche o testuali dei propri beni immobili, così da scoraggiare qualunque violazione dei loro diritti da parte di potenti vicini. Un'istituzione poteva anche commissionare una mappa di tipo diverso quale una rappresentazione pittorica delle sue terre, solitamente disegnata da una posizione elevata inferiore a 45°. Se poi l'istituzione pubblicava una monografia locale o persino un opuscolo turistico, questi includevano quasi sempre un disegno decorativo dell'istituzione nel suo ambiente; il tono artistico ne confermava lo status culturale, ma l'estensione dei terreni dipinti indicava il diritto di proprietà. Queste due opzioni ‒ archiviare mappe dei possedimenti e commissionare una loro rappresentazione come totalità estetica ‒ erano utilizzate anche da proprietari individuali; per ragioni legate alla conservazione della proprietà è sopravvissuto un grande corpus di pitture paesaggistiche risalenti alla seconda metà dei Ming. Molti dei giardini che appaiono in questi dipinti ‒ come si è detto, spesso chiamati tu ‒ erano veri giardini situati non su montagne nebbiose, come invariabilmente voleva la retorica della pittura dei giardini, ma all'interno delle mura cittadine. L'illusione di un ritiro eremitico necessitava di una considerevole opera figurativa e discorsiva, con il risultato di produrre dipinti di giardini con un'alta valorizzazione culturale; essi, però, erano intesi dal pittore e dal committente come rappresentazioni 'funzionali' della proprietà, anche se erano elaborati all'interno di un'estetica che nobilitava e dava fama al proprietario nascondendo, al tempo stesso, l'atto della proprietà.
Lo Stato Ming era interessato a produrre carte geografiche dei possedimenti terrieri al pari dei loro proprietari, non tanto per rafforzare i diritti di proprietà quanto, come si è detto, per assicurarsi i proventi fiscali. La pratica di disegnare mappe delle proprietà a fini fiscali sembra sia stata rinnovata in alcune aree della Cina orientale a partire dagli anni Quaranta del XIV sec. attraverso un sistema di registrazione delle terre conosciuto come 'Registri impermeabili' (liushui pu), dove l'immagine della resistenza all'acqua doveva suggerire che neppure un pezzettino di terra sarebbe scampato alla registrazione. Compilati a livello di unità amministrative per un'area che comprendeva circa una dozzina di villaggi (du), questi registri consistevano in fogli di carta su cui era disegnata la forma di ogni appezzamento soggetto a tassazione all'interno della città; questi fogli erano rilegati in un libro che serviva come elenco dei dati fiscali. Nel 1387, l'imperatore Zhu Yuanzhang (passato alla storia con il nome di Hongwu, 1368-1398), fondatore della dinastia Ming, stabilì un sistema nazionale per registrare i possedimenti terrieri nei cosiddetti 'Registri delle mappe a squame di pesce' (yulin tuce), in quanto il disegno formato dai molti piccoli appezzamenti riprodotti nelle mappe, nell'intestazione di ogni registro, dava l'impressione visiva delle squame di pesce. Nuovamente ogni appezzamento era misurato e disegnato su un foglio separato e i fogli erano rilegati in libri a livello di città. Diversamente dalle mappe dei Registri impermeabili, tracciate in modo che i contorni di ogni appezzamento fossero riprodotti graficamente, quelle a 'squame di pesce' erano rappresentazioni schematiche mirate a registrare le proprietà presenti in ogni area, ma indifferenti alla forma reale. Anche se i Registri impermeabili non erano obbligatori nel periodo Ming, si continuò a compilarli in alcune contee per permettere controlli incrociati con i Registri a squame di pesce; insieme ai 'Registri gialli' (huangce), libri in cui erano registrati nomi ed età anagrafiche dei membri fiscali di ogni famiglia, essi costituivano un archivio completo a livello di distretto. Il lavoro di compilazione dei Registri a squame di pesce per ogni villaggio durante il regno di Hongwu rappresenta il più completo programma cartografico realizzato in Cina prima del XX secolo.
Nel suo prontuario amministrativo per il distretto di Chun'an, nel Zhejiang, di cui fu magistrato dal 1558 al 1560, il funzionario Hai Rui (1514-1587), famoso per la sua accuratezza, dette indicazioni precise per il rilievo topografico della terra tassabile. Egli era, anzitutto, interessato all'uniformità; le mappe dovevano essere disegnate con un orientamento esatto est-ovest che doveva essere determinato in base all'alba e al tramonto e non alle nozioni locali sulle direzioni est e ovest, poiché anche lievi deviazioni producevano serie incongruenze tra le mappe. Era lecito fare schizzi delle mappe quando il Sole era oscurato dalle nuvole, ma la loro accuratezza doveva essere comunque verificata quando il Sole splendeva. Il rilievo doveva essere fatto usando uno strumento a forma di arco (gongbu o gongzhang); si trattava della lunghezza esatta di un nastro teso su un bastone di legno curvo. Nelle aree collinari, dove l'arco era di difficile uso, le misurazioni potevano essere effettuate con una corda, non di canapa (elastica e soggetta a errore), ma di fibre di cocco, oppure con stecche di bambù, che mantenevano la loro lunghezza.
Hai era consapevole della difficoltà di rilevare topograficamente i terreni irregolari, come nel caso del distretto di Chun'an, il cui territorio era in gran parte collinare; raccomandò allora un metodo, chiamato 'disegno di trasformazione' (zhedao hua), che convertiva le aree collinari in un piano equivalente esaminando il paesaggio da molteplici prospettive per accertarne l'esatta superficie, invece di misurare il terreno da un punto privilegiato, come sembra fosse pratica comune. Il suo scopo, nel tratteggiare la mappa per mostrare come andasse disegnata la carta geografica di un pendio, così da determinarne l'area esatta e ottenere dati coerenti, era quello di distribuire il carico fiscale in modo equo su tutti i campi del distretto; come affermò in una nota pubblica sull'indagine terriera, il fine era quello di "chiarire i confini e perequare le tasse in modo da alleviare la povertà del popolo e porre fine alle cause legali" (Hai Rui ji, p. 159). Le difficoltà incontrate da Hai Rui nel riprodurre il rilievo topografico della terra tassabile a Chun'an erano comuni a molti altri distretti. Quando, venti anni dopo, il governo Ming sotto la guida del Gran segretario Zhang Juzheng (1525-1582) ordinò una revisione completa di tutte le contee, i metodi furono migliorati e standardizzati. L'innovazione più importante fu la diffusione del nuovo modo per calcolare l'area di quadrilateri irregolari disegnando i lati di un rettangolo attraverso i quattro angoli dell'appezzamento e sottraendo da quel rettangolo le aree dei quattro triangoli retti che si creavano tra ogni lato del quadrilatero e il rettangolo teorico che lo conteneva. Questo metodo aumentò l'accuratezza in modo considerevole, anche se le notevoli difficoltà di calcolo, rispetto al vecchio metodo di moltiplicare semplicemente le medie dei due lati reciprocamente opposti, finirono con il comportare il suo abbandono dopo l'indagine degli anni 1578-1582 per la quale era stato divulgato.
Gli Stati e i proprietari terrieri consideravano la terra una proprietà e la disegnavano quindi secondo la posizione e la dimensione; per coloro invece che vivevano sulla terra, il rapporto con il luogo fisico era diverso, e differente era anche il tipo di carta geografica da disegnare. Le mappe geomantiche presupponevano la geomanzia (fengshui, lett. 'vento e acqua'), intesa come l'arte di scoprire e incanalare l'energia (qi) che scorre sotterranea attraverso la topografia naturale. In Cina si è sempre ritenuto che conoscere i movimenti di questa energia fosse di beneficio per coloro che possedevano la terra e su di essa vivevano, poiché la disposizione delle strutture umane e degli scavi poteva sfruttare oppure interrompere questi flussi di energia, con conseguenze positive o negative su chi vi viveva. Tracciare una carta della superficie di un'area agricola era piuttosto facile, ma registrare la potenza geomantica della topografia richiedeva le competenze di uno specialista che sapesse come percepire, rilevare e rappresentare questo potere.
Non sono sopravvissute mappe geomantiche di epoca Ming di luoghi particolari, esistono però mappe disegnate a titolo esemplificativo conservate nel cap. 3 del Classico di Lu Ban (Lu Ban jing), un manuale di falegnameria dedicato alla divinità protettrice dei carpentieri. I piccoli schizzi di questa sezione, che furono aggiunti al manuale in tarda epoca Ming, mostrano diverse disposizioni spaziali delle case, dei sentieri e degli oggetti fisici per spiegare quali fossero di buon auspicio e quali potessero provocare disastri. Il 58° esempio del libro, ritrae una casa situata alla biforcazione di una strada che va da uno stagno a una collinetta; il commento individua nella strada il problema: "se la strada ha la forma del carattere 'uomo' (ren), cosa significa? Ci sarà, inevitabilmente, frequente disaccordo tra i fratelli giovani e quelli anziani. Inoltre, questo causerà l'incendio della casa. E se, sapendo questo, qualcuno volesse trasferirsi in altro luogo, non troverà dimora" (Ruitenbeek 1993, p. 287). In questo caso le spiegazioni scritte mostravano al lettore colto tutti i particolari spiacevoli, ma si può presumere che la mappa avesse un impatto più forte, in quanto delineava la disposizione degli elementi nel paesaggio che avrebbe avuto effetti nefasti, in un modo che chiunque conoscesse il linguaggio visivo poteva afferrare.
Gli esperti di geomanzia potevano produrre mappe sia d'interi villaggi sia di residenze individuali. Lo scopo dell'esperto di geomanzia era quello di leggere il paesaggio in modo da rendere il più armonioso possibile il rapporto tra il centro abitato e il territorio naturale. Idealmente egli cercava di scoprire un 'covo' (xue), una posizione protetta che avrebbe attratto le forze positive nel paesaggio e tutelato la gente dal male (Knapp 1992). Per quanto si sa, nessuna carta geomantica di villaggio di epoca Ming è sopravvissuta, ma vi sono mappe geomantiche tracciate a fini educativi che forniscono un'idea di come quelle carte dovessero essere: la 'mappa di ciottoli e acqua del rifugio del drago', tratta dal Compendio illustrato delle Tre potenze (Sancai tuhui; le Tre potenze sono il Cielo, la Terra e l'Uomo), stampato nel 1609, mostra una disposizione degli elementi fisici di un paesaggio considerata di buon auspicio, perché permetteva alle correnti energetiche di muoversi; questo flusso sulla mappa è disegnato con il punteggiato, nella parte bassa delle colline protettive sullo sfondo e intorno all'ovale centrale nell'area sottostante.
Il tipo di carta geografica più spesso pubblicato durante la dinastia Ming fu quello che appariva sulla pagina iniziale delle monografie locali delle contee, delle prefetture, delle province e dei monasteri. Le monografie locali erano raccolte stampate d'informazioni ufficiali e pubbliche sulla storia e gli affari contemporanei della località, e nell'ultimo periodo della dinastia Ming erano ormai pubblicate quasi ovunque in Cina; per gran parte delle 1200 contee cinesi è riuscita a sopravvivere almeno un'edizione databile al periodo Ming, oltre a circa 250 monografie su monasteri, montagne e altre formazioni e istituzioni topografiche. In molte monografie di distretto vi erano almeno tre carte geografiche, una del distretto nel suo insieme, una della città che fungeva da sede dell'amministrazione, e una che mostrava la collocazione degli uffici del governo locale; le monografie di prefettura ne avevano un numero maggiore, spesso addirittura tre dozzine. Si tratta di un tesoro enorme. Nei più antichi prototipi Sui (581-617) e Tang (618-907) le mappe sembra costituissero la parte predominante delle monografie locali, ma successivamente la proporzione di testo scritto aumentò, mentre l'attenzione dedicata alle mappe diminuì in modo corrispondente. Le mappe di distretto erano disegnate in scala sino a 1:500.000 e nella maggior parte dei casi non aspiravano alla precisione. La rappresentazione approssimativa delle carte delle monografie locali ha indotto gli storici della cartografia a considerare questo genere senza interesse, persino Yee (1994), generalmente così attento a mettere in dubbio gli assunti tradizionali, ha condiviso questa idea; in realtà però queste mappe non erano semplicemente decorative, ed erano disegnate in quel modo per l'uso a cui erano destinate e per le associazioni concrete che erano in grado di generare nella mente dei lettori.
La mappa di distretto presentata nella monografia locale era, anzitutto, un'affermazione di autorità su quel territorio; l'interesse non era tanto quello di rappresentare la conformazione topografica locale, quanto quello di 'dipingerla' come spazio accessibile alle istituzioni, un modo di rendere la presenza dello Stato nell'ambiente locale. Dal punto di vista dello Stato, non tutto lo spazio era distribuito in maniera uniforme sul territorio; l'elemento più significativo, e quindi quello che era contrassegnato in modo rilevante (occasionalmente con bastioni od opere in muratura) era la città murata, sede del governo di distretto. Le località esterne alle mura cittadine erano spesso distribuite in circolo senza tenere conto della loro disposizione fisica, ma semplicemente in modo da sottolinearne la relazione con lo Stato. Le istituzioni pubbliche (come la caserma ufficiale degli arcieri) erano più importanti di quelle private (come i monasteri buddhisti), e queste erano a loro volta più importanti dei borghi urbani; tutti questi elementi, per esempio, sono riportati nella mappa della monografia locale relativa al distretto Dingxing. Lo spazio si contraeva a mano a mano che ci si allontanava dal centro, con le aree periferiche che si trasformavano in colline, in nuvole o nel vuoto, e non vi era alcun interesse per i confini; le conformazioni naturali del terreno, come le montagne, erano a volte indicate con simboli; le strade dei corrieri potevano apparire come linee singole, spezzate o tratteggiate; i fiumi come linee singole o doppie (tutti questi elementi erano indicati nella mappa della monografia sul distretto di Chongyang).
Poiché gran parte dei Cinesi viveva sotto la costante minaccia di siccità o d'inondazioni, alcune monografie comprendevano una mappa separata per i fiumi e i laghi sulla quale i cartografi aumentavano in maniera esagerata la scala dell'area coperta dall'acqua e diminuivano quella della terra asciutta; per esempio, il fitto disegno a onde sulla mappa della monografia locale del distretto di Xiangshan, che ritrae la costa del Guangdong, crea l'impressione di un distretto o di parte di esso come isola nel mezzo di un mare agitato, anche se non è questo il modo in cui un lettore Ming l'avrebbe interpretato.
Le monografie locali sono anche la fonte principale di mappe di città per il periodo Ming. Nella maggior parte dei casi si tratta di carte semplici e concise, che mostrano poco più che le mura cittadine e le porte principali, le strade più importanti e la disposizione degli edifici governativi. Occasionalmente, tuttavia, la mappa cittadina di una monografia di distretto poteva contenere un testo molto più elaborato. Per esempio, la città di Suzhou è raffigurata nella monografia locale del distretto di Wu del 1548; data l'importanza di Suzhou come maggiore centro commerciale nella regione del basso Yangzi, non sorprende il fatto che essa sia il soggetto di quella che è probabilmente la più bella mappa stampata di piccole dimensioni di una città cinese anteriore al XVII secolo. Incorniciata dalle mura coperte di mattoni, la mappa mostra i canali principali per via dei quali gli stranieri chiamavano Suzhou la 'Venezia d'Oriente'; oltre a segnalare le strade più importanti, i templi e gli uffici governativi, la mappa offre anche un'immagine viva della vita urbana, indicando le aree residenziali principali.
Alcuni magistrati hanno descritto il lavoro di preparazione delle mappe delle loro contee, precisando che s'iniziava con le mappe fiscali locali prodotte dai rilievi topografici del terreno. Hai Rui, per esempio, pubblicò alcune direttive per preparare le mappe di distretto sulla base della propria esperienza mentre si trovava nella casa natale sull'isola di Hainan, nell'estremo Sud. Il primo compito era quello di compilare i dati sul terreno a livello di circoscrizione (li o tu, una sottounità amministrativa), cosa che richiedeva un'accurata misurazione dei confini tra le circoscrizioni, contrassegnati con pali di legno che riportavano i nomi delle due circoscrizioni confinanti, ciascuno scritto sul lato rivolto all'unità corrispondente. Una volta determinati i confini, si poteva tracciare una mappa delle circoscrizioni che mostrasse tutte le caratteristiche fisiche del paesaggio, gli insediamenti umani (nel caso di Hai, i boschetti di alberi di betel, materiale molto apprezzato dagli isolani di Hainan e importante risorsa commerciale) e nella quale ogni elemento fosse contraddistinto dal suo nome locale. Queste mappe potevano poi essere riunite per formare mappe di distretto; Hai non fece il rilievo topografico dell'intera isola, ma aggregò i dati che possedeva per produrre una nuova mappa dell'isola di Hainan.
Un resoconto più dettagliato delle diverse fasi di elaborazione di una carta geografica di distretto è offerto da Ye Chunji che ottenne nel 1552, superando gli esami, il titolo di juren ('studioso presentato'), e che utilizzò il sistema a griglia di Luo Hongxian (v. oltre) per disegnare la mappa del distretto Hui'an, nel Fujian. Al suo arrivo a Hui'an nel 1570, Ye scoprì che la monografia locale era priva di mappe. S'incontrò con i rappresentanti locali per chiedere loro di disegnare la mappa di ciascuno dei ventisette borghi di Hui'an, ma le carte che gli furono consegnate si rivelarono insoddisfacenti quando egli tentò di metterle insieme, poiché fiumi e strade uscivano da una mappa da punti diversi rispetto a quelli in cui entravano in quella seguente. Ye decise allora di rifare la carta dell'intero distretto usando la tecnica della griglia che aveva appreso come studente da Luo Hongxian (1504-1564). Il metodo comprendeva la divisione dell'area da rappresentare in quadrati di dimensione uguale, il disegno dell'area all'interno di ciascun riquadro, e infine la riduzione di dimensione di tutti i riquadri e la loro ricomposizione in un unico insieme. Per realizzare questa prima applicazione del metodo della griglia a livello di distretto, Ye istruì una squadra di studenti del luogo affinché supervisionasse la produzione di 155 mappe, sulla base delle quali egli elaborò 27 carte dei borghi, più una per la sede del governo di distretto, tutte disegnate su griglie di linee distanti un li (1 li = 576 m ca.). Queste mappe, a loro volta, furono disposte su una griglia di linee distanti cinque li per produrre una carta di Hui'an che egli stampò nel suo manuale del 1575 sull'amministrazione di Hui'an. Ye usò di nuovo il metodo della griglia per disegnare, intorno agli anni Ottanta del XVI sec., le mappe di altre tre monografie locali nella sua regione natale, il Guangdong, ma queste opere non ebbero una diffusione sufficientemente ampia da alterare le convenzioni della cartografia delle monografie locali; soltanto nel XIX sec., a imitazione delle linee di latitudine e longitudine tracciate sulle carte geografiche europee, sarà utilizzata nuovamente per un breve periodo.
I Cinesi di epoca Ming producevano carte geografiche non soltanto dei luoghi, ma anche delle strade che li collegavano. Questo tipo d'informazioni interessava sia lo Stato, che aveva bisogno di mantenere un sistema di comunicazione interno piuttosto efficiente, sia gli individui, che si trovavano a viaggiare per affari o per diletto. La più comune mappa di viaggio nel primo periodo Ming fu quella che mostrava i percorsi dei corrieri governativi a partire dalla capitale Nanchino o, a seguito del trasferimento della capitale al Nord nel 1420, da Pechino; questo trasferimento rinnovò l'importanza del Grande Canale, che fu la maggiore arteria per il trasporto tra Nord e Sud e l'asse portante di gran parte delle guide stradali.
Le mappe dei corrieri, prodotte dal Ministero della guerra ‒ che gestiva anche il sistema postale ‒, erano lunghe strisce di carta piegate come una fisarmonica. La strada era rappresentata da una linea piena o punteggiata lungo la quale erano segnati i luoghi significativi, come le stazioni di posta e le sedi governative di distretto. Si poteva seguire la strada lungo le piegature della mappa da sinistra a destra, il disegno era planimetrico; non si faceva alcun tentativo d'indicare il terreno o le svolte, e tutte le informazioni erano ridotte a una singola linea dritta. Il corriere o il funzionario in viaggio dovevano rimanere sulla strada o sul fiume stabiliti per arrivare a destinazione, e non si chiedeva loro d'interessarsi alle particolarità del paesaggio che attraversavano. Il Ministero della guerra diffondeva informazioni sulle strade ai suoi funzionari anche attraverso testi interamente scritti; questi opuscoli elencavano le stazioni di posta e le sedi di governo di distretto, di solito distanziate tra loro da 30 a 90 li (da 17 a 52 km ca.), che un funzionario in viaggio avrebbe incontrato sulla via dalla partenza sino all'arrivo. La versione testuale non arricchiva la versione pittorica, ma non dava neanche minori informazioni, semplicemente aveva il vantaggio di richiedere meno carta.
Nel tardo XVI sec. gli editori di enciclopedie inserivano regolarmente queste guide dei percorsi postali nelle loro pubblicazioni, e alla fine le ampliarono in più ricchi manuali di viaggio per offrire informazioni stradali sull'intero paese. Queste pubblicazioni omettevano in gran parte le rappresentazioni grafiche dello spazio in favore delle trascrizioni testuali; il più antico libro di viaggio commerciale tuttora esistente, la Guida di viaggio completa e illustrata (Yitong lucheng tuji) del 1570, contiene solamente due mappe stradali del sistema postale, una con al centro Nanchino e un'altra con al centro Pechino; linee punteggiate segnano le strade che collegavano le capitali di provincia e di prefettura. Il fatto che questo genere di testi si affidasse più alla formula dei nomi di luogo e delle distanze che alle rappresentazioni visive non costituiva un problema per i viaggiatori, poiché la gran parte di loro non aveva alcun interesse a deviare dal sentiero battuto. Altre fonti d'informazioni stradali per luoghi particolari erano le mappe turistiche, spesso incluse nelle monografie locali su monasteri o montagne, ma probabilmente vendute in fogli singoli o in opuscoli nelle località turistiche più popolari (ne sono sopravvissute solamente copie del periodo Qing). Una collezione molto diffusa di mappe turistiche del tardo periodo Ming fu Viste stupefacenti all'interno dei quattro mari (Hainei qiguan), che Yang Erzeng pubblicò nel 1610. La fig. 5 mostra una mappa dei sentieri e dei templi buddhisti sul monte Tiantai nell'omonimo distretto del Zhejiang.
I percorsi di viaggio non si estendevano soltanto via terra, ma anche via acqua, e in questi casi era possibile ricorrere a testi specialistici, sia mappe sia portolani (manuali di rotte nautiche che indicavano le direzioni secondo la bussola), che avevano iniziato a essere compilati per le flotte ufficiali sotto l'eunuco ammiraglio Zheng He (1371-1435 ca.) all'inizio del XV sec.; quando poi la corte rinunciò alle spedizioni marittime, alla metà del secolo, ordinò al Ministero della guerra di distruggere queste mappe. Le carte dei viaggi di Zheng He sopravvissero però in mano di privati; Mao Yuanyi (1594-1641 ca.), per esempio, nel suo Trattato sulla preparazione militare (Wubei zhi) del 1621 incluse una mappa lineare decorativa della rotta di Zheng He verso l'Oceano Indiano che occupa venti pagine. Nessun marinaio, tuttavia, si sarebbe avventurato in mare con questo tipo di mappa; i timonieri usavano infatti disegni schematici più accurati delle rotte di navigazione, che circolavano tra loro come documenti segreti; la fig. 6 mostra una sezione di una mappa di un timoniere Ming (in una copia manoscritta Qing) che traccia su carta la costa dal Liaoning sino alla foce del fiume delle Perle in prossimità dell'odierna Hong Kong. L'orientamento di questa lunga mappa cambia direzione secondo lo svolgimento della carta in modo che la costa si trovi sempre nella parte superiore; questa sezione, che mostra una porzione della costa settentrionale della penisola dello Shandong, è pertanto rivolta a sud. La principale preoccupazione del cartografo era quella di segnare i punti di riconoscimento visivo, di alcuni dei quali è indicato il nome, e di mostrare con una linea continua dove la nave avrebbe dovuto navigare.
Data la vastità del paese, la Cina Ming si sentiva esposta in diversi punti alle minacce militari dei Mongoli e più tardi dei Mancesi, lungo la frontiera settentrionale; dei Giapponesi e successivamente dei Portoghesi lungo la costa che fungeva da confine; la sicurezza del regime poteva anche essere messa a rischio da interruzioni naturali lungo le vie d'acqua principali, il fiume Yangzi e il Grande Canale: tutti questi elementi, quindi, erano rappresentati nelle mappe del Ministero della guerra. In una mappa pubblicata nel 1590 da Pan Jixun, esperto d'idraulica e Ministro della guerra, è raffigurata parte del tratto finale meridionale del Grande Canale. Già verso la fine del XIV sec. l'imperatore aveva ordinato ai funzionari incaricati della difesa locale di consegnare carte geografiche delle aree strategiche, e in seguito il Ministero richiese ripetutamente nuovi rilievi topografici da comporre in mappe difensive. Fra i testi pubblicati per motivi difensivi, la mappa più completa della costa si trova nel Compendio illustrato sulla sicurezza marittima (Chouhai tubian), compilato da Zheng Ruozeng e stampato nel 1561. L'occasione per produrre questo atlante fu data dall'ondata d'incursioni lungo la costa da parte di mercanti e contrabbandieri cinesi e giapponesi che facevano pressione perché fosse allentato il divieto di commercio marittimo; diversamente dalla mappa da timoniere della fig. 6, che vedeva la costa dall'acqua, le mappe di Zheng vedevano la costa dalla terra.
Rispetto alla costa sudorientale, il confine settentrionale fu più spesso il soggetto di opere cartografiche, presumibilmente per la sua importanza ai fini della sicurezza della capitale, specie durante le scorribande mongole nei decenni centrali del XVI secolo. Tra le mappe stampate della frontiera settentrionale, la più influente fu l'Atlante delle nove sezioni del confine [settentrionale], con esegesi (Jiubian tulun), che Xu Lun (1494-1566) commissionò e offrì all'imperatore nel 1537. Pubblicato l'anno seguente, questo atlante fu consultato per decenni, fino a quando non fu rivisto per ordine imperiale, nel 1569, sulla base di nuovi rilievi locali dei confini; il Ministero della guerra, infatti, aveva richiesto che fossero presentate nuove mappe in caso di qualunque cambiamento, allo scopo di tenere il più possibile aggiornato l'atlante di corte.
Mappa difensiva e mappa della monografia locale confluirono in una serie di mappe pubblicate nel 1548 in una monografia della regione, nella quale le carte offrivano una rappresentazione schematica del confine settentrionale direttamente a nord di Pechino, piuttosto che una riproduzione della complessa topografia del territorio montuoso che separava la pianura della Cina settentrionale dalla steppa. Il fine del cartografo non era quello di trasmettere pure conoscenze geografiche, ma di offrire informazioni strategiche in un momento in cui i Mongoli si stavano infiltrando e compivano razzie attraverso quel confine; i simboli che si affollano l'uno sull'altro attraverso il paesaggio montuoso, segnano ogni passo, porta o insediamento murato ‒ la cui conoscenza era essenziale per sorvegliare la regione ‒ indicati con il nome e posti in modo da essere visibili dalla prospettiva del lettore che guardava verso settentrione; le informazioni riguardanti la reale disposizione di queste località e le relative distanze tra di esse sono state sacrificate in favore di un ritratto composito di una regione strategica dal punto di vista militare.
L'immagine della Cina nel suo insieme presentata dalla maggior parte delle mappe Ming è quella di un regno quadrato attraversato da fiumi che scorrono da ovest verso est. La carta geografica nazionale che appare in un'enciclopedia del 1599 è del tutto tipica, e ha lo scopo specifico di indicare le corrispondenze cosmologiche tra ogni provincia e una costellazione celeste, contrassegnata in caratteri bianchi su fondo nero. Questa rappresentazione interamente convenzionale riflette come gran parte dei Cinesi dell'epoca Ming si figurasse l'Impero. Lo Stato costruiva rappresentazioni geografiche del paese con estrema attenzione; il primo progetto per la realizzazione di una carta dell'intero territorio nazionale risale al 1371, quando l'imperatore Hongwu ordinò che ogni magistrato di distretto inviasse una mappa della zona; una seconda richiesta d'informazioni più dettagliate portò, un decennio più tardi, alla raccolta del materiale necessario per compilare una vasta mappa dell'intero paese, che fu esposta a corte nel 1385. Il terzo imperatore Ming, Yongle (1403-1424), sollecitò di nuovo i funzionari locali per avere informazioni geografiche che, con aggiunte successive, servirono a redigere la Monografia generale dei grandi Ming (Da Ming yitong zhi), la monografia nazionale del 1461. Nonostante l'appoggio imperiale e le risorse di cui poté godere, il progetto riuscì a produrre solamente mappe vaghe e indefinite, che non arricchirono di molto l'accuratezza cartografica o la retorica dell'immaginario cartografico; nondimeno la corte continuò a sollecitare le mappe delle contee per gli archivi imperiali, dato che cinque anni dopo fu di nuovo istituita la pratica Yuan, secondo la quale ogni tre anni dovevano essere consegnate delle carte geografiche.
La produzione ufficiale di una carta geografica nazionale comportò anche la produzione di mappe provinciali, sebbene la pratica di produrre carte geografiche delle province fosse del tutto nuova per i Ming, considerato che le province erano divenute unità amministrative soltanto durante la dinastia Yuan. Le carte provinciali contenute nel Sistema burocratico dei grandi Ming (Da Ming guanzhi) sono poco più che grafici su cui sono indicati i nomi delle principali unità amministrative delle province, come nel caso della regione dello Yunnan, la cui raffigurazione è intitolata 'otto prefetture autonome e 34 contee'. Atlanti di carte geografiche provinciali e nazionali, tuttavia, furono prodotti in numero sempre maggiore nel corso del XVI sec., accompagnati da un accresciuto interesse per le mappe difensive; il Gran segretario Gui E (m. 1531), per esempio, commissionò un atlante di 17 mappe (una per ciascuna delle 13 province e per le due capitali, una per le regioni straniere e una carta nazionale che 'incoronava' tutto il resto) e lo presentò all'imperatore nel 1529 in un momento in cui il suo favore presso la corte era a rischio, nella speranza di riguadagnare così l'appoggio imperiale. Nella prefazione Gui spiegava di avere commissionato l'atlante per offrire all'imperatore la possibilità di osservare il proprio regno, limitandosi a fare copiare le carte da atlanti precedenti; la sua sola preoccupazione era che esse risultassero piacevoli alla vista dell'imperatore.
L'atlante nazionale e l'aspetto della carta geografica nazionale cinese furono trasformati quando nel 1555 Luo Hongxian pubblicò il suo Atlante terrestre ampliato (Guang yutu). Questa serie di 45 carte si distingue da quelle di Gui e da tutte le altre, sia per la completezza sia per l'uso del sistema a griglia, che Luo chiamò 'dividere in quadrati misurati' (huafang jili). Questa tecnica, le cui origini possono essere fatte risalire a Pei Xiu, fu applicata per la prima volta su scala nazionale da Zhu Siben (1273-1333) negli anni Dieci del XIV sec.; tuttavia, l'Atlante terrestre ampliato di Luo era di gran lunga superiore in scala e dettaglio alla carta di Zhu, e stabilì lo standard della cartografia cinese per i futuri anni della dinastia e per tutto il periodo Qing (1644-1911). Per la prima volta in una carta geografica cinese, in questo atlante era anche riportata una legenda degli indicatori visivi. Il solo miglioramento apportato nel successivo periodo Ming fu quello di aggiungere i confini tra prefetture, come si osserva in una revisione dell'atlante di Luo effettuata da Chen Zushou nel 1636 mentre lavorava al Ministero della guerra. Il sistema a griglia rimase la tecnica più accurata per rappresentare lo spazio sulla carta sino al tardo XIX sec., quando fu sostituito dai metodi occidentali di proiezione sferica.
La maggiore accuratezza matematica delle carte geografiche basate sul sistema a griglia, tuttavia, non fu sufficientemente valorizzata, e così le mappe quadrettate usate precedentemente continuarono a essere prodotte sino alla fine della dinastia e anche oltre. Nello stesso anno in cui Luo pubblicò il suo atlante, per esempio, un'accademia nel distretto di Longxi, nel Fujian, dette alle stampe una Mappa della topografia antica e moderna degna di nota (Gujin xingsheng zhi tu), alta un metro, e la mise in vendita in copie colorate a mano; una copia fu regalata al re di Spagna nel 1574 dal viceré spagnolo delle Filippine. In confronto a quella di Luo, la mappa dell'accademia era abbozzata e imprecisa (Li Xiaocong 1996), ma evidentemente si pensava ancora che valesse la pena di produrla e comprarla. Grandi carte geografiche colorate come questa erano apprezzate in quanto oggetti decorativi e probabilmente messe in mostra nelle case dei ricchi come emblemi del generico spazio culturale e nazionale con cui l'élite s'identificava, e non come trasposizioni precise di particolari relazioni spaziali. La mappa mundi che Matteo Ricci portò in Cina e che circolò in tre edizioni tra il 1584 e il 1602 attrasse l'interesse degli eruditi cinesi, alcuni dei quali ne pubblicarono alcune copie. L'interesse per la carta dei gesuiti, tuttavia, non era dovuto alla forma 'superiore' di conoscenza che essa poteva presentare, ma piuttosto al fatto che questa mappa si adattava bene alla concezione artistica della rappresentazione visiva. La prima 'copia' tanto ammirata, stampata da Liang Zhou nel 1593, si distinse infatti come testimonianza del valore estetico della cartografia Ming, dato che in realtà ciò che fece Liang fu soltanto riprendere alcune delle nuove informazioni riportate nella carta del Ricci e stiparle intorno al vecchio profilo nazionale dell'Atlante terrestre ampliato di Luo. Questa appropriazione di una 'nuova' conoscenza cartografica in un formato ritenuto ormai 'superato' non era certo un passo indietro, ma difficilmente poteva essere il primo passo verso la cartografia moderna; curiosamente, la maggiore influenza di Luo si esercitò su Europei come Michael Boym (1612-1659) e Martino Martini (1614-1661), che fecero uso dell'Atlante terrestre ampliato quando disegnarono le loro carte geografiche della Cina negli anni Cinquanta del XVII secolo.
Lo storico della cartografia Cordell Yee si è opposto in modo persuasivo alla teoria comune che considera la storia della cartografia come un movimento verso una maggiore matematizzazione o quantificazione, ossia verso la cartografia nella sua manifestazione moderna. Pur non sminuendo l'importanza dell'accuratezza nella trascrizione delle relazioni spaziali, Yee ha sostenuto che questa fosse soltanto una delle molte considerazioni nella mente dei cartografi cinesi quando disegnavano le loro mappe. "Le fonti storiche sul processo di produzione suggeriscono che la mappatura su scala non fosse l'interesse primario dei cartografi cinesi, nonostante essi ne comprendessero certo i principî. […] Ad avere un impatto più rilevante sul disegno e sul contenuto delle carte geografiche erano le considerazioni sul potere, l'educazione e l'estetica" (Yee 1994, pp. 55-57). In conclusione, gli osservatori Ming ratificavano il mondo come essi lo conoscevano. Come ultimo esempio, si consideri la Carta geografica del fiume Yangzi di diecimila li (Wanli changjiang tu), tratta da un'enciclopedia pubblicata per la prima volta nel 1613; questo segmento mostra la città di Nanchino (identificata con il suo nome storico e letterario di Jiankang) vista dalla sponda settentrionale del fiume Yangzi. La carta offre informazioni utili con indicatori visivi lungo la via, come colline, templi e città, ma li colloca in un paesaggio pittorico di barche, correnti e cime protese. È un modo diverso di conoscere il fiume, non come un navigatore, che avrebbe avuto una sua specifica competenza, ma come un gentiluomo in viaggio, colui che, d'altra parte, sarebbe stato il fruitore della mappa.
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