La scienza in Cina: i Ming. Uno sguardo sul mondo naturale
Uno sguardo sul mondo naturale
La principale caratteristica dei testi che i letterati cinesi hanno dedicato al mondo della Natura durante i quasi 300 anni della dinastia Ming (1368-1644) è il loro palese intento di giungere a una sistematizzazione delle conoscenze. L'esigenza degli autori è, infatti, quella di diffondere sia l'insieme delle conoscenze apprese dai loro predecessori sia i propri commenti e le proprie riflessioni, spesso critiche, su tali conoscenze, cercando sempre un punto di vista esauriente e sintetico al tempo stesso.
Subito dopo la fondazione della dinastia Ming fu elaborato un testo filosofico che illustra chiaramente la concezione del mondo naturale in quel periodo; si tratta di una raccolta di note intitolata Il Libro del Maestro delle piante (Caomu zi, 1378), composta da Ye Ziqi (fine del periodo Yuan - inizio dei Ming), eminente letterato ma pessimo cortigiano, relegato per questo al ruolo di funzionario subalterno. La raccolta fu pubblicata soltanto dopo la morte di Ye, nel 1516, a cura di un nipote, che rimaneggiò in parte l'introduzione. Il testo consiste di quattro capitoli (juan), suddivisi a loro volta in due 'dissertazioni' (pian). La seconda parte del primo capitolo, intitolata Dissertazione sull'osservazione delle cose (Guan wu pian), fornisce un'interpretazione dell'esistenza delle piante e degli animali basata su un metodo comparativo. Si apprende così che:
le cose animate (dongwu) hanno la loro origine in cielo. Ecco perché hanno la testa rivolta verso il cielo e inalano ed esalano l'aria-energia vitale (qi). Le cose vegetali (zhiwu) hanno la loro origine nella terra. Ecco perché la radice si dirige verso la terra e fa salire e scendere la linfa. Per questo gli animali traggono la loro aria-energia vitale dal cielo e sono sostenuti dalla terra, mentre le piante prendono la linfa dalla terra e crescono verso il cielo [...]. Gli animali hanno origine in cielo e pertanto hanno il corpo tiepido. Le piante hanno origine nella terra e hanno per questo il corpo freddo. È ciò che insegna lo yin-yang. (Caomu zi, 1)
L'autore propone una classificazione degli esseri viventi, mettendo a confronto i loro diversi modi di venire al mondo. Alla domanda "le cose hanno un valore relativo?", Ye risponde affermativamente, facendo riferimento alle quattro forme di nascita mutuate dal buddhismo:
Sì. Quelli che nascono da un feto, hanno nove orifizi. Quelli che nascono da un uovo ne hanno otto. I vivipari, dunque, hanno un valore superiore agli ovipari. Gli ovipari terrestri possono aprire e chiudere gli occhi, cosa impossibile per gli ovipari dei luoghi umidi. Pertanto gli ovipari terrestri hanno un valore superiore rispetto a quelli dei luoghi umidi. Quelli che nascono per trasformazione, non hanno né feto né uovo, ma si formano in seguito alla trasformazione del qi. Come esseri viventi sono d'infimo valore; perciò quelli che nascono dall'umidità sono più preziosi di quelli nati per trasformazione. Sono queste le quattro differenze fra gli animali. [Quindi prosegue:]
E le piante? È possibile estrapolare a partire da questa premessa? Sì, è possibile. Ve ne sono di quelle che nascono da un innesto: esse appartengono alla categoria 'nate da un feto'. Quelle prodotte dai semi fanno parte invece della categoria 'nate da un uovo'. Il loto e l'euriale nascono dall'umidità. I funghi nascono per trasformazione. Questa è una catalogazione delle piante in quattro categorie. Anche se si dice che 10.000 possono essere le cose (wu) e che non è possibile arrivare a esaminarle a fondo, se le si suddivide e le si distingue non è possibile non ricondurle alle quattro categorie. (ibidem, 1)
Questo punto di vista sembra rifarsi direttamente al pensiero di Shao Yong (1011-1077), per il quale l'interazione yin-yang porta alla creazione di serie composte da quattro elementi (stagioni, direzioni, ecc.). Per quanto riguarda la riproduzione degli alberi da frutta, Ye Ziqi ritiene che tutte le caratteristiche di un albero, a qualsiasi specie appartenga, sono contenute nella mandorla del nocciolo e si riproducono in modo identico a ogni germinazione successiva. Questo tipo di 'osservazione delle cose' rivela una riflessione tanto cosmologica quanto enciclopedica.
Comprendere le cose per mezzo dell'osservazione (Jian wu) è un'opera in 5 capitoli, dedicata esclusivamente agli animali, redatta da Li Su; la prefazione è datata 1581, ma il testo fu pubblicato soltanto nella prima metà del XIX secolo. Nelle prime pagine l'autore esordisce dicendo che, di tutte le cose che si muovono, l'uomo è senza dubbio la più bella; tuttavia, non sarà questo l'oggetto principale della dissertazione, che tratterà invece di ciò che vola e cammina. Ciascun capitolo è dedicato a una categoria di animali; l'autore, partendo da nomi e da citazioni di testi antichi, esamina in primo luogo gli uccelli in generale, quindi la fenice e la gru; analogamente, dopo una breve presentazione generale dei quadrupedi, parla dei liocorni e degli elefanti. La parte dedicata agli animali con scaglie si apre con i draghi e le balene ("lunghe migliaia di leghe") e continua con i nomi di un gran numero di pesci. I primi animali dotati di carapace sono le tartarughe, seguite da un lungo repertorio di crostacei e molluschi. La parte più consistente del libro è il quinto capitolo, di 40 pagine, dedicato ai chong, categoria che in questo caso comprende insetti, ragni, vermi e tutti i piccoli animali che strisciano, brulicano o in genere si muovono sul terreno. L'estensione del testo è inversamente proporzionale al 'valore' relativo degli esseri viventi, presentati in scala decrescente, dall'uomo agli animali più piccoli che strisciano. Questi ultimi sono infatti gli animali più vili, ma anche i più numerosi e, come precisa l'autore, 'lo studio attraverso l'investigazione delle cose' (gewu zhi xue) non può trascurarli.
Li Su analizza anche i modi in cui questi animaletti sono generati, al fine di coglierne meglio la natura che, dopo tutto, è paragonabile a quella degli uomini, in quanto entrambi sono prodotti dal cielo e dalla Terra. Egli insiste sul fatto che l'osservazione di questi minuscoli animali permette di apprezzare meglio la grandezza dell'uomo; li suddivide in due grandi categorie, distinguendo tra quelli che sono procreati e quelli che sono il prodotto di una trasformazione. Entrambi hanno bisogno di un sostegno; quelli della prima categoria sono generati da ciò a cui sono associati, si sviluppano restando legati al loro sostegno e infine muoiono, mentre quelli della seconda categoria penetrano nel sostegno, ne escono trasformati, vivono sotto una forma e si trasformano infine in un'altra. Tra gli animaletti della prima categoria, ve ne sono alcuni che si attaccano agli uomini e vivono nel loro addome per digerire gli alimenti; in caso di malattia, se ne possono sviluppare altri.
Vi sono anche i 'vermi-cadavere' (shichong), che, in numero di tre secondo i taoisti, rendono conto regolarmente all'imperatore celeste delle cattive azioni del loro ospite in modo da affrettarne la morte. L'autore ricorda che, secondo i medici, vi sono anche dieci 'vermi-cadavere', i quali sono fonte d'innumerevoli mali. Successivamente presenta gli altri ambienti in cui possono generarsi i minuscoli animali della prima categoria: il mare, l'acqua, le abitazioni, la terra, le colle vegetali, l'ombra, l'umidità, il Sole, le erbe, il bestiame, le verdure, altri animaletti e il cuore dei fiori. Gli animali che subiscono una metamorfosi possono vivere nell'acqua, nel composto, nel legno, nei cereali e infine nelle erbe; per classificarli Li Su utilizza le categorie dell'Avvicinamento a ciò che è corretto (Erya, noto anche come Lessico letterario), distinguendo, quindi, tra insetti che mangiano il cuore delle gemme, delle foglie, dei nodi e delle radici. Infine, sia Ye Ziqi sia Li Su danno grande importanza, oltre che allo studio attraverso l''investigazione delle cose', anche allo studio delle conoscenze antiche, in particolare Li Su il quale dà rilievo soprattutto alla loro valenza morale.
La Farmacopea per combattere la carestia (Jiuhuang bencao), pubblicata nel 1406 dal principe Zhu Xiao, inaugura un genere letterario caratterizzato da un intento caritatevole, che si svilupperà in particolare nei due secoli successivi (Needham 1968). Questo testo ha in primo luogo una finalità pratica: è un catalogo di 414 piante commestibili, per lo più selvatiche, di ciascuna delle quali l'autore fornisce un'illustrazione, una descrizione e alcune indicazioni sul modo di trattare la parte commestibile. Le descrizioni, brevi e molto sistematiche, forniscono utilissime indicazioni sulla regione d'origine, la morfologia e le dimensioni delle piante, oltre alle caratteristiche del gambo, delle foglie, del fiore e del frutto. La classificazione si basa sulle cinque categorie di vegetali usate in medicina sin dai tempi di Tao Hongjing (456-536), ma la particolare finalità dell'opera comporta una divisione originale all'interno di queste grandi categorie, basata sull'esame delle parti commestibili delle piante. Le sottoclassi, perciò, sono denominate 'foglie commestibili' (ye ke shi), 'fruttificazioni commestibili' (shi ke shi) e così via, proseguendo con radici, foglie e frutti, fiori, fiori e foglie, foglie, scorza e frutti, germogli, radici e frutti, radici e foglie.
La trattazione consente di apprezzare l'estensione dell'area semantica del termine bencao, il cui senso corrente era 'sostanza medicinale', farmacopea. Tuttavia Han Baosheng, autore che fornì per primo una definizione del termine, precisava che la parola è formata dal carattere cao, che significa 'erba', proprio perché le piante costituiscono l'essenza delle sostanze medicinali. In effetti, sebbene certe proprietà medicinali siano ben segnalate e l'autore indichi sistematicamente l'inclusione di una determinata pianta nella farmacopea, quest'opera è soprattutto un manuale di sopravvivenza, che rivela, però, anche una mentalità naturalista molto interessante. Nella prefazione alla prima edizione (ne rimane un'edizione del 1525) si precisa che l'autore ha fatto coltivare in giardino tutte le piante citate, le ha osservate attentamente prima di redigere l'opera e ha assunto alcuni pittori per raffigurarle; probabilmente ha addirittura condotto degli esperimenti per individuare la parte utilizzabile e verificarne l'innocuità. La consultazione di questo testo, conciso e ben illustrato, ci permette oggi di riconoscere la maggior parte delle piante citate, ma non d'identificarle. L'ampia circolazione di questo genere di testi porterà, in epoca Ming, a un vasto consumo dei vegetali selvatici, con l'elaborazione di una cucina semplice ma raffinata, non più in un contesto di necessità, bensì nell'ambito di uno stile di vita eremitico o ascetico, influenzato dal buddhismo e dal taoismo. In quest'ottica, un eremita buddhista originario della regione del Jiangxi, Bao Shan, vissuto in ritiro per sette anni sulla celebre montagna Huangshan, nello Anhui, scrisse nel 1622 la Grande raccolta di piante selvatiche commestibili (Yecai bolu), contenente ricette assai elaborate a base di 262 piante selvatiche. Un altro rappresentante di questa corrente è Gao Lian, uomo di lettere e di gusto eclettico, membro di un gruppo di letterati vicini al taoismo e attivo a Hangzhou durante il regno dell'imperatore Wanli (1573-1619); nelle sue Otto memorie per armonizzarsi con il corso della vita (Zunsheng ba jian, 1591) egli dedica un certo spazio agli alimenti e alle bevande, fra i quali ha risalto la 'categoria dei vegetali selvatici' (ye su lei); nel testo sono presentate ricette diverse e raffinate, che fanno uso di 90 piante.
Alcune delle opere di farmacopea realizzate durante la dinastia Ming, come L'essenza della farmacopea ordinata e catalogata (Bencao pinhui jingyao) compilata per ordine imperiale sotto la direzione di Liu Wentai e terminata nel 1505, o la Classificazione ragionata della farmacopea (Bencao gangmu) di Li Shizhen (1518-1593) ‒ esempio di letteratura ufficiale la prima e di pubblicazione privata la seconda ‒ hanno un contenuto enciclopedico che combina la storia naturale e la farmacologia. La morte del committente della prima opera, l'imperatore Hongzhi (1488-1505) e il disinteresse del suo successore per l'impresa fecero sì che il manoscritto, dotato di un ampio corredo d'illustrazioni a colori, non uscisse dalla biblioteca imperiale fino al 1924 e che soltanto nel 1937 il testo, privo di illustrazioni, fosse dato alle stampe. È una delle opere più sincretistiche nel campo della farmacopea cinese; l'impostazione segue, infatti, scrupolosamente l'ordine delle sostanze medicinali stabilito nel VI sec. da Tao Hongjing, nella Raccolta di note sul 'Canone di farmacopea del Divino Agricoltore' (Shennong bencao jing jizhu) ‒ minerali, piante selvatiche, uomo, animali, piante coltivate ‒ ordine che servirà da modello anche per altre opere dello stesso genere, come la Farmacopea dell'era Daguan, ordinata [sulla base delle] storie dinastiche e dei testi canonici (Jingshi zhenglei Daguan bencao, 1108) di Tang Shenwei (1056-1110 ca.).
All'interno di questa classificazione generale, i redattori, che intendono procedere con il massimo rigore e la massima chiarezza, suddividono le sostanze medicinali in 24 categorie ben distinte e per ciascun prodotto forniscono le informazioni relative alle denominazioni, alla crescita, alla provenienza geografica, ai metodi di conservazione, alle parti utilizzate, all'aspetto, al colore, al sapore, alla 'natura' terapeutica (fredda, calda, tiepida, rinfrescante, emolliente), all''energia materiale' qi (spessa o sottile, yang o yin, a seconda che faccia salire o scendere gli umori), all'odore (più o meno gradevole), all'efficacia in rapporto a una particolare affezione, al 'meridiano' (o vaso, jing), con il quale è in rapporto il prodotto, alla sinergia o all'antinomia con tutti gli altri farmaci, al modo di preparazione, all'uso terapeutico e agli eventuali rischi, e, infine, alle contraffazioni.
Il contenuto di queste 24 categorie è, in molti casi, organizzato secondo i diversi sistemi di classificazione: in base al sistema dei Cinque agenti o fasi (wuxing), basato su colore, sapore, natura, qi e odore, o al sistema delle quattro categorie impiegato soprattutto per i vegetali, che si rifà a quello proposto da Shao Yong nel Libro del Supremo principio [che governa tutte le cose] del mondo (Huangji jingshi shu, 1060 ca.). Queste quattro categorie corrispondono, per i vegetali, a qualità che secondo Needham e Lu Gwei-Djen (1968, pp. 305-308), possono esser tradotte con "erbalità, alberità, volatilità e rettilità"; tra le erbe, quindi, troveremo quelle che possiedono l''erbalità' (cao zhi cao), quelle che possiedono l''alberità' (cao zhi mu), quelle che possiedono la 'volatilità' (cao zhi fei) e infine quelle dotate di 'rettilità' (cao zhi zou); lo stesso avverrà per gli alberi, i frutti, le granaglie e i legumi. Lo scopo di questa quadruplice suddivisione non è pratico, bensì teorico; delle 640 piante citate nell'opera, infatti, soltanto tre possiedono la 'volatilità', e precisamente le piante appartenenti al genere Imperata, i salici piangenti e il bambù, per la facilità con cui il vento ne fa 'volare' le foglie, mentre la maggior parte delle erbe possiede l''erbalità', così come quasi tutti gli alberi possiedono l''alberità' e le piante rampicanti possiedono a loro volta la 'rettilità'. Gli altri criteri d'identificazione delle piante sono il portamento e il modo di crescere; alcune di queste indicazioni, ritenute particolarmente significative, erano iscritte attorno alla figura che illustrava ciascuna voce.
I redattori di questa farmacopea di epoca Ming avevano fatto proprio ‒ come si è detto ‒ il modello della Farmacopea dell'era Daguan, ordinata [sulla base delle] storie dinastiche e dei testi canonici, modificando tuttavia alcuni particolari della classificazione di parte dei farmaci; ne aggiungono infatti altri, in base "alla forma (xing) o alla qualità (zhi) o alla natura (xing) o al gusto (wei) delle sostanze medicinali", come loro stessi riferiscono. Questo testo propone, quindi, una nuova e originale classificazione dei farmaci, in quanto al vecchio sistema dei tre gradi sanpin è aggiunto quello dei Cinque agenti o fasi, secondo il modello farmacologico della Farmacopea dell'era Daguan, ordinata [sulla base delle] storie dinastiche e dei testi canonici, e, per le piante, il modello cosmologico proposto da Shao Yong; inoltre, si danno indicazioni dell'habitus o dell'ecologia e, per gli animali, del modo di riproduzione, secondo il sistema di classificazione buddhista. L'importanza di questa farmacopea non sfuggì a Johann Schreck (1576-1630), il primo missionario appassionato di botanica giunto in Cina (Gabrieli 1936), che fece eseguire una copia del manoscritto (Métailié 1998). Ancora oggi il buono stato di conservazione del manoscritto originale e di alcune rare copie antiche permette di apprezzarne il repertorio d'illustrazioni a colori, una vera rarità nella storia della farmacopea cinese.
La presentazione della farmacopea assume una forma piuttosto diversa nell'opera di Li Shizhen Classificazione ragionata della farmacopea (Bencao gangmu), terminata nel 1578 e pubblicata nel 1596. Pur restando fedele a un'impostazione concettuale fondata sul sistema di corrispondenza dello yin-yang e delle Cinque fasi, l'autore riorganizza completamente la classificazione dei farmaci abbandonando il sistema dei tre gradi, ritenuto ormai superato. L'appartenenza a un grado è segnalata semplicemente a scopo mnemonico accanto al nome di ciascun prodotto; l'insieme è, invece, ordinato secondo la scala dei valori relativi degli esseri viventi, 'dai più vili ai più preziosi', vale a dire dai minerali all'uomo.
Inoltre, consapevole che l'opera che stava redigendo apparteneva tanto al campo della medicina quanto a quello dell''investigazione delle cose', Li Shizhen opera una netta distinzione fra dati di carattere medico e dati derivanti dalla storia naturale e culturale della farmacopea. Pur non apportando, in realtà, un contributo originale sul piano delle conoscenze, Li Shizhen ebbe il merito di riunire i risultati di una trentina di anni di ricerche in un'unica opera voluminosa, che sarà pubblicata sotto forma di 50 capitoli (juan) di testo e due capitoli d'illustrazioni; questo scritto rappresenta pertanto un compendio notevole e prezioso del sapere, non soltanto medico, ma anche naturalistico e tecnico, di derivazione dotta e popolare. Per ciascuna delle 1892 voci le indicazioni mediche ‒ che comprendono 11.096 ricette ‒ sono precedute da rubriche riguardanti la denominazione (etimologia e sinonimia), la descrizione del prodotto, del minerale, della pianta o dell'animale da cui è derivato, la storia del prodotto, e, per i vegetali, il modo di coltivarli. Le illustrazioni della prima edizione dell'opera sono piuttosto scadenti, soltanto nel 1640 si provvide a migliorare le raffigurazioni dei prodotti; si dovrà però attendere il 1885 perché l'iconografia di quest'opera raggiunga un livello qualitativo paragonabile a quello delle pubblicazioni illustrate europee del XVI secolo.
Sebbene considerato dalla maggior parte dei ricercatori cinesi come il precursore delle scienze moderne, Li Shizhen ci appare tuttavia più simile a un erudito europeo del Rinascimento; a differenza dei suoi contemporanei occidentali, tuttavia, egli lavorava in una situazione di relativo isolamento. Il suo interesse per gli oggetti naturali era strettamente legato agli scopi terapeutici e il suo intento principale era di verificare l'attendibilità dei dati ricavati dai quasi 1000 testi antichi dei quali fornisce l'elenco. Nonostante i numerosi viaggi in diverse regioni della Cina, il suo atteggiamento verso la Natura restava ancorato allo studio dei testi antichi; la sua motivazione non fu pertanto né l'esplorazione di nuove risorse né la scoperta di piante o animali, bensì la verifica della veridicità delle antiche nozioni effettuata mettendo a confronto i testi con la realtà. Il suo grande merito fu di passare al vaglio criticamente, sebbene con i mezzi dei suoi tempi, le conoscenze dotte e popolari per riorganizzarle in modo sistematico secondo uno schema rigoroso.
Uno dei suoi contemporanei, Li Zhongli, originario dell'attuale regione dello Henan e letterato con il titolo jinshi ('studioso introdotto', titolo conferito a chi superava l'esame metropolitano), ebbe incarichi amministrativi e coltivò contemporaneamente l'interesse per la medicina e per la farmacopea. Nel 1593 terminò il suo lavoro Origine della farmacopea (Bencao yuanshi), pubblicato nel 1612; si tratta di un'opera non particolarmente originale dal punto di vista medico, ma interessante per quel che riguarda la storia naturale. A differenza della Classificazione ragionata della farmacopea, le cui illustrazioni di qualità scadente sono raccolte in fondo al libro e quindi completamente slegate dal testo, nell'Origine della farmacopea le figure sono inserite all'interno di ogni singola rubrica e l'immagine, che a volte raffigura soltanto i dettagli ritenuti più significativi, è integrata da brevi commenti riguardanti i particolari anatomici delle piante, probabilmente osservati dal vivo.
Composto nella seconda metà del XVI sec. da Wang Qi e da suo figlio Wang Siyi, il Compendio illustrato delle Tre potenze (Sancai tuhui), in 106 capitoli (juan), fu ultimato nel 1607 (prefazione dell'autore) e dato alle stampe dopo il 1609. Gli autori si proponevano di descrivere e illustrare le manifestazioni delle "tre entità agenti dell'Universo, ossia il Cielo, la Terra e l'Uomo" (sancai). Il Cielo è descritto in quattro capitoli, con rappresentazioni delle costellazioni e schemi cosmografici; ai fenomeni della Terra sono dedicati 16 capitoli, corredati di carte geografiche e pregevoli raffigurazioni di paesaggi, di diversi tipi di campi e di schemi geomantici. La parte principale riguarda l'Uomo, a cui sono dedicati gli altri 86 capitoli; l'opera si conclude con sei capitoli sugli animali e 12 sulle piante. È soprattutto in queste ultime due sezioni che emerge chiaramente l'ambizione filosofica dell'autore, che non vuole limitarsi a una semplice descrizione di animali e piante. La scelta di questo tipo di presentazione è, ancora una volta, basata sul concetto di gerarchia degli esseri e, soprattutto, sull'idea fondamentale di una continuità fra tutti gli esseri viventi, dall'umano al vegetale, che caratterizza tutta la storia del pensiero cinese. La presentazione delle 591 piante e dei 382 animali, in cui testo e illustrazioni sono strettamente associati, ricorda quella della Farmacopea per combattere la carestia (Jiuhuang bencao), mentre il contenuto è notevolmente differente. Sotto l'intestazione generale di uccelli-quadrupedi (niaoshou), sono presentate di seguito la 'categoria degli uccelli' (niaolei), la 'categoria dei quadrupedi' (shoulei) e infine quella di animali a scaglie e con carapaci (linjie), che comincia con il drago e finisce con gli insetti, passando per i pesci e i serpenti. Non c'è alcuna distinzione fra le voci relative agli animali reali e quelle concernenti gli animali fantastici, in particolare quelli del bestiario del Classico dei monti e dei mari (Shanhai jing). Per le piante la trattazione si rifà al modello della Farmacopea dell'era Daguan, ordinata [sulla base delle] storie dinastiche e dei testi canonici di Tang Shenwei; i testi sono ripresi per lo più dalla Farmacopea illustrata (Tujing bencao, 1062) e non sono mai più lunghi di una pagina, vale a dire 208 caratteri. Una novità rispetto alla presentazione tradizionale del materiale relativo alla farmacopea è l'aggiunta di un'ulteriore classe, quella delle erbe con fiori (huahui), alle cinque categorie classiche dei vegetali (erbe, alberi, verdure, frutti e granaglie).
Questa sezione si distingue anche per il contenuto dei testi di accompagnamento alle eleganti illustrazioni, che non è più ripreso dalle precedenti farmacopee, ma è costituito da citazioni poetiche o da note di letterati che esprimono il proprio apprezzamento estetico per fiori e piante.
Analogamente, un manoscritto conservato nella Biblioteca di Pechino, Valutazioni sui vegetali (Zhi pin, prefazione del 1617) è un buon esempio di come i letterati osservassero piante e animali. L'autore, Zhao Han, originario dell'attuale regione dello Shaanxi, aveva conseguito il titolo di juren (titolo conferito a chi superava gli esami a livello provinciale) negli esami imperiali all'epoca di Wanli (1573-1619); era un amante delle iscrizioni antiche e trascorse una trentina d'anni a ricalcarle e a collezionarle, nel corso dei suoi numerosi viaggi. L'opera riporta le opinioni sulle piante di Wang Shimao (1536-1588), un funzionario amministrativo, cultore della calligrafia e della scrittura, che, dopo essersi ritirato dalla vita pubblica, si fece costruire nei pressi dell'odierna Shanghai una villa con giardino. Durante le sue peregrinazioni, Zhao Han era solito osservare attentamente il mondo vegetale e collezionava ‒ sotto forma di semi o di talee ‒ gli esemplari che gli sembravano più interessanti dal punto di vista estetico. Le sue annotazioni sul mondo vegetale testimoniano una grande varietà d'interessi; giardiniere ed etnobotanista ante litteram, nella sua opera fornisce anche indicazioni sulle tecniche di coltivazione ‒ per esempio, come far rifiorire le peonie ‒ e particolari sulla storia delle piante, segnalando, tra l'altro, l'introduzione del pomodoro e del girasole nello Shaanxi all'inizio del XVII secolo. Spirito indagatore, si chiede, senza trovare risposta, perché un germoglio nato dai semi non abbia le stesse caratteristiche dell'albero dal quale proviene e decide, quindi, di riprodurre per talea un Chimonanthus, pianta dai fiori particolarmente profumati. L'impegno a riprodurre gli esemplari migliori che è riuscito a procurarsi, non è volto soltanto al puro piacere personale, ma anche alle relazioni sociali, poiché li offre in dono ad amici e conoscenti.
I riferimenti letterari alle piante da fiore formano, invece, il nucleo di un'opera molto rara, conservata nella Biblioteca di Pechino, Storia dei fiori, parte I (Huashi zuobian, prefazione del 1618, di mano dell'autore, Wang Lu, del quale sappiamo però soltanto che era originario dell'attuale regione del Zhejiang). Nei 24 capitoli che compongono l'opera l'autore affronta vari temi legati alle piante, analizza le metafore linguistiche utilizzate per esprimere il grado di bellezza dei fiori (per es., 'imperatore', 'imperatrice', 'ministro', 'concubina' e così via), e fornisce due esempi concreti applicando tali espressioni alle orchidee (Cymbidium, lan) e alle 'peonie arbustive' (mudan). Enumera le località più celebri associate alle piante, insieme ai nomi delle diverse varietà delle specie ‒ o semplicemente ai nomi delle specie ‒ ritenute le più pregiate per i loro fiori. Al primo posto sono, ovviamente, le peonie arbustive, distinte in 80 varietà in base al colore, seguite dalle peonie erbacee (shaoyao), dalle orchidee, dai crisantemi (ju) con 167 varietà, dagli albicocchi giapponesi (mei) e dai Chimonanthus (lamei), dai peschi (tao), dagli albicocchi (xing), melograni, loti, meli, gelsomini, rose, papaveri, osmanto (gui), 124 specie in tutto. Il quarto capitolo, il più lungo (88 pagine), prende in considerazione, invece, questioni non prettamente botaniche: diversi nomi per una stessa pianta, uno stesso nome per piante differenti, alcune varietà inconsuete d'una stessa specie, diversi procedimenti di coltivazione per ottenere determinate varietà (innesto, concimazione, ecc.). Soltanto tre capitoli contengono brani di orticultura: il quinto capitolo, che tratta del rapporto delle piante con i periodi di fioritura, nei diversi periodi dell'anno, o il calendario dei lavori orticoli; l'ottavo capitolo, che presenta le tecniche di coltivazione; infine, il tredicesimo capitolo, che enumera gli errori da evitare nella coltivazione dei fiori. La parte restante del testo riporta nozioni di botanica, aneddoti sulle piante, citazioni da monografie di altri autori. Ogni tema esplora un aspetto del rapporto fra uomini e piante, con il ricorso ad aneddoti citati da autori antichi o trasmessi dalla tradizione orale, in questo caso con l'indicazione precisa della data e del luogo in cui sono stati raccolti. In questo modo l'autore descrive i sentimenti, le passioni per i fiori, l'uso delle piante come rimedi e veleni, il significato di alcune piante nei sogni e il loro essere di buono o cattivo auspicio. Nell'ultima parte dell'opera l'interesse dell'autore sembra spostarsi su questioni linguistiche; infatti, sono elencate le piante chiamate con lo stesso nome, gli oggetti nel cui nome compare il morfema hua ('fiore') e, infine, le cose con nomi di fiori.
L'importanza delle piante nella cultura cinese è particolarmente evidente nel Trattato di tutte le fragranze del Padiglione Er ru (Er ru ting qun fang pu, prefazione del 1620), in 28 capitoli. Wang Xiangjin (1561-1653 ca.), originario dello Shandong e diplomato nel 1604, impiegò una decina d'anni per comporre questo trattato di natura enciclopedica, in cui raccolse sia riferimenti culturali sia descrizioni di metodi di coltivazione, creando un'opera che può essere considerata un'antologia di poesie e citazioni sulle piante e, allo stesso tempo, un trattato di orticultura nel quale sono esposti antichi saperi e i risultati della ricerca personale. L'opera è strutturata secondo uno schema comune ad altri autori, sul modello delle enciclopedie; si apre con alcune osservazioni di carattere meteorologico, spiegando i metodi per elaborare previsioni e un calendario dei lavori orticoli. Le 433 piante analizzate sono presentate in un ordine diverso da quello utilizzato nelle farmacopee; l'autore elenca granaglie, vegetali, frutti, albero del tè e bambù, piante tessili, alberi, piante medicinali, 'fiori' legnosi, sarmentosi ed erbacei, diversi tipi di erbe e, infine, due animali particolarmente apprezzati, ossia la gru (he) e il 'pesce d'oro' (jinyu, carpa di piccola taglia); fornisce per ogni pianta citata il nome, gli eventuali sinonimi, la descrizione, qualche indicazione terapeutica, i metodi di coltivazione, gli impieghi alimentari e alcune ricette medicinali, accompagnando ogni spiegazione con citazioni di testi letterari e poetici; ogni sezione, inoltre, è preceduta da una sintesi che riguarda i lavori dell'orto. Il trattato rappresenta così un compendio di conoscenze relative alle piante, al loro simbolismo, al loro impiego e al modo di coltivarle.
Più o meno allo stesso periodo risalgono altri trattati di orticultura di valore più letterario, composti da letterati-giardinieri, quali Zhou Wenhua e Sun Zhibo. Il primo, originario di Suzhou, nella regione del Jiangsu, scrisse una Storia dei piccoli giardini di Runan (nello Henan, Runan pu shi, prefazione del 1620); il secondo redasse i Procedimenti meravigliosi per coltivare i fiori (Pei hua ao jue lu, 1640 ca.), il cui testo, preceduto da 40 tavole incise raffiguranti le piante più prestigiose, a cominciare dalle peonie, termina con una serie d'informazioni sui pesci, sugli uccelli e sugli insetti (chong). Questo tipo di trattati, di autori della regione del basso Yangzi, attesta la presenza di una vera e propria cultura dei giardini in questa epoca (Clunas 1996). L'interesse per il mondo vegetale, nel quadro di una cura dei giardini, continuerà anche nella dinastia successiva, come testimoniano opere quale il famoso Lo specchio dei fiori (Hua jing, 1688) di Chen Haozi.
A differenza di quanto era accaduto durante le due dinastie Song (Song settentrionali, 960-1127, e meridionali, 1127-1279), le piante da fiore, fatta eccezione per le orchidee (lan), non sono più argomento di monografie e nelle opere di orticoltura sono ormai prese in considerazione solamente come uno degli elementi del giardino. Una delle poche opere di questo periodo dedicata ai fiori è, infatti, Meravigliosi procedimenti dal trattato delle orchidee (Lan pu ao fa) di autore sconosciuto e risalente probabilmente al XIII sec., che è conservata nella raccolta di Zhou Lüjing, pubblicata durante l'epoca di Wanli, Tavolette della porta del silenzio (Yimen guangdu), la quale raccoglie un centinaio di opere composte tra il periodo della dinastia Tang e quello della dinastia Ming. In questo periodo, invece, un grande interesse sembra suscitare un albero da frutto, il litchi, a cui sono dedicati numerosi trattati. Il primo, Trattato sul litchi (Lizhi pu) di Xu Po, poeta rinomato dell'epoca di Wanli (1573-1619) originario del Fujian, conferma sin dall'inizio la grande popolarità del litchi, le cui cultivàr aumentarono costantemente di numero a partire dal X secolo. L'elenco di nomi fornito dall'autore, accompagnato dalle principali caratteristiche delle cultivàr nelle maggiori zone produttrici del Fujian, dimostra la popolarità di questo frutto; ne esistevano ben 108 varietà, coltivate in quattro località della costa. Il secondo capitolo descrive gli aspetti tecnici della produzione, dalla coltivazione fino ai metodi di conservazione e trasformazione.
Un altro trattato con lo stesso titolo, scritto da Song Jue, anch'egli originario del Fujian e soprannominato 'genio dei litchi' (lizhi xian), comincia con un'apologia del litchi che tra i frutti è un 'genio', un "Buddha con il quale nessuno regge il confronto". L'impostazione di quest'opera è molto più letteraria, essendo ricca di citazioni tratte da poesie o altri testi letterari. Cao Fan, originario di Nanchino, che aveva trascorso due mesi nel Fujian per assaggiarne i litchi, è autore di un altro trattato con lo stesso titolo, terminato nel 1612. Cao Fan elenca 28 cultivàr della zona intorno a Fuzhou, per le quali fornisce una breve descrizione e una sua personale classificazione, precisando alla fine di non aver avuto occasione di visitare le altre zone di produzione e di non aver potuto assaggiare le varietà che vi crescono.
Questo tipo di monografie, così come i trattati d'orticoltura di carattere generale, sono quasi sempre opera di letterati della Cina meridionale, originari di zone dal clima mite o semitropicale. Infatti, con il trasferimento della capitale dei Song meridionali nella città di Hangzhou, la produzione dei fiori si spostò progressivamente dai dintorni di Luoyang (nella zona centrosettentrionale, vicino a Kaifeng, capitale della dinastia dei Song settentrionali) alla Cina meridionale. Nel corso del periodo Ming questo movimento si accentuò ulteriormente e la regione del basso Yangzi divenne nota come il paese dei fiori e delle piante da giardino. Un ultimo tipo di opere che illustra bene l'atteggiamento dei letterati nei confronti delle piante sono i trattati di pittura. Nelle sue Tavolette della porta del silenzio Zhou Lüjing ha raccolto molti di questi trattati; in Pallidi riflessi del Qiyuan (Qiyuan xiao ying), dedicato alla rappresentazione dei bambù, egli ricorda che, prima di raffigurarlo con il pennello, è necessario averne assimilato completamente tutti gli aspetti, bisogna "avere un bambù nel petto". La sezione intitolata Trattato di morfologia del bambù (Zhu tai pu) comincia con queste parole: "Chi vuole dipingere dei bambù, deve per prima cosa conoscerne i nomi". L'abbondanza dei termini elencati per designare tutte le singole parti della pianta rivela un'acuta capacità di osservazione; per esempio, parlando della parte sotterranea, l'autore distingue, e nomina, la radice principale e le radici laterali ‒ i rizomi ‒ e poi le radici che crescono sui rizomi. Per la parte aerea impiega un termine specifico per le radici che crescono sui nodi del fusto, per i fiori, per le foglie, per i germogli, per le diverse 'pelli', elencando 50 termini, per altrettante parti o insiemi di parti. Le Tavolette della porta del silenzio contengono, tra l'altro, anche un trattato dedicato ai fiori degli albicocchi giapponesi, dal titolo Evocazione dei monti Luofu (Luofu huan zhi), in cui, attraverso brevi trattati di autori diversi, è offerto un resoconto sistematico di tutte le possibili configurazioni di ogni parte dell'albero, della forma dei rami e dei rametti, del numero di petali dei fiori, 'normalmente cinque', ma talvolta quattro o sei. Il carattere d'inventario sistematico, che si propone di registrare tutte le possibili varianti dei vegetali, in particolare dei fiori, è ancora più evidente nelle tavole che accompagnano i vari saggi, così come accade in un trattato dedicato alle orchidee del genere Cymbidium, Immagini morte di orchidee viventi (Jiuwan yi rong).
In molte opere si parla anche di animali da giardino; tra queste possiamo distinguere due veri e propri generi letterari, sensibilmente diversi tra loro: da una parte, i manuali pratici, dedicati alla descrizione e all'allevamento degli animali da compagnia e, dall'altra parte, saggi di carattere storico e filosofico. Huang Shengzeng, originario di Suzhou e attivo intorno alla seconda metà del XVI sec., compose un Classico dei pesci (Yu jing). La prima parte di questa opera è dedicata all'allevamento delle carpe, certamente a scopo di compagnia, poiché, come spiega lui stesso, "chi alleva le carpe non si sogna neppure di mangiarle ed esse gli diventano sempre più care"; nella seconda parte sono descritte brevemente 19 specie di pesci di mare e d'acqua dolce. Un altro letterato, Zhang Chou, compose un Trattato dei pesci di cinabro (Zhusha yu pu) che descrive minuziosamente come prendersi cura dei 'pesci d'oro', le carpe di piccola taglia, ritenute particolarmente pregiate nella regione del basso Yangzi. Altre due opere sono dedicate alla descrizione di pesci poco noti: Elogio illustrato dei pesci poco comuni (Yi yu tu zan), di Yang Shen, e Complemento all''Elogio illustrato dei pesci poco comuni' (Pu Yi yu tu zan), di Hu Shi'an; il primo libro, in quattro capitoli, riporta citazioni di opere riguardanti i nomi di un centinaio di animali acquatici, essenzialmente pesci, ma anche crostacei e molluschi, mentre il secondo libro, la cui prefazione del 1618 integra questo primo inventario, dedica a ciascuno degli 83 nomi di animali acquatici citati un lungo commento.
Hu Shi'an è anche l'autore di una Raccolta arricchita sull''Elogio dei pesci poco comuni' (Yi yu zan run ji), che continua il lavoro di compilazione con la descrizione di 32 animali acquatici, fra cui i 'passeri gialli' (huangque) e i 'passeri bianchi' (baique), risultato di una metamorfosi dei pesci, che "all'ottava Luna si trasformano in passeri e, alla decima Luna, ritornano al mare e si trasformano in pesci". Il termine tradotto con pesce, yu, designa 'qualsiasi animale che viva nell'acqua', poiché accanto ai riferimenti a pesci veri e propri troviamo l'alligatore dello Yangzi, le tartarughe e i granchi, o addirittura gli animali mitologici che popolano i corsi d'acqua delle montagne del Classico dei monti e dei mari (Shanhai jing). Come abbiamo detto, gli insetti, chong, per Li Su suscitano un interesse filosofico, divenendo a volte una vera e propria passione, come nel caso dei grilli, apprezzati a tal punto per il loro talento musicale e per le qualità di animali da combattimento da divenire, con il tempo, oggetti di elevato valore commerciale. La Monografia dei tessitori solerti (Cuzhi zhi) è un trattatello che un letterato originario dello Hubei, Liu Dong, durante gli anni di regno di Chongzhen (1628-1644) dedicò ai valorosi grilli, il cui canto evoca il rumore della navetta che si sposta ininterrottamente avanti e indietro sul telaio. Il suo testo, preciso e conciso, inizia con l'indicazione dei luoghi distanti cinque li (2,9 km ca.) dalla porta sudorientale delle mura esterne di Pechino, dove si possono trovare grilli, piacevoli canterini e buoni combattenti. Segue una descrizione dell'equipaggiamento necessario alla caccia al grillo, dei posti prediletti da questi insetti e dei metodi per catturarli; per esempio, alla settima e all'ottava Luna d'autunno, una volta individuata grazie al canto la tana del grillo, vi s'introduce un sottile filo d'erba e lo si muove come se si stesse intingendo un pennello sulla pietra da inchiostro; in caso di scacco, si versa nella tana l'acqua trasportata con un recipiente ricavato da un fusto di bambù, in modo da far uscire l'insetto, che sarà catturato soltanto nel caso in cui risponda a precisi criteri di colore e di forma. Infine, un esemplare ritenuto adatto sarà allevato e sottoposto a una serie di prove, al fine di valutare adeguatamente le sue qualità di combattente.
Le nozioni basilari, necessarie per poter scegliere un buon grillo, sono tratte da un'opera di uno degli ultimi ministri dei Song meridionali, Jia Sidao (1213-1275). Appassionato di combattimenti fra grilli, Jia Sidao scrisse il Classico dei tessitori solerti (Cuzhi jing), ripubblicato da Zhou Lüjing nelle sue Tavolette della porta del silenzio. Le caratteristiche fondamentali dell'animale sono messe in relazione al luogo in cui vive; così, la mollezza del corpo è tipica degli individui che vivono nei suoli erbosi, la robustezza di quelli che abitano pietre e muraglie, e i primi sono di natura piuttosto calma, a differenza degli altri. I colori sono, in ordine di valore, bronzo, giallo, rosso, nero e bianco. Dal punto di vista morfologico, l'esemplare ideale deve avere 'testa e nuca grosse, cosce e zampe lunghe, dorso e corpo largo'; per designare i diversi tipi morfologici fu ideata una nomenclatura, come 'bronzo da carapace di granchio', 'nocciolo di giuggiola', 'sabbia rossa', 'leone profumato', 'campanella volante'. Allevarli non significava soltanto nutrirli, ma anche lavarli e, in caso di malattia, curarli; erano nutriti con vari insetti e pappe di cereali, erano lavati con un miscuglio di succo di piccoli bruchi verdi e zucchero, e infine sciacquati con acqua zuccherata. Quanto alle malattie, troviamo indicati rimedi atti a combattere l'indigestione, il freddo e il caldo, i postumi da combattimento e vari tipi di ferite o morsi. Vi sono perfino un capitolo dedicato alla filologia e uno all'allevamento propriamente detto; per esempio, mettendo più grilli in un recipiente pieno di terra, così da lasciarli deporre le uova, ci si può assicurare la presenza di questi ospiti canterini per tutto l'anno. La maggior parte della gente, infatti, allevava i grilli soltanto per il piacere di ascoltarne il canto durante l'inverno. Dopo aver sottolineato che la passione per i combattimenti tra insetti cominciava a diminuire, poiché aveva portato molte persone alla rovina (a causa delle scommesse), Liu Dong enumera le caratteristiche di altri insetti canterini, le cicale. L'interesse per i grilli combattenti raggiunse il parossismo nel periodo di regno dell'imperatore Xuande (1426-1435), alimentato dall'entusiasmo sfrenato dello stesso imperatore. A questo fatto s'ispira una novella della celebre raccolta di Pu Songling, Racconti meravigliosi dello studio Liao (Liaozhai zhiyi), pubblicata nel 1678. Un'altra opera, di natura pratica, fu dedicata al baco da seta, mentre gli animali di taglia grande furono oggetto di un approccio più filologico. Huang Shengzheng non si limitò a scrivere dei pesci, ma compose anche un Canone dei quadrupedi (Shou jing), un vero e proprio mosaico di citazioni, mentre Wang Zhideng, ne Il parco delle tigri (Hu yuan), racconta con numerosi aneddoti tratti dai testi classici la storia di questo animale in Cina.
Gli interessi che spingevano i letterati a scrivere trattati sugli animali erano di tipo estetico, filologico, storico, ludico, ma quasi mai si trattava di un interesse di tipo naturalistico. Persino Li Shizhen, quando parla di animali, cita semplicemente testi della letteratura antica. Per quel che riguarda le piante, invece, tanto i farmacologi quanto gli amanti dei giardini e della pittura si affidavano all'osservazione e all'esperienza. Il gran numero di opere su piante e animali pubblicato durante la prima metà del XVII sec. e i primi decenni della dinastia Qing (1644-1911) è la conseguenza della fuga e del volontario esilio scelto da molti letterati che, proprio alla vigilia della caduta della dinastia Ming, preferirono ritirarsi dalla vita pubblica per dedicarsi alle attività agricole, certamente meno compromettenti di un incarico amministrativo. Questa scelta di vita fu largamente condivisa da quanti, dopo il 1644, si rifiutarono di servire la dinastia mancese.
Bertuccioli 1956: Bertuccioli, Giuliano, A note on two Ming manuscripts of the Pên-ts'ao pin-hui ching-yao, "Journal of oriental studies", 3, 1, 1956, pp. 63-68.
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