Il termine special relationship fu coniato da Winston Churchill nel 1946 in riferimento all’unicità delle relazioni politiche, militari e culturali esistenti tra Regno Unito e Stati Uniti d’America, sulle quali il celebre statista britannico riteneva dovesse fondarsi il cuore di quel blocco di stati occidentali che andava consolidandosi in opposizione all’Unione Sovietica.
Definire un rapporto tra due stati nei termini di una ‘relazione speciale’ sottende l’idea che il livello di attività cooperativa bilaterale abbia una tale durata, stabilità, intensità e complessità da meritare una categoria qualitativamente differente da quella di semplice alleanza, amicizia o partnership. E in effetti il caso angloamericano colpisce sotto tutte queste caratteristiche.
In primo luogo, per la sua durata e stabilità: nato già nel 19° secolo, l’asse tra Londra e Washington si è rafforzato durante le due guerre mondiali per poi consacrarsi definitivamente come un’intesa speciale negli anni della Guerra fredda, principalmente in virtù della comune rivalità contro l’Unione Sovietica. La relazione non si è ridimensionata con la fine della minaccia sovietica, ma ha registrato un’intensificazione proprio nel momento in cui il rapporto tra gli Usa e alcuni partners europei viveva momenti di tensione in coincidenza della guerra in Iraq del 2003.
In secondo luogo, la special relationship colpisce per la sua intensità, che in un certo senso può essere definita multilivello. Gli attori protagonisti della relazione, infatti, non sono solo le rispettive leadership politiche, che negli anni si sono dimostrate generalmente in sintonia nelle scelte di politica estera anche in caso di differente appartenenza politica (l’intesa tra Tony Blair e George W. Bush nella guerra al terrorismo è in questo senso più che emblematica), ma anche i rispettivi apparati burocratici, in particolare quelli diplomatici, e di difesa.
Infine, l’intesa tra Londra e Washington si estende a molti ambiti di cooperazione e non riguarda solo il piano diplomatico più squisitamente politico, ma coinvolge anche la sfera militare, economica e culturale.
La relazione si traduce non solo in un costante allineamento rispetto alle grandi questioni della politica internazionale (si pensi, nell’ultimo decennio, alla lotta contro il terrorismo, al dossier sul nucleare iraniano, o da ultimo all’imposizione della no-fly zone e all’intervento della Nato nella Libia di Gheddafi), ma anche in una forte collaborazione tra le rispettive forze armate e apparati di intelligence (a cui si aggiungono ingenti forniture di materiale bellico, supporto logistico e condivisione di basi militari), e ancora in un notevolissimo interscambio commerciale e finanziario.
Il legame culturale, basato in primis sull’affinità linguistica anglofona, è infine riscontrabile nel proliferare di associazioni, istituti ed enti di tipo scientifico e culturale.