Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La persecuzione della stregoneria si sviluppa in una società sottoposta a rapidi cambiamenti e caratterizzata da un clima di insicurezze e di sospetti in cui la presenza dell’elemento magico è molto forte. In zone culturalmente arretrate come le campagne o la montagna, la magia popolare delle fattucchiere e delle guaritrici, che nel Medioevo è stata tollerata, viene ora perseguitata sotto l’accusa di eresia e di patti con il diavolo. Decine di migliaia di streghe sono torturate e mandate a morte.
Premessa
La persecuzione delle streghe rappresenta indubbiamente una delle pagine più nere del Cinquecento: decine di migliaia di persone, soprattutto donne, sono messe a morte, generalmente bruciate vive sulla base di confessioni estorte sotto tortura. Accanto all’azione capillare e sistematica degli inquisitori, laici e religiosi, si sviluppano vere ondate di panico popolare: non è solo dall’alto ma anche dal basso che si generano l’ossessione e la paura della stregoneria. I canoni della demonologia sono già fissati dalla fine del Quattrocento: i poteri delle streghe derivano dal patto con il diavolo. Le streghe volano di notte e raggiungono il luogo del sabba, momento in cui incontrano il demonio, si congiungono carnalmente con esso, calpestano la croce e procurano la morte ad adulti, bambini e animali. Bisogna mettere in evidenza il fatto che la persecuzione delle streghe non è un’eredità di superstizioni medioevali in via di estinzione, ma una nuova forza esplosiva, un fenomeno inedito. C’è una linea di tendenza molto precisa: nell’alto Medioevo non c’è stata nessuna caccia alle streghe; l’ossessione della stregoneria si sviluppa lentamente solo dopo il XII secolo per poi esplodere in maniera definitiva soltanto alla fine del XV secolo.
Le fasi della persecuzione
Esaminiamo i dati e le scadenze. Nell’alto Medioevo non solo manca una demonologia organica, ma la credenza nelle streghe viene scoraggiata. Esistono superstizioni contadine sul potere delle streghe, ma la Chiesa e le autorità civili fanno di tutto per scoraggiare queste credenze. Nell’VIII secolo san Bonifacio afferma che credere nelle streghe e nei lupi mannari non è cristiano. Carlo Magno (742-814, imperatore dall’800) decreta la pena di morte contro chi manda al rogo presunte streghe e afferma che i roghi sono un costume pagano. Se le superstizioni popolari e primitive – come ha dimostrato l’antropologa Mary Douglas (1980) – a tendono ad attribuire a forze misteriose e ostili i fenomeni che non riescono a spiegare, la Chiesa e le autorità dell’alto Medioevo si adoperano per soffocare ovunque queste superstizioni, cercando di controllarle e di evitare che si sviluppino. Questo sforzo trova il suo coronamento definitivo nel Canon Episcopi del XII secolo, nel quale si afferma che chiunque creda alle streghe è “indubbiamente un infedele e un pagano”. Dopo il XII secolo si assiste a un’inversione di tendenza. Se i secoli precedenti hanno visto soprattutto ardere i roghi degli eretici (catari, albigesi e valdesi) ora lo sforzo repressivo si scatena contro l’energia stregonesca. L’ossessione esplode con scadenze ben precise e acquista una forma definitiva alla fine del XV secolo. Nel 1484 papa Innocenzo VIII promulga la bolla Summis desiderantes affectibus in cui, deplorando la diffusione della stregoneria, autorizza gli inquisitori domenicani Heinrich Institor e Jakob Sprenger a sradicarla. Gli stessi inquisitori che avevano sollecitato la bolla pubblicano nel 1487 il Malleus maleficarum, il più grande e completo testo di demonologia antistregonesca, una raccolta delle credenze sulla moltiplicazione delle streghe nel quale si chiede alle autorità civili ed ecclesiastiche di aiutare concretamente gli inquisitori nel loro compito di persecuzione della stregoneria. Il Malleus è inoltre pervaso da una fortissima carica antifemminile, che trae le sue radici da quell’ampia corrente misogina del cristianesimo medievale che si rifaceva a sant’Agostino, ed è punteggiato da una serie di ossessioni sessuali e da fantasie di castrazione. Con il Malleus la persecuzione –già esistente e praticata a livello locale –viene ufficialmente autorizzata dalla Chiesa e si organizza e coordina a livello europeo. Il testo dei due domenicani costituisce un imponente serbatoio teorico per le persecuzioni che nei due secoli seguenti si intensificheranno decisamente.
Il Cinquecento e il Seicento sono dunque i secoli di maggior virulenza della persecuzione antistregonesca, che si può dividere in due fasi. La prima, che va più o meno dalla fine del Quattrocento – l’epoca della bolla Summis desiderantes e del Malleus – al 1530 è concentrata soprattutto nelle zone di montagna, prevalentemente alpine e pirenaiche, in cui esistono ancora sacche di sopravvivenza di antiche credenze pagane. Questi residui di paganesimo, diffusi tra i settori più umili della società e nelle zone più isolate, comportano animismo, superstizioni e credenze nella magia popolare che vengono ora interpretate come patto con il diavolo ed equiparate all’eresia. La persecuzione sembra affievolirsi, ma riprende con forza a metà del Cinquecento e dura fino a metà del Seicento.
Partendo dal contesto alpino e pirenaico, l’ossessione stregonesca acquista vita autonoma, si sviluppa e si salda al clima di sospetto e furore delle guerre di religione, diviene parte della psicologia di un’epoca squilibrata e conflittuale e si allarga geograficamente. Questa seconda fase, più violenta della prima, legata alle guerre di religione e culminata con la guerra dei Trent’anni, coinvolge tutta l’Europa e acquista una virulenza tutta particolare in Germania. Pur coinvolgendo alcune città, la persecuzione colpisce prevalentemente il mondo contadino; è meno forte in Italia e Spagna, anche se qui è compensata dalla repressione contro ebrei e moriscos. A partire dalla seconda metà del Seicento – con la fine delle guerre di religione e con il consolidarsi dello status quo – il fenomeno comincia lentamente a declinare fino alla scomparsa all’inizio del Settecento, nel nuovo clima tollerante del secolo dei Lumi, sotto i colpi del pensiero razionalistico che nega i poteri della magia e si oppone alla sua persecuzione.
Jacob Sprenger e Heinrich Krämer
Come agiscono le streghe
Malleus maleficarum
Come in generale le streghe operino le loro stregonerie servendosi dei sacramenti della Chiesa. E come abitualmente impediscano la potenza generativa o anche arrechino altri difetti a qualunque altra creatura, eccettuati i corpi celesti
Ora bisogna far notare molte cose sulla maniera di agire delle streghe quando danneggiano le altre creature dell’anno e dell’altro sesso e i frutti della terra. Innanzitutto parleremo di come agiscano con gli uomini, poi con gli animali e infine con i frutti della terra. Per quanto riguarda gli uomini, interessa innanzitutto in che modo esse impediscano con le stregonerie la potenza generativa o l’atto sessuale, affinché la donna non possa concepire e l’uomo non sia in grado di compiere l’atto. In secondo luogo come, talvolta, tale atto sia impedito con una donna e non con un’altra. Terzo, come vengano portati via i membri virili, come se fossero completamente divelti dal corpo. Quarto, come si può discernere se qualcosa proviene dalla sola potenza del diavolo, che agisce da solo senza la strega. Quinto, come le streghe tramutino in belve persone dell’uno e dell’altro sesso con l’arte dei prodigi. Sesto, come le streghe levatrici uccidano in diversi modi il feto nel grembo della madre, oppure, quando non fanno questo, offrano i bambini ai diavoli. Notiamo che, affinché queste cose non siano giudicate incredibili, noi le abbiamo trattate con questioni e risposte alle argomentazioni nella prima parte dell’opera. Se ce ne sarà bisogno, il lettore colpito dal dubbio potrà riferirsi a questa, indagando quale sia la verità.
Ora, per indurre a detestare un tale crimine, ci limiteremo ad affiancare alle precedenti questioni gli atti e gli episodi che abbiamo raccolto noi stessi o anche riportati da altri, nel caso in cui tali questioni risultassero di difficile comprensione per qualcuno. Quanto si dirà in questa seconda parte servirà a indurre il lettore alla fiducia, onde desista dall’errore secondo cui le streghe non esisterebbero e nel mondo non potrebbe esistere la stregoneria.
Quindi in primo luogo è da notare che ci sono sei modi in cui le streghe possono nuocere agli uomini, senza parlare dei modi in cui nuocciono alle altre creature. Uno di questi consiste nel suscitare un amore cattivo in un uomo per una donna o in una donna per un uomo. Un altro consiste nel fare in modo di seminare in qualcuno odio o invidia. Un terzo è quello per cui le persone cosiddette stregate non possono disporre della potenza generativa con una donna o viceversa, se sono donne, con un uomo; o ancora il procurare l’aborto con altri mezzi già citati, come si diceva sopra. Il quarto consiste nel fare ammalare un uomo nel membro; il quinto nel privare della vita; il sesto nel togliere l’uso della ragione.
in La stregoneria. Diavoli, streghe, inquisitori dal Trecento al Settecento a cura di S. Abbiati, A. Agnoletto, M. Lazzati, Milano, Mondadori, 1991
Filippo Melantone
Pensieri, fatti e riflessioni
Schulreden
LXXXIII
Alcuni anni fa una povera disgraziata, durante il puerperio, uccise due figli con una piccola spada o coltello. Quando poi fu imprigionata e condotta alla pena capitale, disse di non rendersi conto di come avesse potuto uccidere; riteneva che era stata una forza furiosa del diavolo che le era entrato dentro. In ogni caso, era in realtà così dispiaciuta della strage avvenuta, da preferire di gran lunga morire piuttosto che vivere, ed era contenta che l’ombra terribile di quell’episodio disgraziato le fosse tolta per sempre dagli occhi. (...)
XCIII
Ricordiamo che alcuni anni fa, a Lipsia, un malvagio uccise nel vicino paese una famiglia, padre, madre e figli e, preso il danaro, fuggì via. Una volta catturato, affermò di essere stato nascosto per ben tre giorni sotto le scale, riflettendo se compiere o meno quella strage e, ad un certo momento, di aver udito una voce che gli sussurrava: “Inferisci un colpo mortale”.
Disse che, preso da questa voce, fu spinto al gesto, e quindi che aveva agito per impulso del diavolo, il quale, ovviamente, gli aveva insinuato quella voce.
CXXXI
[Io Filippo] tre giorni fa ho ricevuto una lettera dalla Livonia di una persona di tutta credibilità, Ermanno: so per certo che costui non scrive fandonie. Mi diceva che recentemente era stato tratto in arresto e sottoposto alla pena capitale un tale, che chiaramente aveva causato la morte di una persona. Quel tale confessò di averla fatta ammalare mediante pratiche magiche e di non essere riuscito poi, quando voleva risanarla, a farlo. Nello stesso tempo in carcere costui aveva confessato anche il seguente prodigio: ogni anno, per dodici giorni, egli si era trasformato in lupo; il giorno successivo al Natale egli aveva visto l’apparenza di un fanciullino, che diceva a lui di trasformarsi in lupo, dopo, dal momento che egli non lo fece, sopraggiunse un’apparizione tremenda con un flagello, e così si trasformò in lupo.
Successivamente accorsero molti altri lupi, scorrazzarono per i boschi, sbranarono il bestiame, senza tuttavia poter far del male alla gente; loro infatti, al seguito di quell’apparizione munita di flagello, se ne stavano tutti paurosi nel fiume. Questi fatti si verificavano ogni anno per dodici giorni, e poi lui era ritornato ad essere uomo. Questo narrò quel tale in carcere. Da ciò voi vi rendete conto che il demonio possiede un potere, ma come delimitato dalla volontà divina, così che egli non può nuocere tanto quanto vorrebbe. Di certo egli, se potesse, farebbe del male agli uomini, ma Dio non glielo permette. Se glielo permettesse, porterebbe alla rovina tutta l’umanità in un solo momento. (...)
CLXVI
Sui cattivi pensieri insinuati dal demonio
Ogni tristezza è dal demonio, poiché è lui il signore della morte. Un atteggiamento di tristezza nei confronti di Dio è una sicurissima opera del diavolo; perciò, se ti viene un cattivo pensiero su Dio, ad esempio che egli non voglia aver misericordia di te o voglia farti dannare e voglia ucciderti, o quando ti viene in mente che tu di qui a poco debba morire, concludi subito che quel pensiero viene dal diavolo, perché non viene da Dio. Dio non induce alla tristezza, non spaventa, non uccide; egli è il Dio dei vivi, e per questo ha mandato il suo Figlio unigenito, non per atterrire ma per conservare e consolare. Per questo è anche morto Cristo, perché fosse Dio della morte e desse la grazia, e distruggesse la morte. Per tale ragione la Scrittura dappertutto così si esprime: gioite, abbiate fiducia, io ho vinto il mondo e la morte, il pungolo della morte è stato, in me, spezzato e indebolito. Rifletti che in tali pensieri tu non sei più figlio dell’uomo, ma di Dio attraverso la fiducia in Cristo, nel cui nome sei stato battezzato: la morte non ti può rovinare nella perdizione. Satana però fa di tutto perché queste riflessioni su Dio non ci vengano per la testa, e, quando siamo tentati, codesti pensieri buoni si offuscano e non fanno presa; allora il cuore dell’uomo è preso dalla legge, dalla morte, dal peccato, sì da non accogliere il principio della giustificazione e della fede: “Credo in Gesù Cristo”. Al contrario, ogni letizia e pace viene da Dio, è Dio stesso, lo Spirito santo infatti è immenso, è coraggio e consolazione nelle tentazioni e nei pericoli di morte, egli parla con voce coraggiosa: va’ via peccato, morte, diavolo e inferno, lasciami in pace; non hai potere su di me, se non vuoi lasciarmi vivere, allora morirò, però non ti dirò nulla, se tu mi tagli la testa non mi danneggerà, ho una che è in grado di rimettermela.
CLXXXI
I sogni
Satana non cessa mai di importunare e vessare gli uomini, tanto che anche di notte e nei sogni li infastidisce con immagini inquietanti ed angosce, al punto da far sudare tutto il corpo, agitato e scosso da quelle forti angustie. Così egli spinge gente che dorme a uscire dalla camera verso luoghi pericolosi o precipizi. Se non ci fossero gli angeli a custodirli e salvarli, essi cadrebbero e si ammazzerebbero.
CCXIII
Un delitto orribile perpetrato da donne dedite alla magia in un certo paese vicino a Berlino.
Un contadino, andando in giro a cercare il proprio figlioletto, entra in una casa vicina, e trova il bambino ucciso e con il corpo straziato. Accecato dall’ira, l’uomo aggredisce le due donne dedite alla magia, poi, convocati gli abitanti del luogo, chiede alle due donne la ragione dell’omicidio, perché hanno ucciso il suo figliolo, dal momento che non avevano mai subìto offesa o danno né da lui stesso, né dalla consorte, né dal fanciullo. Le donne rispondono di aver ucciso per un altro motivo: volevano cuocere la sua carne fino a farla diventare incandescente, perché, se ci fossero riuscite come avevano stabilito, sarebbero riuscite a produrre del freddo e gelo per distruggere le messi e i frutti della campagna. Questi non sono fatti umani, ma diabolici. Il diavolo, così, dopo essere stato scacciato dallo Spirito santo, trasforma la creatura in vivi e veri demoni. Perciò bisogna pregare con diligenza, perché Dio con il suo santo Spirito ci governi: l’uomo o è tempio di Dio o è dimora di Satana.
F. Melantone, Scritti religiosi e politici, a cura di A. Agnoletto, Torino, Claudiana, 1981
Chi è la strega?
La persecuzione delle streghe viene attuata in tutta Europa dai protestanti, dai cattolici e dagli organi dei vari Stati, ma non viene decisa solamente dalle alte sfere: non sono rare le ondate di panico durante le quali le popolazioni richiedono autonomamente l’intervento degli inquisitori o fanno giustizia sommaria delle streghe. Anche se nei momenti più aspri nessun settore della popolazione può dirsi al sicuro dai sospetti e tutti quindi possono essere accusati, tuttavia la persecuzione antistregonesca colpisce soprattutto un tipo preciso di persona. La maggioranza delle streghe perseguitate, torturate e infine uccise sono donne, appartenenti al popolo, in età infeconda, giovanissime o, nella maggioranza dei casi, vecchie e povere. La magia colta del Cinquecento, la magia dei mistici, dei cabalisti e degli ermetici, legata agli umanisti e alle corti, non è generalmente perseguitata tranne che in casi estremi. Appare evidente che a fare da capro espiatorio a una crisi violenta e rapida della società è una figura ben precisa: la fattucchiera di campagna o di villaggio, la curatrice che mescola magia popolare e uso delle erbe. Perché, nel Cinquecento e nel Seicento, si perseguita proprio questa figura? È vero che il Cinquecento è il secolo delle paure e anche delle fobie (ad esempio, la fobia dell’acqua); è vero che l’opera di cristianizzazione attuata da Riforma e Controriforma si scontra con la resistenza di residui pagani nelle zone isolate di montagna.
Ma perché viene data tanta importanza a questi residui pagani, sotto molti aspetti insignificanti? E ancora, perché il tipo della vecchia fattucchiera dotata di poteri stregoneschi – un tempo considerata innocua (se non addirittura utile in certe occasioni) o comunque di poco peso –diventa ora nell’immaginario collettivo un mostro dotato di enormi poteri? Perché in ambito di magia popolare si passa dal reato di superstizione al reato di eresia, di patto e adorazione del diavolo? Gli storici hanno cercato di dare una serie di risposte in una materia che si dimostra aliena da spiegazioni definitive e i pareri non sono affatto concordi. Secondo lo storico Alberto Tenenti la magia è profondamente inserita nella società del basso Medioevo e del Rinascimento del Quattrocento, secolo in cui si assiste a un “dilagare di motivi magico-astrologici”. Quello che è certo è che esiste un mondo magico popolare e che la strega (o stregone), convinta di avere poteri magici particolari, è un personaggio molto comune a quell’epoca. La diffusione della credulità nei poteri magici è più intensa nelle zone montane e nelle campagne che nelle città, maggiore in Germania che in Italia, fatto questo che spiegherebbe la localizzazione della persecuzione. La magia si diffonde in una fase di disarticolazione culturale come una forma di tensione verso il sovrannaturale e in una società caratterizzata dall’immanenza del diabolico nella vita quotidiana, la Chiesa vede le forze stregonesche come una categoria rivale di mediatori con il soprannaturale. Allo stesso modo una parte degli aderenti a convegni e riunioni notturne, su cui la stregoneria ha realizzato una suggestione collettiva, possono avere coscienza di far parte di una comunità. Alcuni storici assimilano la possessione stregonesca alla malattia mentale, altri mettono in rilievo il carattere di rivalsa sociale che può avere la magia popolare, mentre altri ancora tracciano un largo affresco in cui analizzano i miti millenari della fertilità e della possibilità di entrare e uscire dal mondo dei morti, miti che fanno parte della cultura delle streghe, delle loro esperienze di stati di estasi o di possessione ottenuti nel sonno o assumendo droghe, come la amanita muscaria, durante i quali si immagina di volare, di andare nel mondo dei morti, di combattere con i demoni. Il sabba stregonesco nascerebbe, invece, dalla demonizzazione di questi antichissimi miti di cultura folklorica – tuttora vivi nella cultura popolare – da parte degli inquisitori che sostituiscono alle fantasie collettive sulla fertilità o sul rapporto con il mondo dei morti, le orge con il demonio. Inoltre, in una società che la emargina, suscitare paura e avere fama di poteri occulti può essere semplicemente una questione di sopravvivenza: aver fama di strega può essere l’ultima forma di difesa per una donna vecchia.
Ma perché la demonizzazione della magia popolare? Perché le ondate di panico che coinvolgono tutta la popolazione? Lo storico inglese Trevor-Roper mette in rilievo la connessione della persecuzione delle streghe con il clima di intolleranza delle guerre di religione. Dopo la metà del secolo, la responsabilità della persecuzione “non è esclusivamente dei protestanti o dei cattolici, ma della lotta tra costoro”. Durante la guerra dei Trent’anni, a ogni riconquista di un territorio da parte di protestanti o cattolici, seguono i roghi delle streghe dell’opposta confessione come strumento di lotta politica o come una sorta di distorsione del senso di colpa: quando la carità verso i poveri cessa di essere un dovere morale perché la Poor Law prevede di sostituirla con una tassa i cui proventi sono utilizzati per l’assistenza ai poveri stessi, la scomoda presenza di un mendicante cui non si è recato aiuto, può far pensare che tutti i nostri guai (ad esempio la moria di animali o una malattia) possano provenire da una sua maledizione.
Non a caso studi di storici e di antropologi che analizzano la stregoneria presso società primitive mettono in evidenza come la persecuzione delle streghe, degli sciamani, degli stregoni si intensifichi durante i periodi di crisi e di squilibrio di una società. Non bisogna dimenticare, infine, i risultati a cui sono giunti alcuni recenti studi storici nel sottolineare l’importanza del concetto di marginalità nella persecuzione alle streghe e la sua connessione con un fenomeno tipico del Cinquecento. C’è un legame tra la persecuzione delle streghe e la persecuzione e la paura del diverso: basti pensare a come cambia all’inizio dell’età Moderna il modo di concepire il malato mentale, alla nascita del pauperismo come fenomeno cinquecentesco, alla reclusione dei poveri, considerati non più prediletti da Dio ma un pericolo da esorcizzare.