Il successo di Kim Dae-Jung alle elezioni presidenziali del 1998 sancì l’inizio di un decennio ‘progressista’ in Corea del Sud, determinando anche l’avvio di un nuovo tipo di approccio nei confronti del vicino nordcoreano. Questo nuovo approccio, denominato ‘Sunshine Policy’, faceva leva su tre princìpi di base: nessuna provocazione militare da parte dei nordcoreani sarebbe stata tollerata; il sud non avrebbe tentato di assorbire il nord in alcun modo; il sud avrebbe cercato attivamente la cooperazione col nord. Questi princìpi volevano rassicurare Pyeongyang della mancanza di qualunque volontà di assorbimento o di minaccia al regime da parte di Seoul: l’obiettivo ultimo era costruire le basi per una pacifica coesistenza, piuttosto che il cambiamento di regime o la riunificazione immediata. La ‘Sunshine Policy’ rappresentava un metodo totalmente differente dai decenni di contesa diplomatica a somma zero tra nord e sud. Questo approccio raccolse anche dei risultati molto concreti, come la creazione di un progetto turistico congiunto sul Monte Kumgang, nella Corea del Nord vicino al 38° parallelo, o la ricongiunzione dei binari tra le due Coree. L’apice della ‘Sunshine Policy’ fu rappresentato dallo storico summit del giugno 2000 in occasione del quale il presidente Kim Dae-Jung si recò a Pyeongyang per incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-Il, un avvenimento mai accaduto a livello di capi di stato dalla fondazione dei due paesi. Il comunicato congiunto che venne elaborato nel corso del meeting riaffermò gli obiettivi di una riunificazione pacifica, proponendo al contempo incontri sempre più frequenti tra i membri delle famiglie divise dalla rottura dei rapporti tra i due stati. Dal punto di vista simbolico, con l’abbraccio finale tra i due leader il meeting ebbe un impatto dirompente nella penisola, contribuendo in larga parte a modificare la concezione profondamente negativa che molti sudcoreani avevano della Corea del Nord. L’iniziativa valse il conferimento del Premio Nobel per la pace a Kim Dae-Jung nel 2000.
Qualche anno dopo si diffuse la notizia secondo cui il governo sudcoreano aveva in qualche modo facilitato lo storico incontro tra i leader attraverso il pagamento di una cospicua somma di denaro ai nordcoreani; nondimeno la ‘Sunshine Policy’ continuò a riscuotere una grande popolarità, soprattutto tra le fasce più giovani della cittadinanza coreana.
Durante il successivo periodo di presidenza di Roh Moo-hyun la ‘Sunshine Policy’ continuò a far sentire i propri effetti. In termini di cooperazione si dette vita all’interessante progetto del Parco industriale di Kaesong, un complesso logisticamente in territorio nordcoreano, per il quale la Corea del Sud investì nel 2005 l’equivalente di 325 milioni di dollari come aiuti ai nordcoreani. Nell’ottobre del 2007 il presidente Roh Moo-hyun ripercorse la strada del suo predecessore, recandosi in visita a Pyeongyang.
Le critiche più feroci all’approccio della ‘Sunshine Policy’ nell’opinione pubblica hanno ruotato soprattutto attorno alla mancata interruzione delle provocazioni militari da parte dei nordcoreani ed alle incomprensioni che tale approccio rischiava di creare nelle relazioni tra Washington e Seoul.
Il successivo presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, eletto nel 2008, ha assunto una posizione moto più rigida nei confronti della Corea del Nord, affossando di fatto la ‘Sunshine Policy’.