A lungo accusata di una gestione opaca riguardo ai patrimoni degli ebrei perseguitati dal regime nazista, la Svizzera adotta oggi una politica molto rigida per quel che concerne i fondi di capi di stato e alti funzionari che si arricchiscono illegalmente, sottraendo ingenti capitali allo sviluppo del proprio paese. Il complesso delle leggi riguardanti la lotta al riciclaggio di denaro, al finanziamento del terrorismo e alla corruzione sono efficaci nel respingere tali fondi. Inoltre, se i fondi di provenienza illecita riescono comunque a raggiungere la Svizzera, essi devono essere restituiti al paese di origine. Negli ultimi quindici anni il paese ha restituito cifre considerevoli a Perù, Filippine, Nigeria, Angola, Kazakistan e Messico, per un totale di 1,7 miliardi di franchi svizzeri.
Nel febbraio 2011 è poi entrata in vigore la cosiddetta ‘legge Duvalier’ (dal nome dell’ex dittatore haitiano): un provvedimento che prevede la restituzione allo stato originario degli averi conseguiti illecitamente da dittatori o politici corrotti anche nel caso in cui una domanda d’assistenza giudiziaria internazionale non possa avere esito, a causa della situazione di dissesto del sistema giudiziario dello stato richiedente. Tale norma ha permesso alla Confederazione di intentare una causa di confisca dei beni dell’ex dittatore di Haiti (circa 6 milioni di franchi), così da restituirli al governo haitiano al fine di migliorare le condizioni di vita della popolazione duramente colpita dal terremoto del 2010. Nei primi mesi del 2011 la Svizzera ha bloccato i beni che si ritiene possano appartenere all’ex presidente egiziano Hosni Mubarak e all’ex presidente tunisino Ben Ali, e ha parimenti sancito il blocco degli eventuali averi del rais libico Gheddafi.