Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Comprendente le regioni dell’Anatolia (formalmente in Asia) e della Tracia dell’Est (Europa), la Turchia ha una popolazione di 67 milioni di abitanti distribuiti su un territorio di 780.690 km2. In seguito allo sgretolamento dell’Impero ottomano, nel 1923 viene istituita la Repubblica turca sotto la guida di Mustafa Kemal che laicizza e modernizza il Paese. Nel dopoguerra essa vive momenti di relativa stabilità politica che si alternano all’imposizione della legge marziale intesa a mettere ordine nel Paese e a risolvere i disordini interni, soprattutto in relazione alle minoranze curde. Nel 2004, con una decisione storica, l’Unione Europea decide di aprire le negoziazioni per l’ingresso della Turchia.
Mustafa Kemal e l’integrità territoriale della Turchia
La rivoluzione del 1908 pone fine al trentennio di sultanato di Abd al-Hamid II (1878-1908) e i Giovani Turchi, prendendo il potere, aprono la strada per una Costituzione e a una serie di riforme liberali. In seguito alle sconfitte subite durante la prima guerra mondiale, i Turchi sono costretti a ritirarsi dalla Siria, dalla Palestina e da parte dell’Iraq. L’integrità territoriale del Paese è poi minacciata con l’occupazione, nel 1919, di Smirne (Izmir) a opera dei Greci. Con l’impero in crisi, Mustafa Kemal (chiamato poi Atatürk, padre dei Turchi, nel 1934) diffonde un documento conosciuto come Patto nazionalista (1919). Il documento, che riscuote un enorme successo fino a essere approvato dal parlamento ottomano il 20 gennaio 1920, esprime la volontà dei nazionalisti di rinunciare a tutte le province dell’impero in cambio dell’integrità territoriale della Turchia abitata dai Turchi.
Nonostante un tentativo di sabotaggio del movimento a opera dei Britannici in accordo con il sultano, il successo dei kemalisti si formalizza alle elezioni del 19 marzo 1920, dopo le quali il sultano è spodestato e Mustafa Kemal eletto presidente ad interim. Raggiunta una maggiore stabilità interna, la Turchia si può occupare della questione delle frontiere: con una serie di campagne nel 1920, 1921 e 1922 i Greci sono respinti fuori dalla Turchia e la Tracia dell’Est è recuperata, mentre sul fronte orientale un trattato con la Russia definisce, nel 1921, la competenza territoriale dei due Stati.
Le trasformazioni del periodo non garantiscono quella crescita economica e stabilità politica che l’occidentalizzazione del Paese avrebbero dovuto assicurare, secondo Kemal. Comincia così una serie di riforme: il 29 ottobre 1923 la Turchia viene dichiarata Repubblica con Kemal presidente; il partito unico, Cumhuriyet Halk Partisi (Partito Repubblicano Popolare), viene istituito subito dopo; nel 1924 viene adottata una Costituzione che prevede un parlamento eletto e mette il potere esecutivo nelle mani del presidente e di un suo gabinetto. Anche la vita pubblica viene stravolta con l’abolizione del ministero per gli Affari Religiosi prima e la laicizzazione completa del Paese nel 1928.
Il fez (velo) viene abolito così come l’alfabeto arabo, sostituito da quello latino. Importante è anche l’abrogazione del vecchio sistema legale e l’introduzione di nuovi codici, civile e criminale, che sono un adattamento a quelli europei. Dal punto di vista economico, la misura più importante è il potenziamento della rete ferroviaria, raddoppiata nel decennio 1923-1933 e accompagnata da una moderata industrializzazione. Ma con l’istituzione della Repubblica le speranze di indipendenza curda offerte dalla pace di Sèvres sono soffocate. I Curdi si rivoltano nel 1925, in seguito all’abolizione del califfato, e nel 1930 provocano la violenta reazione del governo che impone una rigorosa sorveglianza della polizia, bandisce la lingua curda, rifiuta definitivamente di riconoscere i Curdi come popolazione diversa da quella turca, dando loro il nome di “Turchi delle montagne” e giunge a perpetrare un vero genocidio.
All’inizio della seconda guerra mondiale la Turchia cerca di mantenere una certa neutralità firmando una dichiarazione angloturca di cooperazione e dichiarando guerra alla Germania solo nel 1945 per essere ammessa alla conferenza dei vincitori.
Il secondo Novecento: tra democratizzazione e regime militare
Nonostante la morte di Ataturk nel 1938, il regime fondato sul partito unico resiste fino al 1946, anno in cui viene registrato il nuovo Partito Democratico (PD) che ottiene 70 dei 416 seggi in parlamento. Nel 1950 e nel 1954 il PD raggiungerà la maggioranza in parlamento. È questo il periodo di una relativa democratizzazione in cui aumentano libertà di stampa e di associazione. In politica estera dal 1947 si rafforza la cooperazione con gli USA e si giunge all’invio in Corea di truppe turche nel 1950. Nel 1949 la Turchia è ammessa al Consiglio d’Europa, nel 1952 entra nella NATO, mentre nel 1955 entra nel patto di Baghdad, un’alleanza regionale concepita in funzione antisovietica e antiegiziana promossa dagli Stati Uniti, alla quale aderirono anche Gran Bretagna, Iraq, Iran e Pakistan.
La situazione economica nel dopoguerra resta precaria provocando manifestazioni di aperto scontento. Proprio a seguito di proteste studentesche, nel 1960 è nuovamente imposta la legge marziale. Questo offre l’occasione ai militari, temporaneamente al potere, di organizzare un colpo di Stato: dopo aver arrestato il presidente Mahmut Celâl Bayar (1884-1986) e il primo ministro Adnan Menderes (1899-1961), il governo viene sostituito da un Comitato di Unità Nazionale presieduto dal generale Cemal Gürsel (1895-1966) e ispirato ai principi del kemalismo.
In attesa delle elezioni del 1961, i partiti politici sono dichiarati nuovamente legali e la Costituzione viene cambiata per inserire una Corte costituzionale e una legislatura bicamerale. Nonostante le elezioni siano pluripartitiche e i seggi in senato e nell’Assemblea Nazionale siano distribuiti tra i vari partiti, il generale Gürsel, unico candidato, viene eletto presidente.
Gli anni Sessanta vedono una serie di cambiamenti in politica interna ed estera dettati dalla congiuntura. Il velato supporto dell’Occidente alla Grecia nella questione di Cipro – dove, secondo Ankara, le minoranze turche sono discriminate – spinge la Turchia a cercare un riavvicinamento con l’URSS, il che comporta un deterioramento delle relazioni fra la Turchia e la Grecia, mentre verso la fine del decennio la violenza politica aumenta vertiginosamente fino a che, nel 1971, la legge marziale viene ristabilita in undici province (comprese le due città principali, Istanbul e Ankara) dal governo formato da Suleyman Demirel (1924-), il leader del Partito di Giustizia risultato vincitore alle elezioni del 1967.
Le tensioni tra la Turchia e la Grecia aumentano dopo l’annuncio nel 1974 della scoperta di giacimenti di petrolio nel mar Egeo e in seguito al colpo di Stato in luglio a Cipro a opera della Guardia Nazionale Cipriota, con il supporto del regime militare allora vigente in Grecia. La Turchia attacca Cipro con la motivazione della difesa delle minoranze turche da una sicura discriminazione e prevenire un’unione fra Cipro e la Grecia e, prima che si riesca a negoziare un cessate il fuoco, conquista un terzo dell’isola che il 13 febbraio 1975 si dichiara Stato Federato Turco senza aspettare alcun riconoscimento internazionale. La tensione internazionale che ne deriva porta ad un embargo statunitense e alla conseguente espropriazione delle basi NATO a opera della Turchia fino a che motivazoini strategiche – l’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979 – non spingono gli USA a porre fine all’embargo in vista della necessità di un ponte aereo verso l’Asia Centrale che avrebbe attraversato i cieli turchi.
Al malcontento per il peggiorare della situazione economica, che provoca deficit alimentari ed energetici, si aggiungono le violenze politiche attribuite perlopiù ad attivisti curdi che, dopo il colpo di Stato dell’11 settembre 1980, sono processati sempre più frequentemente a opera del generale Kenan Evren (1918-), tanto da attirare l’attenzione della comunità internazionale sulla questione dei diritti umani. Tra le conseguenze sono da annoverare il bando del Paese dal Consiglio d’Europa, la sospensione di aiuti della Comunità Europea (oggi Unione Europea) e pressioni politiche della NATO per il ritorno a standard più democratici.
La Costituzione con un “articolo temporario” installa nel 1982 il generale Evren alla guida del Paese per altri sette anni. Ciononostante, quando le elezioni generali sono indette il 6 novembre 1983, l’ANAP (Partito della Madrepatria) con a capo Turgut Özal (1927-1993) vince 211 dei 400 seggi della Grande Assemblea Nazionale aprendo la strada a un nuovo governo civile, anche se il cambio alla presidenza avviene solo nel 1989 quando Özal succede a Evren.
Il PKK (Partito dei Lavoratori Curdo) viene bandito nel 1984 perché accusato di usare la violenza nella lotta politica per il riconoscimento dei diritti del popolo curdo in Turchia; la stessa sorte tocca al Partito Popolare del Lavoro pro curdo nel 1993. Espulso dalla Siria nel 1998, in seguito alle pressioni politiche di Ankara su Damasco, il leader del PKK Abdullah Öcalan (1949-) si rifugia in Italia chiedendo asilo politico e provocando la temporanea rottura delle relazioni diplomatiche della Turchia con l’Italia. Öcalan viene arrestato in Kenya lo stesso anno per essere riportato in Turchia, processato e condannato a morte (condanna commutata in ergastolo nel 2002). Nonostante una ripresa moderata, l’economia del Paese viene messa in crisi prima dal terremoto del 1999 che devasta il nord-ovest uccidendo più di 17mila persone e lasciandone più di 600mila senza casa, poi, nel 2001, da una crisi finanziaria che costringe alla svalutazione della moneta già altamente inflazionata in passato. Ciononostante la mano d’opera a basso costo e la posizione gografica aiutano il Paese ad affermarsi come produttore ed esportatore di prodotti alimentari e vestiti a basso costo.
Nel dicembre 2004 l’Unione Europea apre la negoziazione per l’ingresso della Turchia. La decisione positiva viene presa dopo quasi un ventennio dalla prima domanda di ingresso nell’UE da parte della Turchia.