Le agenzie di rating giudicano della solidità finanziaria di soggetti economici e istituzionali come stati, enti, imprese, banche e assicurazioni attraverso i credit rating. Al riconoscimento di tale ruolo, ritenuto ‘ad evidenza pubblica’, è corrisposta l’ombra del comportamento tenuto in alcuni scandali finanziari (negligenza nella valutazione, ritardo nell’aggiornamento, conflitto di interessi, attribuzione dubbia di rating sovrani, ecc.). Le agenzie di rating sono soggetti che hanno goduto e godono di situazioni di privilegio assoluto e di rendite di posizione. Le criticità emerse comportano risposte adeguate ed è necessario un cambiamento, una riforma: occorre migliorare le condizioni di mercato del rating garantendo condizioni di indipendenza, concorrenza, professionalità. Il dibattito sviluppatosi nel corso del 2012 ha avuto ad oggetto il ridimensionamento sostanziale del valore del rating e la più intensa regolamentazione del settore. Infatti, il vero paradosso è che le agenzie di rating sono soggetti ‘potenti’, ma ‘deregolamentati’; fondano il loro potere su leggi che impongono agli operatori finanziari di dotarsi dei rating, ma le agenzie che li attribuiscono non sono oggetto di controllo legislativo.
Storicamente l’esperienza normativa è stata quasi esclusivamente statunitense e si è distinta in tre momenti: l’autoregolamentazione, la vigilanza, la disciplina speciale. La prima fase viene storicamente collocata tra la metà dell’Ottocento e la metà degli anni Settanta del secolo scorso ed è caratterizzata sostanzialmente dall’agnosticismo del legislatore. La seconda fase, collocata tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta del secolo scorso, si caratterizza per la sottoposizione più stringente alla vigilanza della Us Securities and Exchange Commission (Sec) ed al riconoscimento del valore economico-finanziario assegnato dalle agenzie. La terza fase, che va dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso ai nostri giorni, è invece contraddistinta dalla necessità di discipline speciali che riguardano sia l’attività che i soggetti. L’esperienza normativa europea sta ripercorrendo la stessa strada. La prima legislazione europea è recente (Regolamenti del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1060/2009 e n. 513/2011) e si caratterizza sia per l’istituzione di una autorità sovranazionale indipendente (European Securities and Markets Authority, Esma), chiamata alla vigilanza nel settore degli strumenti finanziari e che ha il compito della registrazione e della vigilanza delle agenzie di rating del credito nell’Unione Europea, e sia per una prima disciplina delle attività del settore. Nel corso del 2012 si sono registrati da un lato l’implementazione della normativa regolamentare europea, con la pubblicazione di regolamenti attuativi, e dall’altro lato un ricco dibattito all’interno delle istituzioni comunitarie sulla nuova proposta di regolamento, attualmente al vaglio del Parlamento europeo. Le misure proposte, giustificate dalle perplessità suscitate dal ruolo svolto dalle agenzie nella recente crisi finanziaria, riguardano la riduzione dei rischi per la stabilità finanziaria e la riacquisizione della fiducia degli investitori nei mercati finanziari e nella qualità dei rating. Le linee guida della normativa sono: sfavor verso l’eccessivo affidamento ai rating esterni del credito e quindi favor verso una valutazione interna del rischio di credito; obbligo di comunicazione delle metodologie di attribuzione di rating; miglioramento della qualità dei rating; disciplina del rating del debito sovrano; regole più rigorose in materia di indipendenza per risolvere i conflitti di interesse del modello ‘issuer-pays’ e della struttura azionaria delle agenzie di rating del credito; comparabilità dei rating del credito; responsabilità civile dell’agenzia nel rispondere dei danni cagionati all’investitore che ha fatto affidamento sul rating del credito. La tendenziale convergenza tra normativa statunitense e normativa comunitaria verso una regolamentazione più uniforme e per la realizzazione di obiettivi comuni (riduzione dei conflitti di interessi, promozione di maggiore trasparenza organizzativa e gestionale, uniformi procedure di riconoscimento di status, rafforzamento del sistema dei controlli) ha trovato conferma nella decisione del 5 ottobre 2012 della Commissione europea, che ha considerato ‘equivalente’ il quadro giuridico e di vigilanza americano a quello dell’Unione Europea