labbia
Sostantivo femminile (dal latino labia, plurale di labium), adoperato solo nella Vita Nuova e nella Commedia, sempre al singolare (ma in Pg XXIII 47 il codice Laur dà a le cangiate labbia) e nel significato di " volto ", " aspetto " (per cui v. Pagliaro, Ulisse 636): par che de la sua [della donna] labbia si mova un spirito soave (Vn XXVI 7 12); tramortita o dolente è la 1. del poeta afflitto (XXXI 16 68, XXXVI 4 6); contenta quella di Virgilio (If XIX 122; cfr. anche XIV 67), cangiata dal lungo digiuno quella di Forese (Pg XXIII 47, e si noti qui l'accostamento del verso successivo: Questa favilla tutta mi raccese / mia conoscenza a la cangiata labbia, / e ravvisai la faccia di Forese), 'nfiata dall'ira quella di Pluto (If VII 7). Per estensione, nostra labbia indica, nel corpo del centauro Caco, la parte che ha natura e aspetto umano (If XXV 21).
Infine, [l]a[bb]ia è lezione accolta dalla Simonelli in Cv III VIII 11 (cfr. ad l.), dove i codici portano a braccia e sia la '21 che Busnelli-Vandelli leggono [f]accia.