Vedi LABRAUNDA dell'anno: 1961 - 1995
LABRAUNDA (v. vol. IV, p. 440)
In vista della pubblicazione degli scavi svoltisi a L. dal 1948 al i960, a partire dal 1978 sono stati ripresi in esame i materiali rinvenuti e sono state effettuate verifiche sul campo. Nel frattempo è stato portato a termine lo studio della ceramica e delle iscrizioni e sono state completate le indagini sul Tempio di Zeus.
Con gli Ecatomnidi il santuario conobbe il suo momento di fioritura e si sviluppò fino a divenire un importante centro artistico nell'ambito dell'Asia Minore sud-occidentale. In un arco di tempo relativamente breve (377-344 a.C.) furono costruiti nel santuario almeno sette edifici: due andrònes (A, B), il Tempio di Zeus Labràundos, gli òikoi, l'edificio dorico, i propilei meridionali e una stoà. Peculiare di questi monumenti è una mescolanza di elementi stilistici dorici e ionici, qui attestata per la prima volta nell'architettura greca, che ci autorizza a parlare di uno «stile ecatomnide». Il Tempio di Zeus, donazione di Idrieus, è uno dei primi templi ionici classici d'Asia Minore. Esso può essere datato con certezza alla metà del IV sec. a.C., venendo così a costituire un punto di riferimento nella storia dell'architettura e delle decorazioni dell'Asia Minore. Le sue inusuali proporzioni si spiegano con il fatto che esso accorpa un edificio preesistente, ossia un originario tempio in antis, con cella a pianta quadrata, successivamente ampliato in un períptero esastilo con otto colonne sui lati lunghi. L'influenza dorica si riconosce nel crepidoma a tre livelli e nell’èntasis.
Da un punto di vista stilistico, il tempio si pone tra il Mausoleo di Alicarnasso, più o meno coevo, e il Tempio di Atena a Priene. Si può presumere che i tre edifici siano opera dello stesso architetto Pytheos. Dal 1981 sono oggetto di studio i due andrònes e gli òikoi. L'andròn B, donazione di Mausolo, è il monumento ecatomnide più antico; esso consiste in una cella a pianta approssimativamente quadrata, con una nicchia rettangolare nella parete di fondo e numerose finestre, e in un prònaos a due colonne in antis. Per la prima volta nell'architettura greca, colonne ioniche sorreggono una trabeazione dorica. L'andròn A, donazione di Idrieus, è più recente e rappresenta una copia dell’andròn B.
Bibl.: Nella serie Labraunda. Swedish Excavations and Researches: Α. Westholm, ΙΙ,ι. The Architecture of the Hieron, Stoccolma 1963; P. Hellström, II,ι. Pottery of Classical and Later Date. Terracotta Lamps and Glass, Stoccolma 1965; J. Crampa, ΙΙΙ,ι. The Greek Inscriptions, Stoccolma 1969; id., 111,2. The Greek Inscriptions, 2. 13-133, Stoccolma 1972; M.-L. Säflund, 11,2. Stamped Amphora Handles, Stoccolma 1980; J. J. Jully, 11,3. Archaic Pottery, Stoccolma 1981; P. Hellström, Th. Thieme, 1,3. The Temple of Zeus, Stoccolma 1982; M. Meier-Brügger, 11,4. karischen Inschriften, Stoccolma 1983. - V. inoltre: P. Hellström, Th. Thieme, The Androns at Labraunda. A Preliminary Account of Their Architecture, in MedelhavsMusB, XVI, 1981, p. 58 ss.; P. Hellström, Dessin d'architecture hécatomnide à Labraunda, in Le dessin d'architecture dans les sociétés antiques. Actes du Colloque de Strasbourg 1984, s.l. 1985, p. 153 ss.; id., Labraunda. Mixed Orders in Hekatomnid Architecture, in Πρακτικα του XII διεθνούς συνεδρίου κλασικής αρχαιολογίας, IV, Atene 1988, pp. 70-74.
(P. Hellström)