LACARE (Λαχάρης, Lachăres)
Capoparte ateniese. Nato, pare, verso il 340-335 a. C., è per la prima volta menzionato nel corso dell'olimpiade 120 (300-296), quale capo dei mercenarî. L'indomani della battaglia di Ipso (tarda estate 301), L. democratico, temperato ed incline a vendere ad uno dei sovrani ellenistici, segnatamente a Cassandro (v.), la neutralità armata della sua Atene, e a conquistarsi nella città posizione egemonica, senza peraltro far mostra di tradire gl'interessi del popolo, abbatté, grazie all'appoggio del Pireo, le forze oligarchico-macedonizzanti della città alta, capeggiate da Caria, σιρατηγὸς ἐπὶ τὰ ὅπλα, e dopo l'illegale condanna a morte dei suoi nemici, riuscì a sostituirsi a Caria nel favore di Cassandro; rinnovando, così, in forma larvata la dittatura di Demetrio Falereo. Per tre anni circa il regime poté durare, per le buone relazioni di Atene con Lisimaco e Cassandro, mentre Demetrio guerreggiava in Asia. L'anno 298-97, però, Cassandro morì; alla sua morte seguiva rapidissima la morte del figlio Filippo IV. Ne venne uno spostamento politico, un nuovo interferire di alleanze. Tolomeo, già accordatosi con Demetrio, se ne staccò, per favorire, contro i figli superstiti di Cassandro e il temibile intervento di Demetrio, Pirro di Epiro, in ostaggio alla sua corte. Frattanto, Demetrio nel 296 assediava, invano, Atene. I contrasti politici riarsero, acuiti dalla distretta, dalla fame, dall'ormai palese filomacedonismo di L. Per armare, già nell'estate 297, L. aveva spogliato del suo oro la Atena fidiaca. Nella primavera 295, per meglio provvedere alla resistenza e più sicuramente garantirsi l'appoggio dei monarchi ellenistici, L. tentò il colpo di stato. Fu dittatore, dominatore cruento. I democratici, rifugiati al Pireo, invocarono l'aiuto di Demetrio, che intervenne e assediò L. Troppo tardi soccorso da un'armata egiziana, L. nella primavera 294 dovette cedere. Fuggì a Tebe, esule. Dopo, non si ha più nessuna notizia su di lui.
Bibl.: A favore della cronologia seguita nel presente articolo (e basata sul fr. papiraceo Pap. Oxyrh, n. 2082, vo. XVII = Fragm. d. Gr. Historiker, n. 257, a), v. G. De Sanctis, in Riv. di filol., n. s., VI (1928), p. 53 segg.; P. Treves, ibid., IX (1931), pp. 84 segg., 355 segg. A favore della tesi contraria (caduta del regime di L. primavera 295): W. S. Ferguson, in Class. philology, XXIV (1929), p. 1 segg.; F. Jacoby, Fr. Gr. Hist., II, pp. 849-50; R. Herzog, in Hist. Zeitschr., CXLVI (1932), pp. 312-313. Di scritti anteriori basterà ricordare: U. v. Wilamowitz, Antigonos v. Karystos, IV, Berlino 1881, pp. 199-201, 237-240; G. De Sanctis, Contributi alla storia ateniese, ecc., in Beloch, Studi di storia antica, II (1893), pp. 26-28, 45-47; W. S. Ferguson, Hellenistic Athens, Londra 1911; p. 132 segg.; K. J. Beloch, Griech. Gesch., IV, i, Berlino 1925, pp. 215-219; IV, ii, ivi 1927, pp. 247-248, 447-448.