Lachesi (Làchesis)
Una delle tre Moirai greche, dee del destino che i Latini identificarono nelle loro Parche (all'origine, dee della nascita): Cloto (la filatrice) fila lo stame che rappresenta la vita dell'individuo; L. (la distributrice della sorte) porta innanzi ininterrottamente il filo, assegnando a ciascuno il proprio destino; Atropo (l'inesorabile) lo recide, decretando così la morte.
Figlie dell'Erebo e della Notte (cfr. Cicerone Nat. deor. III XVII 44), le tre deità infere rappresentano dunque il destino che decide della vita di ogni uomo, e sono ripetutamente ricordate - più ancora che nei testi classici - nei mitografi e chiosatori medievali (le spiegazioni etimologiche ivi offerte, ancorché inesatte, non si allontanano dal significato sostanziale: Cloto " evocatio ", L. " protractio sive sors ", Atropo " absque conversione ").
Anche in D. - come nei maggiori poeti latini - L. è nominata solo in circonlocuzioni poetiche per indicare se colui di cui si parla è vivo o morto: in Pg XXI 25-27, per significare che il protagonista smarrito nella selva era ancor vivo della vita corporale, si dice che lei [Lachesi] che dì e notte fila / non li avea tratta ancora la conocchia / che Cloto impone a ciascuno e compila; e in XXV 79 il distacco mortale dell'anima dal corpo viene così indicato: Quando Làchesis non ha più del lino, / solvesi da la carne (e cfr. anche If XXXIII 126 innanzi ch'Atropòs mossa le dea).
Non pare perciò che D. identifichi - come alcuni mitografi: cfr. il commento del Boccaccio, alle pp. 401 e 487 dell'ediz. Padoan - L. nella Fortuna, della quale egli dà, in If VII 73 ss., un'interpretazione ben precisa e diversa. Infine, alcuni dei copisti e commentatori trecenteschi vogliono che in If IX 97 fata sia nome proprio (Che giova ne le Fata dar di cozzo?), e indicano in questa asserita personificazione del destino le Parche (appunto Fata in vari testi latini: vedi per tutti Stazio Theb. VIII 26).
Riguardo l'accento è " impossibile... Lachèsis, mera congettura euristica del Sanesi... per sé ammissibile invece Lachesìs... secondo le norme di pronuncia delle parole greche, forma ora adottata nel Teseida " (Petrocchi, ad l.).