LACRETELLE, Jean-Charles-Dominique de, detto Le Jeune
Storico e pubblicista francese, nato a Metz il 3 settembre 1766, morto a Mâcon il 26 marzo 1855. Esercitava avvocatura a Nancy, quando fu chiamato nel 1787 a Parigi da suo fratello Pierre-Louis (v.) e come questo allo scoppio della rivoluzione fece parte del gruppo dei foglianti (v.). Per qualche tempo segretario del duca di Larochefoucauld-Liancourt, collaborò al Journal de Paris con Andrea Chénier e Antonio Roucher, come già prima al Journal des Débats. Le sue simpatie realiste, apparse chiaramente nei suoi rendiconti del processo e dell'esecuzione di Luigi XVI, provocarono contro di lui un mandato d'arresto, al quale si sottrasse arruolandosi nell'esercito. Tornato a Parigi dopo il Termidoro fu uno dei capi della jeunesse dorée e dalle colonne del Républicain français svolse opera antirivoluzionaria. Coinvolto nel tentativo realista del 13 vendemmiaio e arrestato dopo il colpo di stato del 18 fruttidoro, fu condannato alla deportazione, ma potenti amicizie lo fecero "dimenticare" per 23 mesi nella prigione della Force, finché dopo il 18 brumaio fu rimesso in libertà.
Attese allora a lavori di storia, ai quali si era dedicato da qualche tempo. Freddo narratore, con molte preoccupazioni moralistiche, critico non troppo profondo né acuto (giudizio severo diede di lui il Carlyle), lascia troppo spesso trasparire la sua particolare condizione di testimone e di attore degli avvenimenti che narra. Le sue opere riguardano in gran parte il Settecento, la Rivoluzione e le sue conseguenze (Précis historique de la Révolution française, voll. 5, 1801-1806; Histoire de France pendant le XVIIe siècle, voll. 6, 1808).
Professore aggiunto, poi titolare (1812) di storia alla facoltà di lettere di Parigi, censore imperiale nel 1814 e membro dell'Académie française (1811), si mostrò zelatore di Napoleone, senza rinunziare mai del tutto ai suoi antichi convincimenti legittimisti, che si manifestarono in pieno nel 1814.
Sotto la Restaurazione continuò i suoi lavori e pubblicò l'Histoire de l'Assemblée constituante (voll. 2, 1821), L'Assemblée législative (1824), La Convention nationale (voll. 3, 1824-25).
Fedele alla monarchia restaurata, ma più al temperato liberalismo dei foglianti d'un tempo, promosse nel 1827 la protesta dell'Accademia contro la legge Peyronnet repressiva della libertà di stampa. La legge fu ritirata, ma L. e Villemain perdettero la carica di censori reali. Sotto Luigi Filippo - che non gli perdonò antiche accuse contro suo padre - si consacrò tutto agli studî e all'insegnamento, che proseguì fino al 1848.
Completò allora (1835) l'Histoire de France depuis la Restauration, iniziata nel 1829, e l'Histoire du consulat et de l'empire (voll. 4, 1846), in cui fece ammenda degli attacchi a Napoleone nel 1814.