LACRIMOGENI (XX, p. 349)
La capacità aggressiva di un lacrimogeno dipende essenzialmente da due fattori: 1) potere irritante specifico (minima concentrazione necessaria per provocare lacrime); 2) volatilità, a temperatura ordinaria.
In base a ciò, in ordine di decrescente efficacia, si possono così classificare le varie sostanze lacrimogene:
La sostanza maggiormente usata è il cloroacetofenone (C6 H3 COCH2 Cl.) il quale, oltre ad un elevato potere lacrimogeno, presenta una notevole stabilità.
Per la sua preparazione industriale si usa la sintesi di Friedel e Kraft, partendo da cloruro di cloroacetile e benzolo in presenza di cloruro di alluminio. Il cloroacetofenone resiste al calore ed è insensibile alla detonazione e per queste proprietà si presta ad essere caricato in proiettili; mescolato con nitrocellulosa e sostanze inerti, s'impiega per la preparazione di candele irritanti.
Le forze di polizia di diversi paesi sono dotate di piccoli artifici lacrimogeni che possono essere gettati a mano o lanciati a mezzo di appositi tromboncini, fino a circa 200 m. di distanza. Questo mezzo si è dimostrato straordinariamente efficace per disperdere assembramenti o per snidare malviventi asserragliati in luoghi chiusi. Di solito tali artifici sono mescolanze di cloroacetofenone e di sostanze capaci di produrre rapidamente una notevole quantità di calore necessario per far sublimare l'aggressivo. A tale scopo può servire, nitrocellulosa mescolata a farina fossile.
Come effetto immediato dei lacrimogeni, si hanno intense punture agli occhi, seguite da spasmodica chiusura delle palpebre e da abbondante fuoruscita di lacrime. Il colpito, istintivamente, si strofina gli occhi, ma ciò non fa che inasprire il dolore. In tali condizioni l'individuo è assolutamente impossibilitato a compiere qualsiasi lavoro. Normalmente l'effetto dei lacrimogeni è transitorio (al massimo 24 ore); solo in rarissimi casi si è constatata offesa alla cornea.
Per agevolare il ristabilirsi delle condizioni normali è sufficiente, eventualmente, un lavaggio della congiuntiva con una soluzione di bicarbonato di sodio o con una soluzione fisiologica tiepida. Si devono invece evitare i bendaggi occlusivi, i collirî a base di nitrato d'argento o solfato di zinco e le applicazioni di materie grasse.
L'effetto dei lacrimogeni non si limita ai soli occhi; tali sostanze sono infatti dotate sempre di notevole tossicità. Permanere a lungo in una atmosfera inquinata a bassa concentrazione o anche per breve tempo in una atmosfera ad elevata concentrazione di tali aggressivi, può provocare notevoli disturbi all'intero organismo.
L'indice di Haber (v. asfissianti, gas, IV, p. 833) dei principali lacrimogeni, riportato nella tabella, mostra infatti che la tossicità di quasi tutte queste sostanze è superiore a quella del cloro, il cui indice è 7500.
Bibl.: A. Lustig, Fisiologia e chimica dei gas di combattimento, Milano 1931; A.M. Prentiss, Chemicals in war, New York e Londra 1937; A. Izzo, Guerra chimica e protezione antigas, Milano 1942.