LADYSMITH (A. T., 120)
Città della Colonia del Natal (Unione Sudafricana), posta sulle pendici orientali dei Monti dei Draghi, a 1001 m. s. m., con 7109 ab., di cui 3600 Bianchi (1928). Importante nodo ferroviario all'incrocio delle linee che da Durban penetrano nell'Orange e nel Transvaal.
La città di Ladysmith costituì l'obiettivo principale delle operazioni militari che si svolsero nel Natal durante la guerra anglo-boera (1899-1900). La città si trovò esposta fino dal principio delle ostilità alle offese dei Boeri. Questi avevano raccolto oltre la metà delle loro forze (circa 15.000 uomini) alla frontiera del Natal, ripartendole in tre nuclei in corrispondenza delle tre principali linee di comunicazione che dal territorio delle due repubbliche convergevano nel saliente facendo capo a Ladysmith. Le forze inglesi del Natal ammontavano anch'esse complessivamente a 15.000 uomini circa, per la maggior parte concentrati a Ladysmith. Un forte distaccamento di 4000 uomini era però collocato fra Glencoe e Dundee (congiunzione delle due comunicazioni provenienti da N.). Tale separazione delle forze consentì ai Boeri di battere successivamente le due masse avversarie.
Le colonne boere varcarono il confine l'11 ottobre 1899 puntando su Glencoe. Ivi era il corpo di copertura inglese (gen. W. P. Symons), il quale attaccò per prima la colonna orientale e la respinse; ma trovatosi la sera stessa, nonostante il successo, minacciato sui fianchi e alle spalle dalle altre due colonne boere, dovette ripiegare su Glencoe. Il comandante in capo degl'Inglesi, gen. G. White, mandò il 21 una colonna in soccorso dell'avanguardia per ristabilire con essa le comunicazioni. Ma la colonna incontrò forte resistenza a Elandslaagte, e dovette ripiegare senza avere raggiunto lo scopo. Il generale Yule, successo al Symons, visto che anche a Glencoe la sua posizione era insostenibile, iniziò il ripiegamento su Ladysmith, che raggiunse in tre giorni. Avvenuto il congiungimento delle forze inglesi a Ladysmith, i Boeri (ormai in gran parte riuniti) si accinsero a investire la piazza occupando le alture circostanti. Il comandante inglese (White) tentò di spezzare, di sorpresa, il cerchio nel punto di congiunzione delle due masse boere, senza però riuscirvi. Il tentativo costò agl'Inglesi gravissime perdite e decise delle sorti di Ladysmith.
L'opinione pubblica inglese chiese la liberazione di Ladysmith, come pure di Kimberley e di Mafeking, le quali ultime erano state nel frattempo esse pure assediate. Ciò indusse il comando inglese a impiegare le forze sparsamente, appena sbarcate, in luogo di minacciare con le forze riunite le capitali dei Boeri per obbligarli ad accorrere alla difesa di esse e ad accettare battaglia campale. Gl'Inglesi tentarono di forzare il passaggio della Tugela, ma dovettero ripiegare con gravi perdite, rimanendo per un mese in attesa di nuovi rinforzi. Ai primi di gennaio del 1900 il corpo di operazioni del Natal era salito a 23.000 uomini. Il 10 gennaio il generale Buller cercò di girare la posizione di Colenso e passare la Tugela di sorpresa più a O. Ma la sorpresa mancò e gl'Inglesi, dopo aver passato la Tugela fra il 16 e il 18, urtarono contro una resistenza così tenace che dopo 4 giorni di vani tentativi (20-24 gennaio) dovettero ritirarsi. Uguale sorte ebbe un altro tentativo del Buller di passare la Tugela a est di Colenso (5-7 febbraio). Tali tentativi non furono però inutili perché valsero a trattenere il grosso dei Boeri nel Natal e a permettere al corpo principale inglese (di cui aveva assunto il comando il gen. Roberts) di concentrarsi indisturbato a sud dell'Orange. Solo dopo che il Roberts ebbe liberato Kimberley, il Buller poté ritentare il passaggio della Tugela a est di Colenso e questa volta l'azione riuscì (Pieters, 20-27 febbraio). I Boeri, dopo la liberazione di Kimberley, avevano levato l'assedio a Ladysmith, per correre con tutte le forze alla difesa dell'Orange. La sera del 28 febbraio una brigata di cavalleria inglese entrava in Ladysmith.
Bibl.: J. Edgar, A history of South Africa, Oxford 1923.