LAETITIA
Personificazione della gioia, creata nel periodo imperiale. Per festeggiare la nascita dei gemelli, figli di Faustina II e di M. Aurelio, l'imperatore Antonino Pio, padre di Faustina, organizzò in Roma delle feste per il popolo, probabilmente nel Teatro Flaviano, da lui recentemente restaurato. Inoltre fece coniare delle monete, sul cui rovescio era rappresentata una donna con corona (simbolo della Vittoria) e scettro (segno della dignità imperiale), con l'iscrizione laetitiae publicae.
Questa figura servì nelle età posteriori a numerosi sovrani per personificare la "gioia" elargita al popolo dagli imperatori, organizzando i giochi nel circo. Ampliando il significato del concetto di L. con l'epiteto temporum, Pertinace esprime la lieta disposizione d'animo generale provocata dal suo avvento al trono, dopo il malgoverno di Commodo. Imperatori successivi sostituirono l'aggettivo publica con la parola Aug(usti), talvolta anche Augustorum, per accentuare la parte presa dal sovrano alla L. del popolo. La rappresentazione va gradatamente trasformandosi sotto Commodo: allo scettro originario si sostituisce il timone, che non è già qui il simbolo della Fortuna (v.), bensì, come poi l'àncora, un semplice accenno al trasporto, certo difficile, delle belve per nave. Sotto i Severi vien rappresentata la nave stessa con una quantità di belve esotiche, destinate all'arena, per servire alla L. del popolo. Filippo trova per la L. un nuovo attributo: fundata. Solo la Laetitia temporum di Gallieno approfondisce e amplia il significato della personificazione, già intuibile sotto Pertinace: vien rappresentato Iupiter crescens sul dorso della sua nutrice Amaltea, simbolo, certo, dell'infantile serenità che pervade gli animi al sorgere di una nuova èra, inaugurata dal sovrano. La Laetitia Aug(usti) con la patera del sacrificio e la cornucopia, fatta raffigurare da Aureliano, indica la devozione di questo imperatore alla divinità da cui si diffonde la letizia fra il popolo, la divinità solare.
Bibl.: W. Froehner, in Rev. Numismatique, XI, IV, s., 1907, p. 355 ss.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, Monaco 1912, 2, p. 337, i; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra 1954, pp. 215, 262.