LAFOLÈ
. Piccolo villaggio somalo situato a circa 20 km. da Mogadiscio in direzione di Afgoi.
L'eccidio di Lafolè. - Nell'estate 1896 fu progettata dal governo italiano una spedizione nell'interno della Somalia con il compito di esplorare la riva sinistra dell'Uebi, di farsi amiche le popolazioni e stringere con esse trattati ed accordi commerciali. Il sultano diede il permesso di libero transito nella zona di Gheledi e fece avvertire che avrebbe accolto amichevolmente la spedizione, ma invece si preparò ad assalirla.
Alla spedizione, oltre il console generale Cecchi, che ne assunse la direzione, parteciparono il capitano di fregata Ferdinando Maffei, comandante della R. Nave Staffetta, il capitano di fregata Francesco Mongiardini, comandante della R. Nave Volturno, il sottotenente di vascello Onorato Baraldi, il tenente commissario Lucindo Baroni e il domestico Pio Caramelli del Volturno; i sottotenenti di vascello Carlo Sanfelice e Vincenzo De Cristofaro, il tenente medico Alfredo Smuraglia, il tenente commissario Bernardo Gasparini, il guardiamarina Luigi Guzolini, il macchìnista di 3ª classe Giuseppe Olivieri, il sottocapo fuochista Giuseppe Rolfo, il sottocapo timoniere Nicolò Vianello, i marinai Natale Buonasera e Federico Gregante, tutti della Staffetta, e infine il geometra Filippo Quirighetti, direttore delle dogane di Mogadiscio.
La spedizione partita da Mogadiscio il 25 novembre, si accampò nella boscaglia di Lafolè. Verso l'una i somali assalirono all'improvviso l'accampamento; gl'Italiani però tennero in rispetto gli assalitori fino all'alba. Si decise di far ritorno a Mogadiscio nella certezza che durante il giorno i Somali non avrebbero osato di attaccare la carovana. All'alba la spedizione partì e marciò sino alle sette senza essere molestata. Ma all'improvviso essa fu attaccata da tutte le parti: lo Smuraglia fu colpito alla schiena ed il Vianello al braccio e al viso. La spedizione continuò a difendersi bene dagli assalitori mantenendoli a distanza, e poté proseguire e giungere fra i Mursala. Ma mentre stava per entrare nel territorio di quelle tribù ritenute amiche, l'assalto si fece più intenso. Uno dopo l'altro caddero tutti i membri della spedizione; soltanto alcuni ascari, il sottocapo Vianello, i marinai Gregante e Buonasera riuscirono a stento a raggiungere Mogadiscio. Per vendicare l'eccidio di Lafolè, furono incendiati e distrutti i villaggi di Gellai, Res e Lafolè.