LAGINA (Λάγινα)
Località dell'Asia Minore (Caria) ove si ergeva un santuario di Ecate che dipendeva dalla vicina città di Stratonicea (a due ore di cammino verso S-S-O). Ricordato da Strabone (xiv, p. 660), il santuario fu visitato nei secoli XVIII e XIX da numerosi viaggiatori che ne descrissero i resti, oggetto di uno scavo da parte di Hamdi Bey (tra il 1891 e il 1892) che portò alla scoperta dei fregi del tempio e dell'altare, ora conservati nel museo di Costantinopoli.
Il tempio di Ecate, ottastilo, pseudo-diptero, con undici colonne sui lati lunghi, misurava m 21,305 per 28,026; le colonne sorgevano da una piattaforma elevata su cinque gradini e presentavano basi attiche con plinti e capitelli corinzî. Le due colonne del pronao erano di ordine ionico.
Il fregio, scolpito su lastre di marmo a grana grossa (alte in media m 0,93), correva sui quattro lati dell'edificio. A E è rappresentata la nascita di Zeus ed Ecate che aiuta Rhea a salvare il bambino da Kronos; a N una scena di alleanza tra Stratonicea (rappresentata come amazzone) e la personificazione di Roma alla presenza di eroi e divinità minori; a O una gigantomachia; a S una assemblea delle divinità particolarmente legate alla Caria. Su ciascuno dei lati Ecate era al centro della composizione.
La cronologia del tempio è ancora incerta. Un decreto dell'81 a. C. inciso su alcuni blocchi della cella indica che allora l'edificio era terminato.
La struttura architettonica del tempio è molto vicina a quella dell'Artemision di Magnesia (così da giustificare una datazione dell'edificio tra l'ultimo venticinquennio del II sec. e il principio del I) ed è condotta secondo le norme architettoniche dettate da Hermogenes (v.). La datazione è confermata dagli avvenimenti che subì la città di Stratonicea, libera e immune dopo l'annessione della provincia di Asia (133 a. C.) e sconvolta durante la rivolta di Mitridate (88 a. C.) e che ebbe una particolare fioritura tra questi due avvenimenti.
Il fregio del tempio è di lontana derivazione pergamena, specialmente nel lato con la rappresentazione della gigantomachia; ma se pergameni sono gli schemi iconografici, altri elementi mostrano una profonda elaborazione dei motivi tradizionali. La spazieggiatura delle figure, spesso accostate in veduta frontale, la mescolanza di schemi iconografici di influenza classica con altri più tipicamente ellenistici, la morbidezza del modellato, che si manifesta specialmente nei volti delle figure dei fregi N e S (meno legati a motivi tradizionali), lo schema allungato e patetico di alcune figure mostrano come le sculture debbano essere state ideate da un solo artista, di formazione eclettica, che elabora schemi pergameni secondo norme stilistiche più tipicamente rodie.
Bibl.: G. Mendel, Catalogue des Sculptures Grecques Romaines et Byzantines, I, Costantinopoli, 1912, p. 428 ss. (con tutta la bibl. prec.); Bürchner, in Pauly-Wissowa, XII, 1924, c. 456; A. Schober, Der Fries des Hekataions von Lagina, in Istanbuler Forschungen, 2, 1933; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, p. 282; D. Magie, Roman Rule in Asia Minor, Princeton 1950, passim; M. Bieber, The Sculpture of the hellenistic Age, New York 1955, p. 164.